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Autore: Euachkatzl    09/07/2015    1 recensioni
E se Matt ci ripensasse? E se capisse che la vita vale la pena di essere vissuta?
E se lasciasse cadere quel coltello e uscisse dalla stanza?
What if? di A Little Piece Of Heaven, ispirata al testo di Seize The Day.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Matthew Shadows
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'A word to the wise when the fire dies.'
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'Cogli l'attimo'

 

Una vocina nella mia testa, la poca razionalità che è rimasta in me, mi ferma, proprio quando sono sul punto di porre la parola 'Fine' a tutto. Proprio quando ho deciso che seguirò Brian anche stavolta, proprio quando ho respirato per l'ultima volta l'aria viziata di questa stanza buia.

 

'Cogli l'attimo, o morirai rimpiangendo il tempo che hai perso'

 

Perchè questo pensiero deve arrivare proprio adesso? Sono appena riuscito a raccogliere le poche forze rimastemi, ma questa frase le ha trasformate in lacrime. Esausto, piango, lasciandomi cadere addosso a Brian. Ero riuscito a bloccare tutti i pensieri, tutte le preoccupazioni, ero riuscito a svuotare la mente, ma ora torno a riflettere su cosa sto per abbandonare. Sto per abbandonare una famiglia, i miei figli, sto per lasciare qui Valary, sto rifiutando tutto quello che lei fa per me, solo per il mio egoismo. Solo per scampare alle conseguenze del mio errore. Grandi conseguenze, che da questo momento in poi devasteranno completamente la mia vita, ma che ho creato io. Dovevo saperlo, che non avrei certo potuto ucciderlo e filarmela, come se non fosse successo nulla. E dovevo riflettere anche sul fatto che, ora, dovrò vivere la mia vita, giorno per giorno, con il peso del mio sbaglio e senza nessuno disposto ad alleviarlo. Dovrò continuare a camminare senza l'unica persona con la quale vorrei condividere il percorso. La persona che io ho ucciso, senza pensare a tutto quello che avrebbe comportato, la sua assenza in primis.

Stringo gli occhi, rendendomi conto per l'ennesima volta che non rivedrò mai più Brian. Che non entrerò più in casa sua felice, ansioso di vedere il suo solito e bellissimo sorriso. Che non potrò mai più baciare le sue labbra, o sentire il suo profumo. Che ogni volta che mi sembrerà di sentirlo vicino, o ogni volta che spererò di vederlo comparire davanti alla porta di casa mia, saranno solo fantasie. Lui non tornerà più.

Mi sollevo leggermente, a guardarlo. Io mi scorderò il suo viso. E insieme al suo viso, dimenticherò il colore dei suoi occhi e la morbidezza dei suoi capelli. Non mi ricorderò più dei suoi sguardi comprensivi, e della sensazione calda e incoraggiante che mi dava abbracciarlo. In quei momenti, potevo respirare e pensare che la vita, con le sue difficoltà e tutto lo schifo, valeva la pena di essere vissuta. Ora che non potrò più nemmeno sperare di provare di nuovo tutto questo, ogni cosa sembra talmente complicata che non sono sicuro di riuscire a farcela. Non riuscirò nemmeno ad uscire da questa stanza, figuriamoci ricostruirmi una vita senza Brian.

Lui è ancora davanti ai miei occhi, ma sento la sua mancanza lacerarmi dentro, e nulla potrà mai fermare o addirittura colmare quel vuoto che si sta creando in me.

 

'Qui sarà tutto vuoto e freddo, senza di lui troppe persone soffriranno'

 

Mi rendo di nuovo conto del mio egoismo quando penso che io non sarò l'unico che starà male; non sarò l'unico con l'anima distrutta in pezzi. Brian significava tanto un po' per tutti. Per me lui significava tutto, ma forse non solo per me. Come la prenderanno i ragazzi? Come potrò presentarmi a loro e guardarli in faccia un'altra volta? Non sono la persona che tutti credevano fossi. Non sono nemmeno la persona che io credevo di essere, evidentemente non mi conoscevo abbastanza bene neppure io. Io sono un assassino. E insieme a Brian, ho ucciso molta più gente di quella che riesco a contare: come saranno le vite dei ragazzi, o di Michelle, o dei genitori di Brian, o di qualunque amico lui avesse? Nessuno ne uscirà illeso, tutto cambierà completamente e drasticamente. Abitudini, conversazioni, qualsiasi cosa. Non potremo più parlare senza preoccupazioni, rifletteremo sempre se dire una frase o meno, dato che potrebbe riportarci alla mente Brian.

