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Autore: SilVerphoenix    11/07/2015    9 recensioni
Cosa può mai succedere quando stai organizzando il più fastoso matrimonio che il mondo magico abbia mai visto, e i tuoi due migliori amici si mettono in testa che non s’ha da fare?
“Non puoi essere seria.”
“Ti sembra che io stia scherzando?”
“Draco ci ucciderà.”
“Sono pronta a correre il rischio. Sei con me?”
Blaise scoppiò finalmente in una fragorosa risata. “Ci puoi giurare. Non mi perderei una cosa del genere nemmeno per tutto l’oro dei Malfoy.”
[La storia è scritta a quattro mani da Silverphoenix e NikyBlack (http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=10577)]
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Danni Collaterali
 
di NikyBlack e SilVerphoenix


 
Ed è così che ci ritroviamo all’inizio della nostra storia.
 
 
Capitolo Tre

 
 
L’urlo che squarciò il silenzio appagato e comodo di Brownbeard Street svegliò metà del vicinato e turbò il sonno dell’altra metà.
Una donna, i lunghi capelli biondi scompigliati e gli occhi grandi dalla paura, teneva le mani strette alla gola di un uomo. Un uomo che credeva esserle amico, credeva essere sempre al suo fianco, credeva essere una brava persona… e in quel momento, invece, lottava per la vita.
 
Infatti, per circa trenta secondi dal suo risveglio, Draco Malfoy non aveva notato nulla di strano. Poi, ricordando gli avvenimenti del giorno prima, aveva aperto gli occhi di scatto. Non aveva avuto neanche bisogno di abbassarli sul proprio petto, fasciato in una camicia che sembrava voler esplodere a causa del nuovo contenuto, per rendersi conto che quella dannata pozione aveva fatto il suo effetto: per abitudine dormiva sempre a pancia in giù, e quella mattina qualcosa d’ingombrante gli rendeva scomoda la posizione. Su quello che fino a poche ore prima era un torace piatto, con i muscoli appena delineati sotto la chiara pelle, svettavano due seni grandi e tondi.
“Per i mutandoni di Merlino, Draco!” aveva esclamato Blaise, sdraiato accanto a lui e svegliatosi di soprassalto. “Credo che quelle siano le tette più belle che io abbia mai visto, e credimi, ne ho viste tante!”
Era stato così che le mani della giovane donna di nome Draco Malfoy si erano serrate intorno al collo dell’EX migliore amico.
“Io ti uccido, Zabini! Dì le tue ultime parole!”
 
