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Autore: Yoko Yamazaki    17/07/2015    1 recensioni
-Yoko… -
-Dopo tutto questo tempo ancora continui? –
-Sempre -
(Oikawa x Oc)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tooru Oikawa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Dopo l’ennesima sgridata del prefetto non riesco ancora a capire che devo svegliarmi prima per non perdere le lezioni. 
Corro lungo i corridoi e, dopo aver schivato un po’ di gente, arrivo finalmente in classe. È affollata, e guardandomi intorno arrivo al mio banco e mi siedo aspettando che il professore entri in aula. Guardo fuori dalla finestra: è tutto così calmo che non mi sembra vero, a causa di un mio compagno di classe molto famoso nella scuola che si porta sempre dietro una scia di ragazze che creano molta confusione, e che per mia sfortuna però è anche mio compagno di banco.
Guardo la porta ed eccolo che entra con il suo bel ghigno che fa morire molte ragazze. Mi dà sui nervi, non lo sopporto. “Perché?” vi chiederete… Beh non lo so nemmeno io.
Si siede vicino a me e mi sorride ma lo ignoro continuando a guardare fuori dalla finestra. Il mio sguardo si acciglia, non prendetemi per maleducata, ma non riesco a salutarlo. Credo che ormai lui ci abbia fatto l’abitudine, ma continua ugualmente a rivolgermi la parola.
Sento su di me molti sguardi, sono convinta che siano le mie compagne di classe che invidiandomi mi guardano male. Io invece non mi invidio per niente, quanto vorrei non trovarmi in questa situazione. E pensare che mi guardano come se avessi ucciso qualcuno, mentre l’unica cosa che faccio è evitare quell’idiota.
Finalmente l’insegnante entra in classe, distolgo lo sguardo dalle nuvole e provo a prestare attenzione alla lezione, ma mi sento fissata, fissata dal mio impertinente compagno di banco.
Non lo guardo, non voglio stare al suo gioco, piuttosto mi concentro sulla lezione, ma senza successo. Inizio a sbadigliare senza che il professore se ne accorga, ma qualcuno al posto suo invece sì: è sempre lui…lui che ridacchia. Lo guardo con occhi socchiusi ed aspetto che parli, ma da lui non esce una singola parola, continua semplicemente a guardarmi e a sorridere. Quanto lo odio!
Rivolgo di nuovo la mia attenzione alle nuvole che passano lente. Mi distrae dai miei pensieri il professore che annuncia la fine della lezione, mi scappa un sospiro e subito quell’idiota ne approfitta per parlare.
-Yoko-channn…hai dormito questa notte? -
Lo guardo. Perché deve rivolgermi la parola quando sa già che non gli risponderò?
-…-
-Yoko…anche oggi non intendi rivolgermi la parola? Lo sai che hai una bella voce? -
 
I suoi occhi marroni mi fissano con quel sorrisetto stampato sulla sua faccia. Mi fa saltare i nervi, se aprissi bocca riuscirei soltanto ad insultarlo, e questo è il motivo principale per cui non gli parlo.
Mi giro di scatto e i miei capelli sbattono delicatamente sulla mia faccia. Che diamine! Adesso anche i miei capelli sono contro di me?
-Yoko? –
Non lo guardo, so già che dirà qualcosa di stupido.
-Mi piaci. –
I miei occhi si sbarrano…spero solo di aver sentito male. Non posso piacere ad un’idiota del genere, non posso.
-So che mi hai sentito. –
Certo che l’ho sentito, fino a prova contraria non sono sorda, però quello che ha detto mi lascia sbigottita.
Possibile che il ragazzo più popolare e carino debba venire a rompere a me? Io che alla fine non sono nessuno?! Non lo sopporto!
-Scusa se te l’ho detto così…-
Adesso mi chiede pure scusa, mi sta facendo venire i sensi di colpa…ti odio idiota! E ti odierò sempre…
Per mia fortuna si alza e va a parlare con delle ragazze che lo hanno chiamato. Perché? Perché a me? Perché questa croce proprio a me?
Rivolgo il mio sguardo nella direzione della cattedra, adesso cosa devo fare? L’ho combinata veramente grossa.
