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Autore: KillerKing    10/07/2015    7 recensioni
Fra i tanti nemici affrontati nella serie classica, i Cavalieri di Asgard sono probabilmente quelli dal più tragico destino. Eccezion fatta per uno di loro che conosceva la verità sull'Anello del Nibelungo, sono morti tutti vittime dell'inganno di Poseidon, convinti di stare lottando per la propria Regina e per la speranza di dare una vita migliore al loro popolo.
Questi sono i loro ultimi pensieri prima dell'attimo fatale.
Come in "Pensieri Segreti", qui non ci sono nomi. Ma se conoscete la storia di questi uomini, non faticherete a riconoscerli.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alberich / Megres, Altri, Fenrir / Luxor, Hagen / Artax, Syd / Mizar
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Addio foresta, madre prodiga e severa, addio feroci fratelli coi quali ho condiviso questa vita. Per una volta, un'unica volta, ho voluto fidarmi ancora di un essere umano e ora ne soffro le conseguenze. La montagna si accartoccia su di me e mi travolge, mi sommerge senza scampo alcuno. Non ho più giorni davanti a me. Nessuna caccia, nessuna corsa in libertà fra gli alberi e la neve. Io che non ho mai prestato fede ai miei simili, muoio per aver cercato di dar loro una speranza. Quale beffa!
Ma non sei stato tu ad uccidermi dannato nemico straniero, ricordalo. E' la mia stessa terra che si prende la mia vita. Affinché tu non possa mai farti vanto della mia caduta.



Addio ambizioni e brame di dominio! Come un sogno interrotto dalla luce sfolgorante dell'alba, le mie mire sul trono svaniscono nell'oblio. Io, che sarei stato il più grande dei Re, cado alla stregua dei miei compagni, che non consideravo nemmeno degni di lustrarmi gli stivali.
Tutta la mia astuzia ed il mio ingegno non sono bastati a darmi ciò che mi sarebbe spettato di diritto. Eppure ero ormai a pochi passi dalla mia meta! Grazie alla mia mente, affilata ben più della mia spada, due vittorie avevo già ottenuto, tre zaffiri stringevo già nella mia mano. Ma l'ambizione del mio avo ha irrimediabilmente portato all'annientamento della mia. Che sia maledetto. Lui, i Cavalieri di Athena... e soprattutto tu, Hilda di Polaris.



Addio mia amata. Non ho saputo ergermi a difesa della patria come avrei dovuto. Governare il fuoco con una mano ed il gelo con l'altra non è stato sufficiente. Forse perché sono proprio io quello che non è mai bastato. Non a te, almeno. A te, che per me sei sempre stata tutto. Tu eri Asgard. Tu eri il mio dovere di Guerriero Divino. Tu eri tutto ciò per cui io respiravo. Tu eri tutto ciò per cui il mio cuore batteva. Cuore che non cessa di pulsare ora, mentre mi accingo a varcare i cancelli del Valhalla, ma che ha smesso nel momento in cui ti ho vista porti fra me e lui. Quel momento assassino, in cui hai calpestato senza pietà ogni mia residua speranza. In cui ho capito che il tuo tradimento era totale e definitivo.
Addio mia principessa, tu non sai quanto ti ho amata. O forse lo hai sempre saputo, e non te ne è mai importato nulla.



Addio leggiadre melodie. L'ultimo requiem, fatale, alla fine suona per me. Non avrei mai desiderato porre la mia Arte al servizio della guerra, avrei voluto che la mia musica fosse solo una fonte di gioia. Avrei voluto che portasse un briciolo di conforto a chiunque la sentisse, in questa terra così aspra e crudele. Ma se ho osato degradare a tal punto la mia virtù, non è forse stato proprio per dare alla mia gente una speranza di vita migliore?
Ho compiuto il male per fare del bene ma, pur se ora sono chiamato a pagarne il fio, non me ne pento. Troppo tardi ho compreso l'inganno che ci ha raggirati tutti, ma almeno ho potuto affidare Asgard a uomini valorosi. Non invasori, ma uomini d'onore.
Ora sono libero dai miei doveri e posso provare a mondare il mio cuore dall'ultima traccia di oscurità che lo macchia.
Eccomi padre mio. Vengo ad implorare il tuo perdono.



