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Autore: Ayumi Yoshida    08/07/2015    1 recensioni
“Ti piace Kushina-san?”
Il tono di voce di Jiraiya-sensei era chiaramente provocatorio, ma Minato non parve accorgersene, perché alzò le spalle e lo fissò, in tutta risposta, con gli occhioni sgranati. (...)
“Ti piace Kushina-san?” gli chiese, allora, mentre erano in pausa, facendo in modo che la stessa identica scena accaduta anni prima si ripetesse. Il tono di voce di Jiraiya-sensei era provocatorio allo stesso modo, ma, questa volta, Minato abbassò gli occhi sommessamente e annuì.

Un rapporto non nasce dal nulla: si crea, si sviluppa, cambia, e in questa fic ho cercato di descrivere quello di Minato e Kushina con una certa impronta di realismo. Non segue il manga, è una vicenda tutta nuova.
Spero vi piaccia. ^^
Prima classificata al "Mon amour..." [Naruto contest] di Maiko_chan e vincitrice dei premi "miglior IC", "premio della giuria" e "miglior pairing"
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jiraya, Kushina Uzumaki, Minato Namikaze | Coppie: Minato/Kushina
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Due

Parte terza – Battaglie intestine


Non mi piace qui.”

Kushina si guardò di nuovo intorno stranamente insicura, stringendosi più forte nelle spalle per non abbassare la guardia, mentre cercava di raddrizzarsi nel divanetto in cui era sprofondata. Minato si era subito accorto che c’era qualcosa che la turbava e lottò contro se stesso per non sembrare preoccupato quanto lei.

Cosa c’è che non va?” le chiese con gentilezza, cercando di confortarla. “Sembra tutto molto…” Deglutì, guardandosi intorno a sua volta. “normale.”

Sospirò, perché non riusciva a crederci neppure lui. E Kushina se ne accorse subito, perché sbuffo rumorosamente avvicinando il viso al suo in modo pericoloso, mandando il suo cuore in iperattività. Gli lanciò uno sguardo irritato con la fronte aggrottata.

Smettila di dire stupidaggini!” esclamò a voce talmente alta che la donna che era all’entrata sobbalzò insieme a Minato e li guardò storto “Come fai a dire che è tutto tranquillo? Ci sono uomini e ragazze che continuano ad entrare e ad uscire da quelle porte! Tu lo chiami “normale”?”

Però” tentò di calmarla Minato ritraendo istintivamente il viso e allungando le mani verso di lei “è soltanto per un po’… Jiraiya-sense-”

Quel vecchio porco!” tuonò la kunoichi su tutte le furie mentre faceva scricchiolare le dita pensando a tutti i pugni che avrebbe voluto sferrare al Sannin. “Portarci in un posto del genere mentre siamo in missione! Dovremmo essere a raccogliere informazioni per l’Hokage sul villaggio della-”

Kushina, ti prego, così ti farai scoprire!” sussurrò Minato, concitato, giungendo le mani, e lei si afflosciò sul divanetto all’improvviso, terrea in volto per l’imbarazzo. Cavolo, a volte odiava la sua impulsività.

Ok. Mi calmo.” mormorò più a se stessa che a rivolta a lui come per autoconvincersi, ispirando ed espirando un paio di volte, ma non poteva farcela. Non se il maestro Jiraiya aveva fatto in modo di incontrare il loro aggancio per infiltrarsi nel villaggio della Pioggia in un locale privato dove vecchi uomini stanchi si trastullavano con la compagnia di giovani donne un po’ scollacciate.

Ripeté quelle parole che Jiraiya aveva loro detto con una professionalità che aveva dello spaventoso sibilandole all’indirizzo di Minato.

Ti rendi conto” si impuntò mettendosi le mani sotto le ascelle, imbronciata “che ci ha trascinati in una casa chiusa? Ti rendi conto di quello che succede in questi posti? Ti rendi conto che-”

Kushina. Lo so.” ribatté Minato laconico, sembrando immensamente stanco, e si lasciò cadere accanto a lei con un sospiro, sottintendendo che la questione, per lui, era chiusa. Aveva soltanto sognato una missione tranquilla insieme alla ragazza che gli piaceva, nient’altro. Non romantica, soltanto tranquilla: dopo che lei lo aveva rifiutato non osava più pensare al romanticismo, quando si parlava di Kushina Uzumaki. “Lo so. Sappiamo com’è fatto Jiraiya-sensei, e non possiamo farci niente. Men che meno adesso. Siamo comunque in missione.”

