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Autore: Wolfirea    08/07/2015    0 recensioni
A volte l'amore può trattarsi di un'insignificante incontro nel corridoio della scuola. Altre volte, invece, può essere frutto di un'amicizia coltivata per lunghi anni.
Tuttavia, nel loro caso, l'amore era difficile da spiegare; non c'era la complicità iniziale, lo stare bene insieme, i sorrisi dolci e le carezze. Tra loro non vi era altro che un'assoluta passività nei confronti dell'altro.
Eloise, prima di rivederlo, non si era mai posta il problema di essere inadeguata e di star vivendo una vita che non le apparteneva. Semplicemente, si limitava a sopravvivere come le era stato insegnato. Per lei, Luke, era un'autentico mistero. Quel ragazzo la detestava, la derideva, la scherniva, senza apparente motivo. Nessuno l'aveva mai trattata come faceva lui, eppure, ciò l'aveva portata alla comprensione.
•••
«Perché fai così, che ho fatto?» Chiesi, ormai esasperata.
«Non puoi capire Watson, lasciami in pace»
•••
«Ehi Ciccia, perché piangi?» Mi si avvicinò comprensiva, guardandomi dispiaciuta.
«Shelly, voglio cambiare. Non voglio più essere la frigida e saccente signorina Watson; non voglio più passare per i corridoi ed essere indicata come la figlia della riccona che ha donato soldi alla scuola. Voglio
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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                                                              MISTAKE




« Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa piacere cosi come sei! Quindi vivi, fai quello che ti dice il cuore, la vita è come un opera di teatro, che non ha prove iniziali: canta, balla, ridi e vivi intensamente ogni giorno della tua vita prima che l'opera finisca senza applausi »


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--



-Nella vita ci sono momenti in cui si
cade nell'oblio e non si sa esattamente come andare avanti-

Le parole di Shelly mi avevano dato tanto su cui riflettere, tutto ciò che mi aveva detto mi aveva toccato al punto di perdermi in un labirinto senza fine. Non sapevo più chi ero, chi volevo essere. Perché studiavo venti pagine di filosofia se la verifica sarebbe stata tra due settimane? E la risposta stranamente c'era, mia madre. Forse, come aveva detto Sheilene, stavo diventando sempre più simile a Josephine senza rendermene conto. Lei mi diceva sempre cosa fare, come reagire, non mi aveva mai dato l'idea che potevo ragionare di testa mia; ero sempre stata dipendente da lei al punto di non saper più andare avanti senza le sue raccomandazioni e i suoi precetti.
Il problema era che la vita mi passava davanti senza che me ne rendessi conto, e il tempo non era illimitato. Io non stavo vivendo la vita che volevo. Non era il mio sogno diventare un avvocato, un medico o una stupida casalinga che badava ai propri pargoletti. Io sognavo di recitare e non era giusto che tutto ciò rimanesse sepolto in un cassetto per colpa della mia omertà.
Il mio essere ingenua mi aveva rovinato, mi aveva tolto le possibilità che avevo di essere felice, -ma infondo, potevo ancora esserlo.
Con Calum non avevo ancora parlato del discorso che mi aveva fatto Shelly, volevo prendermi del tempo per capirlo io stessa, quel discorso. Lui doveva ancora spiegarmi di Luke, quel ragazzo non mi piaceva per nulla e avevo la netta sensazione che stesse tentando di rubarmi il mio migliore amico. O probabilmente si trattava di una di quelle tante paranoie che avevo in quest'ultimo periodo.
Poco più di sette ore passate avevo volutamente lasciato il mio cellulare sul comodino: non volevo assolutamente parlare con mia madre.

« Ehi, ciao, scusami se ti disturbo, potresti prestarmi i tuoi appunti di geografia? »

Sorrisi cordiale e sfilai dalla tracolla quanto la ragazza mi aveva chiesto. Mi piaceva molto esser disponibile per gli altri, purché questi non approfittassero della mia magnanimità.

