Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: DrewBieber99lovehim    13/07/2015    1 recensioni
Scossi la testa.-Tu sei pazza.- Dissi incapace di muovermi.
Premette il grilletto.
Ma prima che potessi dire altro fui spinto violentemente a terra e quello che vidi non mi fece più ragionare.
-Edith!- Gridai il suo nome, incredulo di vederla lì a terra, aveva preso la pallottola al mio posto.
*.*.*.*.
-Non mi lasciare piccola, non lasciarmi andare, va bene?- Sussurrai spostandole i capelli bagnati dal sudore dalla fronte.
Annuì debolmente, aumentando la stretta sulla mia mano.-...fa male.-
-Lo so, lo so che fa male, ma tu devi rimanere sveglia, almeno finchè non arriviamo in ospedale. Non avresti dovuto prendere quella pallottola per me, perchè lo hai fatto? Perchè?- Continuai a ripeterle affondando il viso sull'incavo del suo collo.-Io ti amo-
*.*.*.*.
-Le mie condoglianze.- Parenti e amici continuavano a ripetermi la stessa frase ed io non riuscivo più a pensare ad altro.
*.*.*.*.
''Justin?'' Continuavo a sentire il suono della sua dolce voce nella mia testa e credetti per davvero di essere pazzo, finchè la penna sopra al mio banco non iniziò a muoversi.
'Allora visto che non vuoi giocare con me starò qui seduta, a parlarti di tutta la mia vita.''
Rimasi paralizzato.
Genere: Drammatico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I've a best friend angel.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

 

-Era per dire, ma scommetto che lo farebbe, vuoi che glielo chieda?- Dennis sorrise, quasi soddisfatto, aspettando una mia risposta.

Volevo che lo facesse?

-No, ora vattene, devo portare Edith dal medico.- Dissi alzandomi per andare in camera a vestirmi.

La sua risposta avrebbe portato solamente problemi tra di noi.

-Perchè? E' stata male in questi giorni?- Preoccupato, mi seguì, alzando il mio indice nervoso.-No, ma devo portarla comunque, mi serve la documentazione medica per i broncodilatatori.-

-Oh, va bene,allora vado, scrivimi se ha bisogno.- Annuii, sbattendogli la porta in faccia.

Oggi avevo una strana voglia di passare più tempo con Edith, portarla dal medico, a far la spesa e magari anche al Luna Park, sapevo che gli piaceva tanto.

*…....................*.......................*.............................*.......................*..........................*

 

-Smettila di fare la bambina ed esci da questo letto Edith!- Strillai afferrandole le caviglie e iniziando a tirarla tramite esse. Non sopportavo quando si comportava in questo modo.

-No! Non voglio andare dal medico, sto bene!- Urlò reggendosi al materasso.

-Servono altri broncodilatatori! Poi passiamo a fare la spesa e la sera ti porto al Luna Park. Te lo giuro- Enfatizzai la parola 'Luna Park' così che si decidesse a venire.

-Perchè non vai da solo dal medico?- Brontolò con la faccia sotto al cuscino.-Poi ti accompagno a far la spesa e al Luna Park.

-Perchè è per te, non per me.- Ne approfittai di quel suo momento di distrazione per afferrarla di nuovo, ma stavolta la presi tra le braccia, stringendola forte.

-Non posso uscire vestita così Justin!- Cerchiò le gambe attorno al mio bacino, appoggiando il viso sul mio petto.-Ho sonno.- Abbassai lo sguardo sul suo corpo. Indossava la mia canottiera bianca che le arrivava appena sopra il sedere.

Il medico le aveva detto di coprirsi di più, ma non gli dava retta e mi faceva innervosire in una maniera assurda.

-Non addormentarti in braccio a me.- La avvisai. tenendo un braccio sotto al suo sedere e utilizzando l'altro per aprire il suo armadio.

-Sei comodo.- Le tirai una pacca sul culo, un altro avvertimento per farle capire che se si fosse addormentata tra le mie braccia il suo risveglio non sarebbe stato dei più belli.

-Aiaa, dai, non fare lo stronzo. Lo sai che ti voglio bene- Mugolò ridacchiando. Sorrisi.-Metti questo, il giallo ti dona.- Le dissi appoggiandola sulla scrivania.

-Mi compri lo zucchero filato?- Mi prese il vestito di mano, giocherellandoci..

