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Autore: papavero radioattivo    11/07/2015    15 recensioni
DAL CAP. 1 «Teme…» lo chiamò picchiettando sul vetro con la punta dell’indice, «credo che Ramen abbia la febbre», ma l’altro non si scompose più di tanto, nemmeno si girò a guardarlo.
«Non credo che i pesci rossi abbiano la febbre» la voce di Sasuke era disinteressata e distante, così Naruto si alzò con il piccolo acquario e si diresse verso la porta chiusa della stanza accanto alla loro. «Shika, tu che sei intelligente e sai sempre tutto…» incominciò mentre il ragazzo, seduto davanti al computer, era intento a cliccare tasti in modo isterico con una concentrazione che di certo non aveva quando frequentava le lezioni. «Secondo te che cos’ha Ramen?» gli chiese, mostrandogli la boccia nella quale galleggiava il pesce, riverso a pancia in su
.
!!! ATTENZIONE, la seguente storia contiene linguaggio volgare, scene forti e riferimenti sessuali dall'inizio alla fine. !!!
AU universitaria con gioie, dolori e perlopiù cavolate quotidiane. Per non creare troppo disordine, ambientata in una città dei giorni nostri del Giappone che prendere il nome di Konoha. Prevalentemente romantica ♥.
|| COPPIE CANON + NEJITEN; nuovi personaggi; non tiene in considerazione la morte di Neji e Itachi ||
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Team 10, Team 7, Team 8, Team Gai, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Neji/TenTen, Sai/Ino, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Temari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Colla

colla: s.f. sostanza dotata di forte potere adesivo

ottenuta facendo bollire scarti animali

 

 

 

 

 

  PARTE SECONDA 

capitolo ventitré

 

 

 

 

Shikamaru sospirò davanti al portatile, aspettando l’inizio della lezione. Le vacanze erano durate troppo poco, gli esami erano andati discretamente, e non era comunque riuscito a recuperare gli arretrati di sonno che si trascinava ormai da una vita.

Accese il computer cercando di tenere gli occhi aperti, e poi incominciò a giocare a Pokèmon Zaffiro, maledicendo Ino che lo aveva trascinato fuori da casa ad un orario assolutamente indecente.

Da quando quella ragazza si era fidanzata con Sai aveva letteralmente messo radici in casa loro, rovinandogli l’esistenza. Il punto fondamentale dell’avere un appartamento fra uomini, stava nella necessaria mancanza di donne, ma con Ino in casa l’equilibrio di quella topaia era stato intaccato per sempre.

Osservò il suo Treecko comparire sullo schermo, la grafica superata da secoli capace di farlo tornare indietro nel tempo, a quando era un bambino, e poi una voce femminile lo distrasse all’improvviso, costringendolo ad alzare la testa dal pc – era raro vedere una ragazza girare nei corsi di Informatica.

«Nemmeno mi saluti, gentile da parte tua» gli disse, prendendo posto accanto a lui senza nemmeno chiedere se quella sedia fosse occupata o meno.

Shikamaru aggrottò le sopracciglia, «Temari?» domandò confuso, «Che diavolo ci fai qui?» lei abitava in America, non avrebbe dovuto essere lì.

«Quello che ci fai tu» rispose aprendo la tracolla, estraendo un piccolo tablet, «Con l’unica differenza che io non gioco ai pokèmon».

Era bello vederla dal vivo – per una volta – , e non dietro lo schermo di un computer, anche se nell’ultimo periodo non si erano sentiti poi così tanto, non che a lui importasse, ovviamente.

«Però giochi di merda a LoL» le fece notare, ritornando a premere sulla tastiera, e in effetti era da prima di Natale che il fantomatico SouariTem non faceva una partita decente.

La ragazza scosse le spalle, «Infatti non sono io a giocare» spiegò, spostando lo sguardo su di lui, «È mio fratello, io non gioco mai di merda».

Shikamaru incrociò il suo sguardo, abbandonando il piccolo personaggio quadrato che Sasuke – in uno dei suoi rarissimi impeti di socialità – aveva suggerito di chiamare “Dobe”, e poi poggiò il gomito sul tavolo.

«È la palla più vecchia che esista, lo sai?» le disse, e Temari sorrise stringendosi nelle spalle.

«Puoi non crederci, ma ho avuto cose più importanti da fare» replicò, e la porta dell’aula si aprì, lasciando comparire il professore, «Come fare le valige e venire qui da mia nonna, per esempio» aggiunse abbassando il tono della voce mentre l’uomo dietro la cattedra sistemava il microfono, «E devo confessare che dopo un po’ diventa noioso batterti in tutti i giochi che ti vengono in mente».

