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Autore: Eeureka    10/07/2015    3 recensioni
[[ ĸyoυтen ; мιnιlong - тre capιтolι ; preѕenza dι orιgιnale cнaracтerѕ ]]
daʟ тeѕтo: Non ne aveva parlato con nessuno, si era tenuto tutto dentro, aveva continuato le giornate come sempre, senza che nessuna emozione legata a quell'accaduto facesse capolino sul suo volto. Aveva guardato più volte il telefono pensando che Tenma si facesse vivo, e aveva altrettante volte scartato l'idea di chiamarlo.
E ora eccoli qua, quattro anni dopo ad incontrarsi per caso in un ignoto fast food al centro di Tokyo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matsukaze Tenma, Nuovo personaggio, Tsurugi Kyousuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Newstart'
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The Newstart; dove ricominciare.
{Chapter one}


L'università si stava dimostrando più dura del previsto e le ore in cui Tsurugi non aveva la testa infossata tra i libri si erano ridotte, quasi quasi, a quelle in cui dormiva e mangiava. La maggior parte delle giornate trascorrevano così ormai: tra spiegazioni di cui cercava di comprendere più di quel che poteva - alternando le parole dei professori a sguardi al libro di medicina - a pomeriggi in cui si sedeva a tavola armato di libri e computer - per eventuali ricerche e approfondimenti - e staccava solo all'arrivo dell'ora di cena. Era qui che arrivava il vero e proprio problema di quella routine a cui si stava pian piano abituando: aprire il frigo e accorgersi di aver dimenticato di fare la spesa il giorno prima. E, più che una dimenticanza, questa si stava pian piano trasformando in abitudine e scusa per evitare di cucinare e andare al Newstart.
Il Newstart era un fast food che distava pochi metri dal suo appartamento e dalla sua università, un locale dall'arredamento semplice dove altri studenti come lui si recavano quand'era ora di mangiare. Era praticamente perfetto, corrispondeva a tutto ciò di cui aveva bisogno in una situazione come la sua: lo raggiungeva con facilità, poca gente, ottimo cibo e prezzi ragionevoli. L'unico difetto che aveva era la proprietaria, la signora Mizuyaji (una donna di mezz'età che lo innervosiva con nomignoli sdolcinati) e sua figlia Miyu, una ragazzina insopportabile e impicciona al limite dell'immaginazione.
Il giorno in cui Tsurugi preferiva andare al Newstart era il mercoledì sera, che si era più volte rivelato quello in cui c'era meno confusione e la fastidiosa Miyu si faceva sostituire da qualcun'altro. Quella volta, constatò spiacevolmente il ragazzo, non fu così. Entrò nel locale e venne accolto nel modo peggiore che potesse immaginare: una pimpante Miyu gridare il suo nome seguita dall'immancabile "Buonasera tesoro!" della madre.

«Buonasera.» si limitò a rispondere Kyousuke dopo aver sbuffato, il libro di medicina stretto fra le mani.
La ragazzina corse verso di lui, con l'aria più allegra del solito per qualche arcano mistero che il blu non era intenzionato a svelare.
«Sempre che studi tu, eh?» e ridacchiò, innervosendolo parecchio. Ella parve accorgersene perché invece di continuare con le sue solite domande andò direttamente al motivo per il quale lui era lì.
«Comunque, prendi il solito?» Tsurugi annuì, lieto che di tanto in tanto quella ragazza dalla chioma purpurea desse segno di capire quando non era il momento. E fu così che si incamminò verso il tavolo più lontano dal bancone, che avrebbe impedito alla signora Mizuyaji di attaccare bottone.
Una volta seduto poggiò il libro sul tavolo e restò, assorto, fermo a fissarne la copertina.
"Sempre che studi tu, eh?" ed ecco quella vocina acuta rimbombargli nella mente. Che sarebbe finito a studiare medicina, lui, non se lo sarebbe mai aspettato. In realtà nessuno se lo sarebbe aspettato, dato che in molti erano a conoscenza del suo innato talento come calciatore. E persino Yuuichi, che conosceva meglio di chiunque altro il motivo della sua scelta, aveva strabuzzato gli occhi quando glielo aveva annunciato. Ma a dire la verità non c'era poi tanto di cui stupirsi: dopo le medie per Kyousuke il calcio era diventato un hobby, nulla di più, per poi, trascinato dal tempo, svanire completamente dalla sua vita. Era lo stupore con cui tutti avevano accolto questa notizia che lo spronava ad impegnarsi più che poteva negli studi. A questa motivazione si aggiungeva quella di non deludere il fratello e, infine, quella di volersi, in qualche modo, lasciare il passato alle spalle.

