Anime & Manga > Fairy Tail
Ricorda la storia  |      
Autore: Rallienbow_    13/07/2015    3 recensioni
{ Storia partecipante al contest "Fairy Tail crack contest" sul Forum di EFP indetto da rhys89. Sesta classificata. }
Socchiuse gli occhi, aspettando che Meredy dicesse qualcosa circa il loro compito; ma Meredy, invece di parlare, si sporse verso di lei e le diede un bacio a tradimento. Ultear sorrise ancora una volta, e Meredy pensò che non ci fosse niente di più bello: dopo tanta sofferenza, dopo tutto quello che avevano passato, e dopo tutto il dolore che avevano causato agli altri, vederla sorridere era tutto quello in cui sperava, e tutto quello che desiderava.
Genere: Angst, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Meredy, Ul, Ultear
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
A Meredy era sempre piaciuto moltissimo quel luogo. Le infondeva una sorta di tranquillità che le era difficile da raggiungere, non solo in altri posti, ma in generale; spesso le era capitato di non riuscire ad addormentarsi per i troppi pensieri, per i troppi se, i troppi rimorsi e i troppi rimpianti.
Si trovava in un grande parco. C’era questo albero magnifico, non molto alto, dalle fronde così colme di foglie che i rami erano talmente appesantiti da curvarsi e creare una sorta di effetto salice piangente. Accanto alle possenti radici era situata una piccola scalinata che scendeva verso un terreno più basso, in pietra, di quattro o cinque gradini, sufficienti per creare un certo dislivello. Meredy era sdraiata all’ombra, un lieve venticello le solleticava i vestiti. Gli occhi verdi erano semi chiusi, quasi dormienti; sì, era una bella giornata da trascorrere nel dolce far nulla.
 
*** 
 
Meredy in quel momento non stava pensando proprio a un bel niente. Era sprofondata in quel dolcissimo stato di dormiveglia, dal quale era in grado di udire il cinguettio degli uccellini e il leggero frusciare del vento; sentiva sulla pelle il calore del sole che, a piccoli raggi, s’infiltrava fra le enormi foglie verdi del secolare albero. I piedi, scalzi, erano poggiati sulla roccia fresca, e le ciocche rosa dei capelli decoravano come fiorellini appena sbocciati il verde prato luminoso. Si stava godendo il pomeriggio, una volta tanto.
“Gerard mi fa un po’ pena, poverino.”
Meredy voltò il viso verso la voce che aveva pronunciato quelle parole; era così pacifica che non si era accorta dell’arrivo di Ultear. Aprì dunque un occhio, osservando la ragazza con aria confusa. “Perché?”
“Te l’ho detto che Fairy Tail è tornata, vero?” le chiese, guardandola negli occhi.
Meredy annuì. “Sì, e quindi?”
Ultear sorrise. “Erza Scarlett.”
Bastarono un nome e un cognome per far sorridere anche Meredy. “Pensi che vorrà incontrarli?”
Ultear si prese il mento fra le dita. “In realtà credo proprio di sì. A proposito, mi ha dato un lavoro da svolgere.”
Meredy si mise seduta, senza staccare mai gli occhi dalla donna che aveva davanti. “Adesso? Ma fra poco più di qualche mese inizieranno i Grandi Giochi di Magia.”
Questa volta fu Ultear ad annuire. “Sì, è abbastanza semplice, ma dobbiamo farla insieme. Tu sei brava in queste cose.”
Meredy era più confusa che mai. “Huh?”
“Sappiamo che Fairy Tail è tornata” cominciò a spiegare Ultear “E molte fonti sembrano confermare che parteciperà ai Giochi.”
Meredy sgranò gli occhi, sorpresa dalla notizia. “Sul serio? Questa sì che potrebbe essere un’opportunità!”
“Esattamente quello che abbiamo pensato anche noi. Gerard ha un doppio piano: con il mio Arc of Time attiverò in loro Second Origin, così in qualche modo recupereranno la mancanza dei sette anni. Per quanto riguarda il secondo punto, non so molto, ha detto che prima vuole parlare con master Makarov.” Si strinse appena nelle spalle, sedendosi poi un gradino sotto Meredy, la quale annuì alle ultime parole.
