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Autore: Bloody Q    16/07/2015    0 recensioni
[Storia partecipante al contest " THE MELANCHOLY SPIRIT - Dark Horror Story", indetto da Yuko Chan ]
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"Sotto la flebile luce emessa da una lampadina, prendeva posto un banco da lavoro in legno visibilmente logorato dal tempo. Il resto della stanza appariva buia e silenziosa. Sul banco si distinguevano ingranaggi di varia misura e spessore, sottili catene, una serie di viti e bulloni, un cacciavite, una chiave inglese e tre fogli rappresentanti qualche strano progetto, messi esattamente al centro.
...
Poco più a destra, una figura maneggiava un bisturi con movimenti leggeri, quasi delicati. L'individuo operava una persona, una donna. All'interno del suo corpo inseriva i vari ingranaggi, viti, catene e quant'altro."
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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I ricordi di Taylor furono nuovamente proiettati sullo schermo e a narrare le vicende era di nuovo il pensiero della ragazza.


                                                                                          Caothica


Ricordo una gran puzza di zolfo. Ricordo di essermi svegliata al centro di una strada. Avevo un gran male alla testa. Credo di aver perso i sensi dopo averla battuta da qualche parte, forse una roccia mentre venivo trascinata da quella cosa.
Mi misi in piedi, barcollai un po'. Ricordo un luogo cupo illuminato da alcuni lampioni. La prima cosa a saltarmi agli occhi fu una torre dalla struttura insolita situata sullo sfondo del paese. Subito dopo notai le strane case ammassate tra di loro. Sia strade, sia marciapiedi erano in basolato lavico. Il tutto appariva distorto, persino gli alberi, spogli delle loro foglie, prendevano forme non consone alla loro natura. Alzai lo sguardo verso l'alto e vidi il cielo totalmente coperto da nubi dorate. Quel luogo sembrava essere deserto. Notai subito l'assenza di qualsiasi mezzo di trasporto e cartelloni pubblicitari.
Vidi passare correndo qualcuno all'incrocio un po' più avanti di me. Ricordo di aver rincorso quella persona e di avergli gridato di fermarsi.
«Hei fermati! Aspetta fermat...»
Qualcuno da dietro mi tappò la bocca con una mano e mi trascinò dietro una casa. Io opposi resistenza, inutilmente.
«Ascolta,» mi si rivolse una voce maschile «io ti lascio solo se non urli.»
Io annuì e fui liberata da quelle mani gelate. Mi voltai e mi ritrovai davanti un ragazzo biondo dalla pelle molto pallida.
«Sopravvivere in questo luogo è quasi impossibile,» disse con estrema serietà. «quindi ascolta il mio consiglio, se tieni alla tua vita stai lontano da tutti, non avvicinarti a nessuno. Non fare alcun tipo di rumore e soprattutto non urlare.»
«Ma tu chi sei?» Gli chiesi io.
«Chi sono non importa. Adesso che ti trovi in questo luogo dovrai imparare a vivere come un fantasma, altrimenti morirai.»
Non ebbi alcuna possibilità di replicare perché scappò via immediatamente.
Ricordo che iniziai a camminare con cautela. Poco dopo mi resi realmente conto di cosa mi fosse accaduto. Ero stata rapita insieme alle mie compagne. Anche Greta era stata presa. Pensai subito che dovesse trovarsi in quel posto strano e iniziai a cercarla.
Continuai a girare per parecchio tempo senza vedere l'ombra di nessuno, solo quelle case inquietanti. In un altro incrocio fui travolta da quel ragazzo misterioso che avevo incontrato circa un'ora prima, finendo col cadere entrambi a terra.
Ricordo la sua aria preoccupata.
«Scappa!» Mi urlò rimettendosi in piedi e correndo via.
Io lo seguii chiedendogli da cosa stessimo scappando ma non rispose.
Si appoggiò su un albero per riprendere fiato. Ricordo di aver udito quel rumore di denti.