La porta della stanza si aprì di scatto e Pansy entrò trafelata. “Che sta succ… Buon Salazar!”
Draco interruppe i tentativi di eliminare l’unico ragazzo presente per fulminarla con lo sguardo. “Tu aspettami lì. Ucciderò anche te, non appena avrò terminato con lui.” Un angolo del suo cervello si soffermò sul tono più acuto e sottile della sua voce, generalmente ben diversa, e provò a schiarirsi la gola, cercando di tornare ad una voce più mascolina, senza mollare la presa sul collo dell’altro.
Eppure, ciò che il rampollo dei Malfoy non poteva prevedere, erano le diverse capacità fisiche del suo nuovo corpo. A Zabini bastò un deciso colpo di reni per ribaltare la situazione, inchiodandolo sul letto sotto di sé.
“Ok, questa era una scena che non avrei mai creduto di vedere.” ridacchiò Pansy.
Solo dopo un istante Draco, realizzando a cosa si riferisse, spalancò gli occhi, e quasi ululò. “Blaise, sei un maniaco sessuale di merda!”
Ridendo imbarazzato, l’amico si scostò per permettergli di alzarsi. “Scusa, Draco. È fisiologico, lo sai meglio di me… Avevo una biondona mezza nuda di sopra, e…”
Per sua somma fortuna, la bacchetta dell’altro non era in vista (in tutti i sensi), perché altrimenti un Cruciatus, come minimo, non gliel’avrebbe levato nessuno.
“No, davvero,” riprese Pansy, seguendolo in bagno, “sei più gnocca di me, e questo non l’avevo previsto.”
Afferrando il mantello, attaccato all’appendiabiti dove normalmente lo depositava quando si cambiava, Draco recuperò la bacchetta e la puntò alla gola della sorella. “Vediamo se riesci a prevedere quale maledizione ti sto per lanciare contro.”
Lei indietreggiò di un passo, cercando di trattenere quel dannato risolino che le scuoteva il petto, e lui sbatté con violenza la porta del bagno.
Un respiro tremulo gli sfuggì dalle labbra mentre levava il viso verso lo specchio, e cercò di trattenersi dal ricominciare ad urlare. La prima sensazione che lo colse, nel vedere il suo riflesso, fu disarmante: gli sembrava di trovarsi nel corpo di qualcun altro, qualcuno che non aveva mai visto prima.
Coraggio, è un po’ come la Polisucco, si disse, cercando di farsi forza, avvicinandosi ancora un po’ al vetro.
Nonostante la prima impressione fosse di completa estraneità, nello scrutare i dettagli che conosceva da quando era nato, riuscì a riconoscere alcuni particolari familiari… le minuscole rughe d’espressione che si formavano agli angoli degli occhi, quando corrugava la fronte, o la piega leggermente imbronciata del labbro inferiore. Provò qualcuna delle sue espressioni tipiche, il ghigno che gli compariva sulle labbra quando stava per fare un commento sarcastico, o l’espressione di scetticismo che denotava la sua perplessità, quando sollevava entrambe le sopracciglia… sì, era lui. C’era ancora lui, dietro quelle lunghe ciglia bionde – ma dopotutto, non erano esattamente identiche a prima, solo che adesso, con i lineamenti addolciti dalla pozione, risaltavano di più? E quei capelli, biondi come sempre, ma lunghi appena oltre le spalle, per una qualche strana ragione, non erano sempre i suoi?
Facendo un passo indietro, il ragazzo (o almeno, quello che per gli ultimi ventidue anni era stato un ragazzo) rimirò il proprio riflesso per intero, e finalmente capì cosa intendevano i suoi due amici… Effettivamente, nel complesso, era una gnocca.
Era sempre stato abituato a piacere, almeno esteticamente, alla maggior parte delle persone che posavano lo sguardo su di lui. Da piccolo aveva il classico aspetto da serafico cherubino, e a parte qualcuno degli anni dell’adolescenza, in cui era un po’ troppo magrolino e smunto, aveva sempre mantenuto l’aria aristocratica che gli aveva garantito un discreto successo con le ragazze cui si era avvicinato. Non moltissime, perché prima a causa della guerra, poi a causa dei disastri della guerra, non aveva avuto tutto questo tempo da passare a fare lo sciupafemmine, a differenza di Blaise. Ma comunque, era stato abbastanza da farsi una qualche fama nel suo giro. Il fidanzamento con Astoria si era incastrato alla perfezione in tutta la costruzione dell’immagine che aveva programmato da anni.
Eppure, i lineamenti delicati che l’avevano reso un bel giovane, sul viso di una donna avevano l’effetto angelicato che solo una rivista patinata poteva conferire ad un viso. In poche parole, se non fosse stato lui, si sarebbe chiesto di uscire da solo.
Un veloce sguardo a destra e sinistra per essere certo che nessuno potesse vederlo, e fece quello che probabilmente ogni maschio avrebbe sognato di fare: infilò le mani dentro la camicia e strinse i seni tra le dita. Sospirando di soddisfazione pensò che, almeno per una volta, non doveva perdere tempo tra preliminari e galanterie, per godere di quella sensazione!
Ci mise poco a ricordare che, se non avesse trovato in fretta una contro- pozione, avrebbe potuto continuare a palparsi da solo per il resto dei suoi giorni.
“Draco, hai bisogno di aiuto là dentro? Vuoi che ti spieghi come fare pipì?” un nuovo attacco di risate impedì alla voce di Pansy di continuare a parlare, e forse fu un bene, perché se avesse pronunciato anche solo un’altra battutina, il fratello non era sicuro di poter trattenere un Avada Kedavra.
“Cruciati da sola, gallina.” le gridò da dietro la porta, sobbalzando di nuovo dalla sorpresa di sentir uscire dalle proprie labbra un tono tanto diverso da quello usuale. “Me la pagherai.”
Eppure, su una cosa aveva ragione lei: come faceva una donna ad espletare i propri bisogni fisiologici? Draco si pose davanti al WC e lo guardò frustrato. Sapeva di doversi sedere, lo trovava semplicemente innaturale. Un nuovo urlo di esasperazione gli sfuggì dalla gola, e dall’altro lato del muro, più di qualsiasi altra maledizione, quel suono rischiò di eliminare i due fautori dello scherzo di pessimo gusto: piegati in due dalle risate, Blaise e Pansy a stento riuscivano a respirare.

