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Autore: mattmary15    12/07/2015    0 recensioni
–Vieni, mettiamo su un disco. Lo vuoi scegliere tu?- Il viso della bimba si illumina. –Ok.- Fa lui tirandola su e portandola davanti allo scatolone dove ci sono tutti i vinili.
-Come sono belli. Hanno un odore buono.- dice lei e Noel non può fare a meno di sorridere. Anche a lui piace l’odore del vinile impolverato.
-Scegline uno.- Lei allunga una manina e dal mucchio tira fuori Dizzy Miss Lizzy.
-Ottima scelta!- Fa Noel e lei batte le mani carica di aspettative. Lui fa partire il disco e la piccola Beth comincia a fare la trottola. Lui prende la chitarra e segue il ritmo del disco... Mi fai impazzire miss Lizzy, il modo in cui balli il rock and roll, amami prima che io diventi troppo vecchio… Noel la guarda ed ha un’illuminazione. –Da oggi ti chiamerò Lizzy. Vuoi?-
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Gallagher, Noel Gallagher, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Manchester 1992

E’ un po’ che Noel ci pensa. Lizzy dorme con la testa poggiata sulle sue gambe. Lui finge di guardare la tv ma in realtà guarda le sue labbra. Da quella sera fuori dal Boardwalk, non l’ha più neppure sfiorata. Lei gli gira intorno come al solito. Lo abbraccia negli slanci d’affetto o gli fa il solletico. Tutto davvero come al solito. Gli sembra che, soddisfatta di quell’emozione, non abbia bisogno di altre conferme riguardo al fatto che lui la considera una donna. La sua donna? Sorride al pensiero che, in effetti, la furbetta marca il territorio abbastanza bene. Si è fatta trovare a casa sua giusto quel paio di volte in cui Elsa è passata a trovarlo occupando la sua stanza scalza con un paio di shorts e la maglietta di Dallas.
Al pub dove ormai entra anche lei senza che lui abbia più potuto protestare, si siede sempre alla sua destra e, di tanto in tanto, si lascia scivolare sulla sua spalla.
Solo atteggiamenti innocenti comunque messi in scena con quel tocco di malizia difficile da cogliere per un uomo ma perfettamente comprensibile per una donna.
Comunque non pensava a questo, nonostante l’urgenza di baciarla stia diventando opprimente. Pensava alle sue parole.
-Se i Rain avessero le tue canzoni, sarebbero i numeri uno- aveva detto Lizzy. Del resto le sue canzoni, cantate da Liam diventerebbero qualcosa di speciale. Lui le ha provate diverse volte ma sa benissimo di non avere la presenza scenica di Weetabix.
Così ha deciso. Farà un tentativo. Parlerà con quella manica di imbecilli e proverà a capire se ne può uscire qualcosa di buono.
Accarezza la fronte di Lizzy e i suoi occhi si aprono.
-Ti ho svegliata?
-No.
-Vuoi qualcosa da mangiare?
-E’ un modo per dirmi che devo alzarmi?- fa lei arricciando le labbra in un’espressione contrariata. Lui sorride.
-Ho sentito il tuo stomaco brontolare. Latte e biscotti?
-Gelato?
-Stai contrattando?
-Spudoratamente.
-Per farmi uscire a comprarti il gelato non basterà che arricci le labbra.
-Uffa, ci vado io- fa lei rassegnata mentre lui le allunga una banconota.
-Prendimi anche un pacchetto di sigarette.
-Cos’altro? Guarda che dittatore che sei diventato!- dice mentre lui la trova improvvisamente bellissima. I capelli biondi, sciolti, le ricadono lungo i fianchi allungando il suo viso. I suoi occhi blu brillano di una vitalità che a lui manca.
-E una confezione di muffin per quando tornano quegli imbecilli.- Si accorge di avere attirato l’attenzione della ragazza che ora non si decide ad uscire. Sorride e lei, di tutta risposta, comincia a saltellare per il salotto.
-Hai deciso di parlare ai ragazzi! Ti unirai al gruppo!
-Piano con l’entusiasmo. Non è detto ancora niente!
-Non è detto ancora cosa?- sentono pronunciare dalla voce di un Liam che rientra in quel momento. Lizzy si precipita di nuovo sul divano e si raggomitola nel suo posto decisa a non perdersi la scena.
