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Autore: Alexia96    09/07/2015    2 recensioni
La prima punizione di Harry con la Umbridge, dal punto di vista di quest'ultima.
Dal testo:
"Provo a dare attenzioni a quei fogli sulla scrivania, ma è più forte di me. Con il volto chino sui quei temi di non so neanche quale argomento, alzo lo sguardo al massimo. Vedo Potter poggiare la penna sul foglio… scrivere la frase… e…."
Partecipante al contest "Contest a bivi" di cloe sullivan
Genere: Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dolores Umbridge, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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L’inquisitore supremo
 
 
 





Toc. Toc. Toc.
I colpi dati alla porta mi distraggono dai fogli che avevo davanti. Non fa niente, non hanno questa grande importanza.
“Avanti”.
Lui. Lui sì che è importante.
Potter, entrando, sembra non gradire i miei gusti in fatto di arredamento. Lo vedo fissare inorridito i miei poveri micetti, così carini con i loro fiocchettini. Continua a non distogliere lo sguardo, con la faccia di un povero pazzo.
“Buonasera, signor Potter”.
Lui trasalisce al suono della mia voce, come se non dovessi trovarmi nel mio ufficio. Preferirebbe che fossi altrove, non è difficile da capire, ma non sarà accontentato. Resterò qua, Potter, rappresentante del Ministero, pronta a intervenire qualora quella sant’istituzione o il suo leader, il Ministro Caramell, fossero messe in dubbio; o peggio, qualora si cercasse di minacciarle in qualunque modo, mettendo in pericolo gli onesti membri della società come me. E quale modo migliore se non offrire una lezione alla minaccia più prorompente? Harry Potter, il grande e il solo Bambino Che È Sopravvissuto.
“’Sera, professoressa Umbridge” risponde evasivo il ragazzo. Nonostante abbia visto il tavolo posto per lui, non sembra intenzionato a sedersi.
“Prego, si sieda” gli indico il tavolo, per essere certa che non abbia la mente annebbiata da chissà quale idea anarchica, come per esempio demolirmi l’ufficio. Per il momento non sembra avere scoppi d’ira come quello in classe, anche se ancora non si è mosso.
“Ehm… professoressa Umbridge” balbetta Potter, ancora fermo. “Ehm… prima che cominciamo, io… volevo chiederle un… favore”.
Un favore?!
“Oh, davvero?”. Chi, in una situazione del genere, avrebbe la faccia tosta solamente per pensare di poter chiedere qualcosa? Con quali smidollati ha avuto a che fare questo ragazzo prima che arrivassi io, per cercare la benevolenza del suo castigatore con così tanta impudenza?
“Be’, io… io faccio parte della squadra di Quidditch di Grifondoro. E venerdì alle cinque dovevo essere al provino per il nuovo portiere, e mi stavo… mi chiedevo se posso saltare la punizione quella sera e farla… farla un’altra sera… invece…”.
Basta. Ho sentito abbastanza.
“Oh, no” gli dico sorridendo soddisfatta. “Oh, no, no, no. Questa è la punizione che lei si merita per aver diffuso storie malvagie e maligne per attirare l’attenzione, signor Potter, e le punizioni non possono essere modificate secondo i comodi del colpevole. No, domani alle cinque lei verrà qui, e il giorno dopo, e anche venerdì, e subirà la sua punizione come stabilito. Credo che sia bene che lei perda qualcosa a cui tiene sul serio. Dovrebbe rafforzare la lezione che sto cercando di impartirle”.
Oh, è un vero spettacolo. Potter che si morde la lingua, consapevole di non poter ribattere in alcun modo, è qualcosa di semplicemente meraviglioso. Non avrebbe potuto rendermi più felice, questa notizia: non solo renderà la punizione ancora più efficace, ma così ho appreso una nuova debolezza del ragazzo, da poter usare contro di lui.
Finalmente si arrende alla mia decisione, mettendosi a sedere senza dire una sola parola.