Shikamaru scosse il capo chiudendo l’emulatore, «Perché non abbiamo mai giocato a shogi» le disse, osservandola mentre incominciava a prendere gli appunti.

Lei non gli rispose subito, prima finì di battere la frase, e poi lo guardò, «Vorrà dire che ci giocheremo» ribatté, anche se non conosceva le regole degli scacchi giapponesi.

Concluse le due ore di lezione e le successive di laboratorio Temari infilò tutto nella borsa, alzandosi in piedi ed aspettando che anche lui facesse lo stesso, «Dove si pranza in questo posto?» gli chiese, e Shikamaru sospirò mettendo via il computer.

«In mensa, dove si mangia in tutte le università, suppongo» almeno che in America non mangiassero fuori.

 

* * *

 

Shikamaru sospirò, incamminandosi verso il tavolino accanto alla vetrata, la quale ricopriva l’intera parete che dava sul cortile esterno. Era stato tutta la mattinata con Temari – lui, però, non le aveva offerto compagnia e lei si era praticamente autoinvitata nella sua vita. Come faceva su internet, del resto.

Certo, si conoscevano da mesi ormai, ma l’idea che lei fosse una presenza viva accanto a lui, fatta di carne, ossa ed essenza vitale, un po’ lo destabilizzava. Era abituato a pensarla come una nerd oltreoceano che lo stracciava a Leagues of Legends e rideva con lui alle due del mattino, scrivendogli un po’ di barzellette in un pessimo giapponese.

Di sicuro quando parlava non aveva una pronuncia ed una conoscenza della lingua era tanto migliore.

«È carino qui» borbottò lei con una patatina tra i denti, sedendosi davanti a lui. Nessuno le aveva chiesto la sua opinione e, quello che era peggio, Shikamaru non aveva la minima idea di come risponderle. Osservò il sandwich confezionato che Temari aveva preso e la porzione di patatine fritte. Francamente, non ricordava che la mensa offrisse certe pietanze… in realtà, lui non si era accorto di un bel po’ di cose. Semplicemente non erano interessanti o utili per la sua sopravvivenza.

Aveva notato, però, gli occhi verdi di Temari, che sembravano marroni nella webcam. Ricordava di averli già visti del loro colore in una foto che lei gli aveva mandato tempo prima, ai tempi della rimpatriata che aveva fatto con i ragazzi del Liceo. Ma per una cosa o per l’altra aveva abbandonato quell’idea in un angolo del suo cervello.

Sospirò, afferrando la lattina di caffè per versarselo nel bicchiere e gustarselo in santa pace. Non doveva pensare agli occhi di lei. Non voleva nemmeno risponderle male, ma se avesse saputo cosa dirle lo avrebbe già fatto. Ora capiva che cosa intendeva dire Ino quando gli diceva che «se continui così non riuscirai più a relazionarti con gli altri!».

«Hai perso la lingua?» chiese l’altra, agitando il suo panino in aria, «Puoi anche parlare, sai» continuò, dando un morso al suo pranzo.

«Non è una cosa che mi piace fare» borbottò lui, afferrando con le bacchette la sua soba. Caffè e soba, Shikamaru, un’ottima accoppiata si disse mentalmente, maledicendosi per quella trovata di bere il caffè pochi secondi prima. La sua cattiva alimentazione era comunque leggendaria, e dato che non importava a lui per primo, non capiva perché gli altri avrebbero dovuto intromettersi.

«Lo avevo immaginato, dato che avrai detto trenta parole in tutta la mattina» commentò lei, osservandolo. Sembrava non avesse mai visto qualcuno usare delle bacchette.

«Seguivo le lezioni» si giustificò, alzando gli occhi per incontrare i suoi, «E poi mi sembrava che te la stessi cavando benissimo».

«Come sempre» sorrise lei, con fare di sfida, «Io me la cavo sempre benissimo».

Quel commento lo fece sorridere. Doveva ammetterlo: per quello che lui aveva potuto constatare, era vero. Temari se la cavava, trovava sempre un modo. Anche quando lui la sfidava in giochi che lei non conosceva, tempo un pomeriggio e già si destreggiava discretamente tra i vari comandi.

«Vuoi che ti faccia un complimento?» chiese ironico.

«Beh» rispose, facendo schioccare la lingua contro il palato, «Non sarebbe una cattiva idea» ed incrociò le braccia, sporgendosi in avanti, in attesa della battuta dell’altro.

