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Autore: Atarassia_    12/07/2015    2 recensioni
-Io sto bene. Sei tu quello che ha dei problemi. E la prossima volta se dopo essere andato a letto con qualcuno non ne hai abbastanza, non ti azzardare a venirmi a cercare perché io non ci sto più!- esclamai sentendolo irrigidirsi e con le lacrime agli occhi mi allontanai fuggendo per le vie della città.- (Capitolo 7)
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La prima volta può deludere, dicevi "Fà piano" ed io pensavo a me mi chiedi persino se sei frigida volevi soltanto andassi via da te. Se sei andata in crisi c'è un perché tu eri bambina e non lo sei più che non è come immaginavi tu. [...]
Andiamo al centro, passeggiamo, vuoi? e da una vetrina forse scoprirai che le unghie a pelle non ti mangi più e all'improvviso capiremo noi che non è un problema di verginità, si è certo più donne quando non si ha, ma quel che graffia dentro è il crescere. (NEK - Cuori in tempesta)
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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NELLE PUNTATE PRECEDENTI:
Beatrice lavora in una biblioteca persa tra le vie di Bologna e un giorno, mentre è impegnata a svolgere i vari compiti, le arriva un biglietto “Sei più bella quando sorridi”. Ma quel biglietto non è destinato a rimanere anonimo e, infatti, non ci vuole molto prima che lei incontri nuovamente tra i corridoi dell’università il ragazzo che glielo ha fatto avere e questa volta i due trovano il tempo per presentarsi e Beatrice ha il piacere di scoprire che anche colui che per un po’ di giorni ha disturbato i suoi pensieri ha un nome: Davide. La ragazza fa la conoscenza anche di altri due amici: Lele, con il quale stringe un forte legame di amicizia, e Jessica, con la quale non trovando dei punti di incontro a livello caratteriale ma anche a livello di stile di vita, Beatrice non riesce a legare più di tanto. Proprio durante un’uscita con questi ultimi, scopre che Jess ha a che fare con il giro di amici di Davide e che quest’ultimo in realtà è completamente diverso da tutta l’idea che lei si era fatta di lui. Lei ha un animo pacato ed è molto riservata, lui è irruento ed impulsivo, lei è da sempre dedita solo ed esclusivamente allo studio, lui ama vivere la vita pienamente senza rimpianti. In particolare, c’è un incontro abbastanza importante che vede protagonisti loro due e Jessica: mentre quest’ultima fa compagnia a Beatrice in biblioteca, aiutandola per quanto possibile, le due ragazze vengono raggiunte da Davide che consegna del fumo a Jess e, quando le chiede di pagarlo, lei senza peli sulla lingua rivela che lo ha già pagato sufficientemente qualche giorno prima e, se prima erano solo sospetti, ora Beatrice diviene sempre più consapevole, grazie anche alla conferma di Lele, che tra i due ci sono stati rapporti sessuali. Quando Jess lascia la biblioteca però, l’attenzione di Davide è interamente rivolta verso Beatrice che si sente sempre più attratta da lui. Sembra impossibile per i due evitarsi e infatti solo un paio di giorni dopo si rincontrano al parco dove, in seguito ad una chiacchierata spensierata e tranquilla, c’e il tanto primo agognato bacio che, seppur consensuale da entrambe le parti, termina con la fuga di Beatrice troppo sconvolta da tutto quell’ammasso di emozioni. (Capitolo 4) Il fuggire della ragazza innesca una reazione in Davide che tenta più volte di fermarla per parlare di quanto è successo, fallendo miseramente le prime volte e riuscendoci finalmente in un secondo momento, dove in seguito ad un nuovo bacio questa volta lei non scappa dalle emozioni. Arriva la sera della festa dove Lele riesce a trascinare anche Beatrice; quest’ultima incontra un vecchio compagno di scuola che la prende in prestito per qualche minuto accogliendola nella sua compagnia e questo gesto non è ben visto da Davide che, presente alla festa, non appena la ragazza riesce a svignarsela da quel gruppo, la blocca dando il via a quella che a tutti gli effetti sembra essere una scenata di gelosia. Lui nega, ma Beatrice ha capito che è geloso e questo le fa piacere e sembra che tra di loro la situazione sia sempre più tranquilla, fino a quando lui viene richiamato da un suo amico e lei, parlando con Jess, scopre che quel pomeriggio, quello stesso pomeriggio in cui ha baciato lei, è andato a letto con l’amica.