“Sai, uno di questi giorni dovremmo prenderci una pausa, andare da qualche parte. Magari in uno di quei centri di relax. O le terme! Sì, mi piacerebbe andare alle terme! Che ne dici, Ul?”
Le accarezzò appena il viso, sorridendo. “È davvero una bella idea, Meredy. Quando i Giochi saranno finiti, potremmo farci un salto. Te lo prometto, okay? Una giornata. E ci trasciniamo anche Gerard.”
Meredy scoppiò a ridere. “Lo voglio proprio vedere! Comunque, non mi hai detto cosa devo, beh, dobbiamo fare. In particolare.”
“Ah, dobbiamo capire dove sono andati ad allenarsi e dobbiamo trovare un modo per contattarli senza farci scoprire.” Rispose Ultear, sollevando il viso per guardare il cielo. Quel giorno era azzurro, di un bell’azzurro, con le nuvole bianchissime e soffici, simili a batuffoli di zucchero filato. Socchiuse gli occhi, aspettando che Meredy dicesse qualcosa circa il loro compito; ma Meredy, invece di parlare, si sporse verso di lei e le diede un bacio a tradimento. Ultear sorrise ancora una volta, e Meredy pensò che non ci fosse niente di più bello: dopo tanta sofferenza, dopo tutto quello che avevano passato, e dopo tutto il dolore che avevano causato agli altri, vederla sorridere era tutto quello in cui sperava, e tutto quello che desiderava. Voleva che lei ed Ultear avessero la loro piccola felicità, solo stando insieme. Era loro dovere cercare di redimersi da tutti i loro peccati, certo, quello era il compito fondamentale, ma sotto sotto Meredy fantasticava su una vita in cui niente le preoccupava. Niente più missioni, niente più peccati da ripagare, una vita in cui l’unica domanda assillante sarebbe stata: “Cosa facciamo oggi?”. Sapeva che si stava solo illudendo, ma la speranza era sempre l’ultima a morire, giusto? E l’espressione serena, tranquilla, che Ultear aveva in quel momento, e il sorriso che le si era dipinto sul viso una volta che le loro labbra si erano separate, non avevano fatto altro che alimentare i suoi sogni.
“Dovremmo andare a preparare i bagagli e partire, per cominciare il lavoro.” Ultear sussurrò appena quelle parole, avendo paura di poter rompere la quiete che era andata a crearsi fra loro. Meredy si abbassò per darle un altro bacio, questa volta le loro labbra si toccarono con più passione rispetto alla prima, per poi separarsi di nuovo. Si alzò, la prese per mano e anche Ultear si tirò in piedi. “È un po’ che non partiamo da sole,eh? Sarà divertente.”
Meredy non disse nulla, ma entrambe sapevano cosa stesse pensando.
                                                                              ***
“Se arriva dal futuro, allora ha una debolezza. Se uccidiamo il Rogue del presente, anche quello del futuro cesserà di esistere.”  Le parole uscirono dalle sue labbra in modo automatico, non ci dovette nemmeno pensare su. Ci credeva, in quello che aveva detto.
“Non puoi. Il Rogue di adesso non ha fatto niente di male. Se lo uccidiamo ora, saremo noi a prendere il percorso sbagliato.” Gli occhi di Natsu. Quello sguardo così sicuro e intransigente scossero l’animo di Ultear.
“Bene. Non toccheremo il Rogue del presente, allora.”
Quelle furono le parole di cui Ultear dubitò di più in tutta la sua vita.