Guigsy, Bonehead, Tony ad Amy lo seguono a ruota. Quest’ultima raggiunge Lizzy sul divano e le sussurra qualcosa all’orecchio.
-Allora bro, qual è la grande novità? Siamo già in ritardo per le prove.- Noel prende il pacchetto di Benson posato sul tavolino davanti alla tv e tira fuori l’ultima sigaretta.
-Figurarsi! Le chiamate prove, quelle? Quattro cover arrangiate da schifo e una canzonetta da quattro soldi?
-Tu sapresti fare di meglio?- chiede Bonehead strofinandosi il naso.
-Non sai quanto- risponde sicuro Noel.
-Stronzate!- fa Liam gettandosi a peso morto tra Lizzy ed Amy e accarezzando le gambe a quest’ultima.
-Liberi di non credermi ma non andrete da nessuna parte da soli. Con le mie canzoni, invece, diventereste i più grandi.
-Canzoni? Perché quante ne hai?- chiede di nuovo Bonehead mentre Guigsy raggiunge il frigo in cucina e torna con una birra.
-Parecchie.
-Quantità non è sinonimo di qualità- interviene Tony e Noel aspira ed espira il fumo della sigaretta appena accesa come se nessuno avesse detto niente. Tony gli sta sulle palle e lo hanno capito tutti.
-Possiamo sentirne un paio e poi vediamo se ci stanno bene- fa Liam guardando il resto dei Rain e annuendo.
Lizzy corre di sopra e prende la chitarra di Noel.
-Live forever, per favore- fa porgendola al suo proprietario.
Noel intona la canzone e, per un momento, tuti rimangono rapiti dal ritmo del brano. Lizzy dimostra di avere imparato pressoché il testo a memoria e fissa Liam come per capire se quello che sta ascoltando gli piace o no.
Terminata ‘Live forever’ Noel attacca con una canzone che neanche Lizzy aveva ancora ascoltato. Alla fine di questa esecuzione poggia la chitarra per terra e li osserva.
-Ok, lo ammetto, non sono male. Proprio no- esordisce Liam – a voi che pare?-
-Mi piacciono- fa Gugsy che ha terminato la sua birra.
-Non sembra il genere Stone Roses che ti piace tanto Liam- interviene invece Tony.
-Non deve sembrare il genere di qualcun altro- fa Lizzy –deve essere la vostra musica!- Il commento entusiasta della ragazza sembra smuovere Liam.
-Ok, Noel, sei dei nostri!
-Urrà!- esplode Lizzy che si stringe ad Amy.
-Un momento- fa Noel gelando tutti – ci metto le mie canzoni solo se si fa a modo mio.
-Che cazzo vuol dire?- esclama Liam –Questo è il mio gruppo.
-O si fa a modo mio o non se ne fa niente.
-Fottiti, Noel!- grida Liam.
-Oh, io mi fotto certo, ma tu rimarrai il cazzone che sei per il resto della tua miserabile esistenza oppure si fa a modo mio e diventi il frontman più famoso dei prossimi cinquant’anni.
La sicurezza con cui parla Noel fa vacillare l’orgoglio di Liam.
-E cosa proponi?
-Io sono il capo. Decido le canzoni, gli arrangiamenti, dove si suona e quando. Fate quello che dico io e suonerete il miglior repertorio di canzoni originali dai tempi dei Beatles.
I ragazzi rimangono di stucco. Dall’espressione di Liam si capisce che non crede alle proprie orecchie. Suo fratello ha appena affermato di volersi prendere il controllo dei Rain?
-Ah! Un’altra cosa. Non ci chiameremo Rain. Fa cagare.
-Vuoi anche il nostro sangue?- chiede esasperato Tony.
-Il tuo se non chiudi quella fogna- risponde il dittatore. Liam scoppia a ridere e tutti lo guardano con sorpresa.
-Ma sì. Mi sta bene. In fondo io voglio solo cantare. Stare sul palco. Se qualcuno si prende la rogna di scrivere le canzoni, a me sta bene. E Rain non mi piaceva più. Qua la mano, fratello! Paul prendi le birre e brindiamo alla nascita degli Oasis!
-Oasis? E che cazzo di nome è Oasis?- chiede Bonehead.
-A me piace!- esclama Lizzy.
-Brindiamo agli Oasis- conferma Noel mentre una delle poche giornate di sole di Manchester benedice questo nuovo inizio.