Beatrice non riesce a sopportare oltre e decide di abbandonare la festa, ma proprio quando è sul punto di uscire viene raggiunta da Davide e litigando, lei sfoga tutta la sua rabbia su di lui per poi lasciarlo lì da solo. (-Io sto bene. Sei tu quello che ha dei problemi. E la prossima volta se dopo essere andato a letto con qualcuno non ne hai abbastanza, non ti azzardare a venirmi a cercare perché io non ci sto più!- esclamai sentendolo irrigidirsi e con le lacrime agli occhi mi allontanai fuggendo per le vie della città.- Capitolo 7)
Successivamente lui prova a raggiungerla anche a casa per chiarire, ma la rabbia in lei è troppa e non riesce a passarci sopra soprattutto perché non vede in lui la consapevolezza di aver capito dove sta l’errore, per lui è tutto normale. Nel frattempo il vecchio compagno di scuola incontrato alla festa, Valerio, si fa vivo e le chiede un appuntamento che lei, consigliata dagli amici accetta, ma è proprio durante quella cena che realizza che il suo pensiero fisso, nonostante tutto, è sempre Lui, realizza che Davide è per lei molto più importante di quello che credeva.


PREMESSA
Considerando che non aggiorno da più di un anno ho ritenuto opportuno "riassumere" alcuni eventi, quelli più strettamenti legati alla comprensione di questo capitolo . Ho dovuto tralasciare alcune cose o il riassunto finiva per diventare un capitolo vero e proprio, quindi se ci sono dei passaggi non chiari o andate a rileggere i capitoli oppure non fatevi problemi a chiedere spiegazioni direttamente a me.
Inoltre, volevo avvertirvi che ho cambiato lo stile di scrittura. Mi spiego meglio: nei caoitoli precedenti ho utilizzato sempre la prima persona e ho lasciato che il tutto ci venisse mostrato attraverso gli occhi di Beatrice, in questo capitolo invece ho usato la terza persona perchè ho pensato che così avrei potuto mostrare il punto di vista un po' di tutti e avere diverse chiavi di lettura dei vari episodi, e inoltre ho adottato un diverso tempo verbale. Volevo sapere da voi quale dei due stili preferite e a seconda delle vostre risposte provvederò a correggere il capitolo o i capitoli! Detto questo, vi auguro una buona lettura e spero di non de
ludervi e di ricevere quante più recensioni possibili per capire realmente cosa riguardo questa storia.

 




Follie

Capitolo Dieci

 
Beatrice è ingenua sotto certi aspetti, forse per l’educazione ricevuta o forse perché il suo carattere è così. La sua immaginazione ha dei limiti e lei certe cose proprio non riesce a concepirle, a figurarsele. Vista da fuori, appare come la classica tipa all’antica, di quelle pudiche che si scandalizzano davanti a cose sconce, che dedicano tutto il loro tempo allo studio, che tengono a bada gli eccessi e che sperano ancora nell’arrivo del principe azzurro. Ma, se impari a conoscerla, se la osservi attentamente, puoi benissimo notare come, sebbene abbia una visione della vita romanzata, con un lieto fine e un rigido programma da rispettare, in lei ci sia anche una coscienza inconsapevole, un Io interiore che grida dai meandri più profondi della sua anima affinché lei si lasci andare giusto un pochino.
È ingenua, ma anche molto orgogliosa e permalosa. È mansueta e sempre disposta ad aiutare gli altri ma, quando si sente tradita, usata e offesa, in un batter baleno innalza una solida barriera intorno a sé, col fine di tenere tutti lontani. Quando tutto questo si realizza, lei non parla. Il silenzio, l’indignazione, la freddezza e una timida indifferenza sono gli strumenti di cui si avvale. Se c’è qualcosa che non va, che la ferisce, non riesce a dirlo ad alta voce, forse perché teme di essere scortese, e così si tiene tutto dentro, fingendo che la sua sia solo stanchezza o la conseguenza di una giornata no.
Ma non è così completamente masochista e infatti un po’ ci gode a recitare la parte dell’orgogliosa, perché rappresenta il suo modo semplice e delicato per dire “non sto più al tuo gioco, mi sono stufata”. Durante gli anni del liceo erano più le volte in cui era indignata che il resto. Indignata per essere quella da cui andare per gli appunti, quella che “tranquillo, non ti agitare per l’interrogazione che ci mandiamo Beatrice come volontaria”, quella che sotto il periodo delle verifiche era l’amica di tutti mentre, nel resto dei giorni, la sua cerchia di amicizie si restringeva a quattro, cinque persone. Beatrice però ha rafforzato la sua armatura e, se può, si lascia scivolare via tutto di dosso.
E in quel preciso istante gongola come una bambina che è riuscita ad ottenere l’ultimo modello di Barbie che ha visto nella pubblicità in televisione. Le piace quella sensazione che prova nell’avvertire uno sguardo pungente costantemente fisso sulla sua schiena, su ogni suo piccolo gesto. Per la prima volta le piace sentirsi guardata e fingere di non essersene accorta.
E Davide è lì da vari minuti: la fissa, sbuffa, cerca inutilmente di stabilire un contatto visivo con lei e sbuffa di nuovo. Lei fa l’indifferente, come se non si fosse accorta di lui che pur di avere anche il più banale dei pretesti per restare lì, ha afferrato il primo libro che ha trovato sullo scaffale, ma è rimasto sempre fisso sulla stessa pagina. Non si è nemmeno avvicinata al banco delle consegne e lascia che sia lo studente polacco in cerca di crediti per l’Università a ritirare i libri restituiti e a registrarli nell’archivio.