Le ore di lezione passano lentamente e finalmente l’ora di pranzo arriva. Afferro il mio pranzo e scappo fuori dall’aula, non ho voglia di andare nella sala comune a mangiare. Per me è una novità, di solito vado a mangiare in silenzio con gli altri, ma questa volta l’atmosfera che c’è nella sala mi soffoca, ho bisogno di aria.
Correndo e stringendo forte a me il pranzo arrivo sulla torre di astronomia. Un vento caldo mi accarezza i capelli e la gonna si alza un po’. Faccio profondi respiri e inizio a calmarmi. Affacciandomi dalla piccola finestra riesco a vedere tutto il paesaggio che circonda la scuola.
Ad essere sincera ho perso anche quella poca fame che avevo. Guardo il pranzo mentre sento tante voci provenienti dall’ormai affollato cortile. Inizio a scartare il mio panino che ho preso dal dormitorio prima delle lezioni. Lo guardo e sembra molto invitante, ma una cosa importante mi manca: la fame, quella che mi ha fatto perdere quell’idiota di ragazzo.
Inizio a mangiare controvoglia e osservo i vari ragazzi che si allenano a Quidditch. Di solito li osservo dal mio banco, ma devo dire che da quassù è molto meglio.
Sento la porta dell’aula che si apre ma non mi giro e continuo a mangiare, ogni anto qualche studente sale quassù.
Sento dei passi che si avvicinano a me. Continuo ad osservare il cortile quando poi sento chiamare il mio nome in modo stranamente dolce.
-Yoko…-
Non mi giro, non voglio girarmi. Anche se mi fa pena, quell’idiota non avrà mai la mia attenzione.
-Sei arrabbiata? –
Secondo lui? Che domande sciocche mi fa adesso? Non è evidente che ce l’ho a morte con lui?
-Scusami…non volevo ferirti…-
-Basta…-
Non volevo che le mie parole uscissero con un filo di voce, però questo è il meglio che sono riuscita a fare.
-Basta? –
Ora capisco perché io non lo chiamo mai con il suo vero nome, ma solo idiota, perché è proprio un idiota senza ombra di dubbio.
-Sì! Basta. –
Mi alzo con violenza e rimango con il panino in bocca mentre le mie mani si chiudono a pugno. Cerco di lasciare quel posto il più in fretta possibile, ma per mia sfortuna mi afferra il braccio e mi gira.
-Cosa vuoi? – mi accanisco.
-Basta cosa? –
Tutto qui? Mi hai afferrato solo per dirmi: “basta cosa?”
-Con te non parlo. E adesso lasciami! –
Mi trattengo, vorrei urlare, gridargli in faccia che è un’idiota, ma qualcosa mi ferma. Forse il mio buon senso?
-Invece adesso tu mi spieghi perché ogni volta che provo a comunicare con te è come se tu mi sbattessi la porta in faccia! –
Anche lui sembra molto alterato. Cosa gli costa lasciarmi in pace per due minuti?
-NO! E mollami! –
Detto fatto strattono il mio braccio e riesco a liberarmi dalla sua presa.
-Yoko…mi piaci veramente. Perché devi essere così ostile con me? –
Vuole la verità? Bene, l’avrà.
-Vuoi sapere il perché…ehm? – il mio tono di voce è alquanto arrabbiato.
Lui annuisce in risposta.
-E’ semplice mio caro Oikawa. Io ti odio, ti odio dal profondo del mio cuore, e sai il perché? –
Mi guarda senza dire nulla. Vuole chiaramente che io finisca il mio discorso.
-Beh, il motivo è semplice. Non mi piace essere presa in giro, tanto meno da una persona come te. Hai molte ragazze alla quale piacerebbe stare al tuo gioco, perché non ne scegli una di quelle invece di prendere quella isolata dal mondo e all’apparenza dolce e calma? Cosa c’è? Hai paura di ferire una delle tue fangirl? Magari per evitare di farle del male scegli ragazze che non si fanno notare in modo da non ferire nessuno, tanto quelle poverine non vengono mai notate. Giusto? –
Il suo sguardo cambia radicalmente non appena sente le mie parole. E’ uno sguardo tra lo stupito e l’incredulo.