                                                                              ***
Aveva sognato molte, moltissime volte come sarebbe potuto essere il suo ritorno a casa. Fissava incessantemente la finestra della sua camera, anche se non l’aveva mai considerata sua a tutti gli effetti. Non aveva memoria della sua vera camera, quella che sua madre aveva probabilmente preparato per lei; però, in qualche modo, l’aveva sempre immaginata chiara, piena di luce. Non quella luce falsa, creata dall’uomo per illuminare ciò che costruisce, bensì la luce del sole, forte, abbagliante; Ultear voleva tornare da quella luce. Sapeva che quello che dicevano quegli uomini non era vero, sapeva che sua madre non l’avrebbe mai data via, e sapeva che continuare a crederlo le avrebbe dato la forza in qualsiasi momento per andare avanti e, un giorno, scappare. In quella cameretta, in quel luogo orrendo, sentiva sempre di più l’oscurità avanzare dentro di lei, si sentiva sporca, infelice. Si sentiva male. Ma non l’avrebbero mai spezzata, perché Ultear Milkovich non era una che si spezzava così facilmente. Lei avrebbe tenuto duro, lei sarebbe tornata a casa, e una volta lì sua madre l’avrebbe avvolta in quella luce meravigliosa, calda, sicura, e non l’avrebbe mai più lasciata.
“Tadaimaaaaa!” avrebbe urlato, aprendo la porta e fiondandosi dentro casa, con gli occhi colmi di lacrime. Quanto tempo era passato da quando si erano separate? Non lo sapeva, ma in quel momento avrebbe realizzato che probabilmente erano stati troppi anni. Si immaginava sua madre che le andava incontro, dapprima incerta, per  poi cadere in ginocchio e aprire le braccia, con un gran sorriso dipinto sul volto. “Okaerinasai!”*

                                                                              ***
Dalle labbra della ragazza uscivano respiri affannati. Il cuore le batteva forte nel petto, i capelli rosa svolazzavano al vento, seguiti dal mantello scuro. Gli occhi si muovevano veloci, forse tanto quanto quelle gambe che continuavano a portarla avanti, alla ricerca della sua Ul. Era preoccupata per lei, le cose stavano diventando decisamente complicate, quei draghi robot sembravano non finire più, mentre per quelli grandi non riusciva a vedere una soluzione. Voleva sapere dove fosse lei, se stesse bene- doveva stare bene, non poteva essere diversamente. L’avrebbe sentito altrimenti, no? Beh, non le aveva applicato il Link prima di partire, perché aveva pensato che sarebbe stato sconveniente, ma adesso desiderava disperatamente di averlo fatto; però, comunque, due persone che si amano certe cose le sentono, giusto? Se le fosse successo qualcosa aveva come l’impressione che lo avrebbe sentito nel suo cuore. Svoltò un angolo, quando riuscì a scorgere una ciocca di capelli neri. 
“Ultear! Ultear! Ti ho cercata dappertutto! Dov’eri finita?”  Meredy si fermò, poggiando le mani sulle ginocchia e prendendo grandi respiri. “Pensavo che fossi da qualche parte ad aiutare-” smise di parlare all’istante. Aveva visto gli occhi di Ultear. Le si avvicinò piano, lasciandole una carezza lieve sul viso. “Mia dolce Ultear, che cosa succede?” la ragazza le passò un braccio intorno alle spalle, attirandola piano a sé, ma Ultear sembrava troppo scossa per proferire qualsiasi parola. “Su, Ul, su, sei molto più bella quando sorridi. – Ultear  si sforzò. – Sì, così, ecco. Stasera il cielo non brilla, ma tu sei bellissima.”  Quel piccolo sorriso si allargò a quelle parole: i complimenti di Meredy erano sempre stati dolcissimi, non c’era stata una volta soltanto che non fosse riuscita a resistergli.
“Sono davvero una cattiva persona, Meredy. Nonostante Crime Sorcière, non sono riuscita a cambiare, sono ancora quella donna piena d’odio, pronta ad uccidere senza farsi rimorsi.” Ultear non stava guardando la ragazza, non ne aveva il coraggio; si sentiva di nuovo sporca, come se fosse ancora in quel luogo.