E il gruppo? E il sogno della mia vita? Ora che ho tutto, ho mandato tutto a puttane. Ero talmente convinto che sarebbe durato per sempre, ero convinto che fossimo immortali. Abbiamo già passato un lutto, ci siamo rialzati faticosamente, aggrappandoci l'uno all'altro. Ma ora che un'altra colonna è caduta, a cosa potremo appigliarci?

 

'Le immagini andranno in fumo, i tuoi ricordi scompariranno con il tempo'

 

Scendo dal letto senza distogliere lo sguardo da Brian. Osservo ogni singolo particolare, ogni cosa che mi è sempre sembrata stupida e non abbastanza importante da essere guardata con attenzione. Il modo in cui i suoi capelli arruffati ricadono sul suo viso, la linea rosea delle labbra sottili.

Indietreggio trascinando i piedi, senza far rumore. Da un angolo, recupero la maglietta di Brian e la indosso, venendo investito dal suo profumo. Inspiro profondamente: voglio ricordare anche quello; è una delle cose che ho più paura di dimenticare, come la sua risata.

La sua risata. Com'era la sua risata? Un'improvvisa stretta al cuore mi coglie quando mi accorgo che non ho mai badato abbastanza a quel suono, ripetuto così tante volte da essere dato per scontato. Io non ci ho mai fatto davvero caso. E ora l'ho già scordata. Quanto ci metterò a dimenticare anche tutto il resto?

Mi infilo i miei pantaloni, che ho trovato abbandonati sul pavimento. Ancora osservando Brian, faccio scorrere le mani su tutti i mobili della piccola stanza d'albergo, finché le mie dita non incappano nel metallo freddo delle chiavi.

Mi avvicino al letto e guardo il mio amico per l'ultima volta. Gli occhi sbarrati, le labbra semiaperte, il sangue asciutto e secco sul suo petto. Mi si forma un nodo in gola e tento di scioglierlo deglutendo, ma non c'è nulla da fare: quel nodo rimarrà lì per tutta la mia vita.

 

'Ma in fondo, sei troppo giovane per preoccuparti'

 

Chiudo gli occhi e vedo con chiarezza l'immagine di Brian impressa nella mia mente. Quando li riapro, lo osservo per l'ultima volta e mi dirigo verso la porta, imponendomi di non voltarmi a guardare. Se mi volterò di nuovo, non sarò più in grado di andarmene da lui. Preferirò morire qui, osservandolo per quel poco di vita che mi rimarrebbe.

Infilo la chiave nella serratura e la faccio scattare. Abbasso la maniglia e spingo delicatamente il legno della porta. Intravedo uno spiraglio del lussuoso corridoio, la moquette rosso scuro per terra e le pareti bianco panna.

Non posso farcela.

Tiro verso di me la porta, chiudendola rumorosamente. Appoggio la fronte contro il legno scuro, respirando e ritrovandomi improvvisamente a piangere. Incapace di contenere la rabbia, il rimorso e le preoccupazioni che sento dentro, lascio che i singhiozzi escano violentemente, facendo rumore, poco importa.

Io non ce la faccio a lasciarlo, come potrei mai?

Con estrema fatica, mi impongo nuovamente di non voltarmi e riapro questa fottuta porta. Muovo dei passi incerti nel corridoio, i piedi appesantiti dalla mia voglia di correre da Brian e rivederlo, per non dimenticarlo mai. Come se guardarlo per cinque secondi in più potesse imprimere la sua immagine nella mia mente per sempre.

Nel voltarmi per chiudere la porta, noto di sfuggita il suo profilo, steso sul letto. Sbatto la porta e mi ci appoggio di nuovo, continuando a piangere. L'ultima volta che l'ho visto è stato solo di sfuggita. Tento di sfruttare questo pensiero come giustificazione per rientrare, ma so che non posso. E' tutto finito.

Non rivedrò mai più il viso di Brian.