 
“Ti ho portato un po’ di vestiti.”
“Non li voglio. I miei andranno benissimo.” grugnì la bionda Draco.
Pansy sospirò esasperata. Blaise era andato a casa, e le toccava gestire la belva Malfoy da sola. “Quelle due bocce si metteranno a ballare il valzer, se non indossi un reggiseno. E non ne ho della tua taglia, ho dovuto comprarne uno apposta. Quindi, sii carino e ringraziami.”
Il fratello la guardò con odio. “Ringraziarti? Mi hai trasformato in una femmina! Solo per evitare il mio matrimonio!”
"Beh, quando i Greengrass lo sapranno, non penso la prenderanno con una scrollata di spalle."
"E allora non devono saperlo! Ma cosa ti è saltato in mente, Pansy?! Sei una Malfoy anche tu, in fondo! Dovresti sapere quanto è importante questo matrimonio per riscattare il nome della nostra famiglia."
“Lo stiamo facendo per il tuo bene.” si difese lei, offesa.
“Immagino che anche trasformare la Granger con la mia stessa pozione, sia per il mio bene.” attaccò lui, pungente.
“Ti ho già detto che è stato un incidente di percorso. Consideralo un danno collaterale.” mentì la sorella. “Allora, ti vuoi vestire? La McGranitt vi aspetta tra un’ora.”
Draco scattò in piedi e la guardò con odio. “Se mi licenzia per questa stronzata, sappi che non la passerai liscia.”
“Oh, ma quanto la fai lunga.” sbuffò lei, e gli ripeté nuovamente il sillogismo con il quale l’avevano rassicurato almeno altre dodici volte. “Sarai con la Granger, la Granger è la sua cocca, non vi butterà fuori entrambi.”
Se no, per quale altra ragione avremmo coinvolto anche lei, l’altra sera?, pensò sorridendo di sbieco. Hermione, effettivamente, era un danno collaterale, ma non nel preciso senso in cui l’aveva detto a Draco. Almeno, dal suo punto di vista. C’era almeno un altro paio di motivi per cui era essenziale che anche lei fosse coinvolta in quel casino, e sospettava che Blaise avesse altre motivazioni di cui non l’aveva messa al corrente. Quando l’aveva vista entrare a Villa Malfoy, il suo amico si era illuminato e l’aveva scelta come seconda vittima senza esitazione. D’altra parte, con tutti i professori, colleghi di Draco, presenti al ricevimento suo e di Astoria, quella era l’occasione migliore immaginabile per far bere qualcosa d’imprevisto ad uno qualsiasi degli invitati, come avevano pensato sin dall’inizio.
“Fuori di qui.” sbottò lui, spingendola verso la porta.
“Beh, guarda che non c’è niente che non abbia già visto, là sotto, eh!” scherzò Pansy, ma lo lasciò ugualmente solo.
Draco fissò la pila di roba che lei gli aveva posato sul letto. C’erano una camicia femminile, bianca, un pantalone nero, delle decolleté, nere anch’esse, e della biancheria intima. Infilare il tanga fu un compito relativamente semplice, ma quando prese tra le mani il reggiseno, capì immediatamente che c’era un grosso ostacolo che lo separava dalla riuscita dell’impresa.
Come diavolo si allaccia questo coso sulla schiena, se non posso nemmeno vederlo?!, si chiese, sconfortato, dopo almeno quattro o cinque tentativi falliti. Alla fine, al colmo dell’esasperazione, lo lanciò contro una parete e prese direttamente la camicia. Una volta vestito, guardò con espressione dubbiosa le scarpe col tacco che Pansy gli aveva lasciato.
“Sei sicura che siano del mio numero?” le chiese, certo che fosse ancora dietro la porta, pronta ad intervenire in suo aiuto al minimo richiamo. Ovviamente, non le avrebbe mai dato questo sazio.
“No.” rispose semplicemente la sorella.
Con un grugnito sconfortato e poco femminile, Draco si sedette sul letto e cominciò ad infilare il piede dentro quegli affari dall’aria pericolosa. Stranamente, fu meno complicato del previsto. “Ce l’ho fatta!” esclamò entusiasta, così che Pansy aprì la porta per vedere il risultato, proprio mentre lui si metteva in piedi e muoveva il primo passo sui trampoli.
Ovviamente rovinò a terra di malo modo.