“No, non è vero, non lo sei e io lo so.” Rispose Meredy, la voce ferma e sicura delle proprie parole. Credeva davvero in Ultear, era la donna più forte che avesse mai conosciuto in tutta la sua vita, non poteva arrendersi ora.
“Invece sì che è vero. Stavo per uccidere un essere umano innocente. Ho pensato di uccidere Rogue. Ce l’avevo lì, di fronte ai miei occhi, stava lottando contro quel drago, e dietro di lui Sting con l’altro drago.  Stavo per prendermi la vita di qualcuno senza pensare alle conseguenze. Ci è mancato tanto così, Meredy.”
Meredy le sorrise, e in quel sorriso ci mise tutto ciò che stava provando per Ultear: amore, dolcezza, un po’ di compassione, speranza. “Però non l’hai fatto, ed è questo quello che conta. È vero, in passato entrambe siamo state delle persone malvagie, il cui scopo era solamente la propria felicità, e pur di raggiungerla avremmo fatto qualsiasi cosa, anche calpestare e distruggere le altre persone, ma ti ricordi quello che ha detto Gerard, quando l’abbiamo incontrato la prima volta?” Ultear fece cenno di sì con la testa. “Ha ragione. Sappiamo che Gerard aveva ragione, perché è la totalità dei nostri ricordi – sia di quelli belli sia di quelli brutti – a fare di noi le persone che siamo. E tu, Ultear, di ricordi brutti nei hai moltissimi, e per tanto tempo sei stata avvolta dall’oscurità, come lo sono stata anche io; ma adesso, proprio ora, noi siamo dalla parte della luce, siamo le buone, e le buone non si arrendono mai! Tu sei piena di luce dentro, Ultear, e se solo tu la potessi vedere come la vedo io, non avresti dubbi riguardo te stessa.”
Ultear rimase a riflettere su quelle parole per qualche istante. Non si sarebbe mai aspettata delle parole del genere da Meredy, ma il tempo e Juvia, l’amica di Gray, l’avevano cambiata, in meglio. Senza aggiungere altro, si avvicinò alle labbra di Meredy e la baciò; un bacio pieno di disperazione, perché mai come allora aveva bisogno di qualcuno che la sorreggesse e le desse la forza di andare avanti, e sapeva che Meredy era lì per lei. Le dita di Ultear, coperte dai guanti bianchi, si infilarono prima fra i capelli rosa di Meredy, poi scesero fino ai fianchi, attirando il corpo di lei più vicino al suo. Voleva sentirla come era abituata a fare nella loro casa, nel loro letto; voleva ricordarsi di lei, voleva viverla il più possibile, perché Ultear ormai aveva scelto la sua strada, e in quel momento la stava odiando.
Perché i buoni devono anche avere il coraggio di prendere le decisioni più giuste per tutti quanti, non solo per loro stessi.
Si staccò leggermente da Meredy, anche se avrebbe tanto voluto continuare, avrebbe voluto spogliarla e fare l’amore con lei per l’ultima volta; ma non poteva. Il tempo scorreva troppo velocemente, e ne stava rimanendo poco.
“Vai a cercare qualcuno che ha bisogno di aiuto e fai del tuo meglio, okay? Io rimango qui, devo azionare un incantesimo complicato che mi richiede parecchia concentrazione- e tu di certo mi deconcentreresti!” la buttò sul ridere, anche se il suo sorriso era pieno di amarezza.
Meredy annuì. “Non è niente di pericoloso, vero?”
“Assolutamente. Pensa a questo: fra qualche giorno saremo alle terme e ci staremo prendendo la vacanza che ti ho promesso, eh?”
Gli occhi della giovane brillarono, entusiasti. “Sì! Allora a dopo, Ul.” Disse, per poi allontanarsi piano piano.
“Meredy!” Ultear era ancora in ginocchio, ma i suoi occhi non volevano lasciare la figura della giovane maga. “Sì?”
Ti amo. Avanti, diglielo. È l’ultima volta che puoi farlo. Non hai mai trovato il coraggio di pronunciare quelle parole, ma adesso è il momento! Ora o mai più! Avanti, Ultear!