Respiro profondamente e corro verso le scale. Scendo velocemente, letteralmente scappando da questo piccolo albergo. Quando raggiungo il parcheggio, salgo in auto e fuggo via. Voglio semplicemente andarmene il più lontano possibile da tutto questo. Voglio lasciare qui i miei pensieri e partire verso un qualche posto in cui possa sentirmi di nuovo sano.

 

'Queste strade sulle quali avete viaggiato subiranno il vostro stesso passato sprecato'

 

Nemmeno il vagare a caso mi è di grande aiuto. Freno improvvisamente in mezzo alla strada deserta, rendendomi conto che, a forza di girare, mi sono ritrovato nel quartiere dove viveva Brian. Il mio cervello mi ha fottuto di nuovo: non posso neanche cercare di scappare che mi ritrovo in uno dei punti che temo di più.

Faccio una veloce inversione e corro nella direzione opposta, deciso ad uscire dalla città e andare il più lontano possibile. Non importa dove, basta prendere una strada sconosciuta, una che non mi rimandi alla mente ricordi dolorosi, felici o divertenti. Io non voglio ricordare. Io voglio dimenticare il più in fretta possibile pure il mio nome.

Ma tutto mi ricorda di lui. In fondo, abbiamo condiviso una vita intera, qui. Ogni strada, ogni vicolo e ogni fottuto angolo mi fanno venire in mente un discorso diverso, o una risata differente. Mi volto a destra e a sinistra, ripensando alla prima volta che siamo venuti in questa zona della città. Eravamo con i ragazzi.

Era stato Jimmy a portarci qui, dicendo che conosceva un locale da queste parti. In realtà, aveva completamente perso la bussola, dato che ci trovammo in piena zona industriale, in mezzo a fabbriche e vecchi capannoni abbandonati, ma lui insisteva nel dire che eravamo quasi arrivati a questo inesistente pub. Quando tutti si stancarono di vagare a vuoto, decisero di andarsene.

Io invece volli restare: Brian era in auto con me e avevo un paio di cose di cui parlargli, cose che erano mesi che aspettavo di dire.

Mi si stringe il cuore in una morsa quando passo davanti al piccolo parcheggio abbandonato dove quella sera avevo posteggiato l'auto. Quel piccolo parcheggio abbandonato dove quella sera avevo baciato Brian per la prima volta.

Chiudo gli occhi e respiro, imponendomi di non piangere. Continuo a ripetermi che è tutta una cazzata, cerco di convincermi che quel bacio, dato di sfuggita, non ha significato nulla per me.

Voglio credere che sia stato tutto solo una breve parentesi della mia vita, già destinata a chiudersi da molto tempo.

 

'L'hai trovato qui'

 

Accelero ed esco da questo quartiere, che continua ad evocare ricordi che mi lacerano sempre di più, ad ogni strada che imbocco e ad ogni incrocio che supero. Proseguo verso il nulla, percorro un rettilineo del quale non si riesce a vedere la fine. Semplicemente, la strada continua fino all'orizzonte, e prosegue ancora. Il cielo si sta tingendo di un rosa pallido, segno che di qui a poco inizierà a sorgere il sole. Mi è sempre piaciuta l'alba: mi ha sempre fatto pensare ad un nuovo inizio.
Un nuovo inizio, di cui ora ho disperatamente bisogno.

Guardandomi intorno, noto che questa strada mi sembra familiare. Mi sembra di averla percorsa milioni di volte, ma i ricordi sono lontani e ovattati. E' tutto un po' sfocato.

Mi rendo conto di dove sono quando arrivo davanti ai cancelli di un vecchio liceo, che scopro chiuso. Il mio vecchio liceo. Il luogo che ho odiato per tanti anni, ma da dove tutto è iniziato. Tutto. Ogni singola cosa che ha concorso a farmi arrivare a questa situazione è nata in questo liceo.

Rallento, indeciso sul da farsi, poi finalmente prendo una decisione. Spengo l'auto sullo spiazzo di fronte ai cancelli. Sono sempre gli stessi cancelli bassi e arrugginiti. Li scavalco senza troppa fatica e faccio qualche passo in direzione della porta a vetri che da sull'atrio.

I finestroni sono rotti, probabilmente qualcun altro prima di me ha avuto la geniale idea di entrare qui a farsi un giro. Oltrepasso le porte e l'atrio, con il suo pavimento bianco e le sue pareti gialline, è esattamente come lo ricordavo. Quasi posso scorgere le bidelle dietro al bancone, intente a non far nulla come al solito.