Mi voltai e vidi una serie di persone che correvano verso di noi, altre uscivano dalle finestre delle case correndo a quattro piedi come ragni sui muri. Sembravano essere in decomposizione, ad alcuni mancava un braccio o una mano, altri si trascinavano con le braccia perché erano senza gambe o piedi. Qualcun altro era senza un occhio o un orecchio. A tutti mancava qualcosa.
«Se riesci a starmi dietro, seguimi.» Mi si rivolse quel ragazzo iniziando a correre.
Io lo seguii. Ricordo che andava molto veloce e per un attimo pensai che non sarei riuscita a tenere il suo passo, ma subito dopo entrò in una bottega e mi tirò dentro.
«Qui saremo al sicuro.» Affermò serrando la porta e accendendo uno di quei lumi a petrolio antichi.
«Adesso posso sapere chi sei?» Chiesi ancora col fiatone.
«Mi chiamo Rory e mi trovo bloccato in questo posto ormai da cinque anni.»
Rimasi sbalordita. Cinque anni non erano pochi.
«Se non sono invadente, potrei sapere come sei arrivato qua e come sei sopravvissuto per tutto questo tempo?» Chiesi curiosa di conoscere la risposta.
«In realtà sei molto invadente.» Disse sedendosi a terra e poggiandosi a un muro.
«Scusa.» Risposi seguendo il suo esempio.
Passarono circa dieci minuti in totale silenzio. Quel posto era sporco e pieno di ragnatele. Puzzava di marcio e muffa. Vecchi tavoli in legno e sedie distrutte erano ammassati in vari punti della stanza. Un telo in origine bianco e ingiallito nel tempo lasciava intravedere una libreria semi vuota e impolverata. Era tutto messo in disordine, sembrava essere stato abbandonato da tempo.
«Cinque anni fa venni in gita qui sulle montagne Arkhor con i miei compagni di classe. Eravamo tre classi in tre pullman differenti, ma il nostro autista fu l'unico a decidere di tagliare la strada entrando nella foresta. Bucò una ruota e fummo costretti a passare la notte dentro nella foresta. Ricordo che eravamo tutti coricati pronti per dormire, quando qualcosa iniziò a muoversi fuori dal pullman. Di colpo quelle cose entrarono e ci portarono via. Così sono arrivato qua e non sono riuscito più ad andarmene.»
Rory mi colse di sorpresa e io non seppi dire niente. Lo guardai solamente. Ricordo come i suoi lineamenti divennero malinconici.
«Ricordo delle urla e poi di essermi svegliato in questo posto. Riuscii a riunirmi con alcuni dei miei compagni, ma uno a uno morirono tutti. Imploravano il mio aiuto mentre scappavo. Ricordo come urlavano il mio nome, mentre quelle cose li scannavano come fossero dei conigli.»
Il vuoto dei suoi occhi fu in un attimo riempito dal rimorso e dalla rabbia nati dalla sua ultima frase.
«Ma esattamente cosa sono?» Riuscii a chiedergli dopo un attimo di silenzio.
«Marionette.» Rispose rivolgendo il suo sguardo verso il mio.
Rimasi sorpresa da quell'affermazione. Quelle cose sembravano tutto fuorché marionette.
«Sembrano diverse dal tipo di marionette che conosco io.»
Rory sorrise.
«Beh, questo perché sono costruite con i cadaveri degli esseri umani.»
Un brivido mi corse lungo la schiena. Era macabro, inquietante e disumano. Rimasi in silenzio.
«Non te lo aspettavi, eh? C'è una persona qui che usa le marionette per catturare chi si addentra nella foresta per poi usare queste persone come cavie per i suoi esperimenti, ovvero il Marionettista.» Mi spiegò lui. «Tutti quelli che ci hanno inseguito sono esperimenti falliti, per questo sono così orribili da vedere. Sono marionette trascurate. Quelle in fase di sperimentazione e quelle riuscite vengono tenute nel laboratorio dentro vasche rigeneratrici che evitano la decomposizione dei cadaveri.»
Lo fissavo sbalordita.
«Un buon marionettista si prende sempre cura delle proprie marionette.» Aggiunse Rory assumendo un tono e uno sguardo poco rassicuranti.
