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Autore: hapax    18/01/2009    4 recensioni
Attenzione: fanfiction ad alto contenuto di spoiler. Lilly Rush ripercorre la breve relazione con Eddie Saccardo abbandonandosi ai ricordi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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LE ATTENZIONE: Fanfiction ad alto contenuto di spoiler: se ne sconsiglia la lettura a chiunque non voglia rovinarsi la sorpresa.
Questa storia fa par la maggior parte riferimanto alle prime puntate della sesta stagione di Cold Case, non ancora trasmessa in Italia; verranno citate singole frasi o addirittura scene (anche se non integrali) trasmesse negli episodi 6x01 e 6x03 (oltre che nelle ultime puntate della quinta stagione), non necessariamente nell'ordine in cui sono apparse. Per la traduzione dall'inglese ho utilizzato i sottotitoli forniti da ITASA, perciò potrebbero esserci delle differenze rispetto alla versione che verrà trasmessa doppiata in italiano.
Anche i fatti inventati sono verosimili con la trama del telefilm, pur trattandosi della mia interpretazione di semplici allusioni fornite dai dialoghi tra i personaggi.
So di andare un po' contro corrente nello scrivere una storia pro Eddie Saccardo; non me ne abbiano i fan della coppia Lilly/Scotty.



Quando aprì gli occhi lui se n'era già andato.
Lilly Rush guardò l'ora. Era ancora presto, ma sapeva che in quel momento Eddie era già nelle viscere di Filadelfia a fingere di essere chissà chi. Non le aveva raccontato nulla di quell'incarico sotto copertura, ma non se la prese: era un poliziotto che faceva il suo dovere, e Lilly lo capiva alla perfezione.
Chiuse gli occhi, e tentò di ricordare le sensazioni di quella notte: le sue mani, i suoi baci, il suo profumo, le parole che le aveva sussurrato all'orecchio con voce roca. Le sembrò di sentire le sue braccia avvolgerla, la sua pelle contro la sua pelle, i loro cuori all'unisono.
Olivia saltò sul letto.
Lilly riaprì gli occhi, e tutto svanì.
La gatta la fissava con l'occhio buono, e lei cominciò ad accarezzarle il pelo fulvo. Olivia miagolò di piacere e cominciò a fare le fusa.
Sospirò.
Le immagini della sera prima cominciarono ad affollare la sua mente.
Cominciò a ridere al ricordo della faccia che Eddie aveva fatto vedendo tutti i birilli cadere: lo stava stracciando a bowling, e lui non voleva ammetterlo. Uomini.
E poi... e poi quella telefonata. Tutto rovinato.
- Cercavo di prendere tempo. - Lo sguardo di Eddie era rassegnato. - Dirgli che... ci vorrebbe qualcun altro. -
- Invece si tratta di te. -
- Già. -
- Ottimo, quando? -
- Parto stasera tardi. -
Per un istante si era sentita scivolare il terreno sotto ai piedi, ma da brava poliziotta esperta del bluff non lo diede a vedere. Così poco tempo, così tanto da fare e da dire.
- Quindi, cosa significa? Ti precipiterai in città, coperto dall'oscurità, e mi lascerai lettere segrete se prometto di non far saltare la tua copertura? -
- Avrei dovuto dirtelo prima che tu approfittassi di me. -
Povero Eddie: si sentiva in colpa per averla illusa. O forse la amava veramente?
- Sentirai la mia mancanza. - gli aveva detto: Lilly sapeva che gli sarebbe mancata più di quanto lui non fosse mancato a lei.
E poi quel bacio. Quei pochi istanti le erano sembrati eterni: avrebbe voluto che lo fossero.
Se ne erano andati da là, poi a bere un bicchiere, e infine a casa. Assieme.
Lilly si alzò dal letto e si avviò verso il bagno coperta solo dal lenzuolo. Sperava che una doccia le avrebbe schiarito le idee.
L'acqua scivolava sul suo corpo, ma non spazzava via i suoi pensieri.
Diamine, all'inizio non le piaceva neanche, con quell'aria da sbruffone e il cappellino all'indietro. Era rozzo, volgare, stafottente...un vero testa di cazzo!
Cercava di ricordare quando aveva cominciato a provare qualcosa per lui, ma non le veniva in mente.
Non era certo stato al loro primo incontro: le aveva scattato una foto col cellulare...cafone. E poi quell'aria da so-tutto era tremendamente irritante. Ma la cosa peggiore era il fatto che aveva la bocca sempre piena: era nauseante guardarlo mentre sgranocchiava quelle costicine.
Passandosi lo shampoo tra i capelli Lilly pensava a quanto lo aveva odiato, e non si capacitava di come avesse potuto fare lei la prima mossa.
- Due di qualsiasi cosa abbia preso lui. - Che approccio stupido.
- Detective Rush... Ti direi che si molto sexy, ma sarebbe un'inappropriatezza nei confronti di un collega. - Ma come parla?
