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Autore: soon_kyu_18    13/07/2015    1 recensioni
« Il tuo corpo non è mutato. Sei perfetto come prima. »
Jonghyun era fermo, in silenzio, osservando ogni movimento dell’altro. Cosa poteva mai dire?
« Purtroppo, però, il Jonghyun che conoscevo io è morto. È morto tanto tempo fa. »

[JongKey]
Genere: Angst, Fantasy, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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"A sticky night with black fog, a dark night where you can’t see anything
I hold onto the thing that touches my hand
But it tightens its weight on me, that crazy existence "

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La luna splendeva alta nel cielo e l’oscurità si era impossessata della città di Seoul. La mezzanotte stava per scoccare, la gente riposava dopo un’intensa giornata.
 
E poi c’era lui, appoggiato ad un muro con una bottiglia di chissà che strano alcolico in mano. Non gli importava di essere praticamente seduto in mezzo alla strada. Ormai la sua dignità e la sua vita erano svanite da diverso tempo.
 
Osservava il buio vuoto davanti a sé, riflettendo su ciò che davvero era; su ciò che era diventato. La fame stava iniziando a farsi sentire ma lui non voleva farlo di nuovo. Era stufo di quello che era. Era stufo di avere quella bestia dentro di sé e non poter fare niente per portarla via. Si sarebbe già ucciso da tempo, ma era talmente vigliacco che non ne aveva il coraggio.
 
Aveva abbandonato la scuola, abbandonato la sua famiglia e tutto ciò che si può definire vita. Ormai lui era solo una creatura che vagava senza sosta nella notte, uccidendo la gente solo per bisogno personale; talvolta per sfizio.  Succhiava via tutta la loro energia vitale, tutto il liquido che avevano in corpo fino a che non rimaneva solo un ammasso di pelle e ossa.
 
E si odiava. Si odiava perché non riusciva a capacitarsi di come tutto ciò fosse accaduto.
 
 
« Kim Jonghyun, dopo rimani in classe, dobbiamo parlare. » la donna sistemò gli occhiali sul suo viso, osservandolo con aria severa.
Il ragazzo riuscì solo ad annuire, ormai sicuro che avrebbe avuto una dura punizione. Sicuramente sospettava che avesse copiato qualche compito, fatto delle foto o altre cose del genere. Ed era vero; era tutto dannatamente vero, ma perché un ragazzo di appena diciassette anni dovrebbe mettersi l’anima in pena per cose del genere?
 
~
 
« Allora, Kim » la donna si sfilo gli occhiali, guardando il ragazzo con uno strano ghigno sul volto. Era una donna molto attraente; era lì solo per sostituire un’insegnante, che probabilmente sarebbe tornata a giorni. Sulla trentina, magra, alta. Il tipico standard di donna coreana. Capelli lunghi e castani, doppia palpebra e un piccolo nasino all’insù, probabilmente anch’esso dovuto ad un’azione medica.
 
« Prof, qualsiasi cosa le abbiano detto, io non ho fatto nien-» Jonghyun si era già alzato e stava mettendo in piedi la prima scusa che gli venisse in mente, ma fu interrotto dal fare della donna.
 
« Non so a cosa  tu ti riferisca, e sinceramente non mi interessa. » si alzò di scatto, avvicinandosi al ragazzo moro. Il suo ghigno sempre dipinto sul volto.
« Sai, Jonghyun » si sedette sul suo banco, accavallando sensualmente le gambe  « Sei davvero molto carino. Molto carino. »
 
Il ragazzo fu preso alla sprovvista da quei gesti, e cercò di convincersi che la professoressa non stava cercando di sedurlo. Sarebbe stato assurdo, perché proprio a lui? C’erano un sacco di bei ragazzi nella sua scuola, non aveva senso soffermarsi su di lui.
 
« C-cosa sta dicendo? » si risedette sulla sedia, osservando la donna esterrefatto.
 
« Jonghyun, sai benissimo cosa sto dicendo. » si alzò velocemente, sedendosi sulle gambe di lui. Jonghyun arrossì violentemente a quel gesto. Insomma, era stata una sua insegnante, vederla comportarsi così gli sembrava troppo strano.
 