Addio Nobile Signora. Non sono stato all'altezza delle vostre aspettative. Io, che da solo avrei dovuto fermare questi nemici, cedo le armi e cado di schianto. Vinto. Sconfitto.
Ho deluso me stesso e soprattutto voi, che avevate riposto la vostra fiducia in me. Lo avevate fatto fin da quel giorno in cui mi trovaste nel bosco. Ferito. Fuggiasco. Reietto. Un mostro agli occhi della mia stessa gente. Un rifiuto umano che voi avete elevato all'onore più alto, quello di Guerriero Divino.
Eppure io non ho saputo ripagare tutto questo in modo adeguato, nonostante il vostro sacrificio di mutare voi stessa da Sovrana gentile a Regina della guerra per il bene del nostro popolo.
Io, oppresso dal dubbio, fermo il mio pugno e crollo come un muro mal costruito.
Io, che porto il nome di un Dio, capisco con sgomento di non essere degno del Valhalla.
Io, io, io, io. Io scopro che a un reietto non è dato di diventare un eroe.



Addio sogni di grandezza. Ho cercato per me una gloria che sarebbe durata per tutta la vita, ed ora, nel momento ultimo, né di vita né di gloria ho piene le mani. Solo ora comprendo che forse avrei dovuto combattere non soltanto per me stesso ma anche per gli altri, non solo per il mio desiderio di una fama imperitura ma per il benessere di coloro che in me riponevano l'anelito ad una vita migliore. Ma non sarei stato io. Io non sono così. Non avrei mai potuto esserlo. E' forse una colpa essere ciò che si è? No, io non mi pento della mie scelte, non mi pento proprio di nulla. Ed ora anche il mio unico rimorso trova finalmente quiete. Ti ho ritrovato fratello mio. Ho potuto finalmente dirti guardandoti negli occhi che ti ho sempre voluto bene. Che anche nostra madre e nostro padre te ne hanno sempre voluto, nonostante ciò che sono stati costretti a farti.
Trova tu la gloria che io non ho potuto avere per me, sangue del mio sangue. Trovala per tutti e due.



Addio Asgard. Sei stata una genitrice ingenerosa con questo tuo figlio, più di quanto lo sei stata e lo sei con tutti gli altri. Mi hai tolto tutto quando non ero che un bimbo in fasce, mi hai tolto il mio nome, la mia famiglia, il mio futuro. E tutto per una sciocca superstizione.
Sei stata una cattiva madre, sì, ma una buona maestra. Mi hai insegnato a contare unicamente su me stesso, mi hai insegnato che quello che volevo me lo dovevo prendere al momento giusto. E solo per questo ero tornato a servirti, vendendo la mia fedeltà ad Hilda di Polaris in cambio della promessa di diventare un Guerriero Divino a tutti gli effetti. E lo sono diventato, anche se per poco tempo.
Ma il prezzo di quel premio è stato scoprire che quel maledetto titolo non valeva la vita di mio fratello, il cui corpo giace ora fra la neve accanto al mio. Un fratello innocente quanto me per il destino che ho subito.
Con le ultime forze che mi restano, oh madre di ghiaccio e pietra, ascolta il mio ruggito finale: Io ti ripudio, Asgard. Non mi toglierai mai più nulla.



Addio mia Regina. Mentre le stelle si apprestano a cingermi col loro abbraccio di fuoco, lascia che invochi il tuo perdono. Sono stato sciocco e cieco. Io, che fra tutti i Guerrieri Divini ero quello a te più vicino, non mi sono voluto accorgere di nulla. Non ho voluto vedere un cambiamento che in te è stato tanto repentino quanto violento, tanto incomprensibile quanto frutto di una volontà aliena. Mi sono lasciato irretire dalla promessa di una terra fertile e di una vita migliore, ho distolto lo sguardo come e più degli altri. Tua sorella aveva capito tutto, ma io non ho voluto prestar fede alle sue suppliche, sebbene anche in me covasse il sospetto velenoso che la donna che conoscevo non era più quella con la quale ero cresciuto.
Sono stato pavido e vile. E questa viltà è costata la vita a tutti i Guerrieri Divini miei amici, e forse costerà la vita anche a te.
Come posso trovare le parole atte a chiedere clemenza, ora che persino l'emissario del tuo aguzzino è riuscito a sfuggirmi? Come posso giustificare la mia inettitudine?
Col pensiero mi inginocchio umile davanti a voi, Cavalieri di Athena. Vi prego, riuscite dove io ho fallito. Proteggete Asgard dalle tenebre che l'avvolgono.
Proteggete la donna che amo.

 
  
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