Manchester 1993

L’abito nero la fa sembrare ancora più magra.
Mancano poche ore alla funzione e Peggy, di sotto, sta sistemando il salotto. Le ha legato i capelli in una treccia e le ha abbottonato il colletto dell’abito. Si sente soffocare. Stringe una collanina di perle e si guarda allo specchio. Gli occhi rossi per il pianto, le guance pallide per il dolore. Non mangia da due giorni. Da quando è tornata dall’ospedale.
Il rumore della porta che si apre la fa voltare. Liam fa capolino dal corridoio e sforza un sorriso.
-Vieni pure.
-Come ti senti?- dice entrando nella stanza di Lizzy ma si passa subito una mano dietro la testa e prosegue –Domanda stupida, vero?
-No, se posso risponderti che sto da schifo.
-Certo che puoi, Beth! Se hai bisogno di qualunque cosa, sono qui. I ragazzi arriveranno tra poco.
-Potevi dirgli che non serviva che passassero. E’ una cosa deprimente.
-Non dire cazzate. I ragazzi ti vogliono un bene folle. Nessuno potrebbe mancare. Bonehead vorrebbe suonare qualcosa in chiesa. Ti va?
-A mia madre sarebbe piaciuto.
-Credo di sì. Le piaceva sentirmi cantare. Era simpatica.
-Non era simpatica, Liam. Era una persona piuttosto triste di solito. – Lizzy posa la collana di perle sul comò e si siede sul letto. Liam la segue e le passa un braccio intorno alle spalle per tirarla a sé.
-A me piaceva. – Lizzy sorride e si fa piccola nell’abbraccio di Liam. Lui la tiene stretta per un po’ poi, prendendola per le spalle, la guarda dritto negli occhi. – Ti senti pronta per scendere?
Lizzy annuisce e si alza. Le scale fino al piano terra sembrano a mille metri di altezza dal suolo. La testa le gira paurosamente. In salotto, gettato in un angolo sopra una poltrona di velluto sdrucito, suo padre è già affondato in una bottiglia di Jack. Lei gli passa accanto senza guardarlo.
Peggy l’abbraccia e la fa accomodare su un’altra poltrona. Una fila di persone che sembra infinita le porge frasi di circostanza e carezze.
Lizzy non piange. Non sente alcuna parola. Non sente niente. Non si accorge neppure che qualcuno, Amy forse, la fa alzare e l’accompagna in chiesa. Torna in sé solo quando Bonehead attacca una canzone all’organo della chiesa del loro quartiere. Solo in quel momento si rende conto del feretro al centro della navata centrale della chiesa, in quel momento vede suo padre che si dispera e piange accanto a lei. Solo in quel momento si accorge di Padre McKenzie che prega per la donna distesa nella bara.
In quel momento ricorda perché si trova in quel posto, ricorda che è il funerale di sua madre che stanno celebrando. In quello stesso momento l’aria nei suoi polmoni finisce e lei comincia a respirare affannosamente. La chiesa odora di incenso e fiori appassiti. Sente la nausea salire. Sente solo un terribile senso di nausea e il pianto di suo padre.
Deve uscire da lì o morirà. Si stacca da Peggy e prende a correre lungo la navata verso l’uscita. Sente suo padre che chiama il suo nome. Grida. Bestemmia e le ordina di tornare indietro.
Quando si ritrova fuori dalla chiesa prende un respiro a pieni polmoni. Si guarda intorno disorientata. Non sa dove potrebbe andare ma vuole allontanarsi da quel posto più velocemente che può.
Scende gli scalini di corsa mentre le lacrime, liberate da quel senso di ribellione che le esploso in petto, cominciano a cadere lungo le guance. Corre e si passa il dorso della mano sugli occhi. Singhiozza e corre per lasciarsi alle spalle quel bastardo di un padre ubriaco, sempre ubriaco. Talmente ubriaco da non accorgersi del cancro che stava divorando sua madre. Talmente egoista da spendere tutti i suoi soldi in bottiglie invece che in medicine per lei. Lizzy lo odia e odia sua madre per non essersi mai ribellata e per averla lasciata sola con lui ora. E odia se stessa per provare questo genere di sentimenti.