La donna iniziò ad accarezzare il colletto della sua camicia, facendo scorrere una mano lungo tutto il suo muscoloso busto.
« Sai, sarebbe davvero un peccato se questa bellezza andasse via col tempo. ». Senza dare il tempo al ragazzo di ribattere, si gettò contro di lui catturando le sue labbra. Lo reggeva stretto per il colletto dell’indumento, mentre muoveva le labbra contro quelle dell’altro in uno scontro alquanto violento.
 
Jonghyun la spinse via, e si alzò, con l’intenzione di uscire.
« C-cosa sta facendo? Non dovrebbe fare cose del genere con gli alunni. » Era completamente rosso in viso e aveva il fiatone.
L’insegnante si avvicinò nuovamente a lui, lasciando solo qualche millimetro di distanza tra i loro visi.
« Sei un ragazzo così bello, perché farti invecchiare così? ». Dove voleva andare a parare la donna? Perché parlava di bellezza e di invecchiamento? Jonghyun era alquanto confuso.
 
Sentiva solo le sue mani scorrere lungo il suo busto e la sua schiena, e lui non riusciva a muoversi. Era paralizzato lì, davanti a lei. Non riusciva a dire né fare niente.
Doveva ammettere che aveva sempre pensato che la prof fosse una donna bellissima, e forse aveva anche fantasticato qualche volta su come sarebbe stato fare qualcosa di intimo con lei, ma ora che ne aveva l’occasione, non l’avrebbe fatto mai e poi mai.
 
O almeno, quella era la sua intenzione. Eppure, quando la donna lo tirò di nuovo a sé premendo una seconda volta le sue labbra su quelle di Jonghyun, il ragazzo non ci vido più. Forse pensava che non ci fosse niente di male, anche ignorava ciò che diceva la legge. Però, chi ragiona in momenti del genere?
 
Poggiò le mani sulla stretta vita dell’insegnante, riducendo la distanza tra i loro corpi e approfondendo non poco quel bacio. La spinse lievemente indietro, facendola sedere sul suo banco e posizionandosi tra le sue gambe.
Tornò a baciarla con foga, ormai non in grado di formulare un pensiero decente. Scese lentamente fino al suo collo, lasciando una scia di baci anche lì e ritenendosi soddisfatto grazie agli ansimi che uscivano dalla sua bocca.  
 
~
 
Jonghyun era ormai senza camicia, la donna aveva la sua completamente aperta e la gonna alzata. Il ragazzo muoveva ritmicamente il suo bacino contro di lei, mentre con le mani esplorava tutte le sue forme.
Sapeva che era sbagliato, troppo sbagliato, ma non si sarebbe più fermato e ormai lo sapeva.
 
La donna si fece improvvisamente seria, e non capendo quell’espressione vista la situazione, la fissò negli occhi. Era serissima, forse non aveva mai visto un’espressione così semplice sul suo viso. Ma per quanto semplice, stava dicendo chiaramente qualcosa. Qualcosa che però Jonghyun non riuscì a capire, o forse ci mise troppo tempo.
 
Senza nemmeno avere il tempo per accorgersene, vide il viso della professoressa trasformarsi in qualcosa di mostruoso e poi sentì una fitta enorme al collo. Come se qualcuno lo pugnalasse.
L’unica differenza è che erano i denti della sua professoressa a pugnalarlo, mentre succhiava avidamente il sangue dal suo corpo.
Il ragazzo ci mise qualche secondo per rendersi conto di ciò che era appena successo, e si sentiva strano. Probabilmente sarebbe morto a momenti, eppure la sensazione che tutto il sangue del suo corpo stesse uscendo dalle sue vene era tutt’altro che dolorosa. Senza nemmeno sapere come o perché, riprese a muovere il suo bacino; semplicemente perché l’istinto gli diceva di fare così.
 
Dopo qualche altro istante, Jonghyun si sentì soddisfatto e la prof si staccò da lui. Si ricomposero entrambi, e poi lui parlò.
 
« C-cosa diamine mi hai fatto? ». Il suo collo non sanguinava più, ma il volto che era sempre stato angelico della donna era completamente macchiato del suo sangue.
 
« Ho fatto in modo che la tua bellezza non svanisse mai. ». Di nuovo quel ghigno malvagio si impossessò del suo viso e, dopo un attimo, la donna svanì. La professoressa si era volatilizzata, lasciando il ragazzo lì senza una spiegazione.
 
« Jonghyun, in che guaio ti sei cacciato? » si disse fra sé e sé.
 