«S-se così fosse non lascerebbe quelle marionette orribili in quelle condizioni.» Balbettai senza rendermene conto.
Rory affermò che il Marionettista si prendeva cura anche di quelle in cattive condizioni. Io non riuscii a capire.
«Come ho già detto quelli sono esperimenti falliti e il Marionettista potrebbe riciclare i loro pezzi e gettarle via senza alcun problema. Invece le usa per catturare le prede e ucciderle per lui.»
«Che cosa intendi per pezzi?» Chiesi istintivamente.
«Fai molte domande.»
«Più che legittime dato che adesso mi trovo qui.» Risposi senza esitazione.
«Caothica. Ho chiamato questo paesino così.»
Nome perfetto pensai, sembrava cucito su misura proprio per quel luogo.
«Comunque per pezzi intendo parti del corpo. Le marionette attaccano le persone in modo violento finendo col danneggiare, anche seriamente, arti, ossa, organi e così via. Per questo motivo il Marionettista è costretto a sostituire e ricostruire le zone danneggiate usando parti di altri corpi, ma per poterlo fare bisogna avere dei corpi abbinabili il più possibile alla persona in questione.» Rispose Rory esaurientemente.
«È roba da deviati mentali! Sono tanti mostri di Frankenstein!» Rimasi sconvolta da quella rivelazione.
«Lui preferisce definirle “Opere”.»
«Io non riesco a capire. Perché crearsi così tanti problemi se potrebbe semplicemente uccidere le sue vittime senza danneggiarle?»
Rory si mise in piedi e si diresse verso la libreria.
«È proprio questo il punto, non può. Le marionette sono tante e lui è solo uno. Controllare perfettamente più di 300 marionette non solo è difficile ma anche stancante, quindi preferisce mantenere il massimo controllo sulle marionette perfette piuttosto che sugli scarti.»
Ricordo come Rory rispondeva sicuro di sé, mentre riordinava i pochi libri sugli scaffali in ordine di altezza.
«Ho notato che queste marionette sono parecchio forti. Hanno trascinato me e le mie amiche come se fossimo piume.»
«Questo perché il Marionettista le opera tutte e non solo per ricostruirle, ma soprattutto per installare un particolare sistema composto da ingranaggi, viti, bulloni e catene che le rendono più forti.»
Rory sembrava saperne tanto, forse anche troppo.
«Tu come fai a sapere tutte queste cose?» Chiesi iniziando a insospettirmi.
«Vivo qui da cinque anni, qualcosa la dovrò pur sapere, non credi?» Rispose entrando sulla difensiva.
Mi alzai e mi posizionai davanti a lui.
«Questa non la trovo una motivazione. Quindi, a meno che tu e il Marionettista non abbiate chiacchierato amichevolmente davanti a una tazza di tè caldo, magari potresti essere tu questo Marionettista.»
Rory mi fissò per un attimo intimorendomi un po', ma non glielo feci notare.
«Sono entrato nel suo laboratorio, una volta. Ho visto dove lavora e crea. Ho anche visto il Marionettista mentre operava e in che maniera controlla le marionette. Dopodiché sono scappato via per evitare di farmi scoprire.»
Era serio. Non sapevo se potermi fidare, ma non avevo altra scelta.
«Senti ho un piano. Il Marionettista è la nostra unica via di uscita e io da solo non posso contrastarlo, ma in due abbiamo qualche possibilità. Quello che ho in mente è di andare al suo laboratorio, c'è un passaggio sotterraneo qui nella bottega che si collega direttamente con la torre, ovvero il suo quartier generale.»
Ero un po' riluttante all'idea, ma se era l'unico modo per uscire ero disposta a seguirlo.
«Ok ci sto, vengo con te, ma a un patto. Devi aiutarmi a trovare la mia amica.»
Non mi ero dimenticata di Greta ed ero seriamente preoccupata. Ogni secondo che passava lì fuori poteva esserle fatale.
Rory sembrò accettare anche se non entusiasta.
Uscimmo dalla bottega il più silenziosamente possibile e con la massima cautela iniziammo a cercare Greta. Circa dieci minuti dopo Rory sembrava essersi già stufato.
