MISTAKE
« Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà
difficile che incontri qualcuno al quale tu possa piacere cosi come
sei! Quindi vivi, fai quello che ti dice il cuore, la vita è come un
opera di teatro, che non ha prove iniziali: canta, balla, ridi e vivi
intensamente ogni giorno della tua vita prima che l'opera finisca senza
applausi »
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-Nella vita
ci sono momenti in cui si
cade nell'oblio e non si sa esattamente come andare avanti-
Le parole di
Shelly mi avevano dato tanto su cui riflettere, tutto ciò che mi aveva
detto mi aveva toccato al punto di perdermi in un labirinto senza fine.
Non sapevo più chi ero, chi volevo essere. Perché studiavo venti pagine
di filosofia se la verifica sarebbe stata tra due settimane? E la
risposta stranamente c'era, mia madre. Forse, come aveva detto
Sheilene, stavo diventando sempre più simile a Josephine senza
rendermene conto. Lei mi diceva sempre cosa fare, come reagire, non mi
aveva mai dato l'idea che potevo ragionare di testa mia; ero sempre
stata dipendente da lei al punto di non saper più andare avanti senza
le sue raccomandazioni e i suoi precetti.
Il problema era che la vita mi passava davanti senza che me ne rendessi
conto, e il tempo non era illimitato. Io non stavo vivendo la vita che
volevo. Non era il mio sogno diventare un avvocato, un medico o una
stupida casalinga che badava ai propri pargoletti. Io sognavo di
recitare e non era giusto che tutto ciò rimanesse sepolto in un
cassetto per colpa della mia omertà.
Il mio essere ingenua mi aveva rovinato, mi aveva tolto le possibilità
che avevo di essere felice, -ma infondo, potevo ancora esserlo.
Con Calum non avevo ancora parlato del discorso che mi aveva fatto
Shelly, volevo prendermi del tempo per capirlo io stessa, quel
discorso. Lui doveva ancora spiegarmi di Luke, quel ragazzo non mi
piaceva per nulla e avevo la netta sensazione che stesse tentando di
rubarmi il mio migliore amico. O probabilmente si trattava di una di
quelle tante paranoie che avevo in quest'ultimo periodo.
Poco più di sette ore passate avevo volutamente lasciato il mio
cellulare sul comodino: non volevo assolutamente parlare con mia madre.
« Ehi, ciao, scusami se ti disturbo, potresti prestarmi i tuoi appunti di geografia? »
Sorrisi cordiale e sfilai dalla tracolla quanto la ragazza mi aveva chiesto. Mi piaceva molto esser disponibile per gli altri, purché questi non approfittassero della mia magnanimità.
« Te li porterò venerdì, grazie mille Eloise » Fece un cenno col capo e dopo un caloroso sorriso, corse fuori dalla biblioteca.
~~~
Era stata una buona cosa che quest'oggi mancasse il professore di Arte, non ero molto incline all'utilizzo di compasso e squadre; inoltre, vista la disponibilità di tempo, ero riuscita a portarmi avanti con qualche lettura.
« Signorina Watson, la stavo cercando! » Sentii una voce decisa e vellutata giungermi alle orecchie.
« Salve professor Irwin -affermai, piuttosto sorpresa, dopo esser uscita dal regno dei libri- di cosa ha bisogno? » Domandai, facendo qualche passo nella sua direzione.
« Volevo chiederti alcune cose riguardo il programma della tua classe. Appena puoi vieni pure nel mio ufficio che parliamo » Disse, congedandosi.
Annuii
timidamente, chiedendomi perché mai quell'uomo avesse bisogno del mio
aiuto. Infondo poteva chiedere tutto alla preside o alla stessa
professoressa Morris. Ad ogni modo, coloro che avevano avuto l'ora di
buco come me, erano andati sicuramente nelle loro stanze o nel giardino
interno a prendere un po d'aria; ero l'unica studentessa nel corridoio,
considerando che gran parte degli studenti erano in classe a far
lezione.
Non mi restava molto altro da fare che seguire il professore di Inglese.
Bussai lentamente alla porta d'acero e fissai insistentemente le
ballerine, un po' vecchiotte, che avevo indossato questa mattina.
Improvvisamente iniziavo a provare interesse per quelle calzature.
« Avanti » Sentii.