Shikamaru, con biblica lentezza, unì le bacchette e le posò sulla ciotola della sua soba in brodo, si pulì le labbra e tenne le palpebre chiuse per qualche secondo. «Sei più brutta su Skype» le disse, apatico.

Temari ridacchiò, trattenendosi dal farlo sguaiatamente. Quando faceva battute del genere ad Ino, come minimo doveva aspettarsi un ceffone o un insulto. La sua reazione lo sorprese – non era una ragazza come tutte le altre. Doveva capirlo da quando l’aveva vista aggirarsi tra i corridoi della facoltà di Informatica, o dopo la prima vittoria a League of Legends.

«Avevo pensato che ti fossi dimenticato il tuo senso dell’umorismo» gli disse, aprendo la sua lattina di Coca-Cola.

«Io non ho senso dell’umorismo» la corresse lui, ritornando a mangiare.

D’accordo, doveva arrendersi. Temari era simpatica esattamente come ricordava. Le sorrise, cercando di iniziare godersi l’idea di vederla più frequentemente e, soprattutto, vederla. Non aveva intenzione di raccontare all’appartamento chi aveva incontrato in Università – tanto nessuno gli chiedeva com’era andata la giornata. Se, ipoteticamente, dovesse uscire con Temari, non avrebbe detto nulla a nessuno. Quando e se scopriranno che SouraiTem esiste, allora penserà al da farsi.

In tutti i casi Shikamaru dubitava che si sarebbero interessati a lui. Ormai aveva la fama dell’omosessuale con una relazione a distanza, e dato che la copertura gli faceva comodo, non vedeva perché smontare tutto il teatrino. E poi, ci teneva a ribadire, la cose non gli interessava.

Non fece neanche in tempo a concludere il pensiero che un fondo sordo fece vibrare il vetro accanto a lui, Temari guardò disgustata la finestra e Shikamaru si girò per osservare cosa fosse tutto quel trambusto: Kiba era attaccato alla vetrina, il naso schiacciato e le sopraciglia aggrottate mentre studiava la scena. Si staccò immediatamente e corse verso l’entrata della mensa.

«Chi era?» domandò Temari, mettendo giù la lattina.

«Un mio coinquilino rompipalle» sospirò l’altro, preparandosi alla conversazione di basissimo livello intellettuale e interesse che avrebbe dovuto sostenere.

Voleva mantenere il segreto? Evidentemente aveva fatto qualcosa di male, perché i Kami avevano appena fatto piovere dal cielo una delle persone più pettegole di quella combriccola di deficienti in cui lui, volente o nolente, ci era finito dentro.

«SHIKAMARU!» sbraitò l’Inuzuka, esattamente come un cane. Se Shikamaru voleva passare inosservato gli anni dell’Università, aveva appena fallito.

«Che vuoi» disse senza interesse, distogliendo lo sguardo dalla ragazza, senza incontrare quello dell’altro.

«Tu te ne stai seduto qui con una ragazza e non me la presenti nemmeno?» disse, mettendosi le mani sui fianchi, «Aspetta» continuò, bloccandosi di colpo, «Tu te ne stai seduto con una ragazza!» esultò poi, avvicinandosi a lui per appoggiare un braccio sulla sua spalla, «Non eri mica gay, amico?» chiese poi, ammiccando alla sconosciuta.

«Non ho mai detto di essere gay».

«Beh!» ribatté l’altro, rimettendosi dritto con le mani in tasca, «Non hai mai detto neanche il contrario».

«Mi lasci in pace?» chiese, alzando gli occhi verso Kiba. Non era molto convincente e, se era arrabbiato, di certo non lo dava a vedere.

«Perché dovrei? Vengo qui a salutarti e tu non mi dici nemmeno come si chiama la tua… amica».

«Temari» s’intromise lei, come se volesse andare in soccorso a Shikamaru. Si alzò e tese la mano all’altro, trovandola estremamente ruvida e poco piacevole. Al contrario, quelle di Shikamaru davano l’impressione di essere morbide e delicate – a passare così tanto tempo al computer come faceva lui, era ovvio che avesse una certa abilità manuale.

Temari sorrise tra se e se, osservando il ragazzo sospirare alle continue avance del tale che non si era nemmeno presentato, nonostante lei avesse detto il suo nome. «E tu saresti?» gli chiese, rimanendo in piedi a braccia conserte. Ormai si era messa in gioco e, dato che Shikamaru non l’aveva implorata nemmeno con lo sguardo di starne fuori, le sembrava divertente partecipare a quella scenetta.