«Senti, ma dobbiamo continuare a cercarla ancora?»
«Ma se abbiamo appena iniziato!»
Parlavamo a sussurri per evitare di attirare le marionette.
«A quest'ora sarà già morta, è tempo sprecato.» Affermò con un pizzico d'irritazione.
Ricordo che mi fermai di colpo, mi voltai verso di lui e lo guardai fisso negli occhi.
«Greta non è solo un'amica. È tutta la mia famiglia. Lei è l'unica persona che si preoccupa e si prende cura di me, mi sta accanto, mi ascolta e soprattutto è l'unica a non avermi mai tradito. Lei, non mi ha mai abbandonato e io non ho intenzione di farlo adesso con lei, quindi se ti sei stancato vattene, io continuo a cercarla con o senza di te.»
Non sono solita impormi sugli altri ed essere così seria ma, se si tratta di Greta, tutto cambia. Ripresi a camminare e Rory infine decise di seguirmi.
In quel luogo tutto era uguale. Le stesse case semi distrutte, gli stessi lampioni storti, gli stessi alberi neri e le stesse identiche vie. Avevo l'impressione di girare in tondo ma secondo Rory non era così. D'altronde come dargli torto, dopo cinque anni sarebbe stato strano se non fosse riuscito a regolarsi per quelle strade.
«Non sopporto questo luogo. È tutto così... asimmetrico e disordinato!» affermò lui.
«Ti infastidisce così tanto?» chiesi.
«Abbastanza, sono un perferzionista.»
Rory si fermò e bloccò anche me. Aveva un'aria strana, sembrava essere concentrato.
«Lo senti?» Mi chiese.
Io provai ad ascoltare, ma non sentii niente.
«Sento correre.» Affermò.
«Le marionette?» Chiesi preoccupata.
«Forse, ma chi sento io ha anche il respiro affannato. Le marionette sono morte quindi non respirano.»
Io continuavo a non sentire niente.
«Stanno arrivando. Sono...»
Iniziò a dire concentrandosi sempre più. Aveva lo sguardo rivolto verso terra per affinare meglio l'udito.
«Sono...»
Continuò a ripetere iniziando a girare su se stesso.
«Sono...»
Si bloccò e rialzò la testa. Io iniziai a sentire nuovamente quel rumore di denti.
«Sono dietro di noi!»
Ci voltammo.
Vidi Greta spuntare da una via insieme a quel ragazzo, Dan. Subito dietro di loro spuntò un'altra orda di marionette. Rory mi afferrò per il polso e iniziò a correre trascinandomi con lui. Greta e Dan ci videro a loro volta e provarono a seguirci.
Correvamo per sopravvivere il più velocemente possibile ma, secondo dopo secondo, le energie e il fiato iniziarono a venire meno.
Mi voltavo di continuo per vedere se riuscivano a starci dietro, ma di colpo Dan inciampò sui suoi stessi piedi e cadde a terra.
Vidi Greta fermarsi e correre verso di lui. Mi fermai anch'io dando uno strattone a Rory e liberandomi dalla sua presa. Scattai verso Greta che cercava di aiutare Dan a rialzarsi, ma che per qualche motivo sembrava non riuscirci, forse si era slogato una caviglia. Le urlai di seguirmi, ma sembrava non volermi ascoltare, allora la presi in spalla di peso e iniziai a correre.
Greta iniziò a dimenarsi e a ordinarmi di metterla giù senza però alcun risultato. Le marionette si concentrarono su Dan e noi potemmo scappare e nasconderci di nuovo nella bottega poco lontano. Lasciai libera Greta che, senza perdere tempo, mi tirò uno schiaffo.
Ricordo dapprima il forte rumore che riecheggiò nella stanza e subito dopo il dolore che pian piano si fece sempre più intenso.
«Perché hai lasciato che morisse? Ti avevo detto di lasciarmi e non lo hai fatto!»
Ricordo i suoi occhi lucidi e pieni di rabbia pronti a scoppiare in un lungo pianto.