«Ecco qui.» fu la voce gracchiante della signora Mizuyaji a riscuoterlo dai suoi pensieri. Gli consegnò il panino, con un sorriso definibile materno stampato in viso.
«Come stai caro? E gli studi come vanno?» la stessa domanda gliel'aveva fatta qualche giorno prima, quando per il medesimo motivo di sempre si era presentato al locale. Tsurugi si aspettava che quella donna nell'arco di così poco tempo comprendesse che la situazione non era variata.
«Bene, la ringrazio.» ma si sforzò comunque di essere gentile. Alla fine lei era a posto, eccetto i nomignoli fastidiosi. Magari non era nemmeno stata così prima che morisse suo marito (storia di come era nato il Newstart della quale Tsurugi non si era per niente interessato, ma che Miyu aveva insistito per raccontargli, esigendo poi anche di essere consolata.)
«Beh, ti lascio mangiare in pace.» e si allontanò, a spizzichi e bocconi, come se si aspettasse che la fermasse reclamando la sua compagnia. Cosa che, ovviamente, non aveva nemmeno sfiorato la mente di Tsurugi.
Dopo essersi guardato intorno per accertarsi che nessuna delle due stesse per tendergli un agguato, aprì il libro di medicina e cominciò a mangiare e leggere. Non era proprio il massimo studiare lì, c'erano un bel po' di distrazioni: il campanellino appostato sopra la porta, ad esempio, che tintinnava ogni volta che entrava qualcuno, oppure Miyu che sembrava aver di proposito acceso la TV e che chiacchierava animatamente con la madre.
«Tsurugi~~» Cantilenò la ragazza per poi trascinare una sedia e mettersi accanto a lui nel tavolo.
«Che vuoi?»
Questa sorrise divertita.
«Nulla, nulla, è che da domani ci sarà una novità qui al Newstart.» e poggiò i gomiti sul tavolo con le mani che sorreggevano la testa. Diede un'occhiata alla televisione e col telecomando che teneva fra l'indice e il pollice alzò il volume.
Stavano trasmettendo una partita di calcio, notò Tsurugi, che inconsciamente restò fermo sullo schermo per qualche minuto.
«Alle medie giocavi alla Raimon, giusto?» il ragazzo si vegliò, e scrutò la figlia della proprietaria davanti a sé con un sopracciglio inarcato.
«Sì, perché?» Non comprendeva dove, con quella serie di azioni sospette, la ragazza volesse andare a parare. Quest'ultima fece spallucce, ancora con quel sorrisino sulle labbra.
«Come mai hai smesso col calcio, poi?»
«Mi sono scocciato.» anche se non era esattamente così.
«Mmh... Sicuro? Solo per questo?»
«Non sono affari tuoi.»
~