Beatrice si sposta da un angolo all’altro della stanza riponendo i volumi nel settore giusto e intimando il silenzio ai soliti disturbatori della quiete.
-Beatrice?- la voce chiara e infastidita di Davide le giunge alle spalle e lei rabbrividisce ostinandosi a fare finta di niente –Oh?- continua lui, scocciato e sempre più infastidito per essere ignorato, alzando un poco la voce.
-Dovresti parlare più piano- ribatte lei, con voce piatta, sfilandogli sotto il naso e intrufolandosi nell’ufficio di Teresa.
E Davide resta lì impalato, stupito e ferito nell’orgoglio perché, solitamente, quelle uscite in grande stile appartengono a lui. Si guarda velocemente alle spalle, sospirando quando può constatare con certezza che nessuno si è accorto di nulla. Ma la rabbia rimane perché non gli piace essere ignorato e, quando succede, ciò va a scalfire il suo ego smisurato. Perché lui è consapevole di avere una certa influenza sulle persone, di riuscire a mettere in soggezione, di mettere in imbarazzo gli altri e farli sentire inadeguati, impacciati.
E poi, il fatto che a fare tutto ciò sia stata una tipa come Beatrice è un tantino imbarazzante e inconcepibile. Insomma, Beatrice l’ha osservata bene e da subito gli è parso chiaro che tipo di persona fosse ed ora, il fatto che sia stata lei ad aver avuto l’ultima parola su di lui, un po’ lo stupisce.
E forse questo stupore ha anche una valenza positiva perché vuol dire che in lei c’è un lato nascosto, più sicuro che a lui piacerebbe scoprire, far venire fuori. Ma in gran parte è uno stupore che alimenta la rabbia perché non si capisce, non si spiega questa sua esigenza di parlarle, forse di giustificarsi ai suoi occhi e cancellare quella traccia di delusione, rabbia e dolore che ha colto nei suoi occhi.
Sa di avere ragione perché lui è libero di fare ciò che vuole, non ha nessun vincolo che lo leghi a lei e Beatrice non può pretendere di far passare lui dalla parte del torto, di farlo sentire in colpa.
E Davide ancora non ha capito quale sia il suo errore, lui ha sempre fatto così e nessuna ragazza si è mai presentata al suo cospetto rimproverandolo o reclamando qualcosa. E Beatrice anche in quello lo ha stupito. È piccola, ingenua, fragile e sensibile ai suoi occhi, ma sa usare le parole per ribaltare la situazione e fargli stringere lo stomaco in preda ai rimorsi.
La sera della festa ci era rimasto un po’ male e aveva cercato di nascondere l’eco dei sensi di colpa tornando in sala e lasciando che la confusione lo distraesse. Ma non era riuscito a farli tacere del tutto, perche la notte successiva, sdraiato sul sedile della sua macchina con Jessica al suo fianco, non era stato in grado di frenare quell’impulso che lo aveva portato a chiederle l’indirizzo di casa di Beatrice. E Jess, mezza addormentata, gli aveva risposto senza farsi molte domande.
Ma, alla fine, entrambi i suoi tentativi di chiarire con Beatrice avevano fatto un buco nell’acqua e la cosa non gli andava giù molto perché era abituato ad ottenere tutto ciò che gli passava per la testa e se si scombussolavano i suoi piani la cosa non gli faceva piacere­.
Così, caparbio e sicuro di sé, si apposta accanto alla porta dietro la quale, poco prima, è scomparsa Beatrice. Non ha davvero qualcosa di assolutamente necessario da dirle, ma in lui agisce forte l’impulso di dimostrare qualcosa a se stesso. Non deve attendere molto prima di vedere la porta aprirsi e la ragazza uscire dalla stanza, con un cipiglio ostile e uno sguardo corrucciato. Beatrice si blocca per un istante, confusa e forse sorpresa di ritrovarlo ancora lì, ma si riprende quasi subito e raggirandolo continua a camminare verso la sua postazione al banco delle consegne. Davide segue ogni suo movimento con molta attenzione, fissando nella mente ogni piccolo frammento utile per ricostruire l’immagine di lei. Sorride sghembo e con passo strascicato ripercorre i stessi passi della ragazza, nello stesso modo in cui un’ombra fedele arranca dietro alla persona di cui, volente o nolente, deve riprodurre ogni minimo gesto. Lei affianca il suo collega e serve gentile i clienti in fila, ma dietro il sorriso di circostanza è facile, per Davide, scorgere la tensione e i nervi a fior di pelle. Lui rispetta in silenzio l’ordine della fila e poi, non essendoci più nessuno davanti a lui, si appoggia con i gomiti al bancone. Il ragazzo polacco gli chiede se deve prendere o restituire dei libri, ma lui lo ignora bellamente dedicandogli solo un’occhiataccia scontrosa.