« Te li porterò venerdì, grazie mille Eloise » Fece un cenno col capo e dopo un caloroso sorriso, corse fuori dalla biblioteca.

~~~

Era stata una buona cosa che quest'oggi mancasse il professore di Arte, non ero molto incline all'utilizzo di compasso e squadre; inoltre, vista la disponibilità di tempo, ero riuscita a portarmi avanti con qualche lettura.

« Signorina Watson, la stavo cercando! » Sentii una voce decisa e vellutata giungermi alle orecchie.

« Salve professor Irwin -affermai, piuttosto sorpresa, dopo esser uscita dal regno dei libri- di cosa ha bisogno? » Domandai, facendo qualche passo nella sua direzione.

« Volevo chiederti alcune cose riguardo il programma della tua classe. Appena puoi vieni pure nel mio ufficio che parliamo » Disse, congedandosi.

Annuii timidamente, chiedendomi perché mai quell'uomo avesse bisogno del mio aiuto. Infondo poteva chiedere tutto alla preside o alla stessa professoressa Morris. Ad ogni modo, coloro che avevano avuto l'ora di buco come me, erano andati sicuramente nelle loro stanze o nel giardino interno a prendere un po d'aria; ero l'unica studentessa nel corridoio, considerando che gran parte degli studenti erano in classe a far lezione.
Non mi restava molto altro da fare che seguire il professore di Inglese.
Bussai lentamente alla porta d'acero e fissai insistentemente le ballerine, un po' vecchiotte, che avevo indossato questa mattina. Improvvisamente iniziavo a provare interesse per quelle calzature.

« Avanti » Sentii.

Aprii cautamente la porta, richiudendomela alle spalle. Il professore, dai fini riccioli cioccolato, stava sistemando alcune scartoffie sul tavolo così mi concessi qualche secondo per scrutare il piccolo locale in cui eravamo. Vi erano alcune fotografie sulla scrivania, un calendario, e qualche post it per la stanza. Al centro vi era una sorta di cattedra e, davanti a questa, un sedia di velluto. L'ambiente era perlopiù in penombra difatti il lampadario, rigorosamente color panna -come tutti gli altri della scuola- spiccava al centro del soffitto.

« Sono i suoi figli? » Chiesi, con discrezione, indicando una cornice sul tavolo. Essa raffigurava due bambini, dai riccioli molto simili a quelli di Irwin, di circa qualche annetto, che sorridevano all'obiettivo.

Sorrisi a mia volta, immaginandomi che tipo di padre sarebbe potuto essere il professore. -sicuramente la moglie era molto fortunata-

« Eloise, così mi offendi. -Si ridestò, facendo una risatina-.

Mi strinsi nelle spalle, maledicendo la mia innata curiosità; non sarebbe stato un male se avessi tenuto la bocca chiusa.

« Comunque, signorina Watson, quelli raffigurati sono i miei fratelli. Si sieda pure » Esordì, cordiale.

« Scusi la mia indiscrezione » Sussurrai, accomodandomi velocemente sulla sedia.

Dovevo calmarmi ed evitare di sfociare in qualche inconveniente.

« Non ti preoccupare-sorrise, aprendo poi un cassetto sotto la cattedra.- questo è il programma consegnatomi dalla signora Morris. »
Annuii, afferrando il plico di fogli che mi porse.

Lessi rapidamente e in maniera abbastanza concisa quanto c'era scritto.
Era tutto abbastanza preciso e catalogato. Gli argomenti fatti erano tutti scritti e non c'era assolutamente nulla fuori posto.

« Professore, è corretto così » -puntualizzai, accennando un breve sorriso- se per lei va bene ora vado a lezione » Mi alzai e vi avviai rapidamente verso la porta.

« Aspetta » Affermò, non appena afferrai la maniglia.
Non mi sentivo molto a mio agio qui dentro, il professore aveva un profumo talmente buono che necessitavo di prender aria al più presto.

Mi voltai titubante, congiungendo le braccia al petto « Sì? »

« Eloise, se hai bisogno di parlare non esitare a chiedere. Ci sono se hai bisogno » Proferì, ricordandomi il nostro primo incontro.

Annuii e, dopo aver fatto un lieve sorriso, potei nuovamente respirare l'odore di pulito nei corridoi.