Aprii cautamente la porta, richiudendomela alle spalle. Il professore, dai fini riccioli cioccolato, stava sistemando alcune scartoffie sul tavolo così mi concessi qualche secondo per scrutare il piccolo locale in cui eravamo. Vi erano alcune fotografie sulla scrivania, un calendario, e qualche post it per la stanza. Al centro vi era una sorta di cattedra e, davanti a questa, un sedia di velluto. L'ambiente era perlopiù in penombra difatti il lampadario, rigorosamente color panna -come tutti gli altri della scuola- spiccava al centro del soffitto.
« Sono i suoi figli? » Chiesi, con discrezione, indicando una cornice sul tavolo. Essa raffigurava due bambini, dai riccioli molto simili a quelli di Irwin, di circa qualche annetto, che sorridevano all'obiettivo.
Sorrisi a mia volta, immaginandomi che tipo di padre sarebbe potuto essere il professore. -sicuramente la moglie era molto fortunata-
« Eloise, così mi offendi. -Si ridestò, facendo una risatina-.
Mi strinsi nelle spalle, maledicendo la mia innata curiosità; non sarebbe stato un male se avessi tenuto la bocca chiusa.
« Comunque, signorina Watson, quelli raffigurati sono i miei fratelli. Si sieda pure » Esordì, cordiale.
« Scusi la mia indiscrezione » Sussurrai, accomodandomi velocemente sulla sedia.
Dovevo calmarmi ed evitare di sfociare in qualche inconveniente.
« Non ti
preoccupare-sorrise, aprendo poi un cassetto sotto la cattedra.- questo
è il programma consegnatomi dalla signora Morris. »
Annuii, afferrando il plico di fogli che mi porse.
Lessi
rapidamente e in maniera abbastanza concisa quanto c'era scritto.
Era tutto abbastanza preciso e catalogato. Gli argomenti fatti erano
tutti scritti e non c'era assolutamente nulla fuori posto.
« Professore, è corretto così » -puntualizzai, accennando un breve sorriso- se per lei va bene ora vado a lezione » Mi alzai e vi avviai rapidamente verso la porta.
« Aspetta »
Affermò, non appena afferrai la maniglia.
Non mi sentivo molto a mio agio qui dentro, il professore aveva un
profumo talmente buono che necessitavo di prender aria al più presto.
Mi voltai titubante, congiungendo le braccia al petto « Sì? »
« Eloise, se hai bisogno di parlare non esitare a chiedere. Ci sono se hai bisogno » Proferì, ricordandomi il nostro primo incontro.
Annuii e, dopo aver fatto un lieve sorriso, potei nuovamente respirare l'odore di pulito nei corridoi.
~~~
Come di consueto mi accaparrai i primi posti davanti. A lezione di biologia eravamo circa un centinaio di alunni, dei quali ne conoscevo al massimo cinque. Il professore non era ancora arrivato ma buona parte degli studenti era già entrata in aula. Stavo sfogliando il quaderno degli appunti, quando in lontananza intravidi una chioma corvina farsi spazio tra la folla.
« Calum! » Urlai.
Si voltarono tutti nella mia direzione, eccetto il ragazzo in questione. Non potevo continuamente alzare il tono di voce per guadagnarmi occhiatacce, così iniziai a mangiucchiarmi distrattamente l'unghia della mano destra, piuttosto frustrata. Possibile che Cal fosse così sordo? Piagnucolai silenziosamente.
« Ellyyy » Alzai subito il capo, solo una persona poteva chiamarmi con quel nomignolo infantile.
Sorrisi, contenta che il mio migliore amico mi avesse trovato, e gli allacciai le braccia al collo « Orsettoo! » Risi, scompigliandoli, per quanto mi fosse possibile -vista l'altezza- i capelli.
Calum fece all'istante un grugnito al che iniziai a ridere.
« Maledetta» Borbottò.
Senza ascoltarlo lo afferrai per la mano e lo tirai verso il basso, obbligandolo a sedersi.
« Aspetta, c'è anche il mio amico.. » Sussurrò, guardandosi intorno.
Conoscevo Calum molto bene da sapere che non aveva molti amici, quindi incrociai le dita, pregando in silenzio che non parlasse proprio di L..
« Luke
-Affermò, sorridente- eccoti, ti stavamo aspettando! »
Quando si parla del diavolo..