Cercando di non ridere, lei assistette a qualche altro patetico tentativo in cui per miracolo nessuno degli incisivi del giovane fu gravemente danneggiato, ed infine gli passò un paio di mocassini. “Forse per il primo giorno sono più indicati questi.”
“E non potevi dirmelo subito?!” sbottò lui, afferrandoli. “Sei sempre più stronza.”
“Scusa, ma era esilarante.” Il campanello suonò il quel momento. “Dev’essere la Granger. Vado ad aprire, tu finisci di prepararti.”
Qualche minuto dopo, una volta certo della stabilità delle proprie gambe, minata dal peso del seno e dalla brutta sensazione di precarietà che gli avevano lasciato addosso i tacchi, Draco le raggiunse in salone.
“Buon Godric!” esclamò la Granger, nel vederlo.
“Risparmiami i commenti, Mezzosangue.” sibilò lui, inacidito.
“È… incredibile.” continuò lei, come se non l’avesse sentito. “Sembra un’altra persona, eppure in qualche modo è sempre lui!”
“Fai lo stesso effetto anche tu, eh.” disse Pansy. “Adesso, muovetevi. Ho chiamato una carrozza, arriverà alla stazione tra dieci minuti. Ce la fate?”
“Ho vissuto per anni in questo paesino, cosa credi.” sbuffò Draco. “Non è che abbia perso la memoria.”
“No, solo l’uccello.” sogghignò Blaise, entrando in quel momento insieme a Ginny, che arrossì, ridendo suo malgrado. “Vi aspettiamo qui, allora, o preferite che spieghiamo qualcosa noi alla Preside?”
“Avete già fatto abbastanza.” tagliò corto Hermione, salutandolo con un cenno. “Lasciate che me la sbrighi io. Andiamo, Malfoy.”
“Sei ancora più fastidiosa, da maschio.” sibilò Draco, superandola e dirigendosi verso il pianerottolo.
“Coraggio. Sei una Grifondoro, non dimenticarlo, tu sai come tenergli testa.” la incoraggiò Ginny, abbracciandola.
“Non è di quello che ho paura,” confessò l’altra, “quanto piuttosto di Schiantarlo prima di arrivare alla carrozza. Ci vediamo dopo.”
“Ce la fai, Granger?!” arrivò il richiamo acuto di Draco. “Vorrei essere ad Hogwarts prima di cena.”
“Ci sono, maledizione, ci sono. Hai cominciato presto a fare la donna rompipalle.” sbuffò lei, scendendo i gradini a due a due.
“E tu, perfino da uomo, riesci a fare aspettare la gente?” la prese in giro, aprendo il portone del palazzo. “Merlino, non oso immaginare quando eri femmina.”
“Cammina, dai.” rispose lei, ignorandolo. “Non dimenticare che mi trovo in questa situazione a causa tua, per cui se vuoi evitare che mi vendichi per tutto quello che mi hai fatto passare da quando ti conosco, cerca di non tirare troppo la corda.”
Cammina. Certo, come se fosse facile, pensò arrabbiato Draco. Forse il reggiseno sarebbe stato meglio metterlo, dopotutto. La camicia che indossava non era abbastanza stretta da tenere tutto al posto giusto, e il continuo balletto sul suo petto rischiava di fargli perdere l’equilibrio, o peggio, la concentrazione, in ogni momento. La Granger, invece, forse grazie alle lunghe gambe – sicuramente più lunghe del giorno prima, dato che aveva guadagnato almeno venti centimetri con quella trasformazione – avanzava spedita.
La carrozza aspettava proprio davanti l’ingresso della Stazione di Hogsmeade, e due Thestral scalpitavano davanti ad essa.
“Benvenuti!” squittì un elfo. “Il Servizio Trasporto Cittadino vi augura buona passeggiata.”
“Grazie mille, sei davvero gentile.” sorrise lei.
“Poche storie, apri le porte.” mugugnò Draco, guadagnandosi un’occhiataccia dalla compagna.
Il tragitto fu breve come lo ricordavano dagli anni scolastici, e per un attimo, chiusi in quell’ambiente stretto, fu impossibile per entrambi non pensare a come suonasse assurdo l’intero contesto in cui si trovavano.
“È incredibile, sto tornando a scuola, in carrozza… con te.” sussurrò Hermione, turbata.
“Il fatto di indossare i vestiti del tuo fidanzato e di avere qualcosa in più tra le gambe, invece, non lo menzioniamo nemmeno, mi raccomando.” sbuffò lui.