~~~

Come di consueto mi accaparrai i primi posti davanti. A lezione di biologia eravamo circa un centinaio di alunni, dei quali ne conoscevo al massimo cinque. Il professore non era ancora arrivato ma buona parte degli studenti era già entrata in aula. Stavo sfogliando il quaderno degli appunti, quando in lontananza intravidi una chioma corvina farsi spazio tra la folla.

« Calum! » Urlai.

Si voltarono tutti nella mia direzione, eccetto il ragazzo in questione. Non potevo continuamente alzare il tono di voce per guadagnarmi occhiatacce, così iniziai a mangiucchiarmi distrattamente l'unghia della mano destra, piuttosto frustrata. Possibile che Cal fosse così sordo? Piagnucolai silenziosamente.

« Ellyyy » Alzai subito il capo, solo una persona poteva chiamarmi con quel nomignolo infantile.

Sorrisi, contenta che il mio migliore amico mi avesse trovato, e gli allacciai le braccia al collo « Orsettoo! » Risi, scompigliandoli, per quanto mi fosse possibile -vista l'altezza- i capelli.

Calum fece all'istante un grugnito al che iniziai a ridere.

« Maledetta» Borbottò.

Senza ascoltarlo lo afferrai per la mano e lo tirai verso il basso, obbligandolo a sedersi.

« Aspetta, c'è anche il mio amico.. » Sussurrò, guardandosi intorno.

Conoscevo Calum molto bene da sapere che non aveva molti amici, quindi incrociai le dita, pregando in silenzio che non parlasse proprio di L..

« Luke -Affermò, sorridente- eccoti, ti stavamo aspettando! »
Quando si parla del diavolo..

Accennai un sorriso tirato, chiedendomi perché mai il ragazzo avesse parlato al plurale. -La mia era semplice e calcolata sfortuna, niente di più. Mi convinsi.

« G-già Calum ti stava cercando » Aggiunsi, girando il capo.

« Bella Hood -gli tirò il cinque-, vieni in fondo. Qui davanti ci stanno solo gli sfigati, almeno dietro non ci nota nessuno » il biondo si sistemò meglio lo zaino sulla spalla e, ignorandomi platealmente, si rivolse al corvino con un sorriso amichevole.

Davvero molto simpatico, amico.

« uhm, ehm.. -vidi Calum in difficoltà- El vieni con noi?» Mi domandò, sempre con quel dolcissimo sorriso stampato in volto.

Incrociai le braccia al petto, leggermente irritata.

« No, come ha detto il tuo presunto nuovo 'amico' -mimai con le virgolette- gli sfigati stanno qui davanti. Non vedo la necessità di venire dietro e perdermi importati nozioni sulla biologia moderna. Se tu vuoi andare, vai con questo.. scorbutico, io resto qui » Sbottai, lanciandogli una sorta di ultimatum.

Forse avevo esagerato ma non potevo farci davvero nulla, quel ragazzo non poteva pretendere di infilarsi nella nostra vita e stravolgerla.

« Ma.. El -lo vidi parecchio confuso, che spostava il capo da me al biondino- perché? » Supplicò.

« Cal, vedi, a me questa giraffa che ti sta affianco -indicai Luke, guardandolo con lieve astio- non sta per niente simpatica. E ti dico di più, ma non ora. » Voltai le spalle ad entrambi sperando in cuor mio che Calum stesse vicino a me.

« Caspita, ora sono offeso, mi hai dello scorbutico e della giraffa! Quale affronto! » Si burlò di me, portandosi teatralmente una mano al petto.

« Su ragazzi smettetela.. Parliamone » Cal tentò invano di ammonirci.

«Dimenticavo: maleducato, irritante, arrogante, presuntuoso» Tirava fuori il peggio di me. Non mi ero mai rivolta a nessuno con così tanta sfacciataggine.