«Se ti avessi lasciata lì, saresti morta anche tu e non voglio che accada.» Dissi con lo sguardo rivolto verso il basso, mi sentivo tremendamente in colpa.
Prese il mio volto tra le mani e lo alzò per potermi guardare negli occhi.
«Per colpa tua ho l'immagine di quel ragazzo che mi urla di aiutarlo mentre viene smembrato vivo.»
Ricordo gli occhi di Greta sempre più vicini al pianto.
«Per colpa sua sei ancora viva.» Affermò Rory acidamente.
Greta si voltò verso di lui, ma ancor prima che potesse dire qualcosa la strinsi in un forte abbraccio.
«Adesso ascolta tu. Se di mezzo c'è la tua vita, mi disinteresso di tutto e tutti. Picchiami se vuoi, massacrami, perché per farlo devi essere per forza viva.»
«Stupida.» Disse ricambiando il mio abbraccio.
Poterla stringere di nuovo non mi sembrava vero. Più tempo passava mentre la cercavo e più l'orribile pensiero della sua possibile morte mi oscurava la mente.
«Scusate se interrompo questo momento, ma non potreste riconciliarvi più tardi? Magari fuori da questo inferno.»
«Quest'antipatico chi è?» Chiese Greta infastidita.
«Mi chiamo Rory e sono l'unico che può farvi uscire da qui, ma in cambio ho bisogno del vostro aiuto. Dovete fidarvi di me.»
Greta mi guardò e io le annuii.
«Il piano è questo: ci intrufoliamo con cautela nel laboratorio del Marionettista e con la massima attenzione lo cercheremo, dopodiché gli saltiamo addosso e lo uccidiamo.»
«Tutto qui il tuo grande piano?» Gli chiesi.
«Hai forse un'idea migliore? Chi uccide il Marionettista prende il controllo delle marionette, in questo modo potremo usarle per fuggire.»
«Aspettate un momento, cos'è questa storia delle marionette?» Chiese Greta confusa.
«Hai presente quei cosi simili a zombie che ci inseguivano? In realtà sono marionette.» Le risposi.
«Ma che sono, marionette wireless? Dove sono i fili?»
Ci pensai ed effettivamente non avevano fili.
«I fili ci sono, siete voi che non riuscite a vederli.» Affermò Rory. «Col tempo ho imparato a vederli.» Si spiegò dopo.
«Inoltre il Marionettista usufruisce di due tipi di fili, quelli normali e quelli permanenti.»
Rory prese a camminare verso il tunnel che ci avrebbe portati alla torre. Passando per una stanza notai un banco da lavoro ricoperto da attrezzi e da alcuni fogli che rappresentavano un progetto.
«Cos'è il Progetto-R?» Chiesi a Rory.
«È un progetto del Marionettista o almeno lo era prima che lo abbandonasse.» rispose raddrizzando un cacciavite sul banco posizionato male rispetto al resto degli oggetti.
«Perché l'ha abbandonato?» Domandò Greta mentre osservava con attenzione un bisturi posto su un tavolino di fianco.
«Non posso sapere tutto.» Rispose lui ammiccandole.
Scendemmo nello scantinato e attraversammo tutto il tunnel. Era stretto e puzzava di zolfo da morire.
«A proposito di quei fili, cosa hanno di differente?» Chiesi.
«I fili permanenti sono quelli che il Marionettista installa nelle marionette e quelli normali li usa per bloccare le persone comuni. Quelli permanenti hanno una resistenza superiore in modo tale che la grande forza che hanno tutte le marionette non li spezzino. Questa è la differenza.»
Greta mi tirò un po' indietro rispetto a Rory.
«Questo Rory non me la dice giusta.» Mi sussurrò.
«Lo so è un po' misterioso, ma è l'unico che può farci uscire da qui.»
Greta non riusciva a convincersene.
«Ok seguiamolo, ma occhi aperti.»
Continuammo a camminare lungo il tunnel fin quando non giungemmo alla torre.
«State attente alle marionette, non solo rischiano di ucciderci, ma il Marionettista vede e sente anche attraverso di loro.» Spiegò Rory.