Corre e non si accorge che qualcuno le è andato dietro. Una figura  minuta che era rimasta in fondo alla chiesa. Non si accorge che le afferra il braccio e la tira indietro. Pensa che si tratti di suo padre e si divincola. Allora un’altra mano la stringe e solo una volta che è chiusa in un abbraccio confortevole, Lizzy smette di agitarsi.
-Piangi. Piangi, Lizzy.
La voce bassa di Noel è poco più di un sussurro e lei si lascia andare completamente, al punto che le sue ginocchia tremano e Noel la deve tenere su per evitare che caschi in terra come un sacco vuoto.
-Noel, sono rimasta sola. Ora che lei non c’è più, sono sola. Sola con quell’uomo. – Lui la stringe più forte.
-Ci sono io con te. Non te lo scordare. Non lascerò che ti faccia del male. Te l’ho promesso tanto tempo fa.-
Lizzy porta istintivamente la mano al petto dove ad una catenina d’argento è appeso un ciondolo a forma di plettro.
-Portami a casa tua. Non voglio più vedere tutta quella gente che continua a dirmi che andrà tutto bene.
-Farai ciò che ti dico?
-Tutto quello che vuoi, però portami via.
Noel la prende per mano e la trascina fino ad un locale non lontano dalle loro case. Saluta il barista e la fa sedere su una panca di legno scuro. Ordina due panini e due birre. Il barista glieli porta al tavolo in un momento.
-Mangia.
-Mi viene da vomitare.
-Hai promesso di fare tutto quello che ti dico.
-Vuoi che stia male?
-Non mangi da due giorni. Puoi ingannare Liam che ha un criceto al posto del cervello o mia madre che non riesce ad immaginare che tu vada a vomitare in bagno una volta che hai finito il pasto ma non puoi fregare me.
-Non ce la faccio.
-Invece sì. Un boccone per volta, lo mandi giù- dice porgendole il piatto –e lo fai bevendo una birra con me. E’ una cazzata. Lo puoi fare. Non è che se smetti di mangiare, tua madre smetterà di essere morta.
La durezza delle sue parole fa a pugni con la dolcezza con cui le ha preso la mano e gliela stringe. Lei afferra il panino con l’altra mano e tira un morso. E’ doloroso ma mastica ed ingoia sotto lo sguardo di Noel che non sembra intenzionato ad avere pietà di lei.
Per finire un panino ci mette quasi un’ora. Noel ha bevuto quattro pinte aspettando che lei finisse.
-Ci staranno cercando.
-Lo so, Lizzy. Non significa che dobbiamo per forza tornare. Sei con me. E’ tutto ok.
-Sono stanca.
-Vieni allora.- Noel paga il barista le tende di nuovo la mano.
Sua madre è morta. Suo padre è un ubriacone della peggior specie. E’ una ragazza sperduta in un quartiere fatto di polvere rossa, fumo di sigarette e bottiglie di birra vuote. Manchester non è stata una città generosa con lei. Le ha dato solo una cosa, la più importante della sua vita e lei ci si è aggrappata come uno che non sa nuotare ad una boa in mare aperto. Le ha dato Noel. Afferra la sua mano e lo segue. Lo seguirebbe ovunque.
Ovunque stanotte è un’autorimessa dietro la casa di Bonehead piena di strumenti. E’ dove provano gli Oasis. Noel tira fuori dalla tasca dei jeans un’unica chiave e apre una porta di metallo. Dentro la temperatura è come all’esterno. Noel le lascia la mano e tira fuori un materassino da campeggio da dietro la batteria di Tony.
Ci si siede sopra appoggiandosi ad una delle casse collegate alla sua chitarra e invita Lizzy ad imitarlo. La spinge giù facendole poggiare la testa sulle sue ginocchia.
-Restiamo qui? -La domanda di Lizzy è quasi una supplica.
-Se vuoi. Se non fa troppo freddo.
-Non fa troppo freddo. Noel, parlami.
-Lo sai che è Liam il chiacchierone della famiglia.
-Allora canta.
-E’ sempre Liam a farlo. Cazzo Lizzy, se volevi lui al mio posto, bastava dirlo!
-Scemo. Un tempo cantavi per me.
-Le canzoni dei Beatles.
-Sì, quelle.
-Adesso me ne vengono in mente solo di tristi.
-Allora una delle tue.
-Non mi va.
-Un giorno ti pentirai di aver fatto tanto il prezioso. Vorrai parlare con me tutta la notte e io non ci sarò.
-E dove saresti finita di preciso?