Bevve un altro sorso di quel liquido che per lui era insapore, gettando poi la bottiglia vuota sulla strada. Ogni sera pensava a quel giorno. Al suo errore; alla sua stupidità nell’assecondare la professoressa.
 
Si diceva anche che era inutile piangere su latte versato, ma non avendo più amici non riusciva a pensare che a quello. Il vetro che si frantumava ebbe lo stesso suono della sua vita dopo che ebbe scoperto cosa quella donna gli aveva fatto.
 
Ma i suoi pensieri furono interrotti da delle urla provenienti da un vicolo poco lontano da lui. C’era qualcuno che urlava, che si ribellava, che voleva fuggire.
 
Jonghyun si incamminò ed entrò nella piccola e buia stradina dalla quale provenivano e voci. La scena che gli si presentò davanti era degna di un film: un ragazzo spiaccicato contro il muro, completamente ricoperto di sangue e un altro che lo picchiava senza pietà.
 
Cosa potrà aver mai fatto per meritarsi una cosa del genere? Nessuno merita una cosa del genere.
 
Avvicinandosi sempre di più, il moro mise a fuoco i due volti e rimase esterrefatto.
 
« Minho! Kibum! Cosa state facendo? »
 
«J-Jonghyun-hyung! » gridarono insieme.
 
« Aiutami hyung! » piagnucolò Kibum, sospeso in aria da Minho.
 
« Sta’ zitto! » Un altro pugno volò sul suo viso, seguito da un urlo di dolore lanciato dal biondo.
 
Jonghyun corse verso i due, staccando Minho dal muro e guardandolo con un’espressione di fuoco.
 
« Lascia stare il mio amico! » grugnì. Il suo viso si era tramutato; forse per la rabbia, forse per l’odore del sangue di Kibum che invadeva l’aria e che aveva riempito il suo cervello.
 
A quella visione. Minho sbiancò; tutto quelle che seppe fare è correre via, senza spiccicare parola.
 
‘Bel codardo’ pensò Jonghyun. Tanto forte e muscoloso e si spaventa per dei canini lunghi e qualche ruga.
 
Corse dal suo amico che ormai si è accasciato sul pavimento senza forze. Osseravava bene tutte le ferite, gli abiti sporchi di sangue, l’odore del liquido invase l’aria; il suo viso si trasformò di nuovo.
 
« J-jonghyun » la voce di Kibum non è che un singhiozzo spezzato. Stava soffrendo tantissimo e Jonghyun era impacciato, non sapeva cosa fare. Non sapeva come comportarsi. E poi subentrava il fatto che non vedeva l’amico da mesi, da quando aveva lasciato la scuola; da quando era diventato un mostro.
 
Era il suo migliore amico, eppure l’aveva abbandonato brutalmente, uscendo dalla sua vita senza nemmeno avvisarlo. Si sentiva malissimo e rivederlo faceva ancora più male; ma ora l’unica cosa a cui doveva pensare era come salvarlo.
 
Era troppo ferito: l’ospedale più vicino era a circa venti minuti da lì, e Jonghyun non aveva nemmeno un’auto. Doveva fare qualcosa lui o l’amico sarebbe morto.
 
« Jonghyun… C-che fine hai fatto? » domandò Kibum, sussurrando.
 
« Kibum-ah, ne parliamo dopo. Ora devo salvarti. ». Un respiro profondo, per poi iniziare a guardare intensamente l’altro.
 
 Probabilmente si sarebbe odiato a vita. Forse lo faceva perché in quel momento l’istinto gli diceva che aveva bisogno di quello; o forse perché, in fondo, sapeva che quello era l’unico modo per salvare l’altro.
 
Il suo viso si tramutò in qualcosa di mostruoso, che lascio Kibum sconvolto, pallido e con gli occhi spalancati. Ma non ebbe il tempo di pensarci perché si ritrovo Jonghyun addosso, intento a succhiare una di quelle ferite.
 
Alla fine l’aveva fatto.
 
L’aveva morso. L’aveva morso per salvarlo, ma se non si fosse fermato sarebbe stato proprio lui ad ucciderlo. Anzi, lo aveva appena ucciso. Era un animale, lo sarebbe rimasto per sempre.
 