-Lascialo perdere- interviene Beatrice rivolgendosi allo studente –e tu, se non devi prendere o restituire alcun libro, sei pregato di lasciarci fare il nostro lavoro e farti da parte- continua alla volta di Davide  con voce sicura ma con sguardo sfuggente.
Prova a tenersi occupata spostando libri, accatastando documenti e firmando le ultime registrazioni ma, inevitabilmente, con la coda dell’occhio finisce sempre per scrutare il profilo della persona dinanzi a lei che, facendo leva sugli avambracci, se ne sta piegata sul bancone senza mai perderla di vista. Poi è questione di un paio di secondi e un libro le viene piazzato tra le mani lasciandola spiazzata per il gesto brusco e inaspettato.
-Prendo questo- conferma Davide con una voce più bassa del solito, quasi volesse che fosse solo lei a sentirlo e il tono che usa le fa venire dei brividi che cerca di nascondere mentre, ancora confusa, alterna lo sguardo dalla tessera che il ragazzo le sta porgendo al Lolita che spicca sulla copertina del libro che sta torturando con le dita a causa dell’ansia.
-Non hai del lavoro da fare? E  poi, non per niente, ma anche io avrei degli  impegni e non ho tempo prezioso da perdere- continua lui strafottente, beandosi del momento in cui le gote di Beatrice si tingono si rosso e lei deve schiarirsi la gola come se avesse trattenuto il fiato per tutto quel tempo.
-Quanto tempo ti serve?- chiede, per poter compilare i moduli, con voce imbarazzata senza mai alzare lo sguardo dallo schermo del computer per evitare danni  ma, se dall’altra parte non c’è una volontà incline a fare la stessa cosa, è dura mantenere il controllo. Perché tutto il tempo che vuoi tu le fa saltare un paio di battiti e a quel punto mantenere lo sguardo basso le risulta difficile, tutto sembra complicato, anche evitare quelle iridi verdi in cui legge pura soddisfazione e arrivati a quel punto ogni cosa, con il battere dei secondi le fa mancare l’aria. Perché Beatrice può anche provare a evitare le cose, può decidere di fare in modo che alcune cose vadano in un modo e altre in un altro, ma la caparbietà e il magnetismo di Davide sono ancora più costanti e lui, ora, è pienamente consapevole di aver ottenuto una completa attenzione da parte della ragazza che lo fissa con gli occhi sbarrati e le labbra, screpolate e piene, socchiuse in un’espressione sorpresa.
-Basta così- sussurra Beatrice spezzando il silenzio. Si stringe nelle spalle e scuote la testa, indietreggia leggermente anche se a separarli c’è un intero bancone, un’intera gamma di problemi, di domande senza risposte e quesiti irrisolti. Ma restare lì, fingersi ancora abbastanza dura da reggere tutta la pressione che quella situazione comporta e accettare passivamente che lui abbia tutto quel potere su di lei, diventa insostenibile. Raggira il banco delle informazioni e restituendogli la copia di Lolita lo supera lasciando che le loro braccia si sfiorino e che i suoi capelli gli solletichino la pelle del braccio lasciata scoperta dalla maglia.
Davide guarda da sopra la sua spalla la ragazza allontanarsi verso gli scaffali più interni e ci resta male perché non ha avuto l’ultima parola, perché Beatrice aveva gli occhi lucidi e ad occhio e croce sarebbero bastati ancora pochi istanti prima di vederla piangere sul serio. La guarda, colpito, perché ha ottenuto una reazione e le mani di lei tremavano dal nervoso, compiaciuto, perché questo vuol dire davvero qualcosa, soddisfatto, perché quella ragazza rispecchia pienamente tutte le idee che lui si è fatto su di lei, ma nonostante ciò è ancora in grado di sorprenderlo.
Ignora il ragazzo che prima affiancava Beatrice, dedicandogli poco più di un’occhiata strafottente, si guarda un’ultima volta indietro e riesce ancora a vederla mentre, con la schiena premuta contro uno scaffale, si strofina nervosamente le mani sul viso. Alza gli occhi al cielo sbuffando e senza aggiungere una parola  si dirige verso l’uscita.
Lolita incastrata tra il braccio e il fianco destro, le mani impegnate a coprire il vento che spegne la fiamma del suo zippo azzurro e la schiena appoggiata contro il muro del porticato della libreria.
Scuote la testa, buttando fuori il fumo mentre ride tra sé e sé; gli occhi socchiusi leggermente mentre si incanta a fissare cose futili e le caviglie incrociate che lasciano intravedere i tatuaggi precedentemente celati dal pantalone. Il suo turno finisce tra meno di un’ora e lui quel giorno ha un sacco di tempo libero per aspettare.