“Ecco, stiamo già diventando più bravi a controllare i nostri scatti, vero? Ora ricopierà un po’ di frasi per me, signor Potter. No, non con la sua piuma” gli dico. Ora iniziamo a divertirci…
“Userà una delle mie, una piuttosto speciale” e gli porgo la mia Lame Noir. L’ho comprata quest’estate, proprio in previsione di casi del genere; così posso aggiungere un pizzico di novità a una punizione classica. Mentre la osserva, mi sporgo leggermente e gli sussurro: “Voglio che lei scriva Non devo dire bugie”.
Potter mi fa una smorfia che, a modo suo, dovrebbe essere un sorriso. “Quante volte?”.
Devo fare appello a tutte le mie forze per non ridere mentre gli rispondo: “Oh, quanto ci vuole perché il messaggio penetri”.
Mi dirigo verso la mia scrivania, ma con la coda dell’occhio controllo ogni minima mossa del ragazzo. Per quante grane può dare alla gente, Potter non è uno stupido: devo controllare che non faccia troppa resistenza.
“Non mi ha dato l’inchiostro” mi dice mentre ritorno sui fogli di prima.
“Oh, non le servirà l’inchiostro” e mentre lo dico, sento chiaramente una risata bloccata a malapena.
Non posso credere che sia così ingenuo! Questa è davvero la prova che sta mentendo; chiunque abbia mai visto in faccia Tu-Sai-Chi capirebbe che la penna è un artefatto oscuro. Tutto ciò rende la situazione notevolmente più piacevole.
Provo a dare attenzioni a quei fogli sulla scrivania, ma è più forte di me. Con il volto chino sui quei temi di non so neanche quale argomento, alzo lo sguardo al massimo. Vedo Potter poggiare la penna sul foglio… scrivere la frase… e….
Un gemito!
Un gemito di dolore esce dalle labbra del ragazzo, che fissa allucinato il dorso della sua mano e la scritta in rosso sulla pergamena. Finalmente faccio uscire il sorriso che mi stavo tenendo dentro: giustizia! Giustizia è stata fatta!
Continuo a sorridere quando Potter mi guarda fisso negli occhi. Chissà quale sarà la sua reazione?
“Sì?”
“Niente” dice il ragazzo, tornando semplicemente a guardare il suo sangue fresco appena usato come inchiostro.
Non riesco nemmeno a crederci. Niente. Lo sto quasi letteralmente dissanguando, e lui dice niente. Potrei quasi sentirmi offesa: una sua totale arrendevolezza era assolutamente insperata, e invece eccolo lì, fermo e zitto a subire.
Continua a scrivere il suo nome, nonostante il dolore. È molto più di quanto sperassi; pensavo che avrei dovuto fare i conti con Silente, invece Potter è così orgoglioso da farsi torturare senza battere ciglio. Di questo passo, potrò fargli fare qualsiasi cosa, persino una campagna propagandistica a favore di Caramell.
Le ore passano, il sole cala sempre più velocemente, dando delle sfumature arancioni al cielo, e Harry Potter è ancora di fronte a me, intento a punirsi da solo per le sue malefatte. Non mi ha dato la soddisfazione di sentirsi lamentare ancora, ma sono certa che stia soffrendo. Bisogna dargliene atto, il ragazzo sa incassare bene.
Ormai è buio, e lui continua a scrivere, senza chiedere quando e se finirà mai questa punizione.
“Venga qua”, gli dico. Meglio porre fine a questa sessione, prima di rendergli impossibile partecipare alla prossima.
“La mano”.
La sua mano non ha ancora segni evidenti, ma è completamente rossa. Mentre lo tocco, vedo che rabbrividisce. In fondo, è un buon risultato, per essere il primo giorno.
“Mm, direi che non ho fatto ancora molta impressione” gli dico felice. “Be’, dovremo riprovare domani sera, vero? Può andare”.
Potter si volta all’istante, senza dire nulla, e appena uscito, riesco a sentire il rimbombo dei suoi passi nel corridoio vuoto, così che nessuno possa vedere il grande Harry Potter terrorizzato da un’insegnante.
Peccato, sarebbe stata una buona pubblicità.
 
 
 







 
  
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