Senza esitare, imbocco le scale e salgo al primo piano. Muovo passi decisi verso la classe di inglese, quella dove ho conosciuto Brian. Incredibile quanti anni siano passati e come ricordi ancora perfettamente in che punto del corridoio si trova.

Quando entro, noto che non è cambiata poi molto da quando l'abbiamo lasciata. Nessuno si è preso la briga di portare via qualcosa, e banchi, sedie, cattedra e armadio sono esattamente nelle stesse posizioni nelle quali li vedevo ogni mattina. Incuriosito, faccio un giro tra le file dei banchi impolverati, cercando un dettaglio che mi faccia capire che non è cambiato assolutamente nulla, e che tutte le situazioni possono essere recuperate. Che mi faccia capire che posso ancora salvarmi.

Sorrido nello scorgere, sull'ultimo banco all'angolo, il disegno che incise Brian anni fa, preso dalla noia dell'ennesima tediosa lezione d'inglese. Intorno, quello che aggiunsi io, che avevo seguito con interesse le mani di Brian tracciare quelle linee così precise sul legno. Mi scappa una risata quando noto che, tutto sommato, avevamo disegnato un piccolo deathbat senza nemmeno rendercene conto. Non lo avevamo fatto intenzionalmente, e men che meno ci ricordammo di quel ridicolo disegno fatto in un momento di noia quando stavamo elaborando un logo per il gruppo.

Mi siedo sulla sedia di fronte al banco e faccio scorrere le dita sul legno macchiato, e tutto sembra tornare alla normalità. Mi convinco che, se tornassi a casa, troverei Brian ad abbracciarmi.

 

'Ora fallo rimanere per un po', perché puoi riuscire ad andare avanti con lui vicino a te'

 

Appoggio il viso sul banco e chiudo gli occhi, senza però riuscire a rilassarmi. Una parte di me si ostina a dire che è tutto finto, e che io non ho davvero fatto quell'enorme errore, l'altra mi mette di fronte alla verità, ricordandomi che, in realtà, lui non c'è più. E per colpa mia.

Tento di ascoltare le idee della prima parte, imponendomi di pensare a tutto quello che abbiamo passato insieme, ordinandomi di vivere per sempre nei ricordi che abbiamo creato. Ma non potrò andare avanti così a lungo. Diventerei un pazzo, vivrei in un mondo tutto mio, e mi ritroverei ben presto a guardare le pareti bianche e asettiche di una qualche stanza d'ospedale. Anche se, in fondo, perché dovrei preferire un posto ad un altro? L'unica cosa che conta per me sono i miei fottuti ricordi, e la persona con cui li ho creati non me li farà rivivere mai più, perciò cosa cambierebbe tra il guardare una stanza bianca e fredda o un prato verde? In ogni caso, io non mi renderei conto di dove sono.

Un'altra possibilità mi viene in mente, supportata dalla parte che vuole farmi sbattere a tutti i costi contro la realtà. L'ipotesi che avevo scartato in quella stanza d'albergo, che mi era sembrata così invitante, ma che poi ho rifiutato, scegliendo invece una strada di sofferenza e nient'altro.

Mi guardo intorno, osservando ogni oggetto in quella stanza. Nulla sembra fare al caso mio. Forse è meglio, forse è una condanna. Magari è semplicemente un segno che mi sta consigliando di non scegliere quella strada.

 

'Abbraccia la tua vita in questo mondo, anche se dovesse essere così per sempre'

 

Mi viene l'impulso di morire lì, semplicemente smettendo di respirare. Questa è l'ipotesi più probabile. Anzi, non è nemmeno un'ipotesi, è la fottuta realtà. Sarà così per sempre. Non riuscirò mai a risollevarmi completamente da questo, nemmeno quando penserò che finalmente ce l'ho fatta. Quei rari momenti di felicità saranno solo passeggeri, e avranno l'effetto di farmi soffrire ancora di più quando se ne andranno. La felicità è una brutta stronza, in realtà: ti convince che stia andando tutto bene, per poi lasciarti a sanguinare quando se ne va, abbandonandoti di nuovo nella solita, schifosa vita.

Terrorizzato, mi rifugio di nuovo nei ricordi, scacciando il pensiero di tutto quello che mi succederà non appena mi deciderò a tornare a vivere.