Accennai un sorriso tirato, chiedendomi perché mai il ragazzo avesse parlato al plurale. -La mia era semplice e calcolata sfortuna, niente di più. Mi convinsi.
« G-già Calum ti stava cercando » Aggiunsi, girando il capo.
« Bella Hood -gli tirò il cinque-, vieni in fondo. Qui davanti ci stanno solo gli sfigati, almeno dietro non ci nota nessuno » il biondo si sistemò meglio lo zaino sulla spalla e, ignorandomi platealmente, si rivolse al corvino con un sorriso amichevole.
Davvero molto simpatico, amico.
« uhm, ehm.. -vidi Calum in difficoltà- El vieni con noi?» Mi domandò, sempre con quel dolcissimo sorriso stampato in volto.
Incrociai le braccia al petto, leggermente irritata.
« No, come ha detto il tuo presunto nuovo 'amico' -mimai con le virgolette- gli sfigati stanno qui davanti. Non vedo la necessità di venire dietro e perdermi importati nozioni sulla biologia moderna. Se tu vuoi andare, vai con questo.. scorbutico, io resto qui » Sbottai, lanciandogli una sorta di ultimatum.
Forse avevo esagerato ma non potevo farci davvero nulla, quel ragazzo non poteva pretendere di infilarsi nella nostra vita e stravolgerla.
« Ma.. El -lo vidi parecchio confuso, che spostava il capo da me al biondino- perché? » Supplicò.
« Cal, vedi, a me questa giraffa che ti sta affianco -indicai Luke, guardandolo con lieve astio- non sta per niente simpatica. E ti dico di più, ma non ora. » Voltai le spalle ad entrambi sperando in cuor mio che Calum stesse vicino a me.
« Caspita, ora sono offeso, mi hai dello scorbutico e della giraffa! Quale affronto! » Si burlò di me, portandosi teatralmente una mano al petto.
« Su ragazzi smettetela.. Parliamone » Cal tentò invano di ammonirci.
«Dimenticavo: maleducato, irritante, arrogante, presuntuoso» Tirava fuori il peggio di me. Non mi ero mai rivolta a nessuno con così tanta sfacciataggine.
« A me hanno sempre detto che sono divino -rise sommessamente, squadrando il mio abbigliamento con evidente disprezzo- ma anche bellissimo va bene »
« Dimenticavo: tremendamente narcisista ed egocentrico- puntualizzai- io.. Io..smettila.. o chiamo la preside! »
« Che paura, la bambina è stata aggredita dal mostro cattivo e ora va a piangere. Dai pulce, sei ridicola.. vero Cal? »
Quella frase non mi era assolutamente nuova, mi era già stata detta da qualcuno.. ma quando?
Tuttavia, in
procinto di rispondere a Luke, mi accorsi che Calum non era più tra
noi. Tutti si erano seduti, il professore era entrato in classe, e noi
due eravamo in piedi ad urlarci contro.
Mai, mai nella mia vita mi ero trovata in una situazione simile. La
diligente figlia modello cacciata fuori dalla classe.
« Signori, voi sareste? »
« Watson » « Hemmings»
« Andare pure a battibeccare fuori da questa classe! Ora, se ci voleste scusare, noi avremmo intenzione di fare lezione »
« Ti ringrazio Prof, si prospettava già una noiosissima lezione con un vecchietto come te» Affermò Luke, piuttosto contento. Ma bravo, rincara la dose.
« S-scusi » Sussurrai, ma tanto non mi sentì nessuno.
Abbassai il
capo, sconvolta. Mi girò la testa per alcuni istanti, tanto che dovetti
portarmi le mani alle tempie per massaggiarle.
Cosa avrei detto a Josephine? Come avrei potuto riguadagnare la
reputazione che mi ero a lungo custodita? Semplice, non potevo, ed era
tutta colpa di Hemmings.
"Ma sei
contento, eh? Era questo ciò che ambivi, farti mandare fuori dalla
classe con tanto di comportamento maleducato e menefreghista? Beh, sai,
potevi metterti da solo con le spalle al muro, a guardare un soffitto
che incute sofferenza per il resto dell'ora. Forse volevi anche essere
ricordato come colui che uscì dall'aula con orgoglio?