«Kiba Inuzuka, dolcezza» disse lui, facendole l’occhiolino, «Studio veterinaria».

Shikamaru sorrise sarcastico, svuotando il bicchiere.

«Veterinaria?» chiese retorica, fingendosi interessata, «Al mio fratellino piacciono i tassi» commentò senza particolare pretese.

Come si aspettava, Kiba non fece una piega. Non era minimamente interessato a stabilire una sorta di contatto intellettuale. Non la guardava nemmeno negli occhi, a meno che non gliene fossero spuntati un paio sulle tette.  

Semplicemente ridicolo.

«Che intendi fare con SouraiTem, allora?» domandò a Shikamaru, appoggiandosi al vetro. Si era piazzato lì come se qualcuno lo avesse invitato, quand’era evidente che stava solamente rompendo le palle.

Temari sospirò rumorosamente per farsi sentire, ma quel gesto non ebbe nessuna influenza sul terzo incomodo. Un po’ frustrata, decise di affogare la sua rabbia sul panino, finendolo in pochi bocconi.

«Che cosa dovrei fare con SouariTem, scusami?» chiese l’altro in risposta. Era divertente sentire parlare di sé stessi.

«Mica stava assieme?» sembrava parecchio confuso.

«No che non stava assieme a SouariTem» disse lei, ingoiando il boccone, bevendoci poi su per liberarsi dalla sensazione di peso in gola, «E prima che tu mi chieda come lo so, perché lo leggo dalla tua faccia che vuoi chiedermelo, sono io SouariTem» e gli rivolse lo stesso occhiolino con cui lui si era presentato poco prima.

«COSA?!», Kiba sembrava aver appena perso qualche anno di vita. Era così impensabile? «Quel dannato che faceva venire l’umore nerissimo a Shikamaru era una Quella?».

Stavolta fu Shikamaru a sospirare.

«Beh» rispose l’altra, dondolandosi sulla sedia, «Anche noi ragazze abbiamo delle dita, e dato che ho un cervello sicuramente più sviluppato del tuo, direi che giocare a League of Legends mi riesce abbastanza facile».

Shikamaru si passò una mano tra gli occhi, continuando con il suo concerto di sospiri. Non ce la faceva più e, per un momento, Temari pensò di aver esagerato.

Kiba rimase un momento interdetto. Cercò di recuperare la sua scioltezza, la stessa con cui si era presentato e aveva flirtato con lei. Provò a sorridere suadente, come se non fosse offeso, e lasciò un paio di pacche sulla spalla di Shikamaru, «Sta’ attento amico, questa è una di quelle che ti porta a letto e poi ti ruba tutti i soldi» gli consigliò come  fosse chissà quale maestro di vita, prima di scappare via senza salutare.

«Lo dirà a tutti» sentenziò lui, e il piede di Temari gli sfiorò la gamba in un gesto di affetto e consolazione. Quando alzò lo sguardo per incontrare quello di lei, la vide sorridere.                    

 

* * *

 

 Kiba era rimasto chiuso fuori di casa, non aveva portato le chiavi pensando che al suo ritorno ci fosse qualcuno, ma a quanto pareva avevano tutti di meglio da fare che starsene a casa.

Attraverso i pochi metri del pianerottolo e, senza nemmeno bussare o suonare, aprì la porta dell’appartamento degli altri ragazzi, trovando Rock Lee seduto sul pavimento assieme a Naruto.

«Che state facendo?» domandò mentre Akamaru gli correva incontro scodinzolando, alzando le grosse zampe anteriore e poggiandogliele sulle spalle – almeno aveva avuto il buon senso di non chiuderlo in casa da solo.

Naruto alzò lo sguardo su di lui, lasciando libero il grasso gatto di Sasuke che, con un orrendo cappellino di carta in testa, scappò veloce verso il bagno, «Ciao Kiba» lo salutarono all’unisono i due deficienti, «Stavamo giocando con Gatto» spiegò Naruto alzandosi dal pavimento, mettendosi seduto sul divano.

Quello era un chiaro segno che Sasuke non era in casa, altrimenti li avrebbe uccisi entrambi.

Kiba fece calmare Akamaru coccolandogli facendogli i grattini alle orecchie, e poi li seguì sul divano. «Dove sono Shino e Neji?» chiese, e il cane poggiò il muso sulle sue gambe cercando altre carezze.

«A fare la spesa» gli rispose Lee, «Neji si è incazzato perché finiamo le cose e non lo diciamo» spiegò, e la porta della stanza si aprì di colpo, lasciando comparire Ino e Sai. Nessuno aveva ancora capito perché la Yamanaka passasse così tanto tempo lì quando aveva una sua casa, ma dal momento che quello non era il suo appartamento non era di certo un suo problema.