 


Stanca e più nervosa del solito, controlla di aver messo tutto nella borsa e poi afferra il golfino per infilarselo con gesti meccanici e pigri. Sorride in direzione di Teresa che, pur non essendo a conoscenza dei fatti, sa che c’è qualcosa che non va perché quella non è la solita Beatrice e c’è qualcosa che la turba, qualcosa che disturba costantemente i suoi pensieri. Ma Teresa ha dalla sua l’esperienza di una vita intera, di una vita vissuta pienamente e senza rimpianti, quindi sa che anche queste cose, per quanto spiacevoli possano essere, devono essere presenti nella vita di una qualunque ragazza. Non si preoccupa più di tanto, perché oramai ha imparato a conoscere Beatrice e sa che, in qualche modo, imparerà a cavarsela anche in questa situazione, quindi non può fare altro che allungare un braccio in direzione del volto della ragazza e spostarle una ciocca di capelli dietro l’orecchio sinistro per poi lasciarle una carezza sulla guancia e farle capire che, comunque sia, avrà sempre il suo di affetto a sostenerla.
Beatrice le sorride grata e incrocia le braccia sotto al seno tentando di tenere le mani il più possibilmente coperte dal tessuto cremisi del maglioncino che risalta a contrasto con la sua carnagione chiara. Con modi gentili saluta il resto dei dipendenti e fa pressione contro la porta della biblioteca trattenendo per un attimo il respiro quando l’aria fredda le sferza i capelli. Cerca di ricomporsi il più in fretta possibile anche se, visto il continuo aleggiare del vento, tutti i suoi tentativi risultano vani perché subito quelli tornano a scompigliarsi e a coprirle gli occhi. Si ferma in un angolo del porticato poggiando la borsa ai suoi piedi e frenetica fruga nelle tasche dei pantaloni e in quelle della borsa alla ricerca di un elastico o un fermaglio qualsiasi, ma l’unica cosa che trova incastrata tra i libri è un berretto di lana che subito si affretta ad indossare.
-Non era solo un vecchio compagno di classe, un tuo amico?- sobbalza girandosi di scatto al suono della sua voce ed è sorpresa di trovarlo ancora lì. Rimane disorientata per un attimo e la sua vicinanza non aiuta di certo, perché dopo l’ultimo saluto nella biblioteca aveva sperato in una tregua e ora, averlo così vicino, i capelli sbarazzini a coprirgli la fronte, la felpa verde militare a fasciargli il petto, la sigaretta, l’ennesima a giudicare dai vari mozziconi qualche metro più dietro, tra le dita e il solito, insopportabile, sorriso strafottente disegnato sulle sue labbra.
-Cosa?- replica spiazzata più per la sua presenza che per la domanda vera e propria, in quanto ha già intuito dove vuole andare a parare e la cosa le fa tremare le mani per il nervoso. Lui butta fuori il fumo alzando leggermente la testa e poi, sempre con lo stesso tono di sfida, ripete la domanda senza mai distogliere gli occhi da quelli di lei.
-Quello della discoteca, Valerio, non doveva essere solo un amico?- sputa fuori stringendo i pugni e facendo un passo verso di lei e provocando, inevitabilmente, un suo retrocedere. Beatrice lo fissa accigliata ed è sicura che ora nulla potrebbe sorprenderla di più in confronto al comportamento di lui. E sono tante le cose che vorrebbe dirgli, che vorrebbe urlargli contro e i colpi che gli darebbe solo per far sparire quella sua strafottenza, quel suo pretender tutto senza concedere mai nulla. Si ritrova ad odiarlo senza un motivo ben preciso, lo odia per più cose, perché è cattivo e non vuol capire, perché è infantile, caparbio e egoista, perché pensa solo al proprio benessere e se ne frega degli altri. Vorrebbe avere il coraggio di dirgli tutte quelle cose, di affrontarlo a testa alta e fargli capire la sua posizione, fargli capire perché fa male e domandargli con che faccia tosta ha avuto tutta quella temerarietà sufficiente a presentarsi fino a casa sua, a seguirla fino a lavoro solo per chiederle spiegazioni di cose che sono così ovvie. Vuole domandargli perché non può semplicemente lasciarla in pace e fingere che niente sia successo, visto che effettivamente tra loro non c’è stato nulla di importante, niente per cui valga la pena logorarsi in quel modo. Si passa una mano sugli occhi cercando di riordinare le idee e poi, velocemente quasi a non voler dare a lui il tempo di reagire, afferra la borsa abbandonata ai suoi piedi e lo supera scendendo di corsa le poche scale che si trovano all’entrata dell’edificio. Sente che lui la chiama, ma non ha voglia di starlo a sentire e incassando la testa tra le spalle, allunga il passo per mettere quanta più distanza possibile. Ma più lei cammina e più la sua voce sembra farsi vicina e basta quel smetti di fare la bambina e rispondimi! a farle salire il sangue al cervello. Si blocca tutta d’un colpo al limitare della strada e prendendo un bel respiro si gira verso di lui con sguardo deciso. Lo trova a pochi, pochissimi passi da lei, il respiro corto e una postura rigida dovuta al nervosismo.