Le guance coperte da una sottile peluria appena formatasi le si tinsero di rosso. “Si da il caso che ciò che è comparso a me, sia scomparso a te, caro il mio furetto bianco saltellante.” rispose a tono. “Ma d’altra parte, tu dovresti sentirti a tuo agio, no? Non hai mai avuto le palle di fare nulla.”
La conversazione sarebbe di certo degenerata, se in quel momento il veicolo non si fosse fermato. L’elfo si premurò di aprire le porte con un inchino.
“Eccoci ad Hogwarts, signori.  Sono tre falci.”
“Non vorrai fare pagare una ragazza, vero, Granger?” ghignò divertito Draco, scendendo dal mezzo.
Scuotendo il capo per l’infantilità di quel gesto, lei si affrettò a posare la somma dovuta sulla manina grinzosa della creatura. “Grazie ancora. Puoi tornarci a prendere tra un po’?”
“Certamente, signore.” Hermione sobbalzò nell’essere identificata con quell’appellativo. “Tra un’ora? Due?”
“Facciamo tre.” rispose una voce al posto suo. La McGranitt, che si trovava in piedi in cima ai gradini dell’ingresso, li guardava turbata. Fece loro cenno di raggiungerla, e aspettò che la carrozza fosse sparita, prima di parlare ancora, sfruttando quel tempo per scrutarli attentamente.
“Sto aspettando il professor Malfoy e la professoressa Granger.” disse infine. “Voi sareste…?”
“La professoressa Malfoy e il professor Granger.” sospirò quella che era stata la sua allieva preferita. “Minerva, abbiamo avuto un piccolo incidente.”
Portandosi una mano alle labbra, lei continuò a fissarli. “Proprio come temevo. Nella tua lettera avevo capito che c’era qualcosa di grave, quando mi hai chiesto un appuntamento per oggi. Altrimenti, avresti aspettato di parlarmi domani, quando avreste comunque dovuto essere qui per la riunione dei docenti. Andiamo, prima che vi veda qualcuno e cominci a fare domande.”
Draco riuscì ad aspettare soltanto finché non si furono chiusi nell’ufficio della Preside. “Professoressa, ha intenzione di licenziarmi? Le giuro che io con questa storia non c’entro nulla!”
La McGranitt scosse il capo. “Spiegatemi tutto dal principio, vediamo come possiamo risolvere il problema.”
Hermione raccontò brevemente di come, per salvare l’amico da un’unione che ritenevano infausta, Zabini e la Parkinson avessero deciso di propinargli un intruglio ricevuto da chissà quale trafficante di manufatti di Nocturn Alley, e che lei l’avesse bevuto per sbaglio. Purtroppo, della pozione non era rimasta nemmeno una goccia che permettesse loro di risalire al proprietario o agli ingredienti, e attualmente non avevano alcuna idea di come modificarne gli effetti.
“Ha provato ad utilizzare la Trasfigurazione, almeno per ottenere un risultato temporaneo?”
La Granger annuì. “Sono in grado di riportare il mio viso al suo aspetto per circa dodici minuti, prima che riprenda queste fattezze.” spiegò. “Purtroppo, ce ne metto sei o sette anche solo per completare l’incantesimo. E parlo solo del viso, figuriamoci se provassi a Trasfigurare tutto il corpo.”
La Preside scosse il capo. “Anche riuscendo ad estendere la durata della Trasfigurazione, rimarrebbe comunque da spiegare la sua improvvisa crescita in altezza e stazza. O il notevole decolleté del signor Malfoy.”
Nonostante l’espressione della donna rimase seria, Hermione fece fatica a trattenere una risata, certa che nel tono della McGranitt ci fosse una velata presa in giro.
Draco, comunque, sembrò non coglierla. “Allora, Professoressa? Può fare qualcosa?”
Lei tacque un istante, alzando, con un gesto quasi automatico, gli occhi verso il dipinto di Albus Silente. Poi sospirò. “L’unica cosa che posso fare è permettervi di restare a insegnare qui. Credo sia la cosa migliore, potrete lavorare al problema nel tempo libero e non mi lascerete con due cattedre vuote a pochi giorni dall’inizio del trimestre.”
Draco emise uno sbuffo di sollievo. “È più di quanto sperassi.”
“Un momento.” intervenne Hermione. “Come facciamo a dirlo agli studenti? Ci prenderanno in giro dalla mattina alla sera.”