 

'Avresti fatto qualsiasi cosa per un suo sorriso'

 

Assolutamente.

Per tutto il tempo in cui siamo stati amici non mi ero preoccupato particolarmente di cosa dicevo di fronte a lui, o delle cazzate che facevo. Non mi interessava, sapevo che eravamo amici e nulla avrebbe potuto distruggere quel rapporto che ci legava. Andavamo avanti per ore a lanciarci frecciate acide e ci mandavamo a fanculo dopo cinque minuti di discussione, ma andava tutto bene. Passavamo un paio d'ore senza parlarci, o anche solo qualche minuto, e poi tornava tutto alla normalità, come se non fossimo mai stati arrabbiati l'uno con l'altro. Non c'era bisogno di scuse o giustificazioni, ognuno capiva perfettamente quello che l'altro pensava.

Tutto cambiò quando mi accorsi che provavo qualcosa di più per lui.

E' successo tutto da un giorno all'altro, direi, non ho passato mesi a chiedermi se provassi qualcosa o meno, semplicemente un giorno sentii che mi ero innamorato di lui. Da quel giorno iniziai a guardare Brian in modo diverso, a fare pensieri diversi e a soppesare attentamente le parole che dicevo quand'eravamo insieme. La mia più grande fissa era che dovevo farlo sorridere. Dovevo essere il più divertente ma nello stesso tempo il più rispettoso, dovevo essere quello che faceva le cazzate ma comunque quello con la testa a posto. Dovevo essere il migliore. Parecchie volte mi ritrovai deluso dal fatto che Brian non ridesse ad una mia battuta, chiedendomi cosa avevo sbagliato, se avevo detto qualcosa di male. Quando eravamo amici, non mi ero mai posto domande del genere: se non rideva, non ci facevo nemmeno caso. Parlavo e basta.

In quei momenti, invece, parlavo per dimostrargli che lui per me era più che un semplice amico, e che volevo esserlo anch'io per lui.

 

'Volevi stringerlo il più possibile prima che il tempo finisse, perché entrambi sapevate che il giorno sarebbe arrivato, ma non volevate lasciarvi'

 

Da quando finalmente riuscii ad aprirmi, a porre fine a tutte quelle assurde preoccupazioni alla ricerca di qualsiasi cambiamento di tono nella sua voce, il mio pensiero principale divenne un altro: prima o poi tutto sarebbe finito. Quella situazione non sarebbe durata per sempre.

Nemmeno mi godetti il momento, preso dall'assurda preoccupazione dell'epilogo della nostra storia. Non era una relazione solida, era una cosa nascosta, fugace, destinata a spezzarsi e a spezzare anche noi. Mi rendo conto che non ho mai assaporato la nostra storia fino in fondo, e che l'ho capito solo ora che non ne ho più la possibilità.

Il giorno in cui parlai a Brian delle mie ansie fu anche il giorno della fine. Lui aveva provato a mediare il discorso e a cercare un compromesso, ma non ne avevo voluto sapere. Per me era bianco o nero. Lasciare il gruppo o lasciare me. E quando lui aveva deciso che teneva troppo a tutto quello che aveva guadagnato con il sudore e con la fatica, avevo capito che il giorno che tanto temevo era arrivato.

 

'Le immagini andranno in fumo, i tuoi ricordi scompariranno con il tempo; ma in fondo, sei troppo giovane per preoccuparti'

 

La razionalità presente nella mia mente continua ad avvertirmi del pericolo che corro, si ostina a ricordarmi che un giorno tutto sarà più sfocato. Succederà come con il cancello della scuola: una situazione, o una persona vista in una foto mi sembreranno familiari, e continuerò a chiedermi di cosa si tratti finché non mi verrà l'illuminazione, e mi renderò conto che stavo quasi per dimenticarmi di Brian e di tutto quello che abbiamo passato. Che stavo quasi per dimenticarmi di lui e di quanto l'ho amato.

Passerà un periodo in cui lo penserò ogni giorno, temendo di dimenticare ogni dettaglio, per poi arrivare ad un momento nel quale mi accorgerò che la mia mente non l'ha sfiorato per ore ed ore, che poi diventeranno giorni, settimane e mesi interi. Finché, poi, non lo penserò affatto, e nasconderò i nostri ricordi in uno scatolone, in un angolo della mia mente.