« A me hanno sempre detto che sono divino -rise sommessamente, squadrando il mio abbigliamento con evidente disprezzo- ma anche bellissimo va bene »

« Dimenticavo: tremendamente narcisista ed egocentrico- puntualizzai- io.. Io..smettila.. o chiamo la preside! »

« Che paura, la bambina è stata aggredita dal mostro cattivo e ora va a piangere. Dai pulce, sei ridicola.. vero Cal? »

Quella frase non mi era assolutamente nuova, mi era già stata detta da qualcuno.. ma quando?

Tuttavia, in procinto di rispondere a Luke, mi accorsi che Calum non era più tra noi. Tutti si erano seduti, il professore era entrato in classe, e noi due eravamo in piedi ad urlarci contro.
Mai, mai nella mia vita mi ero trovata in una situazione simile. La diligente figlia modello cacciata fuori dalla classe.

« Signori, voi sareste? »

« Watson » « Hemmings»

« Andare pure a battibeccare fuori da questa classe! Ora, se ci voleste scusare, noi avremmo intenzione di fare lezione »

« Ti ringrazio Prof, si prospettava già una noiosissima lezione con un vecchietto come te» Affermò Luke, piuttosto contento. Ma bravo, rincara la dose.

« S-scusi » Sussurrai, ma tanto non mi sentì nessuno.

Abbassai il capo, sconvolta. Mi girò la testa per alcuni istanti, tanto che dovetti portarmi le mani alle tempie per massaggiarle.
Cosa avrei detto a Josephine? Come avrei potuto riguadagnare la reputazione che mi ero a lungo custodita? Semplice, non potevo, ed era tutta colpa di Hemmings.

"Ma sei contento, eh? Era questo ciò che ambivi, farti mandare fuori dalla classe con tanto di comportamento maleducato e menefreghista? Beh, sai, potevi metterti da solo con le spalle al muro, a guardare un soffitto che incute sofferenza per il resto dell'ora. Forse volevi anche essere ricordato come colui che uscì dall'aula con orgoglio?
Beh, sai che ti dico? Ti detesto. Da quando sei sbucato tu 'il fidanzatino di mia sorella' nella mia vita va tutto a rotoli, prima che tenti di giocare all'amico ritrovato e poi che ti rivolgi a me, come se avessimo conoscenza, con tono sgarbato e superiore! "

Non dissi nulla di tutto ciò, non ne ebbi assolutamente il coraggio.

« È da bambini tale atteggiamento, ripartiamo col piede giusto, ok? Dopotutto a quanto ho capito abbiamo un migliore amico in comune e, suppongo, anche una ragazza in comune, mia sorella Karol.» Sussurrai, invece, avvicinando la mia mano come gesto di cortesia.

« Mi hai rotto il cazzo, Watson! » Sputò. Fissò la mia mano con evidente disgusto infilandosi le sue nelle tasche degli skinny.

Rimasi piuttosto sorpresa dalla sua reazione, non capii cosa avessi detto di così sconvolgente da farmi verbalmente aggredire in tal modo.
Ci rimasi male soprattutto per il suo linguaggio scurrile e per niente educato. E poi, io volevo solamente cercare una tregua, doveva adeguarsi perché non gli avrei mai permesso di portarmi via Calum.

« No-no, beh, non posso avertelo rotto, e e' li'..» Balbettai, imbarazzata.
Con mia sorpresa si appoggiò al muro e incominciò a ridere di gusto.

«Era un modo di dire, pulce.» si passò una mano tra i capelli, guardandomi con esasperazione.

« Oh..io.- Decisi di non continuare la frase, non sapevo nemmeno cosa dire e le mie guance avevano assunto un colorito tendente al bordeaux, volevo sparire.

« Sai, sei noiosa, non so come faccia Calum a sopportarti » Borbottò dopo un pò.

Tirai leggermente su le maniche del maglione e mi ripromisi di mantenere la calma e il controllo.

« Tu sei scorbutico, quindi mi chiedo lo stesso » Ribattei, non lasciandomi intimorire.

