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Autore: alga    14/07/2015    19 recensioni
Mi dici che mi ami e lo fai tra i sospiri ed io non so più dove finisci tu ed incomincio io.
Questa storia partecipa al contest Love Day
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non riusciva a smettere di pensarci, erano giorni che si portava quell'immagine nella testa.
André riverso a terra, un rivolo di sangue che gli scorreva dal naso, il viso tumefatto, un taglio sullo zigomo e gli occhi colmi di lacrime, mentre in stato di semincoscienza, senza neanche rendersi conto della sua presenza, la implorava di non sposarsi.
Era rimasta pietrificata, immobile sulla porta un braccio poggiato allo stipite, incapace di muoversi, incapace finanche di pensare, attonita innanzi all'ennesima dimostrazione dell'amore che André le portava.
Solo dopo che Alain era uscito dall'armeria, dando corpo con le sue parole ai propri confusi pensieri, gli si era avvicinata e lentamente, chinandosi su di lui, aveva allungato un braccio esitante a sfiorarne la schiena chiamandolo con voce rotta dall'emozione.
Quella voce, poco più di un bisbiglio,  era stata per André come un richiamo, un balsamo che aveva lenito il dolore acuto del suo spirito, e che lentamente lo aveva riportato dall'angosciosa prigione dei suoi pensieri, alla realtà di quel pavimento freddo e sporco su cui era riverso con la faccia piena di lividi e ancora una volta il cuore in pezzi.  
Aveva aperto gli occhi e l'aveva vista lì, china affianco a lui, sul viso un'espressione preoccupata e gli occhi un po' lucidi.
"André... Oddio André...come... come stai...?" gli aveva chiesto con voce ansiosa.
Sono a pezzi, avrebbe voluto risponderle, e non nel corpo..., ma si era limitato a scuotere la testa, mentre faticosamente si rialzava sui gomiti
"Sto bene...non preoccuparti Oscar." le aveva detto infine poggiandosi sulle ginocchia con le mani aperte sul pavimento, le braccia tese a sostenerlo  e il capo chino sul petto  "Sono solo un po' ammaccato..."
Oscar aggrottò le ciglia e  mordendosi il labbro inferiore, allungò un braccio verso di lui a sfiorargli i capelli, scostandoglieli dal viso per poterlo guardare; un gesto dolce, pieno di preoccupazione, una carezza istintiva.
André si volse verso di lei, sorpreso. 
I loro sguardi si incrociarono e per un momento le loro anime si sfiorarono, e a lui parve di scorgere, negli occhi azzurri di Oscar, qualcosa in più che semplice preoccupazione. 
Il cuore prese a battergli più forte, sorrise.
Un sorriso dolcissimo che quasi fece tremare Oscar, che incapace di reggere il turbamento del proprio animo e quella insolita sensazione di smartimento, così spaventosamente destabilizzante, distolse gli occhi e si alzò in fretta, cercando di recuperare il controllo delle sue emozioni.
"Hai una brutta escoriazione sullo zigomo André, credo che sia meglio che te la faccia medicare" disse con tono pragmatico ed espressione incolore.
André annuì abbassando il viso e la pioggia dei suoi capelli scomposti nascose ancora il suo viso, così che Oscar, non potè vedere quel sorriso dolce trasformarsi in una amara smorfia di delusione.
"Sì certo" disse André rimettendosi in piedi "Lo farò" 
Ancora una volta il loro sguardi si incrociarono in un silenzio che parve eterno.
"Immagino non mi dirai i nomi dei responsabili..." disse infine Oscar spezzando definitivamente qul momento di debolezza.
André scosse la testa "Immagini bene..."
Oscar annuì e si voltò per uscire, André  la sua seguì con lo sguardo, la vide fermarsi sulla soglia dell'Armeria.
"Fa attenzione André..." disse senza voltarsi  "se... se ti succedesse qualcosa io..." strinse i pugni e senza riuscire a terminare la frase si allontanò.