La kunoichi gli lanciò uno sguardo di sottecchi, in tralice, sorpresa da quella reazione, e strinse le labbra. Da quella sera al monumento degli eroi, a volte percepiva più freddezza in lui, mentre le parlava.

Lo so che siamo in missione, ma non è giusto.” protestò desiderando un appoggio che sapeva non sarebbe mai arrivato, e si sentì stupida come una bambina che vuole a tutti i costi una caramella. Anche le parole di Minato le diedero la stessa impressione.

Mettiti comoda e stai tranquilla.”

Lo shinobi le sorrise in modo artificioso e si raddrizzò sul divanetto lanciando larghi sguardi intorno a sé. Sovrappensiero, Kushina lo imitò, ma quello che vide la irritò a morte: ragazze che potevano avere la sua età continuavano a saltare da una porta all’altra di quelle che si affacciavano sull’anticamera dove stavano aspettando, in compagnia di uomini dai volti puliti che magari avevano lasciato a casa moglie e figli ed erano lì alla ricerca di qualche avventura.

Se le avesse avuto la fortuna di avere una famiglia, non l’avrebbe lasciata certo a casa, in attesa, mentre andava a fare cose oscene come quelli uomini. Soltanto pensandolo, si convinse che le migliori fortune capitavano sempre a chi non le meritava. Strinse forte i pugni, combattuta tra lo scoppiare e il ributtare tutto dentro, ma alla fine decise di alzarsi senza fare rumore e sibilò: “Io esco.” prendendo la via dell’uscita.

Kushina, aspetta!”

La voce di Minato la bloccò dopo un solo passo. Si voltò e lo vide in piedi, come lei, con il volto pieno di preoccupazione.

Siamo… siamo in missione!”

Sempre quella stupida missione. Lì dentro si consumavano i delitti più atroci e a lui non importava di nulla se non di quella stupida missione. Chissà per quale assurdo motivo, si chiese voltandosi con i piedi pesanti, gli uomini non riuscivano mai a organizzare le proprie priorità in una scala soddisfacente.

Ho detto che esco.” sibilò fissandolo con occhi assassini “Non scappo. Esco e basta. Aspetto fuori.”

Ti prego, non uscire. Sai che anche a me questo posto non piace per niente.” si tradì finalmente Minato, leggermente in ansia. Era strano vedere quell’espressione sul suo viso, dopo il distacco dei giorni appena passati. Soprattutto per via della sorpresa, Kushina si trascinò di nuovo verso divanetto senza difese, con i piedi ormai ripieni di piombo e vi si lasciò cadere realizzando pian piano che era ancora dentro quel posto orrendo.

Non ce la faccio!” bofonchiò portandosi le mani al volto, ma la voglia di non lasciare Minato da solo era quasi pari al suo disgusto, in quella battaglia in cui nessuna delle parti riusciva a vincere. Aprì leggermente le dita fino a che non riuscì a scorgerlo abbastanza chiaramente e lo chiamò.

Minato?”

Sì?”

Sappi che ti odio profondamente. Non voglio vedere più neanche un insetto di questo posto. Ti prego, usciamo da qui! Aspettiamo fuori Jiraiya-sensei!”

La sua voce era agitata, e il ragazzo tentò di distrarla cominciando a parlare.

Non ci credo che mi odi… Dai, un altro po’ e poi andiamo via; Jiraiya-sensei ci ha detto di aspetta-”

No!”

Kushina si alzò di scatto e corse verso la porta per approfittare di quella mossa improvvisa: non riusciva più a reggere quel posto. Sorrise mentre apriva la porta, contenta per quella liberazione, ma una sagoma molto più grande di lei la guardò con occhi troppo vispi, sbarrandole la strada.

Ciao! Non ti ho mai vista qui, sei nuova? Se sei libera, perché non-”

Paralizzata, Kushina vide lentamente la mano dell’uomo che si avvicinava alla sua per afferrarla e trascinarla con sé.