-Fai sul serio?- chiede Beatrice con tono pacato, ma entrambi sono consapevoli di trovarsi in una situazione tutt’altro che tranquilla e quando lui prova replicare lei non gli concede nemmeno il tempo di aprire bocca –come puoi continuare a presentarti da me come se niente fosse e chiedermi una cosa del genere?- continua, ma le sue sono domande retoriche e anche Davide ci è arrivato così, abbandonando le braccia lungo i fianchi, le lascia il tempo di sfogarsi.
-Hai una gran faccia tosta e sei un grande, un grandissimo ipocrita a comportarti così dopo quello che hai fatto tu. E non puoi, non puoi e non devi permetterti di trattarmi in questo modo. Non ne hai alcun diritto- sostiene lei, con tono adirato, puntandogli un dito contro il petto mentre la voce le si affievolisce. Non si è nemmeno resa conto di essersi avvicinata a lui così tanto, che gli occhi le si sono fatti lucidi e che il tremolio delle mani sta aumentando secondo dopo secondo.
–Sei uscita con  lui?- Davide rompe quel  silenzio nel peggiore dei modi e rompe qualcosa anche in lei perché è come se la stesse prendendo in giro, come se non avesse ascoltato nemmeno una parte del suo discordo, perché lui pensa sempre solo ed esclusivamente al proprio tornaconto. Lui sa che ci sarebbe dovuto arrivare in modo diverso a quel punto, che avrebbe dovuto prima chiarire tutta la situazione della festa proprio come aveva deciso di fare quel mattino e poi solo a quel punto tirar fuori questa nuova parte della storia. Ma da quando, poco prima che lei finisse il suo turno, parlando al telefono con Jessica era venuto fuori quel discorso tutto il resto era passato in secondo piano.
-Ancora? Perché non vuoi capire?- Beatrice si porta le mani ai capelli e la voce le si fa stridula. Chiude gli occhi e deve più volte riprendere il fiato perché le sta davvero mancando l’aria ma, quando avverte uno spostamento dinanzi a sé, è costretta a riaprire gli occhi e la prima cosa che le suggerisce il suo istinto è di indietreggiare. Li separano pochi centimetri, i capelli di lui le solleticano la fronte e lui le sfiora la guancia con il naso prima di portare le labbra, umide e calde, a contatto con il suo orecchio.
-Sei uscita con Valerio, si o no?- la voce è decisa, ferma e sufficientemente roca da far fremere Beatrice che, tenta, dopo un attimo di smarrimento, di allontanarsi. Ma questa volta lui è lesto e con un gesto fulmineo le blocca i polsi tirandola verso di sé così da far aderire i loro petti. Ristabilisce un contatto visivo Davide e aspetta la risposta a quella domanda, una risposta che già conosce, ma che comunque vuole sentirsi dare da lei, così come vuole che lei vi aggiunga affermazioni che gli permettano di capire che, di quel Valerio, non c’è alcun bisogno di preoccuparsene. Le solletica la guancia con il naso e le lascia un bacio al limitare della bocca per poi tornare a guardarla negli occhi con un espressione più seria. Si avvicina nuovamente e la stretta sui polsi si fa più lenta, perché è sicuro che lei lascerà le mani lì, ad aggrapparsi alle sue spalle, a stringergli i fianchi. Con un gesto lento e studiato le accarezza le labbra con il pollice e poi fa scivolare la mano tra i capelli, fino a raggiungere la schiena dove, con un una leggera pressione, la spinge ancora di più contro di sé. Le lascia un ulteriore bacio sempre più vicino alle labbra e lei può sentire il respiro di lui infrangersi contro la sua pelle. Lo lascia fare, lascia che sia lui a condurre il gioco o per lo meno gli lascia credere che anche questa volta sia così.
Socchiude le labbra e vede subito lo sguardo di lui seguire quel movimento prima di tornare a guardarla negli occhi; sente il suo respiro farsi più corto e anche lei trattiene il suo mentre, con una mano, si appoggia al suo petto. Le lascia un bacio a fior di labbra, ma si tratta solo di un gioco fatto di sfiorarsi e le loro labbra si toccano solo di striscio, quasi a voler tastare il terreno. Quando vede che lei non si è tirata indietro, sorride a pochi centimetri dalla sua bocca e questa volta fa per baciarla sul serio, ma ora è lei a condurre il gioco e a tirarsi indietro lasciandolo a bocca asciutta. Lui la guarda sorpreso inarcando il sopracciglio.
-Sei andato a letto con Jessica?- sussurra Beatrice sulle labbra di Davide prima di premere con la mano contro il suo petto per allontanarlo da sé e allontanarsi definitivamente. Per la seconda volta, nell’arco di poche ore, Davide si ritrova a fissare la sua figura minuta che si fa man mano più piccola fino a perdersi tra le vie della città e ancora incredulo per quanto accaduto si porta una mano tra i capelli scompigliandoli. Credeva di averla in pugno, di essere riuscito a calmarla e riavvicinarla a sé, ma ancora una volta lei ha cambiato le carte in tavola, lasciandolo con un senso di delusione, con un moto di rabbia a stringergli lo stomaco e un ammasso di emozioni contrastanti a confondergli le idee. Convulsamente afferra il pacchetto di sigarette dalla tasca e con il familiare sapore del fumo sul palato, si avvia nella direzione opposta.