-Mio padre vuole trasferirsi.- Il cuore di Noel si ferma. Non sa niente di questa storia.
-Dove?
-A Londra. Dice che è per lavoro ma io credo che voglia lasciarmi a casa dei nonni. Non credo che abbia intenzione di avermi tra i piedi. Lo diceva a tua madre, non pensava che ascoltassi e lei gli ha risposto che sarebbe un bene per me cambiare aria.
-Cazzate. Tu stai bene qui, dove posso tenerti d’occhio, ragazzina.
Lizzy puntella i gomiti e si solleva. Il suo viso è ad un soffio dalle labbra di Noel.
-Mica posso decidere io! E’ come dici tu, sono solo una ragazzina.
E’ pallida, stanca, i suoi occhi blu sono cerchiati di viola ma Noel sente solo il calore del suo corpo addosso, vede solo le sue labbra vicine, percepisce il tocco delle sue dita sotto la stoffa dei jeans. L’afferra per le spalle e la tira a sé. Le sue labbra catturano la bocca di Lizzy e la forzano ad aprirsi perché la sua lingua possa esplorarla. Lei geme e lui si sente un verme ad approfittarsi di lei ora che è vulnerabile. La lascia andare ma Lizzy gli passa le mani intorno al collo, si solleva e gli si siede cavalcioni sulle gambe.
In un attimo, Noel è completamente fuori di testa. La spinge sul materasso e le finisce sopra continuando a baciarla sulle labbra e sul collo. I bottoni del colletto dell’abito di Lizzy saltano fino alla terza asola lasciando scoperta la scapola destra. Noel continua a torturarla con le labbra ma le sue mani scendono involontariamente tra le cosce di Lizzy. Quante volte ha fatto quel gesto con Elsa? E quante ragazze ha toccato in quel modo in America? La pelle di Lizzy è morbida e calda. Il suo viso adesso ha ripreso colore. Trova facilmente il merletto dei suoi slip. Sarebbe così facile toglierglieli adesso che le sue gambe sono leggermente aperte per permettergli di muoversi su di lei. La bacia di nuovo alla ricerca di un qualsiasi segno d’incertezza.
-Noelie- gli sussurra all’orecchio gemendo il suo nomignolo. Lo sta facendo impazzire e non l’ha neppure toccata. E’ tutto così giusto e maledettamente sbagliato. Eppure non può concepire di perderla. Non può pensare che qualcuno gliela possa portare via.
-Lo faresti? Faresti l’amore con me?- le chiede tutto d’un fiato. Lei trema sotto il suo corpo. Noel sorride sbuffando e ricade su di lei lasciando che il suo viso aderisca perfettamente all’incavo nel collo sottile di Lizzy. –Lo faresti l’amore con me. Lo so. Non stanotte però. Finiremmo col pentircene entrambi.
-Io ti amo, Noelie.
Arriva a bruciapelo. Come tutti i momenti decisivi. Quelli a cui ripensi dopo anni e anni e non sai ancora se hai fatto a cosa giusta. Noel le bacia il collo. Un solo bacio, dolcissimo a fior di pelle.
-Lo so, Lizzy, lo so.- Lo dice quasi con rammarico. Noel vorrebbe dire mille cose, cantargliele persino ma sente la bocca impastata. Si limita ad invertire le loro posizioni e a stringerla forte. Lei chiude gli occhi e non dice più niente.
Quando si sveglia è già mattina inoltrata. Il letto su cui si stiracchia è quello della stanza di Noel ma lui non c’è. E’ nuda sotto le lenzuola, indossa solo gli slip. Infila una delle maglie di Noel e scende scalza di sotto.
Peggy sta già preparando il pranzo.
-Buongiorno. -La parola è cordiale ma il tono usato è freddo. Lizzy la conosce troppo bene per non sapere che è contrariata.
-Buongiorno. Dov’è Noel?
-E’ uscito. Credo sia andato alle prove del gruppo.
-Quando torna?
-Non lo so, a volte manca per giornate intere. Dovresti vestirti. Vuoi mangiare qualcosa? In frigo c’è del latte. Nella dispensa sono rimaste delle cialde.
-Non ho fame, grazie. Vado su a vestirmi.
-Elizabeth- Peggy la richiama lasciando ciò che stava facendo in cucina.
-Sì?
-Torna a casa. Tuo padre era molto arrabbiato ieri sera.