Sono occupata, sono occupata!” strillò senza riuscire neppure a reagire e corse a nascondere la testa dietro la schiena di Minato lanciandosi sul divanetto, stringendo forte il suo braccio. Il ragazzo guardò il cliente con lo sguardo più spaventoso che poteva, mentre il cuore gli batteva a mille perché Kushina respirava sulla sua schiena, e l’uomo si allontanò in silenzio dopo aver lanciato ad entrambi un’ultima occhiata annoiata.

Puoi smetterla di nasconderti, è andato via.” le disse a bassa voce, ma lei scosse la testa e non si mosse. Si sentiva una stupida ad aver capitolato in quel modo contro quel maniaco ciccione, e aveva persino afferrato forte il braccio di Minato. Come avrebbe fatto a giustificare quel gesto? Farlo le sembrava innaturale e la metteva a disagio.

Non voglio.” si lasciò scappare in tono lamentoso. Imbarazzata da quel lato di sé che stava emergendo in battaglia, affondò ancora di più il viso dietro la sua schiena, come se quel comportamento potesse aiutarla a cancellare l’impaccio. “Queste ragazze hanno la nostra età e quegli uomini fanno loro… È come se ci fossi io, al loro posto.”

Minato sospirò sentendola rabbrividire contro la sua schiena. Era quello che avrebbe desiderato fare se avesse potuto trascorrere tutta la sua vita con lei, proteggerla quando, per qualche motivo, lei non riusciva, nonostante la sua forza, a farlo da sola. Come in quel momento. Si voltò leggermente e, con il braccio che Kushina non stava stringendo, la cinse. Lei sbatté la fronte sul suo petto, poi sollevò lo sguardo, smarrita.

Cosa c’è?”

Minato ricambiò il suo sguardo a disagio, le labbra contratte.

È che vorrei fare quello che fanno questi uomini in questo posto.”

Cosa?”

L’urlo infuriato di Kushina, tradita, durò un attimo, giusto il tempo di controllare rapidamente che la donna addetta alla ricezione dei clienti non stesse facendo caso a loro, e Minato posò le labbra sulle sue, mettendo fine a quel bacio immediatamente e spostando lo sguardo a terra, preoccupato dalla sua reazione.

Puoi… puoi prendermi a pugni se vuoi. Ma… non me ne pento. Se non volevi, mi dispiace. Ma io sono davvero innamorato di te.”

La ragazza non disse nulla. Passarono alcuni minuti senza né guardarsi né parlarsi, poi all’improvviso Minato sollevò la testa e la pregò di rispondere al più presto, gli occhi stranamente scuri. Kushina aveva lasciato il suo braccio e aveva un’espressione ancora sorpresa, ma c’era anche qualcos’altro in lei. E non sembrava rabbia.

Sto… ancora decidendo a quale parte di me dare ascolto.” spiegò finalmente, cercando di sembrare razionale, mentre Minato la fissava come se avesse appena visto un fantasma.

La voglia di scappare e quella di stringergli di nuovo il braccio continuavano a darsi violentemente battaglia in lei, senza cedere neanche un centimetro di terra conquistata. Però, se ci pensava bene, la seconda armata doveva essere un pochino più forte, se era riuscita a tenerla attaccata a quell’odiato divanetto per tutto quel tempo.

Hai sempre ragione tu!” sbottò, irritata, mentre dentro di lei scoppiava una gioia selvaggia e incontrollata. Afferrò il braccio di Minato ed esclamò: “Ti odio per questo!”, avvicinando il viso al suo e baciandolo finché non restò senza fiato, conficcando le dita nei suoi vestiti, stringendosi forte a lui, lasciando a bocca aperta Jiraiya quando fu davanti a loro.

Volete che vi affitti una camera?” chiese l’uomo sogghignando senza pietà. Entrambi sobbalzarono, rossi in viso, cercando di giustificarsi, ma Kushina restò senza parole quando si accorse che, nonostante tutto, Minato non aveva spostato il braccio che avvolgeva la sua schiena.


Due perché siamo noi

Due lottatori

Due reduci

(Due – Raf)




Note: ecco qui l'ultimo capitolo, con un ringraziamento spaciale ai recensori dello scorso capitolo, Caesara e ran1412, che mi hanno spinto a pubblicarlo. Questo è il capitolo che ho amato più scrivere, che ho sentito più mio, forse per il fatto di essere stata l'idea che ha fatto da base a tutto la storia e di averlo scritto per primo.

Spero che possa esservi piaciuto e che il finale non sia stato deludente. ^^

Alla prossima!

   
 
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