“Non hai tutti i torti.” convenne la Preside. “È chiaro che non deve saperlo nessuno.”
“I miei genitori, i miei amici, tutti sanno che insegno qui.” disse Draco, il tono petulante. “È ovvio che se si presentasse in aula una persona che non sono io, almeno all’apparenza, mi chiederebbero tutti conto e ragione.”
Minerva li guardò qualche momento, poi prese una decisione. “Tu, Hermione, puoi tornare in America. E tu, Draco, puoi andare in Italia.”
“Prego?”
“Cosa?!”
“Mi spiego meglio.” sorrise la strega. “Hermione potrebbe dire di aver ricevuto una borsa di studio per continuare le sue lezioni presso l’ Antichissima e Prestigiosissima Scuola di Specializzazione Magica di Salem. In questo modo, i suoi amici non si aspetteranno di vederla qui, e io potrò dire di avere trovato un nuovo insegnante. E la stessa cosa vale per lei, professor Malfoy. Diremo che stiamo facendo uno scambio culturale con l’Accademia Alchimisti e Magici Professionisti di Venezia, in Italia.”
“In questo modo, nessuno si stupirà di vedere due nuovi professori a scuola!” scattò la Granger, entusiasta. “E quando avremo risolto il problema, potremo semplicemente dire di essere tornati!”
“Esattamente.” annuì la McGranitt. “Adesso, veniamo ad un ultimo problema.”
“Di che si tratta?” si preoccupò Draco.
“Il vostro nome.”  Entrambi mostrarono una tale gamma di espressioni di sorpresa e sgomento, che lei non riuscì a trattenere un sorriso. “È ovvio che non possa presentarvi con i vostri veri nomi, non credete? Ci vogliono dei… nomi d’arte.”
“Questa cosa mi piace sempre meno…” mugugnò il Serpeverde, affranto. “Sappia solo che io non permetterò mai a nessuno di chiamarmi Hope, Destiny, Eltanin…”
“Beh, perché in effetti Draco è un nome così sobrio ed elegante…” non riuscì a trattenersi Hermione. “Professoressa, ha già in mente qualcosa?”
La Preside guardò ancora una volta verso il ritratto di Silente, che le sorrise incoraggiante, e rifletté tenendo gli occhi sull’armadietto pieno di ninnoli che era stato del suo predecessore. Ad un certo punto, con un distratto sventolio di bacchetta, richiamò a sé una scatola di caramelle, e con un altro movimento del polso le trasfigurò in lettere, che presero a fluttuare sopra il viso sorpreso della giovane bionda presente nella stanza, componendo la scritta Draco Malfoy. Un terzo colpo di bacchetta, e le lettere si spostarono, diventando Malyca Foldor.
“Un semplice anagramma.” dedusse Hermione. “Semplice, ma geniale. Nessuno sentendo quelle due parole, arriverebbe a Draco.”
Lui, ammutolito, osservava ancora il nome che avrebbe assunto per qualche giorno. O settimana. Che si trattasse di mesi, quello non voleva nemmeno prenderlo in considerazione.
La McGranitt spostò le lettere sul capo della sua alunna preferita, adesso un aitante ventenne dalla barba appena accennata, e ne compose il nome, poi, come aveva già fatto in precedenza, mutò il loro ordine.
Nero Margerohni.
La Preside scosse il capo, mentre Draco ridacchiava spudoratamente, per un attimo dimentico del proprio problema.
Geene Han Mirrorg.
Hermione impallidì, e le lettere si spostarono nuovamente, mentre al suo fianco, il Serpeverde si sganasciava dalle risate.
Roger Hegrenmain.
La McGranitt la guardò speranzosa, ma anche stavolta lei alzò un folto sopracciglio per indicare perplessità. “Già meglio.” mormorò però, quasi a voler concedere una speranza a quel tentativo.
Roger Hangermine.
“Questo è buono, dai!” sbuffò Draco. “Non fare la femminuccia!”
Cogliendo al volo l’occasione, anche la Preside annuì con convinzione, stufa di quei tentativi. “Perfetto, allora da oggi sarete i professori Foldor e Hangermine. Lasciate che vi offra il pranzo, gli elfi non sanno più a chi rifilare tutto il cibo che c’è. Nel frattempo, cercheremo di mettere a punto una strategia per capire come risolvere il problema, adesso che abbiamo almeno definito come organizzarci nei prossimi tempi.”