Oscar posò la penna che aveva in mano e si alzò, non  poteva scrivere rapporti in quel momento, non aveva la concentrazione necessaria neanche a scrivere il suo nome, a dire il vero, figuriamoci a dettagliare situazioni complicate per il Generale Bouille...
Bouille...Solo lui ci mancava... Non bastava la sua fin troppo ingombrante presenza sul lavoro, doveva anche intromettersi nella sua vita privata con inopportune iniziative...
Si alzò sbuffando e avvicinandosi alla grande finestra del suo ufficio che dominava il cortile principale della caserma, guardò fuori nel quadrilatero della piazza d'armi.
Era vuota a quell'ora, non c'erano esercitazioni o squadre che si radunavano per l'uscita, nè nessuna delle attività che durante il giorno la rendevano movimentata, solo un gruppo di soldati nei pressi dei locali mensa che chiacchierava in attesa del rancio. 
Oscar li osservò, sembravano discutere di qualcosa di interessante. Dal modo in cui uno di loro muoveva le braccia si sarebbe detto che mimasse una lotta; magari erano quelli che avevano pestato André o magari semplicemente commentavano l'evento della settimana...
Perchè non era riuscita a concludere quella frase... Cosa avrebbe voluto dirgli...che le sarebbe dispiaciuto? Che avrebbe sofferto? O che non l'avrebbe sopportato, perché se gli fosse accaduto qualcosa si sarebbe sentita tremendamente in colpa per averlo  trascinato suo malgrado in quella situazione, in quella vita assurda... 
Senso di colpa per le involontarie sofferenze che causava ad un caro amico. Solo questo? Non lo sapeva... Non sapeva più che pensare, non sapeva fino a che punto potesse fidarsi di ciò che provava.
Giá una volta si era sbagliata confondendo la stima, il rispetto, la simpatia, l'affetto che sentiva per Fersen con l'amore. Un errore... un madornale errore, ora lo sapeva, perchè se cio che aveva provato o meglio, creduto di provare, fosse stato vero sarebbe perdurato nel tempo, sopravvissuto anche alla sua volontá di cancellarlo, non sarebbero certo bastati un mese o due a dimenticare, conoscendosi non sarebbero bastati degli anni e invece oramai non c'era più niente, a parte qualche pensiero distratto e vagamente affettuoso a quello che era stato tanto a lungo l'oggetto dei suoi desidere e molto imbarazzo al ricordo del proprio comportamento.
Ed ora? Cos'era ora quello che provava per Andrè; che cos'era quell'emozione che avvertiva ogni qualvolta il suo sguardo si posava su di lei per un tempo più lungo del necessario, quella sensazione di benessere che l'avvolgeva quando entrava nei suoi pensieri. 
Doveva capire, voleva essere certa di non sbagliarsi, di non confondersi ancora. Doveva dominare le sue emozioni, non poteva assolutamente lasciarle esplodere incontrollate, doveva imparare a sentirle, a gestirle e solo a quel punto coglierle, diversamente avrebbe rischiato di fare molto male a se stessa e soprattutto ad André.
Ma davvero aveva bisogno di tempo per capire, o la sua era soltanto paura...
Si allontanò dalla finestra e tornò a sedersi alla sua scrivania. Riprese in mano la penna e la immerse nel calamaio, rilesse l'ultimo rigo di qel che aveva scritto intenzionata a concludere ciò che aveva iniziato più di un'ora prima.
In quel momento sentì bussare alla porta, un attimo dopo André entrò nel suo ufficio.
"Oscar, continui domani, dobbiamo andare"
Oscar lo guardò per un attimo, quindi tornò ad abbassare lo sguardo sulle sue carte, scarabocchiò qualcosa sul foglio con aria indifferente.
"È acora presto André, c’è tempo." 
"No, non ce n’è. Dal momento che dobbiamo tornare a casa perché tu possa cambiarti d’abito."  Andrè si sorprese per quanto tranquilla e ragionevole fosse risultara la sua voce nonostante lo sforzo immane che gli era costato pronunciare quella frase. Oscar doveva cambiarsi d'abito, farsi bella, rendersi desiderabile agli occhi di quello che sarebbe potuto diventare il suo futuro marito, forse Girodelle...forse un altro... . La sola idea gli dava la nausea.