Non voglio continuare questa conversazione. Riprendo a camminare verso la mia classe, e quando arrivo tutti entrano avendo finito di pranzare. In quel momento tiro un sospiro di sollievo e devo ammettere che anche il mio stomaco è più leggero dopo aver detto tutto quel che pensavo a quell’idiota.
Mi siedo, lo vedo entrare con sguardo assente in classe e sedersi vicino a me. Non mi guarda e non mi rivolge la parola, forse ho esagerato, ma gli ho detto solo quello che pensavo.
Le lezioni terminano e prendo le miei cose per tornare nel dormitorio. Molti dei miei compagni sono fuggiti non appena le lezioni sono finite, adesso però ci siamo solo io e l’idiota.
-Yoko… -
-Dopo tutto questo tempo ancora continui? –
-Sempre -
Prendo le ultime cose e la bacchetta senza degnarlo di nessun sguardo. Sembra triste dal suo tono di voce.
Lo guardo con la coda dell’occhio e vedo che il suo sguardo è rivolto a terra, i suoi capelli marroni coprono la vista dei suoi occhi. Lo guardo.
Alza lo sguardo, i suoi occhi sono bagnati dalle lacrime. Che cosa ho combinato ora?
Faccio qualche passo verso di lui, quando mi si fionda contro e mi sbatte contro la finestra facendomi cadere tutte le cose a terra. Chiudo gli occhi, non oso guardarlo in viso.
Adesso che mi prende? Ho paura?
-Lasciami andare…- sussurro.
-No.- la sua risposta è schietta.
Apro gli occhi, lo guardo e vedo i suoi occhi che mi fissano: occhi persi nel nulla, non esprimono nessuna emozione. Mi fanno paura.
-Dimmi Yoko-chan…pensi davvero tutto quello che hai detto? –
-…sì-
Le sue mani sono vicine alla mia testa e sono premute con forza contro il vetro della finestra. Mi sento all’angolo.
-Allora devi sapere che ti sbagli di grosso. –
Lo fisso impaurita e la sua mano sinistra mi alza il mento. Ho sempre più paura. Più gli attimi passano e più lui si avvicina, ma non posso far altro che rimanere immobile perché davanti a lui mi sento impotente.
Si avvicina ed arriva a pochi centimetri dalla mia bocca, quando poi fa uno scatto verso il mio viso. Sento del bagnato ma il contatto è caldo.
Quando riapre gli occhi mi guarda divertito.
-Yoko-chan…non vale se ti metti la mano davanti la bocca…- ride mentre io sono spaventata. Mi afferra entrambi i polsi con una mano sola.
-Adesso non hai scampo. – ghigna. Quel ghigno non mi piace per niente.
Volto il mio viso verso sinistra. Non voglio guardarlo, non voglio sentirlo, ma soprattutto non voglio baciarlo.
Perché a me? La persona che odio di più in tutto il mondo mi sta facendo questo. Forse gli piaccio veramente?
Continua ad osservarmi come un predatore fa con la sua preda. Mi sento impotente.
-Tutto bene Yoko-chan? – si avvicina al mio collo e lo bacia. Come si permette?
D’istinto sgrano gli occhi e mi giro verso di lui.
-Sorpresa? – ghigna. Quel ghigno lo odio, come odio lui.
Il mio sguardo cambia completamente non appena pronuncia quella parola. Rabbia è l’unica cosa che provo in questo momento.
-Smettila e lasciami andare. – sembra quasi una supplica, ma non lo è.
-Adesso dovrai capire che non mento. –
Mi prende il mento con la sua mano libera. Questa volta non ho scampo, che faccio? Perché non mi vuole lasciare libera?
Vedo ormai la luce del tramonto che riflette sui suoi capelli color miele. Se non si fosse mostrato così arrogante in questo momento penserei che sia carino.
-Yoko-chan…sai bene ormai che mi piaci…-
-Mi stai mettendo paura Oikawa…-
-Mi dispiace. – ghigna e poi continua –Ma te lo sei cercato. – quel sorrisetto arrogante non ha mai lasciato il suo viso, e questa cosa mi dà sui nervi.