 
 
È passata l’ora di cena e in televisione stanno trasmettendo i soliti film scadenti del sabato sera ma, Beatrice, raggomitolata contro il tessuto della poltrona non ne sta seguendo nemmeno la trama perché troppo impegnata a parlare con Lele di quanto è successo. Ci sono stati diversi fatti, troppe cose secondo lei da sopportare per una giornata intera e questa volta anche lui, solitamente eccessivamente logorroico, è rimasto più volte in silenzio senza sapere cosa dire, come reagire alle informazioni dell’amica. Le lacrime, accumulate per il troppo nervoso e per tutto lo stress della giornata, non tardano ad arrivare e questa volta, sentendosi al sicuro tra quelle quattro mura familiari, non avverte nemmeno il bisogno di frenarle o nasconderle. Dall’altro capo del telefono, seppur inutilmente, Lele prova a farla calmare anche se sa in cuor suo che quello sfogo  è inevitabile e che fino a quando non avrà interiorizzato da sé tutta la questione, sarà vano qualsiasi discorso volto a rassicurarla. Alla fine giungono ad un compromesso e lui le promette di farsi trovare a casa sua il giorno dopo per parlarne faccia a faccia così da ragionarci su meglio e a mente fresca dopo il riposo notturno.
Beatrice poggia il cellulare sul tavolinetto dinanzi a lei e per un attimo si incanta a guardare il televisore senza seguirne però i fatti, ma perdendosi in pensieri tutti suoi. Le ci vuole più di qualche istante per ridestarsi da quello stato di trance in cui è caduta e accorgersi che, effettivamente, qualcuno sta bussando alla porta. Getta uno sguardo all’orologio posto sulla parete adiacente ed esclude che possa trattarsi di Sabrina visto che è uscita da poco, esclude anche Lele e sinceramente non sa a chi altro pensare mentre, con le gambe fasciate da una vecchia tuta usata per fare ginnastica e una felpa a celare tutte le restanti curve del suo corpo, si dirige verso la porta.
-Arrivo- afferma mentre fa scattare il chiavistello e si fa da parte per vedere chi sta bussando. Resta in silenzio a fissarlo e la persona all’entrata fa la stessa cosa; si fissano reciprocamente, lei perché sinceramente non se lo aspettava e non sa che fare, lui perché vorrebbe dire, vorrebbe fare molte cose ma sa che con lei deve andarci cauto. Alla fine Beatrice si fa da parte come a volergli far intendere che ha il permesso per entrare e lui non se lo fa ripetere due volte, così la supera e, giusto il tempo che lei richiuda la porta alle loro spalle, che lui subito si volta incastrandola fra la parete lignea e il suo corpo. Ignora il grido di sorpresa emesso dalla ragazza e a differenza di quel pomeriggio evita qualsiasi giochetto, ma è determinato ad arrivare direttamente al dunque e quindi fa incontrare le loro labbra. La sente agitarsi sotto di lui, le mani che premono alla base della sua vita per allontanarlo, ma questa volta è davvero lui a dettare le regole e quindi intreccia una mano tra i capelli di lei, tirandoli leggermente indietro, così da avere un accesso migliore alla sua bocca e con l’altra mano le accarezza delicatamente il fianco per tranquillizzarla. Scioglie per un attimo il contatto tra le loro labbra, senza tuttavia districare le braccia dal corpo di lei e punta gli occhi nei suoi, trovandoli lucidi e con un espressione sorpresa. Si avvicina più cauto e le imprime un bacio sulle labbra, un bacio semplice, per poi riallontanarsi di pochi centimetri, guardarla negli occhi e ripetere il tutto dall’inizio. Ora vuole che sia lei a prendere l’iniziativa, a fargli capire che è ciò che vuole e si ritrova a sorridere contro le labbra di lei quando, pronto a separare nuovamente le loro labbra, viene trattenuto dalle mani di lei che si arpionano alle sue spalle tenendolo stretto a sé. E da lì il bacio si fa più audace, è tutto un gioco fatto di sfiorarsi, tastare la pelle dell'altro, stuzzicare punti sensibili e graffiarsi la pelle, l’anima. La mano di Davide accarezza quanto più possibile il corpo di Beatrice, apprezzandone le forme e tentando tuttavia di non esagerare; delicatamente, permettendole di abituarsi a quell’intrusione, lascia scivolare la mano sotto il tessuto della felpa fino a raggiungere la pelle calda e inviolata dei suoi fianchi, il cui tocco la fa sussultare ma, con molto piacere, nota che nonostante questo non si sta tirando indietro. E lei lascia una mano sul petto di lui, a stuzzicare il colletto della maglia, ad accarezzargli delicatamente la pelle sensibile del collo per poi ridiscendere lungo i suoi fianchi dove, per trattenere i gemiti, stringe più volte la presa sicura di aver lasciato qualche segno per via delle unghie. L’altra mano è tra i capelli di lui, perché oramai lo ha capito che quello è uno dei suoi punti deboli e lascia scorrere le dita sottili tra di essi, stuzzicandoli con un ritmo tutto suo e tirandoli delicatamente perché così piace a lui. Si separano con i petti ansimanti, lei premendo la fronte contro il mento, contro la bocca di lui che sorprendentemente la delizia con baci delicati, carezze inaspettate. Lui porta entrambe le braccia dietro la schiena di Beatrice, stringendola in una presa forte e sussulta quando sente le mani di lei, timide ed inesperte, posarsi alla base della sua schiena per lasciare mute carezze. Solleva il volto con la speranza che lei faccia lo stesso e gli permetta di guardarla negli occhi mentre glielo dice, perché ci ha pensato diverse ore e si è dovuto ripetere il discorso a mente più volte anche mentre saliva le scale per raggiungere la sua porta, ripromettendo a se stesso di mantenere la calma e non rovinare tutto come al solito.
