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Autore: Dian87    08/07/2015    3 recensioni
[Masha e Orso]
Un giorno anche Masha diventa grande e i suoi nonni decidono di portarla a Mosca dove si potrà costruire un futuro, ma sarà davvero questo quello che vuole la bambina? Potrà mai tornare da Mishka, l'Orso, e da tutti i suoi amici?
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Masha, vieni, dobbiamo andare.»
La bambina con il giubottino rosa e la cuffia dello stesso colore scosse con forza la testa.
«No, non possiamo andare... non ho salutato tutti i miei amici!» ribatté, con le lacrime agli occhi, osservando i campi ed il bosco che si stendeva oltre i binari. «Non posso andarmene senza salutare Mishka e il coniglio e gli scoiattoli e i lupi...»
Il vecchio scosse la testa, tenendo Masha per il polso e trascinandola verso il treno che li attendeva.
«Masha, stare con altri bambini della tua età ti farà bene... e poi troverai Dasha ad aspettarti.» la vecchia dai capelli grigi portò la mano sulla testa di Masha, che non riuscì a trattenere un singhiozzo.
«Voglio restare qui.» rispose lei, venendo caricata di peso sulla carrozza. «Non potete portarmi via, non potete!»
Il maiale, il cane e la capra osservavano Masha con lo sguardo realmente triste. Erano giorni che Masha tentata di scappare di casa in ogni modo per evitare quella partenza, ma i nonni erano stati irremovibili. I tre si guardarono ed il cane saltò i binari, iniziando a correre lungo la strada che portava alla casa di Mishka.
«Masha, ormai sei grande... abbiamo promesso ai tuoi genitori che avresti avuto una buona educazione e così sarà.» tagliò corto il vecchio, che indossava un vecchio tulup marrone, un giaccone che gli arrivava fino alle orecchie, ed un colbacco nero.
Spinse Masha avanti e infine in una cabina della carrozza, dove i loro bagagli erano stati riposti. Masha si sedette vicino al finestrino che dava sul bosco e osservò gli alberi innevati.

Quando io sarò grande
mi ricorderò
della casa nel bosco
del suo calore
come un uccellino
dal mio nido io volerò
ma sempre dentro al mio cuore
lo porterò.

Una sagoma si stava avvicinando al galoppo e abbassò il finestrino.
«Mishka, Mishka!» chiamò la bambina, sporgendosi. «Voglio restare con te!»
L'orso ululò e la vecchia prese di forza Masha, stringendola a sé.
«Che vuoi fare, Masha? È pericoloso!» esclamò, con il fiato corto mentre Masha si dimenava.
«No, è Mishka, è mio amico!» ribatté lei, continuando ad agitarsi come un'ossessa. «Non può farmi del male.»
Il vecchio alzò di nuovo il finestrino mentre Mishka rallentava e osservava il treno allontanarsi nell'innevata steppa siberiana. Lo sguardo si sollevò e vide il pinguino inseguire il treno, abbassandosi fino al finestrino da dove la bimba si era rassegnata a guardare i dintorni. La chiamò, salutandola con la mano e lei gli ricambiò il gesto, con le lacrime che scorrevano ancora.

Per le strade del mondo
tu camminerai
ogni viaggio un mistero
una scoperta
ma la strada di casa
non si dimentica
lo sai
e se vorrai davvero
un giorno tornerai.

«Mi mancherai, pinguino.» mormorò la bimba, mentre questi voltava per tornare verso l'orso che ormai era stato raggiunto da tutti gli altri amici del bosco.
Orsa mise una zampa sulla spalla di Orso, abbracciandolo un istante dopo mentre l'espressione, solitamente impassibile, si lasciava andare alla tristezza. Il treno sparì dietro una collina e tutti assieme fecero un ultimo ululato verso la steppa siberiana.
Masha si accucciò sul treno, pensando ai suoi amici e a cosa avrebbe trovato a Mosca, a Dasha, la cuginetta che era spaventata da Mishka, a chi avrebbe potuto incontrare... e piano piano si addormentò appoggiata alla nonna.
La donna le accarezzò dolcemente i capelli.
«È tutta sua madre... staremo facendo la cosa giusta?» chiese al marito, non alzando lo sguardo su di lui.
«È quello che Kira avrebbe voluto per lei...»


