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Autore: Ino chan    11/07/2015    4 recensioni
La sofferenza del prossimo, studiarne gli strati che la compongono, è una cosa che ha sempre affascinato Hannibal Lecter, ma non credeva che questa sua curiosità fosse anche, anzi, sopratutto, rivolta verso la propria capacità di sopportare l'insopportabile.
[SPOILER 3X06] [Missing moment]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hannibal Lecter, Will Graham
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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COLD

 

 

Looking back at me I see
that I never really got it right
I never stopped to think of you,
I'm always wrapped up in things
I cannot win
(Cold@Crossfade)




 

 

Il dolore non è nulla rispetto alla paura.
Il dolore della ferita, quello dell'iniezione sotto al braccio, non sono altro che una macchia indistinta nei recessi della mente di Will Graham mentre questo si rende conto che l'effetto del narcotico è impossibile da contrastare e che la situazione, così come il coltellino a scatto che Hannibal gli ha restituito solo per sbattergli in faccia la prova del suo ennesimo tradimento, gli sta sfuggendo di mano.
Si lamenta debolmente mentre lo sguardo indugia sul volto del dottore che lo osserva inespressivo. Anzi no, nello spazio di un battito di ciglia, come quando lo ha accoltellato guardandolo negli occhi, Hannibal gli sembra tremendamente dispiaciuto.

Winston?
Will spalanca gli occhi sorpreso alla vista del cane dal pelo fulvo seduto fra i suoi piedi. L'ultima volta che l'ha visto stava grattando furiosamente il vetro della finestra del salotto, lo sguardo e la disperazione di chi ha già visto il proprio padrone voltargli le spalle.
Will allunga una mano, il tartufo freddo del cane batte contro il palmo, prima che le dita trovino la pelliccia e lui senta il familiare sapore di casa riempirgli il petto.
Non si fa domande. Ha imparato ad accettare ogni scenario che il suo cervello gli offre, e Winston è decisamente molto meglio di un immagine residua di Abigail rivestita di rimpianto o quel maledetto cervo nero che non sa più se vorrebbe accarezzare o sventrare.
Muove la mano sul morbido pelo del cane, risale dal muso fra le orecchie, e questo tenta subito di leccarlo in quella maniera buffa che lo ha subito fatto innamorare di lui.
Will gli sorride a fatica mentre questo scodinzola battendo la folta coda a terra.
"Grazie." Sussurra.
"Prego."
La testa di Will scatta di lato, il dolore alla spalla è una stilettata che gli strappa un lamento, gli occhi si riempiono di lacrime e la mano stretta attorno alla spalla di Hannibal tira e strattona la camicia.
"Sembravi felice."
"Ero felice."
"Cosa stavi vedendo?"
Will impiega qualche secondo per capire che Hannibal non sta penzolando in un pozzo, che non è la sua mano a trattenerlo dal cadere, ma che è chino su di lui con un ginocchio puntato sul bordo di un ampio letto matrimoniale . Le pinze all'interno della ferita ruotano con uno strattone doloroso e il rivolo di sangue che cola sulla pelle chiara dell'uomo, somiglia a una goccia di vino sfuggita dal bicchiere. Gli occhi di Hannibal lo seguono fino al lenzuolo sotto Will con qualcosa di simile alla lussuria a ingrandirgli le pupille.
"E tu cosa vedi?"
Lo sguardo di Hannibal risale i muscoli definiti della spalla, le fasce muscolare del collo per guardare la sua vittima -o forse, forse sarebbe meglio dire il suo carnefice?- in viso. Il narcotico avrebbe dovuto renderlo meno consapevole del suo desiderio bruciante di affondare i denti nella sua carne fino a sentire la bocca riempirsi di sangue, ma infondo è Will quello, e il suo cervello, il suo splendido, magnifico cervello, non può essere rallentato tanto facilmente.
"Cottura al sangue." Mormora e le labbra dell'uomo si tendono in un sorriso quasi divertito.