Lei sembra intuire il cambiamento che c’è nell’aria e sa che lui sta per dire qualcosa e che quella bolla di intimità che si è creata negli ultimi minuti potrebbe scoppiare a breve, così solleva la testa guardandolo negli occhi e sollevandosi sulle punte per lasciargli un bacio, un ultimo bacio?, prima di incoraggiarlo a parlare.
-Si- inizia lui – con voce piatta –la risposta alla tua domanda è si, sono andato a letto con Jessica- spiega dinanzi al cipiglio confuso di lei e subito la sente irrigidirsi tra le sue braccia, perché si, Beatrice sa già tutto, ma non può negare che sentirselo ridire, sentirlo ridire da lui fa più che male -ma ho baciato anche te, ho voluto parlare con te e cercare di chiarirmi con te. Quindi questa volta sei tu che non puoi venirmi a dire che io non ho alcun diritto di chiederti queste cose, ok? E no, non lo so cosa sta succedendo, perché sinceramente non ci sto capendo più niente nemmeno io, ma so che mi da fastidio che tu veda quel tizio. Quindi fai in modo che non ci sia una seconda uscita, ok?- conclude sempre più sicuro di sé. E non le dà nemmeno il tempo di rielaborare il tutto e rispondere, che si china su di lei e la bacia, di nuovo, per poi indietreggiare e continuare a guardarla, con il suo solito sorriso e labbra più rosse e gonfie del solito, prima di aprire la porta e lasciare l’appartamento.
E Beatrice resta lì, ferma all’entrata del bilocale, il cuore che palpita più forte, il respiro ancora irregolare e i capelli più spettinati rispetto a prima che lui giungesse a trovarla. Si trascina nuovamente contro la poltrona, portando le gambe al petto e tastandosi le labbra che bruciano, a tratti, e le fanno capire che è successo tutto veramente. Un sorriso nasce dietro le sue dita e ha le gote rosse e gli occhi lucidi di chi è felice. Nella mente si ripete ciò che ha detto Davide e sa che, molto probabilmente, il mattino seguente, non lo troverà più così entusiasmante ma vi coglierà soprattutto gli aspetti negativi. Ma ora non le importa, che sia per l’adrenalina che le scorre nelle vene o per il fatto che le abbia fatto davvero piacere che, nonostante tutto, nell’arco di quella giornata ha provato a parlarle, ad avere un contatto per ben tre volte, non le importa di nulla. Quando, un paio di ore dopo, si stende sul letto, stringe al petto le coperte e rimane per un po’ a fissare il soffitto e ancora non riesce a smettere di sorridere.

 
 
Ecco a voi il tanto agognato e sudato capitolo!
Mi scuso nuovamente per l'enorme ritardo e spero, questa volta, di non far passare tutto questo tempo. Di sicuro non se ne riparla prima della fine del mese perchè la sessione estiva ancora non è terminata e io sto dando i numeri, ma ad agosto dovrei farcela.
Dal momento che vi ho lasciato ha bocca asciutta per tutto questo tempo e che negli ultimi capitoli non avevo dedicato praticamente molte scene a loro due, diciamo proprio che non ci sono state scene che li vedevano soli, ho pensato di dedicare il capitolo solo ed esclusivamente a loro.
A questo punto lascio a voi la parola, che ne pensate? Chi dei due vi ha più colpite e perchè?
Ringrazio tutte coloro che sono rimaste dopo tutto questo tempo e saluto le nuove lettrici che si sono aggiunte nei mesi scorsi.
Spero di leggere quante più recensioni possibili perchè ho davvero bisogno di conoscere il vostro parere a riguardo e di ricevere delle motivazioni in più per continuare, perchè diciamocelo chiaramente, vedere qualcuno che apprezza il tuo lavoro ti stimola a fare di meglio e sempre di più.
Alla prossima. 
Con affetto,
Mel.
   
 
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