-Cercato? Cosa mi sono cercata? - chiedo sperando di guadagnare tempo.
-Mi hai costretto a farti capire che non mento. Su queste cose io non mento mai…- il suo sguardo mi penetra, è agghiacciante. Mi sento piccola e impotente, vari sentimenti mi avvolgono. Che faccio ora? Che devo fare?
-Sei piuttosto impaurita Yoko…-
Dove è andato a finire il “chan”? Adesso sembra tutto così serio…ho bisogno di dirglielo, devo dirglielo, voglio dirglielo…
-Oikawa…io ti odio…-
-Lo so già Yoko-
Le sue parole mi lasciano spiazzata, lui se ne accorge e ghigna.
-Perché ghigni? –
La domanda mi esce dalla bocca involontariamente.
-Vediamo un po’…magari perché ti vedo spaventata e debole e so che posso farti tutto quello che voglio. –
Di nuovo le sue parole mi lasciano a bocca aperta. Pur sapendo il mio stato d’animo lui ha insistito ed insistito fino a che non è stato costretto ad arrivare a questo. Magari per disperazione? Chissà…
-Dimmi un po’…- non continuo la frase fino a che lui non fa un cenno con la testa di andare avanti -…ti piaccio veramente tanto da arrivare a questo? Forzarmi solo per compiacere la tua sfrenata voglia di farmi tua? –
-Già Yoko. Ogni volta che ti vedo nei corridoi, ogni volta che mi passi vicino, o semplicemente ogni volta che mi ignori, io vedo le stelle, io ti voglio. Voglio che tu sia mia, voglio poter dire a me stesso che ho trovato qualcuno che mi piace e che ricambi i mie sentimenti…-
-Aspetta tu cosa? Io ti ODIO…non so se è ben chiaro il concetto?! –
-Non è vero Yoko-chan…-
Mi ha richiamato con “chan”, deve essersi calmato…
-Sì, e te l’ho detto chiaro e tondo. –
-Io ti farò innamorare di me. –
-Non ci sei riuscito in tre anni, non ci riuscirai né adesso e né mai. –
-Ne sei sicura Yoko-chan? -
Neanche il tempo di finire la frase che lo sento che si avvicina sempre di più a me. E’ troppo vicino, troppo che sento il suo respiro caldo sul mio viso. Cosa devo fare? C’è via di scampo per me?
Mentre l’idiota si fa sempre più vicino il mio cuore batte all’impazzata. Cosa mi prende? Dove è andata a finire tutta la mia sicurezza di poco fa?
La porta della classe ad un certo punto si spalanca: un ragazzo si avvicina a noi e afferra Oikawa per la spalla, il quale poi si allontana da me per guardare in faccia la persona che lo cerca.
-Iwa-chan. –
È contento di vedere il suo migliore amico. Già, l’idiota ha un amico, e per di più il migliore…
Mi sento salva per un attimo. Vedo i due che parlano tra di loro ma non afferro nessuna parola del loro discorso. La luce del tramonto che riflette sulla carnagione chiara dell’idiota mi cattura completamente, non riesco a fare a meno di fissarlo. Lui sembra accorgersene, mi guarda con la coda dell’occhio poi si gira e mi sorride. E’ un sorriso dolce, uno di quei sorrisi che fino adesso non mi aveva mai mostrato. Guardo subito altrove e vedo il suo amico che alza un sopracciglio di disappunto.
Sento il mio viso bruciare. Il peggio che temevo sta accadendo, ma come è possibile di punto in bianco?
Non riesco a capire il perché, ma il suo amico ci lascia di nuovo soli. La paura si reinsedia in me.
Lo guardo. La sua espressione non è cambiata una virgola, ha sempre quel dolce sorriso di prima stampato sul viso.
Rimango a bocca aperta…sembra così innocente e carino.
-Yoko-chan, chiudi la bocca altrimenti entrano le mosche. – ride, ride di gioia.
-Cosa c’è di così divertente in me? – lo guardo seria, smette di ridere e mi guarda con occhi dolci.
-Nulla, sei bellissima…-
Arrossisco. E’ l’unica cosa che riesco a fare oltre che osservare intensamente il pavimento.