La ferita è medicata e perfettamente fasciata, e Hannibal osserva Will respirare piano con le mani lorde del suo sangue e il suo odore, così delicato e saporito, a riempirgli i polmoni.
Non può fare a meno di chiedersi per quale ragione non affondi il coltello, quello che era riservato a lui, nel petto e non scriva la parola fine a questo stillicidio, perchè si ostini a pungolare quella parte di lui che credeva morta con Mischa.
La sofferenza del prossimo, studiarne gli strati che la compongono, è una cosa che l'ha sempre affascinato, ma non credeva che questa sua curiosità fosse anche, anzi, sopratutto, rivolta verso la propria capacità di sopportare l'insopportabile.
Afferra Will per il braccio sano, le mette a sedere e finisce di togliergli di dosso la camicia imbrattata di sangue; la testa scura dell'uomo poggia sulla sua spalla, i suoi capelli gli solleticano il collo e il mento e Hannibal, per un secondo, rimane immobile sentendolo respirare contro il petto.
"Lo stai facendo di nuovo." Hannibal riprende a spogliarlo, strappando la stoffa della camicia con gesti che tradiscono una certa nota di nervosismo "Mi stai abbracciando."

"Perché?"
La camicia è troppo grande per Will, non è adatta a una cena, ma deve farsela bastare. Hannibal chiude l'ultimo bottone in basso e poi glie la sistema nei pantaloni che richiude velocemente. Ha visto solo per un momento la cicatrice che gli ha lasciato come suo ricordo, una linea rosa sulla pelle troppo chiara di Will, e ha dovuto lottare con sé stesso per non appoggiarci sopra le bocca e saggiarne la consistenza con la lingua.
"Il desiderio di vicinanza è più fisiologico che affettivo. Gli animali dormono stretti l'uno all'altro per difendersi dal freddo."
"Hai freddo Hannibal?"
"Non lo abbiamo tutti?"
Gli occhi di Will vagano dal viso del dottore al soffitto a travi di legno oltre di lui "Io ho freddo." Risponde dopo qualche momento "Da quando mi hai accoltellato nella tua cucina a Baltimora."
"Ho creato una crepa nel tuo Io, quella che senti è vulnerabilità."
"C'erano già molte crepe nel mio Io."
"Allora cos'è il freddo che credi di sentire?"

"Nostalgia?"

Hannibal rimane immobile accanto a Will, inerme come un ortolano pronto a venire annegato nell'Armagnac; scorre il suo corpo dalla testa ai piedi e non può trattenere la sorpresa a scoprirsi tremante, eccitato sia fisicamente che mentalmente, mentre lo guarda steso nel suo sangue, pronto per lui come un pasto su un piatto.
Il suo pene si contrae dolorosamente nei pantaloni, la fame si mischia a un desiderio più basso, Wll sembra capire, ma non dice nulla e Hannibal si sente quasi in diritto di profanare il suo corpo prima di averlo per sé per sempre.

Non lo fa.
Non per chissà quale codice morale venuto a bussare alle porte del suo istinto, ma per paura. La paura di non riuscire a prevalere, di rimanere ancora succube del suo stesso gioco. È su di lui, sarebbe facile calare la bocca sulla sua , abbassargli i pantaloni e possederlo fino a farlo gridare, ma all'ultimo secondo, con un colpo di reni, lo mette a sedere e poi, strisciando all'indietro dal letto, lo fa alzare in piedi.
È di nuovo fra le sue braccia, nell'odore del sangue e del tradimento, e Hannibal chiude gli occhi per un momento godendosi il suo peso contro il petto.
"Fa meno freddo ora." Sussurra Will con un tono quasi sorpreso.
Hannibal annuisce mentre prende a trascinarlo verso la tavola dove si servirà di lui dopo averlo insaporito per bene "Non sentiremo più freddo dopo questa sera, non temere."

 

FINE.

Primo tentativo di scrittura in questo fandom, se vi va, fatemi sapere che ve ne pare :D e se devo mettere la nota OOC.

   
 
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