Beh, sai che ti dico? Ti detesto. Da quando sei sbucato tu 'il
fidanzatino di mia sorella' nella mia vita va tutto a rotoli, prima che
tenti di giocare all'amico ritrovato e poi che ti rivolgi a me, come se
avessimo conoscenza, con tono sgarbato e superiore! "
Non dissi nulla di tutto ciò, non ne ebbi assolutamente il coraggio.
« È da bambini tale atteggiamento, ripartiamo col piede giusto, ok? Dopotutto a quanto ho capito abbiamo un migliore amico in comune e, suppongo, anche una ragazza in comune, mia sorella Karol.» Sussurrai, invece, avvicinando la mia mano come gesto di cortesia.
« Mi hai rotto il cazzo, Watson! » Sputò. Fissò la mia mano con evidente disgusto infilandosi le sue nelle tasche degli skinny.
Rimasi
piuttosto sorpresa dalla sua reazione, non capii cosa avessi detto di
così sconvolgente da farmi verbalmente aggredire in tal modo.
Ci rimasi male soprattutto per il suo linguaggio scurrile e per niente
educato. E poi, io volevo solamente cercare una tregua, doveva
adeguarsi perché non gli avrei mai permesso di portarmi via Calum.
« No-no, beh,
non posso avertelo rotto, e e' li'..» Balbettai, imbarazzata.
Con mia sorpresa si appoggiò al muro e incominciò a ridere di gusto.
«Era un modo di dire, pulce.» si passò una mano tra i capelli, guardandomi con esasperazione.
« Oh..io.- Decisi di non continuare la frase, non sapevo nemmeno cosa dire e le mie guance avevano assunto un colorito tendente al bordeaux, volevo sparire.
« Sai, sei noiosa, non so come faccia Calum a sopportarti » Borbottò dopo un pò.
Tirai leggermente su le maniche del maglione e mi ripromisi di mantenere la calma e il controllo.
« Tu sei scorbutico, quindi mi chiedo lo stesso » Ribattei, non lasciandomi intimorire.
In sintesi,
avevo completamente perso l'iniziativa di trovare compromessi. Per
colpa della mia timidezza stavo facendo una figura piuttosto ridicola
che non mi stava provocando altro che guai. Forse dovevo star lontana
dal biondino. Ma avevo davvero tante domande che non potevo
semplicemente lasciar correre.
Stavo male per ciò che era successo in aula e non sapevo proprio come
fare ad uscirne; era il minimo capire perché il biondo fosse così
maleducato e astioso nei miei confronti. Gli avevo fatto forse qualcosa
di male?
Hemmings, comunque, non mi rispose più e trascorsi gli ultimi istanti
di 'punizione' a leggermi l'ultimo libro che di lì a poco avrei
riconsegnato alla biblioteca.
Non appena suonò la campanella mi alzai di scatto dal pavimento e mi
apprestai ad andare, ma venni trattenuta per il polso.
« Che c'è? »
Gli chiesi, abbastanza confusa.
Mi stava mandando sulla brutta strada, dovevo mettere quanta più
distanza possibile fra noi due.
« Ricorda di avvisare la mammina che hai preso una nota, chissà quando verrà a sapere di come la sua figlioletta modello ha disturbato la lezione. Magari, la preside la sta giusto chiamando in questo momento » Affermò, fissandomi divertito.
Sbiancai, letteralmente.
«N-non sono affari tuoi! » Riuscii a dire, singhiozzando per il dolore lancinante e la presa ferrea con cui mi stringeva il polso.
Mi dimenai e,
quando finalmente riuscii ad allontanarmi, dopo averlo supplicato, mi
ritrovai quella parte di pelle completamente arrossata.
Luke continuava a ridere e aveva un'espressione tale che mi venne una
voglia assurda di prenderlo a schiaffi. Ed era strano, poiché non ero
mai stata una ragazza violenta; non avevo mai alzato le mani a nessuno.
« Oh si che lo sono, pulce. Lo sono eccome. Comunque, Calum dovrebbe divertirsi in altri modi, non trascorrendo il tempo con una frigida come te, lascialo in pace » Disse, passandosi una mano tra i capelli.
« Io penso
che se.. » Ormai era inutile, stavo parlando con un muro.
O forse, stavo semplicemente rimuginando sulle sue parole chiedendomi
perché fossi così tremendamente sbagliata.
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Buongiorno a tutti.