 

'Dovevi creare qualcosa, una melodia, un ricordo, o anche solo un'immagine'

 

Questo pensiero mi coglie adesso, adesso che sono lontano da lui ed è troppo tardi per fare qualsiasi cosa. Dovevo creare qualcosa che mi ricordasse di lui. Anche se, pensandoci, ci sono milioni di cose che abbiamo condiviso e tutto mi sembra troppo stupido ed indegno di ricordare lui. Non posso racchiudere tutto quello che abbiamo vissuto in una stupida canzone, e men che meno in un'immagine. Lui è semplicemente troppo. Come potrebbe una canzone ricordarmi dei brividi lungo la schiena? Come potrebbe un'immagine farmi tornare alla mente il suono della sua risata?

Come posso anche solo pensare che un qualcosa su questa terra possa sostituire quello che ho perso?

 

'Cogli l'attimo, o morirai rimpiangendo il tempo che hai perso'

 

Mi alzo, facendo strisciare la sedia sul pavimento e producendo un rumore che, nel silenzio tombale della stanza, sembra assordante. Lentamente, trascinando i piedi, esco dal liceo abbandonato, ripercorrendo con la mente ricordi diversi ad ogni angolo, ad ogni classe vuota e ad ogni corridoio che incontro sulla strada.

Salgo in auto distrutto, fisso il volante per minuti interi prima di inserire meccanicamente la chiave e mettere in moto.

 

'Qui sarà tutto vuoto e freddo, senza di lui troppe persone soffriranno'

 

Alzo lo sguardo e vedo il sole sorgere all'orizzonte, alzarsi in un pallido cielo rosato. Sento un lieve ronzio provenire dalla tasca dei miei pantaloni, e mi rendo conto con un certo sollievo che ho il mio cellulare con me. Quando però realizzo cosa significhi, vorrei sbarazzarmene all'istante: significa che posso essere trovato con facilità, e che tutti possono contattarmi. E significa che devo rispondere a questa chiamata.

Guardo il display, che mostra una foto di me e mia moglie. Il nome 'Valary' è scritto in grande, in alto. Quasi non respiro, pensando a cosa fare. Seguendo l'istinto, spaventato, lascio cadere il cellulare per terra e parto, mentre l'apparecchio sta ancora squillando. Come potrei spiegarlo a mia moglie? Che scusa potrei mai inventarmi per giustificare il mio ritardo? Magari, vedendo che non rispondo, penserà che sto facendo qualcosa di importante. O magari penserà che sono in pericolo e manderà qualcuno a cercarmi. E quando chiamerà Michelle e si accorgerà che nemmeno Brian è più tornato a casa?

Preso dall'ansia, accelero, come se scappando dalla città potessi scappare anche dai miei problemi, ma mi fermo bruscamente quando un'ultima, grande domanda, passa per la mia mente.

E quando scopriranno tutto?

 

'Hai bisogno di una nuova vita che rimpiazzi tutti loro, che cambi la favola in cui vivevi. Non hai bisogno di restare qui ancora'

 

Rifletto su quest'ultima frase. E' vero: dopotutto, se sono riuscito a raggiungere tutti i miei vecchi obiettivi, non vedo perché non possa farmene di nuovi e raggiungere anche quelli. So di potercela fare. So di potermi costruire una nuova vita, senza nessuno, cambiando radicalmente. Cambiando in primis i luoghi a cui ero abituato. Suona tutto come un buon proposito, quando in realtà è solo un'altra scusa per giustificare la mia fuga. Non ci penso e premo di nuovo l'acceleratore, seguendo la strada sempre dritta, verso una nuova vita, nuove speranze e nuovi sogni. Verso nuove persone da incontrare e nuove esperienze da vivere. E' bello, avere l'opportunità di poter ricominciare tutto da zero.

 

'Quindi dove andrai?'

 

In tutta onestà, non so dove andrò: seguirò questa via finché non finirà, e da lì ne imboccherò un'altra e un'altra ancora. Continuerò ad andare avanti e a vivere finché non mi reggerò più in piedi, finché non avrò più fiato per ridere. Ho una gran voglia di ridere, ora. Mi sento leggero, libero da quel peso di cui pensavo non me ne sarei disfatto mai.

 

'Quindi farai un viaggio?'