-Ti compro quello che vuoi, però non troppo zucchero, non ti fa bene.- Spiegai togliendole la maglietta e infilandole il vestito giallo dalla testa.

L'abitudine.

-Faremo tutte le giostre!?- Il suo sorriso crebbe sempre di più, fino a formare le sue adorabili fossette.

-Sì, faremo tutte le giostre e levati quel sorriso dal viso.- Aggiunsi l'ultima parte fingendomi disinteressato.

In realtà renderla felice mi faceva stare bene come non mai.

*…....................*.......................*.............................*.......................*..........................*

-Voglio andare al Luna Park.- Mormorò Edith dai sedili posteriori.

Se ne stava sdraiata, di sicuro per il forte dolore al petto,su tutti e tre i sedili.-Voglio andare al Luna Park.- Ripetè stringendo la mano sul petto.

-Non ci andiamo al Luna Park.- Dissi tamburellando con le dita il volante dell'auto.

-Avevi detto che ci saremmo andati.- La sua voce era dannatamente bassa, stava male e pretendeva la portassi al Luna Park!

-Tu stai male, hai sentito quello che ha detto il medico, devi stare a riposo.-

-Ma io voglio andarci!- Quasi pianse, nel tirarsi su seduta di scatto.-Voglio salire sulle montagne russe e mangiare lo zucchero filato.-

-Ho detto no.- Detto questo, chiusi il discorso, accellerando di poco.

Non riuscivo a levarmi dalla mente il viso del dottore, mentre mi diceva che era peggiorata, come era potuto accadere? Le ricordavo ogni giorno le medicine, che non le prendesse?

Eppure mi assicuravo di controllare che lo facesse sul serio, ma quella da prendere prima di dormire?

Probabilmente non si sarebbe fatta del male da sola, il dolore che provava era davvero forte che a volte non riusciva a muoversi.

Arrivato di fronte a casa parcheggiai, pensando ancora a cosa fare.

Edith aveva ormai 15 anni, io a quell'età ero molto più maturo di lei, ma non posso dare la colpa a nessuno, io ero stato costretto a crescere in fretta, lei viveva nel suo mondo infantile, fatto di rose e fiori, nonostante il padre tossicodipendente..

Vedeva le belle cose ovunque ed ogni giorno mi chiedevo come ci riuscisse.

 

''-Io sono Edith.- Sbuffai quando Edith si presentò a mia madre, con un sorriso che partiva da un orecchio all'altro. Le avevo chiaramente detto di non farlo.

-Oh, che bambina carina, le tue guanciotte sono adorabili e questi occhi blu....- Come pensavo si inginicchiò di fronte a lei, vista la sua bassezza, iniziando a farle davvero troppi complimenti.

Pattie era fatta così, si entusiasmava ogni volta che mi vedeva accanto a qualcuno che non fosse il preside della scuola.

Ed era ancora più contenta se questo qualcuno voleva essermi amico.

Però rovinavo sempre tutto, o ci litigavo oppure ci picchiavamo, qualcosa doveva sempre andare male.

Benchè li perdessi io gli amici, la mamma sembrava rimanerci più male di me. Odiavo quando i suoi occhi azzurri mi guardavano con compassione e tristezza, come se sapeva che non avevo più speranza a farmi dei veri amici.

-Tua mamma mi ha invitato a cena!- L'odiosa voce squillante di Edith interruppe i miei pensieri inerenti alla mia solitudine.

-Perchè devi sempre urlare? Guarda che ti sento comunque.- Mi lamentai prendendole la piccola mano destra nella mia, il doppio.

Stavamo tornando a piedi da scuola e lei non stava ferma un attimo, andava di qua e di là e le auto avrebbero potuto investirla.

-Perchè ti voglio bene. Te lo posso dare un bacino?- Questa stupida domanda fece ridacchiare la mamma, che legò i capelli neri in una coda alta.

Ascoltava i nostri discorsi, fingendo di camminare di fronte a noi mentre usava il telefono, soltanto per riempirmi di domande a casa.

-No.- Risposi immediatamente, provando a non arrossire.

Non mi era mai successo di imbarazzarmi così, accanto ad una ragazzina - nel suo caso bambina – era tutto così strano.

-Eddai, un bacino sulla guancia.- Si alzò sulle punte, provando a baciarmi la guancia, ma mi scanssai, borbottandole di smetterla e continuare a camminare, trascinandola con me.

