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Autore: Giulietta_3    11/07/2015    0 recensioni
Dal primo capitolo:
Margot odiava le cose nuove. Odiava il nuovo profumo di sua madre e i nuovi vasi che aveva comprato per il salotto. Odiava il suo nuovo armadietto e il suo nuovo libro di testo di inglese.
E sedendosi quel giorno di fianco alla sua compagna di banco, che nonostante fosse nuova, non odiava poi così tanto, Margot Smith non poteva fare altro che pensare che avrebbe sicuramente odiato il nuovo professore di inglese.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Margot conosceva Christine da quasi tre mesi e, in quell’arco di tempo, che per le due giovani sembrava una vita, non aveva mai visto la sua migliore amica in quello stato.

Christine, tutto trucco e personalità, si era presentata sulla soglia di casa con una comoda tuta blu e grigia, viso completamente pulito e velato solo da due violacee occhiaie.

Margot aveva pensato che era anche più bella col volto pieno di fragilità e umanità.
 
Erano rimaste ferme, immobili a guardarsi per un tempo spropositato, in silenzio. Christine non aveva risposto alla sua domanda. Domanda stupida ma essenziale per capire quali punti del suo cuore dovevano essere cuciti così da non causare emorragie.

‘Stai bene?’ 

La risposta fu un singhiozzo, chiaro, limpido come un raggio di sole.
 



Christine’s pov

Io e Franz eravamo stati insieme per un tempo quasi interminabile.

Alla veneranda età di quindici anni avevamo già fatto progetti di vita, a sedici iniziato a parlare di convivenza dopo il diploma, a diciassette la bolla delle promesse si era gonfiata arrivando al ‘per sempre’, toccando confini troppo spinosi, che inevitabilmente avrebbero portato alla distruzione del piccolo mondo che ci eravamo costruiti intorno.

Franz era stata la mia adolescenza, quella piccola isola di felicità e stabilità su cui ti rifugi quando non hai punti fermi, non sai chi sei o chi vuoi provare ad essere.

Ero innamorata di lui da sempre ma pian piano, con il passare dei giorni, dei mesi, degli anni, l’amore aveva iniziato a non servire più.

Troppo vicini per convivere, troppo distanti per coincidere;
diversi interessi, diverse priorità, diverse ambizioni.

Unica cosa che aveva continuato a tenerci legati era stata quella specie di promessa silenziosa che ci eravamo scambiati da bambini, prendendoci le mani, promettendoci amore eterno.

Ma quale amore diventa abitudine?

Soffocare, tremare, sentire le gambe cedere per la troppa pressione.

A cosa si rinuncia quando si è innamorati?

Si rinuncia ai propri schemi, alle proprie abitudini, si cerca di andarsi incontro, di… completarsi.

Per amare Franz avevo rinunciato ad amare me stessa, nascondendomi dietro le apparenze, distruggendomi.
Mi ero annullata, cercando di non perdere di vista quella che in teoria doveva rappresentare la mia felicità, non capendo che perdendo me stessa, avevo messo da parte la libertà di scelta.

Troppo vicini per convivere, troppo distanti per coincidere, avevamo continuato ad amarci ad alta voce ma a maledirci in silenzio.

Un giorno però avevo visto Harry e Margot guardarsi per i corridoi affollati della scuola, li avevo guardati toccarsi l’uno a
metri di distanza dall’altro con lo sguardo, senza lambirsi davvero e mi ero quasi sentita in imbarazzo, intimorita dalla forza e la potenza del sentimento che li legava.

Non saremmo mai stati come loro.

‘E’ finita Franz, più o meno nel momento stesso in cui abbiamo deciso di amarci’

Era stata difficile come scelta, dura e tagliente come una lama, dolorosa quanto un colpo d’arma da fuoco nel petto.
Nessuna descrizione sarebbe stata appropriata per spiegare quanto quella decisione mi avesse ferita, spezzata, distrutta.
Ma non avevo scelta, non potevo continuare a scegliere lui dimenticando me.

Avevo bisogno di ritrovarmi, di completarmi.
Franz aveva sempre aspirato alla vetta più alta del mondo, io desideravo solo che qualcuno fosse il mio mondo.

Troppo vicini per convivere, troppo distanti per coincidere, eravamo arrivati a perderci.
 




Margot’s pov

Ero arrivata a casa di Harry un’ora prima, in un'uggioso venerdì sera.
Stesa sul letto, tra le sue comode e calde braccia, nulla mi sembrava più giusto, vivere quel momento, quella sensazione, quell’attimo.

Dopo la terribile serata passata, una settimana prima, ad ascoltare i pianti, gli improperi, le urla di Christine, avevo iniziato seriamente a riflettere quali fossero le priorità in una coppia.

Io e Harry eravamo due tipi di persona completamente agli antipodi.

Tralasciando l’irrilevante divergenza fisica, i nostri caratteri cozzavano tra loro come due calamite.
Harry era dolce, introverso, sempre pronto a trovare il giusto nelle persone, il buono in ogni situazione. Tremendamente positivo nonostante le esperienze di vita avrebbero dovuto plasmare un uomo completamente diverso.

Harry era fortissimo coperto dalle sue immense fragilità, con gli occhi stanchi di chi ha troppo sonno per vivere, ma anche le mani tremanti, pronte all’azione, di chi ha troppa paura di morire per non vivere appieno ogni istante.

‘Mi puoi stringere forte?’
‘Perchè?’
‘Ho paura di cadere’
‘Non te lo lascerei mai fare’

Io ero diversa, tremendamente diversa.

Ero fragile, riversavo nell’acidità tutte le frustrazioni e i dolori a cui la vita mi aveva costretto. Vittima della mia stessa mente cercavo di allontanare la felicità, in ogni modo possibile, perché non me ne sentivo degna.
Quando la felicità ti tocca e poi scompare, porta via anche un pezzetto di te.
La paura di perdere Harry era così tanto grande da spingermi a rinunciarvi, così da non sentire più dolore.
La parte egoistica tendeva invece a legarlo a me, stringerlo, baciarlo, immobilizzarlo sotto le mie grinfie.

Harry era la malattia, ma anche la cura.

Era stata quella la mia nuova lezione, un altro spunto da cui partire, forse quello chiave per comprendere il percorso da me intrapreso, probabilmente quello che sgnò definitivamente la mia rovina.

La priorità, in una relazione, è fare in modo che, amare la persona che hai accanto, la persona che hai scelto, ti porti ad amare anche te stessa.

Mi girai fra le braccia di Harry, specchiandomi in quello che era l’immenso specchio bianco attaccato al muro.

Mi scrutai.
Amai me stessa come mai prima di allora.

‘Harry?’
‘Ti amo anche io Margot’



 
Spazio Autrice
So bene che mi odiate e, onestamente, avevo pensato di cestinare la storia, colta da un vuoto e una totale assenza di ispirazione.
Ma questa breve storia mi è cara come una figlia.
Spero che perdoniate gli errori di battitura, ho cercato di rileggerla, ma l'orario tardo non mi concede una particolare attenzione.
Sono tornata, spero più veloce nella pubblicazione di prima.
A presto.
  
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