 

Sì, farò un viaggio, e farò di più. Farò una vita nuova, creerò un nuovo inizio. Ero morto e ora mi sento rinato. E' tutto bianco, tutto deve ancora essere scritto. Posso buttare giù le parole che voglio, in questa nuova vita. Finalmente non ho più paura di sbagliare.

 

'Quindi lo seguirai oltre le mura della morte?'

 

Potrei farlo. Vivrò la mia nuova vita, con le sue gioie e i suoi dolori, e quando arriverà il momento di saldare i conti, non mi tirerò indietro. Non mi spaventerò di fronte a quello che dovrò passare. E quando sarò riuscito a raggiungere Brian, lo seguirò, e potrò riprendere in mano la vita che ora sto abbandonando, la mia vita originale, se così la vogliamo chiamare. E sarà tutto bellissimo, e sarò di nuovo con Brian. Lui deve solo aspettare, io devo solo vivere. E ci rivedremo, e sarà il miglior finale che un essere umano possa mai immaginarsi.

 

'Ma ragazzo, che succederà se non esiste la vita eterna?'

 

Un capogiro mi assale quando questa domanda trapassa la mia mente, con la forza distruttrice di una bomba. Mi trovo costretto ad accostare e fermarmi di nuovo. Ecco, quello che dicevo sulla felicità: quando finalmente credi stia andando tutto bene, ecco che la vita ti sbatte addosso quanto in realtà tu faccia schifo.

La vita eterna non esiste. Non c'è nessun aldilà, o nessun posto dove io possa incontrare Brian di nuovo. Non ci ho mai creduto, perché adesso lo stavo dando per scontato? Io ho ucciso quell'uomo. E merito di non vederlo mai più. C'è solo questa vita, abbiamo un'unica possibilità, nessun bonus, e io ho bruciato tutto. Mi sono lasciato sfuggire tutto quanto tra le dita.

 

'Le immagini andranno in fumo, i tuoi ricordi scompariranno con il tempo; ma in fondo, sei troppo giovane per preoccuparti'

 

Non è vero. Io sono troppo giovane per vivere felice, piuttosto. Devo preoccuparmi ancora di più: vivrò tutti questi anni imbottito di rimorsi, ricordi e sofferenze. Ogni singolo secondo sarà una fitta in più dentro di me.

 

'Dovevi creare qualcosa, una melodia, un ricordo, o solo un'immagine'

 

No, in fondo è stato meglio non creare nulla che rendesse i miei ricordi ancora più limpidi e il mio dolore ancora più acuto. Sì, è stato meglio così. Inutile darsi tanta pena per un errore che ormai si è commesso. Respiro. E' tutto finito, mi devo rassegnare e decidermi a vivere di nuovo. Devo farlo.

 

'Cogli l'attimo, o morirai rimpiangendo il tempo che hai perso'

 

Lascio andare l'ultimo, profondo respiro e sento di nuovo che, in fondo, può ancora andare tutto bene. Mi impegnerò affinché sia così.

 

'Qui sarà tutto vuoto e freddo, senza di lui troppe persone soffriranno'

 

Io non sarò tra quelle persone, perché sono più forte di loro e riuscirò a trovare una soluzione per vivere felice il tempo che mi rimane. Trovo la forza per sorridere.

Va tutto bene.

 

'Siete continuamente messi alla prova nella vita, vi fate domande sulla vostra esistenza qui'

 

Non capisco dove voglia andare a parare la vocina che continua a dire frasi sconnesse nella mia testa. Non capisco se sono io a controllarla o semplicemente ci sia un meccanismo che scatta quando ci troviamo davanti a situazioni più grandi di noi. In ogni caso, le domande me le sono fatte e ho trovato un'ottima risposta a ciascuna di esse.

C'è una vita eterna?

No.

Vale la pena vivere questa vita immersi nei rimorsi e nei ricordi, dimenticando di assaporare le gioie che possiamo ancora avere?

No.

 

'Vuoi morire solo, senza di lui qui?'

 

...no.

 

'Quindi prega che quello che c'è oltre la morte sia reale'

 

Scendo dall'auto, preso da un improvviso vuoto. Scendo e lascio lo sportello aperto, inizio a camminare incerto nel prato spoglio che costeggia la strada. Sento le ginocchia cedere sotto al mio peso e al peso di tutti i pensieri che ora non mi danno pace. Non posso farcela. Non può non esserci niente.