-Sei un antipatico, però ti voglio lo stesso bene.- Prima che potessi risponderle a stampò un bacio rumoroso sulla guancia e lasciò andare la mia mano, iniziando a correre lontano da noi.

-Ciao Pattie!- Esclamò attraversando la strada, senza nemmeno guardarsi indietro.''

 

-Ignorarmi perchè non ti porto al Luna Park è da bambini.- Dissi entrando con un vassoio pieno nella sua stanza.

Continuò ad ignorarmi, coprendosi fin sopra ai capelli con la coperta.

Alzai gli occhi al cielo, poggiandolo sulla scrivania.

Presi il bicchiere pieno di spremuta di arancia e ci feci cadere un aspirina, attendendo che si sciogliesse.

Con la coda dell'occhio seguii ogni suo movimento, dove diavolo pensava di andare se non si reggeva nemmeno in piedi?

-Sta ferma, ti do una mano io.- Posai il bicchiere, ma scosse la testa, rifiutando il mio aiuto e uscendo lentamente dalla stanza.

Grugnii infastidito, lasciando tutto sopra il tavolo.

Lo facevo per lei, che in cambio continuava a fare la stupida bambina viziata.

Più che arrabbiato mi chiusi in camera, sbattendomi la porta alle spalle.

Che vada a fanculo.

 

-----------------------.

 

Ricordo benissimo quel giorno, quella orribile notte in qui crebbi veramente di perdere l'unica persona che mi era rimasta al mondo.

Mi svegliai avvolto nel buio della notte, con un grosso peso sullo stomaco, come se fosse successo qualcosa di brutto.

Ad Edith, sì, mi era già successo tantissime volte e in tutte avevo avuto ragione.

Edith era nei guai.

Scivolai fuori dalle coperte, indossai i pantaloni del pigiama, le pantofole e corsi fuori dalla stanza, per raggiungere la sua.

Appena aprii la porta mi rilassai e sorrisi alla mia stessa ingenuità.

Feci qualche piccolo passo verso il suo corpo totalmente ricoperto, per poi sedermi sul bordo e accarezzarle la schiena.-Mi dispiace, per oggi, non volevo deluderti.- Mormorai aspettando una risposta.

-Edith?-Provai a scuoterle il braccio, ma qualcosa non andava.

Sgranai gli occhi, tirandomi su in piedi di scatto, lei non c'era.

Osservai basito i cuscini messi in un ordine così perfetto da potermi confondere, lo aveva fatto veramente?

-Diavolo Edith!- Sbraitai tirando un calcio alla sua scrivania.

Accessi tutte le luci di casa, camminando alla rinfusa per trovare il mio telefono. Dopo pochi secondi riuscii a trovarlo sopra il divano e non persi tempo a chiamarla.

''Justin, ti posso spiega...''

La interruppi subito, incazzato più che mai.''Non voglio sentire nessuna fottuta spiegazione, dove cazzo sei!?-'' Urlai col viso rosso dalla rabbia.

Era scappata per un Luna Park.

''Justin! Non urlarmi contro, diavolo, non sai nemmeno cosa è successo'' Stava alzando la voce, aveva sbagliato lei e ora stava alzando la voce contro di me.

''Giuro, su questo cazzo di dio, che se non mi dici dove cazzo sei ora, io...-'' Prima di poter terminare la mia frase minatoria, sentii diverse voci chiamare il suo nome.

''Con chi sei lei!?''

''Justin, smettila, finiscila di preoccuparti così tanto. Io sto bene e non urlarmi contro, lo sai che non lo sopporto''

Presi un bel respiro, facendo così non avrei risolto niente, dovevo parlarle con calma o altrimenti non mi avrebbe detto dove si trovava e sopratutto con chi era.

Non che fossi geloso.

''Okay, allora, hai intenzione di dirmi dove sei e con chi sei?'' Lo chiesi con così tanta calma , che sorpresi me pure stesso.

''Sono uscità più di un ora fa, perchè Abbie mi ha chiamata, dicendomi che era urgente, la situazione non si è calmata per niente, ma non voglio che tu venga qui.''

''Perchè? Che è successo di così tanto grave?'' Sapevo che avrebbe fatto di tutto per Abbie, ma uscire di nascosto, quello no, avrebbe potuto benissimo svegliarmi e avvisarmi, non me la sarei presa.

''Uhm, non so come la prenderai...''

''Sono già abbastanza incazzato Edith, parla.''

''Lei, lei è tornata Justin''

 

   
 
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