-Yoko…mi dispiace per prima, ma io voglio che tu capisca quanto tu sia importante per me. Giuro su tutto quello che vuoi che non ti farò mai del male. –
Perché? Perché? Perché? Perché?
Non oso guardarlo. L’unica cosa che riesco a fare è guardare alla mia destra, non so nemmeno il motivo per cui ora mi senta così spiazzata ed insicura. Mi mordo il labbro con tutta la forza che ho, quelle parole fanno così male dentro di me.
Mi ero convinta di non potere nulla contro di lui, mi ero rassegnata all’idea di vederlo solo come un compagno e di ammirarlo da lontano, eppure eccoci qui…
All’improvviso mi abbraccia, sembra che senta la mia paura perché subito dopo mi stringe a sé. Sembra quasi che non voglia lasciarmi andare, vuole proteggermi, ma io? Io voglio veramente che questo ragazzo entri nella mia vita? Ho lottato così tanto per convincermi a lasciarlo libero, e ora? Ora arriva lui a dirmi le cose che avrei sempre voluto sentire? Non posso, non sono pronta, io…io voglio solo scappare da questa situazione insostenibile.
-Lasciami. – dico mentre i singhiozzi mi tagliano anche quel poco di fiato che avevo.
-Yoko non piangere. - mi accarezza la testa, cerca di consolarmi. Io so già che non c’è rimedio, ma lui continua…continua a volermi bene. Dopo tutta la fatica che ho fatto per costruirmi quei muri invalicabili, ora li vedo crollare come pasta frolla. Un senso di rabbia cresce dentro di me.
-Lasciami. – la mia voce è più forte e sicura rispetto a prima. Provo anche a spingerlo via, però non ho forze oppure voglia, quindi non ci riesco.
-Perché ancora non ti rassegni? Quando mi hai detto: “ti odio”, sapevo che volevi dire tutto il contrario, lascia che ti aiuti a buttare giù quei muri che hai costruito solo per me…-
-Per vederli andare giù con solo un soffio di vento? No grazie! – sono arrabbiata o amareggiata, non riesco a capirlo bene, so solo che questo ragazzo mi sta facendo a pezzi.
-Yoko…voglio che tu butti giù quei muri in modo che io possa aiutarti. – mi stringe anche se io continuo a dimenarmi. Voglio scappare e urlare dal dolore, vedere quelle barriere crollare mi fa stare solo male.
-No, mai! –
Mi tiene per le braccia e mi guarda dritto negli occhi.
-Lo sai anche tu che non puoi continuare così. Neanche io posso. –
-Trovati qualcun’altra. Vorrei che tu facessi finta che io nemmeno esista, lasciami in pace con tutti i miei muri. – le gambe mi cedono, non riesco a rimanere in piedi. Dai miei occhi scorrono giù lacrime calde lungo il mio viso, sembrano cascate impetuose che nessuno può fermare.
Si inginocchia e continua a stringermi.
-Lasciami Tooru! – urlo. E’ un urlo di disperazione, mentre le mie lacrime non cessano.
-Yoko-chan…non posso lasciarti qui in una marea di lacrime, altrimenti che uomo sarei? –
-Un’idiota! – quella parola mi esce dalla bocca senza che me ne accorga. Adesso? Adesso finalmente mi lascerà in pace?
-Appunto…- mi alza il volto e delicatamente prova ad asciugarmi le lacrime che non smettono di scorrere.
-Vorrei veramente che te ne andassi. –
-Sicura Yoko-chan? – quella domanda mi ferma il cuore, finalmente sono riuscita ad ottenere quello che volevo. L’ho lasciato senza alcuna speranza?
-…-
Perché? Perché non ho risposto? Dove sono tutte le mie convinzioni? Tre anni buttati al vento per cosa? Per una frase, un momento che ho sempre voluto avere? E adesso che ho avuto quello che voglio posso buttare via tutto il mio duro lavoro?
Sorride, convinto che non è quello che io voglia veramente, idiota. E adesso che faccio? Mi sto mostrando per quello che sono veramente?
-Non sei capace a mentire, ti ho lasciato fare per troppo tempo. –
L’osservo sbigottita. Cosa sta dicendo? Cosa vuole dire?