Sentiva le unghie deboli di Kibum conficcarsi nella sua schiena nell’invano tentativo di staccarlo. Ma si sa quanto i vampiri siano forti, e Jonghyun era anche particolarmente allenato.
 
Quello sarebbe stato il momento giusto per staccarsi. Aveva bevuto sangue a sufficienza per sé e per trasformare l’altro, non aveva senso come continuare. Ma la bestia che c’era in lui stava prendendo il sopravvento ed era ingorda. Ingorda a tal punto da voler uccidere il suo migliore amico.
 
« J-jong » la debole vocina di Kibum lo riportò alla realtà, facendolo staccare. Guardarlo così, in quello stato, lo faceva stare malissimo. Aveva il viso ricoperto di sangue, e non era suo.
 
L’aveva fatto. Aveva trasformato il suo migliore amico in un vampiro come lui. Ma in fondo era solo per salvarlo; Kibum gli sarebbe dovuto essere grato, almeno un po’.
 
Nessuno ebbe la forza di parlare in quel momento. Rimasero lì, a fissarsi, senza emettere il minimo suono.
 
 
 
Parecchi anni più tardi
 
 
Jonghyun osservava dal vetro dell’automobile l’immenso panorama di Amsterdam. Immenso e bellissimo panorama, aggiungerei.
 
Aveva abbandonato tutto e tutti e iniziato una nuova vita. Vita che andava alla grande. Aveva un lavoro ben pagato, degli amici e anche una specie di fidanzata.
 
Cioè, non sapeva come definire quella ragazza. Erano amici molto stretti, erano andati a letto insieme e quindi Jonghyun la considerava una fidanzata. Ma forse si sbagliava.
 
Una sera  gli arrivò a casa uno strano invito che lo esortava ad andare in un certo ristorante il giorno seguente.
 
Era un evidente appuntamento al buio. Jonghyun non aveva la minima paura di chi potesse essere. Non ne aveva nemmeno la più pallida idea, ma era diventato molto forte quindi non si preoccupava di nulla.
 
                                                                                              ***
 
Aveva indosso un pantalone scuro e una semplice t-shirt. Forse non il massimo per un appuntamento al buio con chissà chi, ma non era certo il tipo che si agghindava per incontrare qualcuno che nemmeno conosceva.
 
Si guardava intorno, scrutando ogni singolo volto nel tentativo di scoprire chi era l’artefice di quell’incontro; ma nessuno si avvicinava a lui. Ognuno andava per fatti suoi, ignorando la figura del ragazzo che attendeva qualcuno.
 
Qualche minuto più tardi, una figura esile e bionda si diresse verso di lui. Aveva un qualcosa di familiare. Pian piano la figura si faceva sempre più vicina, ma il viso era coperto da una grossa sciarpa scura, e ciò rendeva difficile individuare chi fosse.
 
« Sei venuto. »

Lo sconosciuto si sfilò la giacca e la sciarpa, schiudendo poi le labbra e facendo finalmente fuoriuscire la sua voce.
 
« Kibum?! Cosa diamine ci fai qui? »

Se c’era una cosa che Jonghyun non si aspettava, era di rincontrare il suo migliore amico. O forse, esagerava a chiamarlo ancora in quel modo.
 
I suoi sensi di colpa non erano mai svaniti, soprattutto perché l’aveva abbandonato. Non gli aveva insegnato come vivere in quello stato, come placare la fame e come controllarsi. Cosa era diventato Kibum? Un mostro orribile e senza cuore, o una persona dolce e premurosa?
 
« Sono venuto per te, mi pare ovvio. »

La sua figura rimaneva in piedi, torreggiando quella di Jonghyun ancora poggiata sulla sedia. Tirò fuori delle banconote, lasciandole sul tavolo e rimettendosi la giacca.
 
« Vieni, questo non è il posto adatto per discutere. »
 
Venne portato in un vicoletto stretto e buio. Somigliava molto al luogo in cui Jonghyun aveva ucciso Kibum.
 
Il ragazzo rimase in silenzio tutto il tempo, limitandosi solo a seguire l’altro. Cosa poteva mai dire? “Scusami se ti ho ucciso”? Non mi sembra il caso.
 
Il biondino si fermò nel bel mezzo del vicoletto, portando il suo sguardo sulla figura di Jonghyun.
 
« Non sei cambiato per niente. »
 
E lì avrebbe voluto rispondere “Sono morto, dovresti sapere meglio di me che non cambio”, ma non era il caso.
 