 
 
 
 
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* cantuccio di Silverphoenix e NikyBlack: Ciao a tutti!
Eccoci qui con il terzo capitolo di questa commedia degli errori... o orrori?
Siamo felicissime di tutte le vostre recensioni, GRAZIE! Se non fosse per voi, sarebbe impossibile trovare le motivazioni per scrivere con questo caldo. Anzi, per dirla tutta, sappiate che Niky era anche in vacanza con il suo fidanzato, e nonostante tutto si è messa a scrivere e rispondere alle recensioni.. meno male che posso contare su un'amica così! :)
E che entrambe possiamo contare su di voi, Trislot, Giuliagiulia, La ladra di libri, Katherina 23, Rikima 1, Empathy, Morgana La Strega, Relie Diadamat, Ilapietro91, Dark Serenity, Le tizia, Justsay, TsubamePhoenix, Aquamarine_!
Allora, vi piacciono i nomi d'arte dei nostri due professori? Cosa li aspetta, nei giorni a venire (a parte molte prese in giro e situazioni imbarazzanti)? Se volete saperlo, continuate a seguirci!;)

Passiamo alle rubriche!

Danni Collaterali: Istruzioni per l'uso. Dunque, come avrete ben capito, si pone un problema: Draco, che per tutti adesso sarà Malyca Foldor, si trova nel corpo di una donna; Hermione, ossia il professor Roger Hangermine, veste i panni maschili. E quindi, come riferirsi a loro? Abbiamo deciso di usare il maschile e il femminile in relazione ai loro 'sessi' standard: quindi, "Hermione si stentiva stancA", o "Draco era corrucciatO", nonostante all'apparenza sarebbero errati, date le sembianze attuali. A me e Niky è sembrato che si sarebbe creata troppa confusione, a fare diversamente. Inoltre, non useremo i nomi d'arte per riferirci ai due poveri disgraziati, così come difficilmente lo faranno coloro i quali sono al corrente dello scambio (non ce la vediamo Pansy, dopo una vita passata a chiamare il fratello 'Draco', a optare per 'Malyca', se non in pubblico). Quindi, qualsiasi variazione da questi schemi ed errore, è assolutamente voluto.

Chiarimenti: Se avete qualche dubbio sulle dinamiche del piano di Pansy e Blaise, aspettate e dategli modo di portarlo a compimento. Sono Serpeverde, mica Tassorosso: la lealtà non è proprio il loro tratto distintivo! E non c'era alcun motivo per raccontare subito a tutti cos'avessero precisamente in testa!;)

Pubblicità: Avete ancora un po' di tempo libero e non sapete cosa leggere? Passate dalle nostre long in corso! Eccovi i link:
Il coraggio di una giovane madre,
NikyBlack (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3158003&i=1 )
Virus, SilVerphoenix
(
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3080566&i=1)


Grazie ancora a tutti,
Silverphoenix e NikyBlack
  
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