Con prudenza salimmo al piano superiore dove trovammo una schiera di mini vasche cilindriche contenenti cervelli. Il liquido nel quale erano immersi era rosso.
«Ma che schifo è?» Chiese Greta disgustata.
«Vi chiedevate come fa il Marionettista a controllare tutte quelle marionette contemporaneamente? Eccovi la risposta.»
Io e Greta guardammo Rory interrogativamente.
«Quell'acqua è rossa perché il Marionettista ha rilasciato un particolare siero che i cervelli assorbono. Ogni marionetta è controllata da un cervello e ogni cervello è controllato dal Marionettista che, grazie a quel siero, riesce a controllare tramite il suo di cervello. Le vasche accese segnalano le marionette attive, quelle spente segnalano quelle ferme.»
Di colpo tutte le vasche s'illuminarono.
«Questo non credo sia un buon segno.» Disse Greta agitata.
Una serie di marionette ci saltarono addosso, ma Rory mi tirò via prima che qualcuna potesse catturarmi. Al contrario Greta rimase al centro dell'attacco.
«Vi prego aiutatemi!» Iniziò a urlare.
Volevo andare da lei anche a costo di morire, ma Rory mi trattenne con tutte le sue forze.
«Ascolta è finita. È andata!»
«Devi aiutarla!» Lo pregai in lacrime.
Ricordo le sue urla che mi sfondavano i timpani e mi trafiggevano il cuore.
«Ti prego aiutala!» Continuai a gridargli disperata.
«Non posso fare niente e neanche tu. È morta, fattene una ragione.»
Le sue urla cessarono.
«Devi calmarti Taylor, mi servi lucida.»
Ricordo un silenzio che invase tutta la stanza. Lo guardai.
«Come fai a sapere il mio nome? Io non te l'ho detto e Greta non l'ha pronunciato in tua presenza.»
Rory indietreggiò di qualche passo con un sorriso accattivante.
«Lo hai sentito mentre io e Greta eravamo nella foresta, vero? Tramite le tue marionette.» Lo accusai.
«Il Progetto-R mi è costato più di cinquanta vittime. Prototipi tutti falliti, così l'ho messo da parte circa un anno e mezzo fa. Poi spunti tu, la cavia perfetta per questo esperimento. Rispecchi l'immagine che ho in testa e sono sicuro che il tuo corpo sarà in grado di sostenere alla perfezione le modifiche che prevede il progetto. Il tuo fisico rientra in tutto e per tutto nei parametri che ho imposto per la Marionetta-R. Così ho deciso di venirti a prendere di persona, per evitare che quei fallimenti distruggessero il tuo prezioso corpo. Tu però dovevi per forza portarti dietro quella Greta che per me è totalmente inutile, mi ha solo fatto perdere tempo. Adesso però siamo solo tu e io.»
«Tu hai finto per tutto questo tempo, mi hai ingannato. Hai ucciso Greta!»
Presa dalla furia gli saltai addosso ma, ancor prima che potessi toccarlo, con un abile movimento di dita Rory mi bloccò.
Mi ritrovai sospesa in aria sorretta dal nulla, o almeno credevo.
Essendo Rory il Marionettista riuscì a prendere il controllo sulle mie articolazioni grazie ai suoi fili che io però non ero in grado di vedere, ma li sentivo stringere sulla mia pelle molto bene.
Ricordo un filo che mi strinse la gola. Vidi Rory tirare con la mano destra apparentemente niente, ma più tirava più il filo si stringeva. Il fiato iniziò a venir meno. Non riuscivo più a respirare.
«Giuro che me la pagherai.»
Furono le mie ultime parole, ma le dissi col cuore.
«Ci rivedremo quando sarai totalmente sotto il mio controllo.»
Il suo sguardo bramoso di potere è l'ultima cosa che ricordo. Dopodiché il nulla.



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Qualche altra parola

Salve! Le cose si fanno più interessanti, ma non è ancora finita. Posterò il terzo e ultimo capitolo il prima possibile.
Se vi va fatemi sapere la vostra riguardo la storia, mi farebbe molto piacere!
Grazie per tutto.


Bloody Q
   
 
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