-E’ per questo che non voglio tornarci, signora Gallagher. Noel ha detto che posso stare con lui.
-Noel farebbe qualunque cosa per te. Compreso mettersi contro tuo padre. Vuoi davvero che succeda questo? Mio figlio ha già passato un inferno per difendere Liam, vuoi che gli succeda qualcosa per colpa tua? - Le parole di Peggy fanno male ma sono vere. Quante volte ha sentito suo padre ordinarle di stare lontano da quel teppista o lo avrebbe ucciso?
-Voglio bene a Noel- dice guardando la donna dritta negli occhi –non permetterei mai una cosa simile.
-Succederà se continui a comportarti in questo modo- fa Peggy indicando le sue gambe nude – Hai sedici anni e Noel ne ha dieci più di te. Lo capisci che rispetto a lui sei una bambina? Lo metterai nei guai.
-Signora Gallagher, non è come pensa!- dice a voce alta. Vorrebbe dirle che lei e Noel non sono così irresponsabili, che non è successo niente tra loro. Che lui la tocca come si toccherebbe una bambola, che hanno avuto molti motivi durante questi ultimi anni per mandare tutto al diavolo ma che hanno sempre preso la decisione migliore. Per il futuro di entrambi. Vorrebbe dirle che si sbaglia ma tace di fronte allo sguardo severo di Peggy. Nella sua testa è già tutto deciso.
Sale di sopra e si riveste. Apre la porta e scende le scale di corsa. Non vuole più parlare con quella donna. La porta d’ingresso si apre di scatto e Noel compare sull’uscio con una busta della spesa in mano.
-Già sveglia? Dove vai di corsa?
-A casa.- Lizzy se lo lascia alle spalle ancora scossa dalla conversazione con sua madre. La busta della spesa finisce a terra e Noel  si fionda fuori per fermarla sulle scale.
-A casa? Non s’era detto che rimanevi qui per un po’?
-Ho cambiato idea.
-Stronzate. Torna in casa. – La voce di Noel è bassa e calma ma Lizzy si accorge che è teso.
-Noel, ieri sera ero stanca. Dal giorno della morte della mamma non ho chiuso occhio. Ho detto delle cose che non pensavo veramente.- Gli occhi di Noel ora sono due fessure.
-Cose tipo che non vuoi rimanere sola con quel pazzo ubriaco?- Lizzy abbassa lo sguardo – o che mi ami?
-Pensala come vuoi. Io vado a casa.
-Fra due giorni abbiamo una serata a Glasgow. Volevo chiederti di venire con noi. E’ una serata vera, in un locale famoso. Ci viene a sentire un tizio che produce dischi. Sto preparando una demo.
-Una specie di audizione?- Noel sorride e infila le mani in tasca per cercare una sigaretta.
-Non è che quelli stiano proprio aspettando gli Oasis ma ho saputo che questo tizio sarà lì giovedì e io non voglio perdere l’occasione.
-Ti prometto che verrò anche io con voi. Adesso però lasciami andare a casa. Vuoi?- Noel inspira, pensa ed espira poi, lentamente, si fa di lato. –Grazie, Noelie.
Lui la segue rincasare poi torna a raccogliere il contenuto della busta della spesa sul pavimento di casa.
-Elizabeth è andata via?- La voce di sua madre è una lama tagliente.
-Sì, ci hai parlato tu, vero?
-Per fortuna quella ragazza ha più sale in zucca di te, Noel, David, Thomas Gallagher!
-Mamma, non lascerò che quel bastardo se la prenda con lei, ora che ha seppellito la moglie.
-Noel, Beth è minorenne. Per l’amor del cielo! Vuuoi finire in galera?
-Non l’ho toccata! Contenta? C’è altro che vuoi sapere?
-Per adesso! Tu non vuoi ascoltarmi. Starebbe meglio insieme a Liam.
-Liam? Cosa cazzo c’entra Liam adesso?
-Vedi come ti agiti? Sei troppo attaccato a quella ragazza, quando si tratta di lei non ragioni.
-Ti prego figlio mio, lo dico per il tuo bene, lasciala perdere.
-Non voglio parlare mai più di questa cosa con te, capito?- Noel abbandona la busta sul tavolo e sale le scale. La madre lo richiama ma sente solo il rumore della porta della camera da letto che sbatte.

 

  
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