Ino si guardò attorno con la faccia delusa, «Ah, siete solo voi» disse stringendo la mano di Sai, «Pensavo fosse tornato Shikamaru».

«Non credo tornerà tanto presto» ridacchiò Kiba stringendo le orecchie di Akamaru fra le mani, muovendogliele su e giù come un idiota, «Oggi era con SouariTem, o come diavolo si chiama» spiegò, condannando il poveretto, «A quanto pare esiste, ed è anche una figa».

«Vorrai dire un figo» lo corresse Ino, oramai certa dell’omosessualità del suo migliore amico, ma Kiba la guardò intensamente.

«Figa Ino, una ragazza bionda con un davanzale da paura» sorrise lui, continuando a giocare con le orecchie del cane.

Ino rimase interdetta per una manciata di secondi, «È una femmina?!» domandò retorica, «Non può essere una femmina!» continuò poi, lasciando bruscamente la mano di Sai. «Mi ha mentito! Mi ha detto che era un maschio» sembrava un disco rotto, continuava a ripetere le stesse tre cose.

«Veramente non mi pare che lui abbia mai detto che fosse un uomo» le disse Naruto, cercando di calmare quella crisi isterica assolutamente infondata. Sembrava un’invasata, esattamente come quando lui le aveva detto che Sasuke e Sakura stavano assieme – non osava immaginare che cosa avesse detto quando aveva saputo di lui e di Hinata! Non poteva ficcare il naso nella vita sentimentale di ogni essere vivente che la circondasse.

Ino lo guardò male, «Certo, lo dici tu che neanche ti ricordi che cosa hai mangiato a pranzo».

«Ramen» rispose lui, e Kiba borbottò qualcosa che gli parve un “Come se fosse difficile per lui ricordarselo”, ma Ino ignorò entrambi, avvicinandosi al divano, quasi calpestando Akamaru.

«Dove li hai visti?» chiese appoggiandosi allo schienale, dava l’idea di una pazza invasa che stava cercando la sua prossima vittima.

Kiba poggiò la schiena al divano, alzando la testa per incrociare lo sguardo di lei, «In università, erano in mensa a mangiare» le rispose tranquillo, coprendo poi uno sbadiglio con una mano, «Ed io devo portare fuori Akamaru, quindi vi saluto» aggiunse alzandosi, fischiando mentre il cane gli correva dietro esagitato.

Ino sorrise soddisfatta, se lui li aveva visti in università significava che lei abitava qui, o comunque studiava qui e lei l’aveva sempre avuta sotto il naso e non l’aveva mai saputo! Probabilmente stavano già assieme e quel pigro asociale non le aveva detto niente come suo solito, e forse anche Choji sapeva e glielo aveva tenuto nascosto.

«Ti accompagno a casa?» la voce di Sai era dolce mentre le sfiorava il dorso della mano. Doveva solo decidere se sbattergli in faccia che sapeva tutto oppure aggirare l’ostacolo “Ino ho sonno non mi rompere” e andare dritta al punto. Parlare con Shikamaru era inutile, doveva trovare un altro modo.

«Sì, grazie» sorrise, lasciandogli un bacio sulle labbra prima di intrecciare le dita alle sue.

 

 

 

 

 

Note d’autrici ; 

 

Beh, alla fine è stata dura, ma ce l’abbiamo fatta! /

Temari è arrivata, e finalmente oseremo dire Ci dispiace per coloro che hanno atteso la sua entrata fino ad ora, e speriamo di non aver deluso le vostre aspettative! ;___; Shikamaru e Temari, per ora, sono i personaggi che ci riescono più difficili in termini di caratterizzazione, a maggior ragione ci teniamo che chi aspettava per leggere di loro non rimanga deluso da Colla.

Note d’autrici brevissime, avete ragione… ma sarà l’estate, sarà che siamo all’inizio della seconda parte, sarà che la voglia di fare sta diventando poca perché andiamo a dormire tardi… XD Ma stiamo cercando di riprendere il giro, e vi promettiamo di cercare di mantenere le scadenze come abbiamo sempre fatto.

Inoltre, stavolta facciamo un po’ di spam gratuito verso noi stesse: se qualcuno conoscesse il fandom di D.Gray-man e volesse leggere qualcosa di nostro, consigliamo di passare a guardare il nostro profilo!

Un bacio e alla prossima!

 

papavero radioattivo.

 





   
 
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