“Anche tu questa sera sei davvero bella. Sì, lo sei sul serio. Ci vediamo dopo.”
Meredy arrossì il tanto che bastava, sventolò la mano e corse via.
Ultear poggiò le mani sul terreno, le pietre bagnate dalle lacrime che scendevano dal suo viso. L’orologio della torre davanti a lei scandiva il tempo.
I miei peccati non possono essere cancellati.
Prese un grande respiro. Chiuse gli occhi.
Scusami, non riuscirò a mantenere la promessa.
“Arc of Time: Last Ages!”
Il mio tempo sta scomparendo... per favore! Almeno riporta il mondo a prima dell’apertura del portale! Che il tempo torni indietro in cambio di ciò che resta della mia vita!
Una luce azzurra ricoprì dapprima Ultear, poi si espanse intorno a lei, fino a comprendere la città, e in seguito il mondo intero. Il tempo veniva risucchiato e portato indietro, in cambio della stessa vita di Ultear. Vita che lei dava via senza rimorsi e senza rimpianti, se poteva evitare che alcune persone morissero. Secondo dopo secondo, la pelle di Ultear veniva fatta a pezzi, stracciata, lacerata; la magia le lasciava bruciature su tutto il corpo, sui vestiti, non risparmiava niente, ma lei non aveva intenzione di fermarsi per alcuna ragione.
Quando riaprì gli occhi, si puntarono subito verso le lancette dell’orologio.
Orrore.
Quello che Ultear provò fu orrore, misto anche all’incredulità. No, non poteva essere. No, non poteva crederci. Come avrebbe potuto?
La mia vita... vale solo un minuto? Non è possibile... non ho potuto salvare una singola anima...
Poi tutto diventò buio.
                                                                              ***
Era passato un giorno dalla fine dei Grandi Giochi di Magia: Fairy Tail aveva vinto, e nessuno sembrava ricordarsi del terrore dei draghi. Come un sogno, tutto era svanito dalla mente delle persone; in quelle dei maghi, invece, era tutto ancora ben impresso. Meredy poteva ancora vedere il corpo di Gray trafitto dai laser dei draghi meccanici, le urla disperate di Juvia e Leon che chiamava a gran voce Chelia affinché venisse a curare l’amico, che non stava più respirando. “Era passato dritto attraverso la sua testa, ti dico, Gerard. Quel laser avrebbe dovuto ucciderlo. Ancora non mi spiego che cosa sia successo. E non riesco a trovare Ultear.”
Meredy aveva come l’impressione che Gerard sapesse qualcosa, o avesse una qualche intuizione, ma non volesse condividerla con lei. Quella sera avevano deciso di fermarsi solo per un momento in una locanda della capitale per bere qualcosa; in fondo, Lahar aveva promesso di smettere di cercarli, almeno per un po’, quindi potevano godersi una serata in compagnia di una birra. Meredy parlò di molte cose con Gerard: di cosa avrebbero fatto dopo, degli Oracion Seis, di Tartaros e del fatto che stavano sicuramente organizzando qualcosa di non raccomandabile, eppure Meredy continuava a chiedersi dove fosse finita Ultear. Aveva detto a Gerard che volevano andare alle terme, così decisero che il mattino dopo si sarebbero messi in cammino, magari lei era già diretta là.
Quello che Meredy non sapeva, era che Ultear era lì con lei. Certo, se l’avesse vista subito non l’avrebbe riconosciuta: i capelli erano diventati grigi, la pelle rugosa, il suo corpo stanco e affaticato; probabilmente, se si fosse fermata ad osservarla, l’avrebbe riconosciuta dagli occhi. Rossi, pieni di amore nei suoi confronti. Ma Ultear non aveva intenzione di interferire nelle loro vite, non più: già una volta aveva ferito Meredy, non l’avrebbe fatto una seconda volta.
“Questa notte sei così bella. Sì, lo sei.”
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Fairy Tail / Vai alla pagina dell'autore: Rallienbow_