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Autore: Lady Vibeke    18/01/2009    10 recensioni
Non sprecare fiato a dirmi quanto sono bella, quanto mi vuoi. Ammirami e basta, se è me che cercavi in queste strade buie.
Sei un’altra faccia ignota, un’altra voce sporca, altre mani goffe ed annoiate che si aspettano da me tutta la soddisfazione che nessuno regala mai.
Paga il giusto prezzo, se vuoi toccarmi.
Non sono una donna. Non sono una persona. Sono carne che ogni giorno va al macello. Cruda, cotta o a brandelli, ordina ciò che preferisci. La maggior parte della gente mi usa, mi spreca e mi butta via, senza nemmeno sapere ciò che ha avuto per le mani.
Tutti falliti già morti dentro da un pezzo, esattamente come te.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardami, sono qui.

Ho un bel vestito nuovo, viola e scuro come occhi che non sono miei.

Non sprecare fiato a dirmi quanto sono bella, quanto mi vuoi. Ammirami e basta, se è me che cercavi in queste strade buie.

Sei un’altra faccia ignota, un’altra voce sporca, altre mani goffe ed annoiate che si aspettano da me tutta la soddisfazione che nessuno regala mai.

Paga il giusto prezzo, se vuoi toccarmi.

Non sono una donna. Non sono una persona. Sono carne che ogni giorno va al macello. Cruda, cotta o a brandelli, ordina ciò che preferisci. La maggior parte della gente mi usa, mi spreca e mi butta via senza nemmeno sapere ciò che ha avuto per le mani.

Tutti falliti già morti dentro da un pezzo, esattamente come te.

Guardami, bramami, violami.

So che è il peccato che vuoi, stanotte. Chiamami Eva, se vuoi un nome da urlare, e non cercare segni di umanità, in me, perché l’ho svenduta anni fa in cambio di uno stomaco forte per sopportare tutto quello che sono, per non vomitarmi addosso ogni volta che incontro uno specchio fin troppo sincero.

Odio tutti coloro che non sanno mentire.

Vivo di bugie, mi nutro di menzogne, mi vesto di falsità. Non sarei così splendida, ai tuoi occhi, se non lo facessi.

Chi riesce ad assaggiarmi raramente dimentica il mio sapore, ma non è facile ritrovarmi, una volta lasciatami andare.

Io non esisto nella realtà, ma forse già ne eri consapevole prima ancora di decidere di venirmi a cercare. Forse hai sentito parlare di me da qualcuno che ha creduto di avermi incontrata e conosciuta e posseduta, e allora hai deciso di tentare anche tu.

Sei patetico, sai? Tu e quella tua espressione assente, i mocassini consumati ed quell’orribile giacca di pelle che indossi senza pensare al sangue che le ha dato la vita.

Mi stai comprando, ma non sai che io, qui davanti a te, non esisto.

Venite da me pieni di speranze, mi guardate e sentite che non avete mai anelato a nulla di impossibile come me. Mi volete solo perché non mi potete avere.

È un’illusione che pagate, tutti quanti, e potreste benissimo fottervi da soli, anziché chiedere stupidamente il mio aiuto. È tutto una fregatura, non l’avete ancora capito?

Mi osservi senza fiato ed io so cosa stai pensando. È quello che pensano tutti.

La amo.

So tutto di te, non credere. So che sei un ragioniere di mezza età, sposato da vent’anni e con due figli a carico, una moglie frigida e grassa nel letto, un’auto squallida ed un branco di amici ubriachi. So che cercavi me, quando hai scelto tutto questo.

Ne ho visti milioni come te e milioni di diversi da te, ma alla fine siete tutti dei falliti che baciano aria. Ti avranno detto che basta avere i soldi, per comprarmi, che posso essere acquistata, magari anche in saldo, come una partita di eroina tagliata male, e tu sicuramente ti sarai bevuto quelle cazzate, ed ora eccoti, brusco ed impacciato a chiedermi quanto voglio.

Tutta la tua vita, lurido stronzo, sputa sangue e denti e quant’altro e dammi tutto quello che hai, tanto non mi avrai. I perdenti come te non possono permettersi il lusso di ottenermi. Sono sicura che te l’hanno già detto in tanti.

Sono splendida, lo so. Ti faccio gola, non è vero? Mi vuoi più di qualunque altra cosa ti sia mai capitata davanti, ma io sono eterea ed incorporea, e considerati fortunato se se riuscito ad intravedermi da lontano in tutta questa densa nebbia che mi avvolge.

Vattene e trovati qualcuna per le tue tasche. Ho altra gente da soddisfare, stanotte. Pochi ma buoni, sempre meno ma sempre più fedeli. Loro mi meritano, loro mi hanno trovata da soli, senza nemmeno cercarmi. Ancora non lo sanno che io sono tutta loro, oggi.

Sgommi via imprecando, dandomi della sudicia puttana, ed io non posso che ridere di te e dello sdegno che ti ho causato.

Sii uomo, d’ora in poi. Va’ da tua moglie e dille che l’ami, dillo ai tuoi figli, ringrazia quel bastardo del tuo capo che ti ha concesso quel misero aumento senza licenziarti, accendi una candela in chiesa, se ci credi, o dell’incenso in un tempio, sbarazzati di quella giacca crudele, e sii riconoscente di ciò che già hai.

Torna a cercarmi, dopo, dimmi com’è stato, e forse potrei darti una chance.

Da lontano, scorgo due ragazzi che si avvicinano mano nella mano. Lui non ha che quattro spiccioli in tasca, lei tiene in braccio un bambino appena nato.

Sembrano sorpresi quando mi arrivano di fronte e mi vedono.

Incuto soggezione, la prima volta, ne sono consapevole.

Timidamente, lui allunga stupefatto una mano e mi sfiora riverenzialmente, come se non credesse che io sia proprio qui al suo cospetto. Lei sussulta, gli occhi che le brillano, e si stringe il bambino al petto. Io attendo pazientemente che mi porgano quella domanda che aleggia sulle labbra di tutti coloro che riescono ad arrivarmi così vicino.

“Chi sei?”

Annuisco, perché questa parte la conosco a memoria, ma è divertente ricominciare ogni volta daccapo ed istruire poco a poco che mi incontra.

Sorrido e li prendo per mano, stringendoli forte.

“Mi hanno chiamata con tanti nomi diversi, non so quale dei tanti conosciate voi,” rispondo. “Ma il più comune, nella vostra lingua, è Felicità.”

 

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A/N: troppo cruda? Troppo amara? Troppo e basta? Forse. O forse no.

Stano ma vero, scritta in un momento in cui questa sfuggente prostituta sostava momentaneamente al mio fianco.

   
 
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