In sintesi, avevo completamente perso l'iniziativa di trovare compromessi. Per colpa della mia timidezza stavo facendo una figura piuttosto ridicola che non mi stava provocando altro che guai. Forse dovevo star lontana dal biondino. Ma avevo davvero tante domande che non potevo semplicemente lasciar correre.
Stavo male per ciò che era successo in aula e non sapevo proprio come fare ad uscirne; era il minimo capire perché il biondo fosse così maleducato e astioso nei miei confronti. Gli avevo fatto forse qualcosa di male?
Hemmings, comunque, non mi rispose più e trascorsi gli ultimi istanti di 'punizione' a leggermi l'ultimo libro che di lì a poco avrei riconsegnato alla biblioteca.
Non appena suonò la campanella mi alzai di scatto dal pavimento e mi apprestai ad andare, ma venni trattenuta per il polso.

« Che c'è? » Gli chiesi, abbastanza confusa.
Mi stava mandando sulla brutta strada, dovevo mettere quanta più distanza possibile fra noi due.

« Ricorda di avvisare la mammina che hai preso una nota, chissà quando verrà a sapere di come la sua figlioletta modello ha disturbato la lezione. Magari, la preside la sta giusto chiamando in questo momento » Affermò, fissandomi divertito.

Sbiancai, letteralmente.

«N-non sono affari tuoi! » Riuscii a dire, singhiozzando per il dolore lancinante e la presa ferrea con cui mi stringeva il polso.

Mi dimenai e, quando finalmente riuscii ad allontanarmi, dopo averlo supplicato, mi ritrovai quella parte di pelle completamente arrossata.
Luke continuava a ridere e aveva un'espressione tale che mi venne una voglia assurda di prenderlo a schiaffi. Ed era strano, poiché non ero mai stata una ragazza violenta; non avevo mai alzato le mani a nessuno.

« Oh si che lo sono, pulce. Lo sono eccome. Comunque, Calum dovrebbe divertirsi in altri modi, non trascorrendo il tempo con una frigida come te, lascialo in pace » Disse, passandosi una mano tra i capelli.

« Io penso che se.. » Ormai era inutile, stavo parlando con un muro.
O forse, stavo semplicemente rimuginando sulle sue parole chiedendomi perché fossi così tremendamente sbagliata.

----



Buongiorno a tutti.


Dunque, mi sento una cacca fatta e finita per non aver aggiornato per così tanti mesi e mi dispiace davvero tanto avervi fatto attendere così a lungo.
Comunque, il minimo che possa fare per farmi perdonare, è pubblicare ben due capitoli in due giorni.
Spero che qui la storia inizi a delinearsi meglio, dandovi un po' l'idea dei caratteri dei protagonisti.
Abbiamo un Eloise parecchio confusa  che, dopo aver riflettuto sulle parole dell 'amica' capisce che qualcosa non va. Si rende conto che quella che è non è altro che una maschera. All'inizio la sua è sua semplice ribellione nei confronti della madre ma poi, ragionando, arriva alla conclusione che lei non è sua madre e non ambisce a prenderla come modello di vita.
D'altro canto abbiamo un Luke letteralmente stronzo. È davvero odioso nei confronti della nostra protagonista e si dimostra sin da subito uno scorbutico maleducato per niente interessato allo studio.
Shelly, invece, cerca in tutti i modi di riconsolidare un legame distrutto. Dimostrandosi interessata ai problemi di Eloise e mettendosi a disposizione nell'aiutarla. 
Poi, come avete detto voi che avete commentato, Karol è proprio la troietta di turno pronta a mettere gli artigli su qualcuno.. secondo voi chi?
Dimenticavo Ashton, carissimo professore di inglese, perché fai entrare una studentessa nel tuo studio per chiederle l'ovvio? Non starai mica provando, spero.
Sono tanto sbadata: Calum, alias Orsetto, è il migliore amico ideale di chiunque.. Vi lascio in sospeso perché sono abbastanza bastarda ma sappiate che leggere le vostre recensioni mi riempirebbe il cuore di gioia.
Quindi, sparate anche boiate, ma fatemi sapere se questa storia merita di esser continuata.

Baci, Sam

ps. Elena, e spina nel fianco mei_mei, io semplicemente vi adoroCuore nero scuro
  
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