Il giorno seguente Tsurugi ritornò al Newstart. Questa volta per pranzo, spinto da un bizzarro senso di curiosità che avevano scatenato in lui le parole di Miyu. Forse, era stata sua impressione, o c'erano realmente stati dei riferimenti al calcio non del tutto casuali il giorno prima?
E se anche fosse stato così, allora perché si stava presentando al locale? Che doveva importargliene dopotutto ormai, del calcio? Era un modo per tornare al passato, un modo per ricordare i suoi giorni alla Raimon e, forse, qualcun'altro?
Quando entrò la prima cosa che notò fu che il locale era in uno stato di pura confusione, perché oltre ai tavoli gremiti di clienti il bancone era ricoperto da scatoloni.
«Tesoro!» ed ecco la signora Mizuyaji come consuetudine correre verso di lui, che davanti a tutta quella confusione inaspettata confermava effettivamente che fosse entrato al Newstart e non in un altro fastfood che gli somigliava per sbaglio.
«Salve.» fece il ragazzo, con lo sguardo che vagava tutto intorno. Non c'era mai stata tanta confusione lì dentro.
La donna sembrò accorgersi del cipiglio interrogativo sul volto di Tsurugi e si affrettò a spiegare.
«Abbiamo fatto rifornimenti e abbiamo un dipendente nuovo, visto che l'altra volta Ryugazaki ha dato le dimissioni.» chissà perché, si chiese sarcastico nella propria mente Tsurugi. «E questo ha portato a un bel po' di confusione e ci sta rallentando nelle consegne e negli ordini, anche se in cucina stanno lavorando un bel po'. A proposito, Miyu è lì dentro, vado a chiamarla così ti saluta!» Ovviamente, al solo udire quel nome il blu aveva iniziato a scuotere freneticamente la testa in cenno di dissenso. E quando un "non si preoccupi, la lasci lavorare" stava per scivolare dalle sue labbra, era troppo tardi. La signora Mizuyaji camminava spedita verso la cucina.
Prima che fosse davvero troppo tardi, Kyousuke andò a cercarsi un tavolo libero in mezzo a tutta quella gente dove sarebbe stato difficile essere individuato.
Una volta seduto e tirato un sospiro di sollievo, si chiese: e i cambiamenti?
Non c'era alcuna novità al Newstart e nulla che avesse a che fare col calcio, soprattutto. Tsurugi si sentì come... Deluso, sì, era un sentimento molto simile alla delusione quello che lo aveva appena sfiorato, facendogli sentire quasi il petto vuoto. Ma non si capacitava del perché. Perché doveva essere deluso? In realtà la risposta giaceva sulla punta della sua lingua solo che lui la teneva a freno, non voleva venisse fuori perché non l'accettava: il modo in cui si era allontanato dal calcio non era stato brusco, ma lento e crudele, come una tortura da parte del tempo e lui lì, fermo, inconsapevole di come agire davanti ai granelli di sabbia della clessidra della sua vita che continuavano a cadere l'uno dopo l'altro, inarrestabili. E come se non bastasse, a questo era legato la perdita di una persona a lui cara. Scosse la testa, i denti che premevano sul labbro inferiore. Erano pensieri che riusciva facilmente a scacciare ormai, ma che puntualmente tornavano a bussare al suo presente. E la cosa migliore in quei momenti era proprio avere un libro a portata di mano, aprirlo e iniziare a studiare. Alla fine la concentrazione sullo studio riusciva sempre a battere le reminiscenze del passato.
«Eccoti finalmente!» in quel momento però, per un attimo, persino la voce squillante di Miyu risuonò distante, ancora chiuso dentro la propria testa con i pensieri che lo pregavano di prestargli attenzione.
«Tsuru~ugi?» l'insistenza della ragazza per una buona volta ebbe l'effetto ad entrambi desiderato. Miyu non sopportava quando non le rispondeva, e, trattandosi di Tsurugi un ragazzo non molto loquace, risposta equivaleva anche a cenni del capo o sbuffi, tanto perché avesse la conferma che non fosse stata totalmente ignorata. E difatti, una volta tornato sul pianeta terra, il modo per dimostrarlo da parte di Kyousuke fu proprio un sospiro scocciato.
«Ma che, non si saluta?» Ridacchiò la ragazza per poi fare un inchino teatrale «C'è un bel po' di confusione purtroppo oggi. Suppongo non sia di suo gradimento, neh?» ricevette in risposta uno sguardo irritato.
«Beh, sai, abbiamo un nuovo dipendente ancora un po' spaesato ad aiutarci adesso.» e fece vagare lo sguardo, sorridente, finché non si soffermò su un punto. Iniziò a ridacchiare più forte di prima per poi indicare un ragazzino in fondo che trasportava altri scatoloni in cucina - o almeno, quello che doveva essere un ragazzino, poiché l'unica cosa visibile dietro l'ingombrante carico erano delle braccia esili e una capigliatura disordinata e castana. Questo spiegava l'estrema felicità della ragazza, probabilmente: trattandosi di un coetaneo aveva trovato chi infastidire durante la sua assenza.
«Capisco.» si limitò a rispondere Tsurugi, a evidenziare il fatto che non gliene importasse nulla.
Lei lo guardò scettica e poi sospirò. «No, no, non capisci proprio nulla tu.» e andò via con le mani sui fianchi, fingendosi irritata da qualcosa sconosciuto a Kyousuke.
Così presa dal suo gesto e dall'intento di incuriosire in qualche modo il ragazzo non si rese conto di aver scordato di prendere gli ordini. E quando si voltò indietro, notando lo sguardo contrariato di Tsurugi, pensò che forse non era stato un così irreparabile danno e, sorridendo astuta, si avvicinò al nuovo arrivato per dargli il suo primo incarico diverso da quello di portare scatoloni.

«Salve! Posso essere d'aiuto?» La voce che richiamò la sua attenzione era sicuro di non averla mai sentita. Ancora prima di alzare lo sguardo dal libro era convinto che appartenesse al nuovo arrivato - anche perché dotata di una nota di insicurezza. Eppure, quando i suoi occhi ambrati incrociarono quelli plumbei del ragazzo che gli stava davanti, quel che vide non si poteva affatto classificare come novità.
«Tenma Matsukaze...?» Senza avere modo di fermarsi, soffiò sbalordito il nome del castano.




{ my little corner }
Buonsalve! Oddeus, non so proprio come iniziare. Non pubblico su Efp da tanto, tantissimo tempo quindi temo che nessuno sappia chi sono, ma va beh.  Scrivere mi mancava tantissimo e così anche il fandom di Inzuma Eleven e quindi, beh, eccomi qua! x° Sono emozionata, non so il perché (?)
Questa mini-long sarà davvero molto mini (?), durerà soltanto tre capitoli poiché era nata come una One shot un po' troppo lunga (circa 5400 parole, non so cosa fosse preso alle mie mani.)
Questo capitolo serve a introdurre un po' tutta la situazione del nostro Kyousuke e a presentare le oc - che comunque non avranno un ruolo fondamentale nella storia, servono più per contorno. Spero che la seguirete e che vi possa piacere, io sono mediamente soddisfatta-!
Vorrei ringraziare _Breathing, che mi ha fatto da beta-reader e mi ha dato tanti preziosi consigli, tra cui quello di come suddividere la storia in capitoli. E Abyss_, che sa di questa storia sin da quando stava ancora nascendo (circa un mese fa) e che mi ha sopportato tutte le volte che le ho chiesto un parere in merito. E sopratutto ad entrambe un grazie speciale per aver combattuto in parte la mia mancanza di autostima. x°
E niente, meno male che doveva essere un "little corner" sono sempre troppo prolissa- (...)
See you! c:
_Fernweh
  
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