« Parla, non stare così, muto, a fissarmi. »
 
Aveva uno strano stato d’animo negli occhi.
 
« Perché sei qui? Perché sei venuto a cercarmi, dopo così tanto tempo? »
 
« Non mi sembra che in questi venti anni tu sia cambiato. »

Era arrabbiato. Kibum era arrabbiato, e Jonghyun lo sapeva. E sapeva anche perché.
 
Si avvicinò a lui, portando una mano al suo viso, accarezzandogli una guancia. Scese al collo, toccandolo delicatamente in ogni angolo.
 
« Il tuo corpo non è mutato. Sei perfetto come prima.  »
 
Jonghyun era fermo, in silenzio, osservando ogni movimento dell’altro. Cosa poteva mai dire?
 
« Purtroppo, però, il Jonghyun che conoscevo io è morto. È morto tanto tempo fa. »
 
« Kibum mi dispiace. »
 
 Una risatina malefica si dipinse sul volto del più giovane.
 
« Ti dispiace? Ci rincontriamo vent’anni dopo che mi hai reso un mostro, dopo che mi hai abbandonato a me stesso, costringendomi a cavarmela da solo, e sai dire solo che ti dispiace? »

« Vedi, io anche sono rimasto solo e non sapevo che fare… »
 
« Jonghyun, sei un dannatissimo bugiardo. Tu avevi me. Avevi un amico che ti avrebbe appoggiato. Invece hai preferito scomparire e lasciarmi da solo. »
 
C’era rabbia nei suoi occhi. Rabbia, solo rabbia.
 
« Vorresti farmi credere che avresti creduto a ciò che ti avrei detto? Chi ci crederebbe? »
 
« Io ci avrei creduto. E ti sarei stato vicino quando tutto il mondo ti aveva voltato le spalle. Ma tu, tu mi hai ucciso e mi hai lasciato solo… »
 
« Ti ho salvato la vita! »

Prese il colletto della maglietta che Jonghyun indossava e lo avvicinò a sé.
 
« Se avessi voluto salvarmi veramente mi avresti lasciato lì a morire. »
 
Quelle parole fecero male. Un dolore indescrivibile. E Jonghyun ormai non era più abituato a provare dolore.
In pochi secondi si sentì consumarsi dai sensi di colpa e dall’odio verso se stesso.
 
O forse no.
 
Forse era quella fitta al cuore che aveva sentito che faceva male. Faceva davvero male. Come se la tua vita ti stesse scivolando lentamente dalle mani, senza che tu possa fare niente.
 
Come se qualcosa ti stesse risucchiando la linfa vitale.
 
Si portò istintivamente le mani al petto, percependo qualcosa. Qualcosa di ruvido. Spalancò gli occhi, piegandosi sulle ginocchia, sentendo le forze venendo a mancare.
 
No, non l’aveva fatto davvero.
 
« K-kibum… »
 
Poggiò le mani a terra,  cercando di rimuovere ciò che aveva nel petto, ma non aveva forze nemmeno per quello.
 
« Vedi cosa si prova? Quando tu vorresti solo andartene e placare la tua sofferenza, ma qualcosa ti tiene ancora attaccato alla vita. Qualcosa che vorresti spezzare ma non hai abbastanza forza per farlo. »
 
Il corpo del ragazzo si accasciò al suolo, ormai non in grado nemmeno di muoversi. Il dolore era sempre più forte e non riusciva a sopportarlo. Non credeva che sarebbe stato così terribile. Forse era un bene che non avesse mai avuto il coraggio di farlo.
 
« Ci vorranno diversi minuti prima che il tuo cuore sia completamente distrutto e te ne sarai definitivamente andato. »
 
Si abbassò, portando nuovamente una mano ad accarezzare la morbida e fredda guancia di Jonghyun. Si chinò verso di lui, lasciandogli un veloce bacio sulle labbra.
 
Il ragazzo poté giurare di aver sentito sussurrare un “Ti voglio bene”, forse un "Ti Amo", ma i suoi sensi stavano iniziando ad andarsene.
 Eppure era così convinto che Kibum l’avesse detto.
 
L’ultima cosa che vide fu la figura scusa dell’amico che si allontanava, abbandonandolo lì.
 
Dopo ciò, il buio.



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