Le lacrime si fermano, non parlo, lo guardo aspettando che continui a parlare, ma sembra che non ne abbia intenzione, anzi mi guarda e sorride, quel sorriso che ho sempre visto da lontano ed era sempre per qualcun altro. Un senso di tristezza mi pervade.
-Perché? –
Mi scruta alzando un sopracciglio. Per favore non guardarmi così, per favore. I miei occhi lo supplicano, non riesco più a reggere questo conflitto.
Il suo volto si avvicina al mio e bacia il percorso che hanno fatto le lacrime sul mio viso. Non provo nemmeno a respingerlo perché so che non ce la farei, invece istintivamente lo abbraccio e lo avvicino a me. Sento al tatto che i suoi muscoli si rilassano come i miei. Non voglio più combattere contro di lui, se mi ferirà proverò a superare il momento, ma per ora intendo godermi ogni singolo momento con quest’idiota. I mei muri con questo abbraccio sono caduti definitivamente.
-Tooru…-
Mi azzittisce premendo un dito sulle mie labbra e sorride, quel sorriso così dolce che può cambiare in uno terrificante. Lo amo, come amo lui d’altronde. Celare il mio amore solo per evitare di soffrire e trasformarlo in odio, a ripensarci bene credo sia stata una completa idiozia, ma sono fatta così, se non ci passo sopra alle cose e faccio errori, non imparo la lezione.
-Ti amo anche io. –
È spaventoso il modo in cui mi legga nella mente, però non posso farci nulla.
-E chi ha detto che io ti ami? – gli chiedo sorridendo.
-Ah no? – anche lui mi segue nelle risate.
Mi spinge a terra: ora lui è sopra di me e lo guardo stupita. Non riesco a capire cosa voglia fare.
Inizia ad accarezzarmi il volto. Puntualmente mi calmo e un leggero sorriso appare sulla mia faccia.
-Te lo avevo detto che ti avrei fatta innamorare di me. – mi fa un piccolo occhiolino e io scherzando gli tiro un finto pugno.
-Mi dispiace, ma ti sbagli. – mi viene da ridere. Che sciocca che sono ora.
-Come? –
-E’ da troppo tempo che sono innamorata di te, non mi puoi far innamorare di nuovo. – la mia risata si fa più forte e genuina. Era da tempo che non ridevo così.
-Hai ragione. – sorride e mi afferra il volto. Le mie braccia intorno al suo collo lo spingono verso di me, sempre più vicino.
-Yoko-chan! Vuoi arrivare da qualche parte? – rimango incredula al suono delle sue parole.
-Come? –
-Non fare la finta tonta, se vuoi un bacio dillo chiaramente. – lui ridacchia ed io arrossisco lasciando cadere le mie mani affianco al mio corpo.
-Ehi! Yoko-chan non arrossire, te lo do subito. – inizio ad agitarmi. Cosa vorrebbe fare ora?
Mi prende delicatamente le mani e le bacia per poi rimetterle dietro al suo collo. Mi sento infuocata ed è tutta colpa sua. Per la vergogna serro gli occhi.
Ed eccolo il bacio tanto bramato, tanto aspettato e anche tanto temuto, e ad essere sincera è proprio come me lo aspettavo. In alcuni libri lo descriverebbero con campane che squillano e fuochi d’artificio che colorano lo sfondo, ed è proprio come dicono loro.
Tanta passione in pochi attimi, quest’idiota io lo amo con tutto il cuore. Ci sono voluti tre anni per convincermi del contrario, e una giornata per far accadere quello che ho sempre desiderato.
 Si stacca da me e nel frattempo immergo le mie mani nei suoi capelli che non credevo fossero così soffici.
-Yoko-chan mi hai reso il ragazzo più contento del mondo. – sorride. Quel sorriso che finalmente è solo mio.
-E tu mi hai reso la ragazza più felice del mondo…ti devo molto Tooru…-
-Cucciola. – mi ribacia mentre io continuo a giocare con i suoi capelli.
-Dimmi piccola. –
-Tooru…-
-Non farmi pentire. –
-Mai…-


FINE.
   
 
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