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Autore: nayax88    12/07/2015    2 recensioni
«Vattene» disse, fredda, ostile.
Lui la guardò, ferito.
«Non posso», incrociò le braccia, «Sai che non posso», disse gentilmente.
E lei lo guardò, perché non riusciva a non farlo e in quel momento scoppiò, forse per la rabbia, forse per qualcos’altro.
Genere: Drammatico, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Mi sto per sposare!», esclamò Diana.

Si alzarono tutte in piedi, dopo qualche secondo di realizzazione, e gridarono: «Congratulazioni!», e alcune avevano gli occhi lucidi, altre piangevano già.

Insomma, erano tutte emozionate e contente per lei,

Avete presente quando siete così dentro una conversazione da non accorgersi di ciò che succede?

Ecco, quella sera era così, al Mac Gowan.

Erano tutte così emozionate e dentro la conversazione, che si erano completamente dimenticate del perché erano lì.

Dovete sapere che quella era la serata musicale delle band emergenti.

E la prima band era già stata annunciata, e aveva anche incominciato a suonare, ma loro non se n’erano accorte.

Perciò, la prima band aveva iniziato a suonare, ed era un introduzione che una di loro conosceva bene, e anche se lei era presa dalla conversazione, un angolo del suo cervello si accese, sentendo quella melodia così familiare.

Ma fu quando sentì il cantante iniziare a suonare che si voltò.

E in quel momento si estraniò dalla conversazione così bruscamente, come se qualcuno le avesse gettato un secchio d’acqua gelata in testa.

E le altre, ancora prese dalla conversazione, ci misero qualche secondo in più ad accorgersi della musica.

Poi una di loro vide chi stava guardando l’amica, e disse, forse a voce un po’ troppo alta: «Madonna mia che figo».

Anche se erano passati più di dieci anni da quando erano entrate in quel pub per la prima volta,  lei usò quel termine un po’, forse troppo, adolescenziale, come se l'atmosfera l’avesse riportata a dieci anni fa.

E tutte si voltarono, e risero.

Tranne lei.

Perché loro erano ancora dentro la conversazione, e lei invece era lì, immobile, ad ascoltare la canzone.

Quella maledetta canzone.

E lui la guardava, palesemente.

E lei voleva andarsene, magari scusarsi con le sue amiche e dire loro che doveva andare in bagno, e loro non avrebbero capito.

Ma lui si, e lei aveva paura che se si fosse allontanata, lui l’avrebbe seguita, incurante della folla nel pub, e del fatto che stesse ancora cantando.

Verso l’ultima strofa non ce la fece più, e andò verso il bagno, forse troppo velocemente, perché  le sue amiche la guardarono preoccupate e lui la seguì, proprio mentre la canzone arrivata all’ultima nota.

E loro, vedendo che il ragazzo figo la stava seguendo, affrettarono il passo, un po’ preoccupate e un po’ curiose.

Stava cercando di calmarsi, le unghie poco curate che stringevano troppo forte il lavandino, forse per la rabbia, forse per qualcos’altro.

E cercava di trattenere le lacrime, forse per la rabbia, o forse per qualcos’altro. 

«Vattene» disse, fredda, ostile.

E lui sussultò, perché la stava guardando e temeva uno scoppio di emozioni da un momento all’altro.

E lei cercava solo di non incrinare la voce, per la rabbia o per qualcos’altro.

«Eve…», disse lui, cercando di prenderle delicatamente il braccio sinistro per costringerla a guardarlo, o per guardarla ancora un po’.

Lei si girò, rifiutando la sua carezza o qualsiasi cosa lui volesse fare per addolcirla.

E le sue amiche li guardavano, in disparte, senza capire.

«Ho detto: Vattene» ripeté lei.

«Vattene via», questa volta un po’ più forte, un po’ più arrabbiata.

Lui la guardò, ferito.

«Non posso», incrociò le braccia, «Sai che non posso», disse gentilmente.

«Non adesso, non ora che ti ho ritrovato» finì lui, con la voce incrinata.

E lei lo guardò, perché non riusciva a non farlo e in quel momento scoppiò, forse per la rabbia, forse per qualcos’altro.

«Mi hai ritrovata?», scandì, «Cosa sono, un oggetto che avevi perso per strada?»

«No, non rispondere, non azzardarti a rispondere!», sbottò, quando lo vide aprire bocca.

«Tu non mi hai trovata, non l’hai mai fatto, mi hai persa nell’istante esatto in cui mi hai tradita».

Stranamente, questo lo disse a bassa voce, in contrasto con i sentimenti che invece provava pronunciando quelle parole.

«Non ti ho mai tradita e tu lo sai.

Tu non sei arrabbiata perché ho fatto sesso con un’altra donna mentre stai con te, Eve.

Tu sei arrabbiata perché poi sono scappato, e non ti ho più cercata.», disse lui, sempre a bassa voce, fore perché pensava che, non urlandole, quelle parole non l’avrebbero sconvolta più di tanto.

Ma non fu così e lui doveva prevederlo.

«Ma ti senti quando parli?

Prima dici di non avermi tradita e poi i dici che invece l’hai fatto!

Dio, la tua incoerenza mi lascia senza parole!», urlò lei, un po’ per la rabbia e un po’ per qualcos’altro.

«Dubito che qualcosa possa lasciarti senza parole», sorrise lui.

E lei dovette sforzarsi per non sorridergli, forse per abitudine o forse per qualcos’altro.

Scosse ripetutamente la testa, e fece per uscire dal bagno.

Lui la fermò, ovviamente.

«Ti prego», la implorò.

E la sua voce, forse per la rabbia o forse per qualcos’altro, si incrinò.

«Ero incinta»

Lui la guardò, senza parole.

Si aspettava di tutto.

Insulti, pugni, frecciatine come solo lei sapeva lanciare, tutto ma non quello.

E forse fu per questo che non rispose.

E lei continuò.

«Quando venni da te e ti trovai a letto con quella donna, ero venuta per dirti che ero incinta», sussurrò.

«Non sapevo cosa fare…voglio dire, non che non avessi considerato l’aborto, io non volevo dei bambini, non li avevo mai voluti…e siamo sempre stati attenti su questo punto…», fece una smorfia, «Forse non così attenti».

Esitò.

«Ma…ero incinta e il padre del bambino eri tu…»

Un’altra esitazione.

«Voglio dire, era il nostro bambino, e io non sapevo cosa fare…e poi ti ho trovato lì, con quella donna, e…»

Non terminò la frase, e lui non seppe mai cosa volesse dirgli.

Lei scosse ripetutamente la testa e si asciugò una lacrima che era sfuggita al suo controllo, e se ne andò.

E le sue amiche erano sulla soglia, e avevano sentito tutto.

E lei non si sarebbe voltata, davvero.

Non si sarebbe voltata per guardare Sodoma bruciare.

Era già bruciata anni prima.

 « Cosa ne è stato del bambino?», domandò lui, un po’ sconvolto e un po’ rassegnato.

E lei, forse per la rabbia o forse per qualcos’altro, rispose: «Due settimane dopo il tuo tradimento ho avuto un aborto spontaneo».

Lei se ne andò, e lui pianse, forse per la rabbia, o forse per qualcos’altro.

  
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