- Non sia mai. "Inappropriatezza" è una parola? -
- Dovrebbe esserlo. -
- Mi sono avvicinata perché ho una cosa da chiederti. -
Brava, complimenti, ottima scusa!
Però non era solo una scusa: voleva veramente sapere di più su quello che aveva detto a Priscilla Chapin.
- Io devo capire: come fa una madre lasciare suo figlio in balia di sé stesso? - Aveva capito subito di aver parlato troppo: non era stata la poliziotta a fare quella domanda, era stata la figlia di una madre alcolizzata a parlare. Si era sentita nuda. E poi con sua gran sorpresa era stato lui a prendere in mano la situazione, lui a mostrare le sua debolezze.
- E' come quando sei bambino, e corri via lungo la strada, davanti ai tuoi genitori. E' questo che provi, la prima volta che ti fai. Ti senti libera, leggera come l'aria. E lo senti che ti chiamano, ma non ti interessa. Non è vero? -
- No. - aveva risposto Priscilla.
- Senza accorgertene non sai più come tornare a casa. Tu cercavi una via per tornare, senza l'aiuto di nessuno. Non ti sei fatta quella sera, è così? -
In quel momento Lilly avrebbe voluto chiedergli molte cose, ma non c'era tempo: Priscilla doveva riabbracciare il piccolo Max.
Era in gamba, doveva ammetterlo: aveva fatto parlare quel tipo nel caso Doyle...lo aveva spaventato a morte, ma lo aveva fatto parlare!
E poi così maledettamente perspicace...
- Che c'è? - La stava fissando troppo.
- Perché te ne stai occupando? -
- Ci vuole un motivo speciale? -
- Cos'è, hai un debole per i bambini? O per i tossici? O magari per tutti e due? - Sei fuori strada Saccardo.
- Figli di madre tossica. - Bingo.
- Faccio solo il mio lavoro, Saccardo. Ecco tutto. -
Maledizione, quell'uomo sembrava fatto per leggerle nel pensiero. Eppure la cosa non le dispiaceva.
Lui non le dispiaceva.
Asciugandosi i capelli con l'asciugamano ricordò il turbamento che aveva avuto quando stava andando a parlare con Priscilla in prigione, e di come avesse perso la capacità di mettere in fila due parole sensate quando si erano incrociati in centrale.
- Lo sai parlare l'inglese? - le aveva chiesto Vera. Accidenti: come aveva potuto balbettare come una ragazzina di fronte a un collega?
Beh, non è facile controllarsi quando il protagonista incontrastato dei tuoi sogni erotici ti si para davanti all'improvviso, e da qualche tempo Saccardo era presente nelle sue fantasie oniriche più di quanto volesse: tutta colpa di quell'occhiata che le aveva rivolto. Ma almeno non aveva più incubi sulla sparatoria.
L'aria calda del phon le colpì i capelli dorati.
Riprese il ricordo di quella sera in cui ci aveva spudoratamente provato.
- Perciò ti chiedi: "che ci fa un tssicomane pentito in un bar?" -
- Quello, oppure... forse sei un bugiardo più bravo di me. -
- Bugiardo? Io ci considero più dei... narratori. Sai, della serie: "Mi sono avvicinata perché ho una cosa da chiederti". - Beccata!
- Quella non era una staria. - Che bugiarda: lui l' aveva capita e lei continuava a fare finta che non fosse così.
Ma la sorpresa doveva ancora arrivare.
Lilly non riuscì a trattenersi e cominciò a ridere di gusto pensando a quello che il barista aveva posato di fronte a loro: chissà perché lo aveva inquadrato come un tipo da birra, invece aveva ordinato un Apple Martini. E lei, senza saperlo, pure.
- Appletini. Qual'è il problema? -
- Sei in un'associazione di femminucce? -
- E' buono. Non criticare le cose buone. -
E aveva proprio ragione: non si criticano le cose buone.
Vestendosi Lilly pensò che non ce l'avrebbe avuta con Eddie perché per mesi non l'avrebbe più visto, o addirittura non l'avrebbe visto mai più.
Sapeva benissimo a cosa sarebbe andata incontro stando con lui: era un poliziotto della narcotici.
Il giorno dopo quella prima notte passata assieme aveva capito che lui non ci sarebbe stato sempre, che sarebbe dovuto andare presto sotto copertura.
Perciò aveva assaporato ognuno di quei momenti.
Non era stato solo sesso: certo, quello c'era stato eccome, intenso e soddisfacente, tanto da farle perdere un orecchino.
Ma le aveva anche ridato speranza, fiducia in sé stessa, si era sentita di nuovo desiderata, centro del mondo di qualcuno. L'aveva fatta ridere, l'aveva ricoperta di attenzioni, conosceva i suoi gusti, era stato dolce nel suo strano modo di fare.
Prima di chiudere la porta di casa si assicurò che le ciotole dei gatti fossero piene.
Lilly chiuse gli occhi, come in una muta preghiera. Fa che non gli capiti nulla di male.
Guardò l'ora.
Era tardi: un caso stava aspettando una soluzione.
Addio Eddie. O forse...arrivederci.
  
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