Non posso averlo ucciso senza pensare che non l'avrei mai più rivisto.

Devo tornare da lui.

 

'Quindi cosa farai, ora che non lo potrai più abbracciare?'

 

Fisso il vuoto e piango. Piango senza ritegno, singhiozzando e urlando. Mi lascio cadere sull'erba secca e morta e urlo al cielo. Non potrò mai più abbracciare Brian, e sentire il calore della sua pelle e il suo profumo. Non potrò più aspettare con ansia di vederlo solo per poterlo sentire vicino. Non lo sentirò mai più vicino. Urlo ancora, tentando di esorcizzare così il dolore da contenere, troppo grande per il mio corpo.

 

'E che non potrai più nemmeno baciarlo'

 

I suoi baci. Le labbra morbide di Brian. Io non potrò mai più toccarle. L'ultimo bacio che gli ho dato è stato così sporco. Io dovevo dirgli che lo amavo. Dovevo ricordarglielo, e il nostro ultimo bacio doveva essere il migliore di tutti. Invece è stata una cosa cruda e da animali. E ora non potrò più rimediare. Come farò a sentire di nuovo quelle sensazioni e quei brividi, che ormai erano l'unica cosa capace a tenermi in piedi e a permettermi di vivere un giorno dopo l'altro?

 

'Io non voglio lasciarti'

 

Lo urlo, direttamente contro al cielo, come se qualcuno potesse effettivamente sentirmi.

 

'Non voglio lasciar andare i ricordi di noi che mi rimangono'

 

Le lacrime continuano a scorrere senza decenza sul mio viso. Mi sento sempre più vuoto e sempre più debole.

 

'Ti supplico, non lasciarmi'

 

Mi volto, trovandomi faccia a faccia con il terreno secco e arido. Batto un pugno per terra, ne lascio cadere un altro. Sento il dolore e un lieve formicolio percorrermi, ma non ha importanza.

Nulla ha più importanza.

 

'Dovevi cogliere l'attimo, ora morirai rimpiangendo il tempo che hai perso'

 

'Qui sarà tutto vuoto e freddo, senza di lui troppe persone soffriranno'

 

'La vita ti metterà a dura prova, continuerai a farti domande sulla tua esistenza qui'

 

'Morirai solo, senza di lui qui'

 

'Quello che c'è oltre la morte non è reale'

 

Ascolto tutto passivamente, senza aver la forza di rispondere, ma l'ultima frase mi colpisce come una coltellata. Mi giro nuovamente, respirando affannato. Ora lo so. Ora so che questa vita è la mia unica possibilità per mettere le cose a posto. Non devo scappare, non devo cercare una seconda occasione. Devo rimediare.

 

'Resta in silenzio, l'hai perso, non c'è nessuna possibilità di un altro giorno felice'

 

Salgo in auto e faccio inversione, correndo veloce verso la città. Certo che c'è un'altra possibilità. Bisogna solo guadagnarsela. Abbassare la testa e ammettere tutti i propri errori. Non aver paura di mostrarsi per quello che si è e per quello che si prova.

 

'Resta qui da solo, scappa via da lui. Non hai nessuna possibilità di tornare a casa'

 

Non resterò qui.

Non scapperò.

Avrò la mia possibilità.

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Nota dell'autrice:
Buonasera, è quasi mezzanotte e ho appena finito di scrivere questa storia, dopo averci lavorato una giornata intera.
Ringrazio Michelle e in un certo senso gliela dedico, dato che è stata lei a darmi l'idea per questa storia, visto che A Little Piece Of Heaven finisce decisamente male c.c

Anyway questa non è l'ultima, la storia andrà avanti, Matt tornerà a casa (oppure si spaventerà e deciderà definitivamente di andarsene) e affronterà la situazione (oppure si rifiuterà). Usciranno sicuramente altre one-shot, sempre ispirate alle canzoni, ma non so quando perchè ho un sacco di storie in corso D:

Fatemi sapere se vale la pena continuare questa storia, se vi interessa o vi andava bene che Matt si suicidasse in A Little Piece Of Heaven e chiudesse tutto lì (spero di no lol).
Un bacio,
euachkatzl


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i personaggi di cui ho scritto non mi appartengono e la situazione descritta non rispecchia quella reale. Non scrivo a scopo di lucro ed è tutto frutto della mia fantasia.

  
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