Storie originali > Introspettivo
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Autore: NicholasFox    14/07/2015    2 recensioni
Un viaggio inquietante all'interno della mente di un fantasma folle.
Un vortice di tenebre e di pazzia.
« Sorrise appena. L'oscurità ora poteva prenderlo con sè. »
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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₪ Inside the Mind.

 

» by NicholasFox.
 


 
→Chapter II.
 
L'uomo era ancora seduto in quella poltroncina impolverata, quando estrasse da un taschino interno della camicia una piccola fiaschetta color smeraldo, con alcuni ghirigori dorati ai bordi. La stappò, ed annusò dall'imboccatura il profumo del liquido contenuto. Era un odore assai forte, come di alcol, con una piccola emanazione acetica. Ne bevve un sorso. La sua bocca si contorse in un espressione di dolore sentendo questo intruglio scorrergli lungo la gola, e bruciare le pareti dell'esofago. Sembrava fuoco, mentre scendeva, ardeva in una maniera insopportabile. Se lo sentì persino all'interno dello stomaco, poi nulla, quella fiamma interna si spense. Ma ci voleva, quel particolare infuso dei più svariati ingredienti ed erbe, aveva delle proprietà particolari. Ti donava energia, forza, immune per quanto poco alle allucinazioni. Era molto potente, per questo bisognava berne un goccio. Lo produceva quella donna anziana che aveva dimora alla parte opposta della città. Non era molto sopportata dai cittadini, a causa anche di questa sua produzione strana, o oscura. Aveva pochi clienti, e quest'uomo era uno fra quelli. Amava moltissimo la sensazione inspiegabile che ti donava dopo averla assunta, quando ti sentivi, anche se per breve tempo, invincibile mentalmente e fisicamente. Una sensazione piacevole, bisognava ammetterlo.
Intanto, l'uomo udì uno strano rumore. Proveniva da una stanza, unita al salotto. Provò ad ascoltarla, cercando di captare qualche possibile informazione sul cosa era, di cosa si trattava. Sembrava quasi un lamento, uno straziante pianto. Lo riconosceva molto bene, non poteva assolutamente essere altro. Capiva molto bene come era il rumore di singhiozzi, ed era uguale a quello che fuoriusciva dalla porta di ingresso a quella stanzetta. L'uomo, così, si alzò lentamente dalla poltrona dove stava adagiato. Era perplesso sul da farsi. Ma dopotutto era venuto qui proprio per questo, per scoprire la Verità. Non poteva indugiare, non poteva avere paura. Non era permesso essere terrorizzati, no. Doveva raccogliere tutte le sue forze psicologiche, ed avvicinarsi a quella porta. Sentiva ancora l'effetto dell'infuso all'interno della mente, dunque si decise, seppur ancora un po' indeciso. Avanzò per il salotto, con passo tardo. Non era intenzionato ad accelerare, a correre. La calma era la cosa più importante in momenti come quelli. Giunse a quella porta legnosa, ed appoggio il palmo della mano allo stipite davanti a sé. Ascoltò ancora per un piccolo istante quel lamento, quel pianto. Allungò il collo, spiando appena all'interno della stanza.
Era una camera da letto, grigia e spenta, oscura. Non vi era nulla, a parte un vecchio mobiletto basso, con sopra uno specchio sporco appeso al muro, ed un letto singolo, con le lenzuola ingrigite dal tempo. Le sue iride rimasero a fissare ciò che era accovacciato sopra al cuscino. Un bimbo, avrà avuto forse fra i quattro e i sette anni, all'apparenza. Stava singhiozzando, in modo sommesso, ma al contempo ad elevato volume. Lo si sentiva poco alle orecchie, ma contemporaneamente era come un urlo agghiacciante, uno di quelli che rimbombano all'interno della propria mente. Quel bambino aveva un paio di pantaloncini neri, rovinati, e una maglietta bianca, ormai ridotta in stracci. I suoi capelli erano corti, ma spettinati, e sporchi. Non si vedeva la faccia, in quanto la teneva nascosto dietro le gambe. Lo vedeva estremamente magro, con delle gambette e delle braccia parecchio sottili. Continuava a singhiozzare. L'uomo non capiva, non capiva chi era quel ragazzino, come mai si trovava in quel letto. Non capiva se era scappato da casa, se i suoi genitori lo stavano cercando, da quanti giorni dati i vestiti ridotti a brandelli.
Il suo istinto prese il sopravvento. Voleva trovare risposte a quelle sue domande, per forza. Non voleva far finta di nulla, limitandosi a spiarlo. Se doveva aiutarlo, lo avrebbe fatto. Se era scappato, lo avrebbe riportato a casa sua, per poi ritornare in questa baracca. Quel bambino! Chissà come erano in pensiero i suoi genitori. Così, si staccò dallo stipite della porta. Si avvicinò al ragazzino, il quale continuava a lacrimare, e non alzava la testa per guardarlo. Più si avvicinava, e più notava qualcosa di strano in quel bambino. Non capiva il perchè di quella sua strana sensazione, ma pareva ci fosse qualcosa di dannatamente sbagliato. Era arrivato, si trovava proprio davanti a lui. Poteva sentire uno strano olezzo, proveniente da quel bimbo. Tese il braccio, per poggiare la sua mano alla spalla del bambino. Gli faceva tenerezza, continuava a piangere, indifferente della presenza di quell'uomo proprio a un passo di distanza. Non appena toccò la spalla (freddissima) del ragazzino, sentì qualcosa toccare le sue, di spalle. Con la coda dell'occhio provò a guardare cos'era, e vide delle dita olivastre. Si voltò all'improvviso, di scatto, senza nessuna esitazione, perdendo di vista il bambino. Appena si girò, vide un mobiletto basso ed uno specchio sporco, e nient'altro. Una risatina alle sue spalle, e ritornò alla posizione precedente, sudando freddo nel notare di come il bimbo non ci fosse più, accovacciato in quel cuscino.
La fiaschetta che teneva ancora nell'altra mano, cadde a terra, seguita da un tonfo sordo. L'uomo cominciò così a respirare affannosamente. Non si aspettava una cosa del genere.
La casa aveva cominciato.


Spazio Scrittore:
Ringrazio tutti coloro che mi hanno supportato fino a qui. Grazie mille. Spero che questo secondo Capitolo possa piacervi come il primo.
Le recensioni tutte gli autori li amano, dunque...
Mi scuso con il ritardo per questo capitolo, dai prossimi spero di essere un po' più veloce.
Vostro,
-NicholasFox
  
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