Qualche giorno dopo, Mosca...
Masha osservava la città sfilare davanti ai suoi occhi, ma la solita gioia che l'aveva contraddistinta ormai l'aveva abbandonata. Cos'era quella grande città sconosciuta, rispetto al suo amato bosco? Dove avrebbe potuto trovare i suoi amici?
Il treno rallentò e vide Dasha aspettarla sui binari con un vestito a fiori assieme a due adulti. L'unica cosa cui fece caso era che la donna aveva i capelli scuri e l'uomo bianchi come la neve. Le fece un cenno e scese dal sedile, seguendo la nonna. Scese dal treno e si diresse verso il corridoio, alzando lo sguardo verso il soffitto dall'enorme candeliere. Girò su se stessa e non udì nemmeno i nonni fare le presentazioni, il soffitto era giallo, con decorazioni dorate e stucchi bianchi.
«Come ti pare questa stazione?» le chiese una voce e Masha si voltò verso la cuginetta.
«Non... ho parole...» ammise per la prima volta in vita sua. «Come stai, Dasha?» aggiunse, abbracciandola d'impeto e cominciando a singhiozzare.
La bambina fece un lieve sorriso, ricambiando l'abbraccio e dandole qualche pacchetta sulla schiena.
Gli adulti osservarono le bambine.
«Non voleva lasciare la sua casa...» commentò la nonna.
«Paula ci ha raccontato molte cose delle sue vacanze da voi...» rispose la donna, con un chiaro accento francese. «posso capirla...»
«Masha, Dasha, su, venite.» li chiamò il nonno, iniziando a portare via le valigie.
Le bimbe sciolsero l'abbraccio e Dasha mise la mano sul braccio della cugina.
«Non raccontare a nessuno degli amici del bosco, se va bene ti prendono solo per una provincialotta...» le sussurrò.


25 anni dopo, da qualche parte nella Siberia...
Una bambina saltò fuori dalla porta di casa, all'interno di un secchio.
«Irina, non metterti nei guai.» la chiamò una voce dall'interno.
«Va bene, mamma!» rispose la bimba, girando verso l'interno la testa e poi controllò la scala, saltandoli uno per uno nel secchio.
Un uomo si avvicinò alla donna in cucina, lanciando un'occhiata alla bambina dai capelli dorati e dal vestitino rosa che usciva dal secchio per andare a rincorrere il vecchio cane.
«È sicuro lasciarla fuori da sola?» chiese l'uomo.
La donna rise allegramente alla sua domanda e fece un cenno d'assenso con il capo. «Sì che è sicuro, Juri.» ridacchiò. «Non le farei mai fare nulla che non ho fatto prima io... e ti assicuro che ero tremenda!»
Juri scosse il capo biondo, mentre gli occhi azzurri si portavano su quelli verdi della giovane moglie. «È qui che sei cresciuta, Maria?»
La donna annuì, semplicemente.

La piccola vide una farfalla e la seguì oltre i binari, inoltrandosi nel bosco senza rendersene conto. Gli alberi erano sempre più alti e lasciavano passare poca luce. La bambina si guardò attorno, sentendosi sperduta, e continuò lungo il sentiero, grattandosi i capelli coperti dal cappuccio rosa.
Il sole si stava abbassando sull'orizzonte e la bimba intravide un cancello e una casa incastonata in un grosso albero.
Si avvicinò, un po' intimorita e bussò alla porta.
«C'è nessuno?» chiese la bambina.
Una luce si accese, visibile attraverso la finestra, e la porta si aprì.

«Sei sicura che sia andata da questa parte?» chiese Juri.
«Sì, è l'unica strada.» rispose la donna, allungando lo sguardo. «Ecco, lì c'è la casa di Mishka.»

La bambina si allungò un po' sull'orso che era disteso al suolo, con un bastone accanto, con lo sguardo dubbioso.
«Ira...» la chiamò una voce conosciuta, mentre l'orso cominciava a rinvenire.
Mishka aprì gli occhi e vide una piccola Masha accompagnata da una donna più grande e si tirò in piedi, ma mentre la piccola si teneva in disparte e si andava a rintanare dietro un uomo mai visto prima, la donna gli lanciò le braccia al collo.
«Mi sei mancato, Mishka.» disse la donna, con le lacrime di felicità agli occhi.


Nei momenti felici
guarda intorno a te
fanno festa gli amici
tutti insieme
un ricordo ritorna
e non ti chiedere perché
tutto cambia in fretta
tu resta con me.



N.d.A.: volutamente la storia non contiene un bel pezzo di tempo, in quanto è incentrata sulla canzone ^_^
La canzone è "Quando io sarò grande" dell'episodio "Divertirsi in famiglia"
  
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