AUGUSTUS' RETURN
Erano passati ormai giorni da quando
Augustus era morto, ed
ogni sera Hazel si ritrovava a piangere sdraiata nel giardino di casa,
gli
occhi umidi che brillavano come le stelle che da tempo osservava, le
mani
giunte sul cuore come per preghiera, sperando che fosse tutto un brutto
scherzo
e che presto si sarebbe svegliata in quell’Hotel di Amsterdam
tra le braccia di
Gus, come dopo la prima volta in cui erano stati insieme.
Avrebbe voluto alzarsi e tornare in casa, ma la malattia che aveva
ucciso il
ragazzo stava per portarsi via anche lei, ed era troppo debole perfino
per
rimettersi in piedi.
Invece di chiamare la madre, che teneva sempre la finestra della sua
camera
aperta in caso di bisogno, fece il nome di Gus e quasi le parve di
svenire
quando, silenzioso come la notte, se lo ritrovò davanti.
Non sapeva se la figura che le stava di fronte fosse una qualche
allucinazione
dovuta agli antidolorifici o un miracolo, ma se questa volta il respiro
le
mancò, non fu di certo a causa di una bombola di ossigeno
terminata.
Man mano che tentava di mettersi seduta e che il ragazzo si avvicinava
a lei,
la mano di Agustus protesa verso la sua guancia, iniziò a
notare alcuni
particolari.
Il vestito che aveva indosso era stracciato, i capelli erano sporchi di
fango e
polvere così come le scarpe e le unghie della sua mano. La
sua pelle era
pallida, fin troppo, e c’era una sensazione di vuoto nel modo
in cui lui la
guardava.
Non riusciva a spiegarsi come quella situazione stesse accadendo,
quindi si
limitò a domandare – “G-gus, cosa
significa tutto questo?”
“è
una metafora, stupida patata
con gli occhi*”
E con un morso le strappò la giugulare.
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*Citazione presa da Orange Is The New Black
Idea per la fanfiction ispirata a questa locandina