La vide sollevare lo sguardo dai fogli e guardarlo per la prima volta da quando era entrato. Gli parve lo osservasse.
I segni sul volto di André erano quasi del tutto scomparsi, pensò Oscar, il taglio sotto lo zigomo si intravedeva appena; appariva calmo, ma qualcosa nel suo atteggiamento, forse la rigiditá della mascella, tradiva la sua inquietudine. Oscar pensò che doveva essere tremendamente difficile per lui che l'amava, doverla in un certo senso consegnare ad un altro. Una tenerezza infinita ed una immensa tristezza le avvolsero il cuore.
"Non è necessario che tu venga con me" 
"È un impegno che ho preso con tuo padre, Oscar, e lo voglio mantenere".
Nonostante la fermezza della sua voce, Oscar scorse un tremito nel suo sguardo, un tremito che tradiva l'impegno, lo sforzo che gli costava assolvere a quella promessa. Si rese conto in quel preciso istante, che non c'era nulla da capire, che quello che sentiva per André non aveva bisogno di essere analizzato, perché faceva parte di lei. Se lo portava dentro da sempre, non sapeva spiegarsi come l'avesse capito, così d'improvviso, ma era così. 
Lo amava.
Sentì l'impulso di baciarlo.
Si alzò dalla scrivania e gli s avvicinò decisa a spiegargli quel che aveva capito, a dirgli che lo amava e che stesse tranquillo, perchè non si sarebbe sposata tanto presto, a meno che lo sposo non fosse stato lui, ma il coraggio venne meno e le parole ancora una volta le morirono sulle labbra .
"Andrè io.." riuscì solo a dire, con voce quasi rotta.
Si guardarono in silenzio per un lungo, lunghissimo istante e in quello sguardo le loro anime si incontrarono. Andrè come spino da una forza misteriosa, allungò un braccio verso di lei le circondò la vita attirandola a sè e la baciò con trasporto.
L'emozione per Oscar fu tale che mentre rispondeva al bacio sentì una lacrima liberatoria scivolare giù per la guancia.

Scivoli su di me leggera come un soffio, avvolgente come un'onda, le tue lunghe gambe mi stringono i fianchi. Le accarezzo, sono forti e lisce come seta, morbide e calde sotto le mie mani che le percorrono lentamente, fino a raggiungere i tuoi fianchi, in parte celati sotto la camicia slacciatata, che svela più che nascondere, rendendoti se possibile ancora più bella, ancora più desidrabile. 
Mi guardi Oscar, e i tuoi occhi, specchio dei miei, brillano di desiderio mentre la tua mano sfiora i muscoli tesi del mio ventre. 
Ti chini a baciarmi e i tuoi capelli si riversano su di me come una pioggia d'oro ed io vi immergo le dita. 
Il tuo profumo m'inebria, il tuo viso mi incanta, lo stringo mentre ti accolgo e ti porto a me avido delle tue labbra, sono così dolci...
Mi dici che mi ami e lo fai tra i sospiri ed io non so più dove finisci tu ed incomincio io.
La voce mi trema André, mentre ti dico che ti amo, le mie parole sono un sussurro lieve sulle mie labbra ebbre dei tuoi baci, ma un grido struggente nella mia anima.
Sono su di te, le tue mani mi sfiorano, mi percorrono le cosce che tengo serrate, strette attorno ai tuoi fianchi, s'insinuano lievi sotto la camicia, lasciando sulla mia pelle una scia di fuoco.
Devo baciarti, voglio sentire il tuo sapore mentre ti ripeto che ti amo. 
Non posso più reprimere il mio cuore, non voglio più farlo, più nulla avrebbe senso senza di te...
Ti sento in ogni parte, siamo stati creati l'uno per l'altra.
Stringimi forte André e non lasciarmi andare, perchè ora so che solo tra le tue braccia la mia vita ha un senso, baciami ancora amore, ho bisogno di te, che io non sappia più dove finisci tu ed incomincio io...




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