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Autore: _Fux_    17/07/2015    3 recensioni
Se chiedeste ad Harry Styles quanto grande può essere l'amore, lui probabilmente vi risponderebbe: “Grande tanto così” osservando con sguardo perso Louis Tomlinson.
Perchè Harry per Louis sarebbe disposto a scommettere tutto, sarebbe anche disposto a tornare nel passato rischiando la propria vita per salvare Louis da un destino crudele che non gli appartiene.
- O -
Dove Harry sta per fare la stronzata più grossa della sua vita, ma un ragazzo bellissimo ed apparentemente inesistente lo salva.
Più di una volta.
AU!HighSchool
AU!17/18YearsOld
DeadMaNonTroppoCharacter
13716 parole
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Behind those Eyes'
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Under the water



Quando Harry Styles arriva alla Doncaster High School per la prima volta non ha la minima idea di chi sia quel ragazzo che compare in una foto mezzo sbiadita dal sole proprio sopra l'entrata della piscina dell'edificio scolastico.
E come potrebbe?
Quel ragazzo è ormai diventato solo un ricordo, sbiadito tanto quanto quella foto di bassa qualità che lo ritrae sul podio più alto.
Sembra che nessuno si ricordi più di quell'incredibile astro nascente, eppure è passato solo poco più di un anno.


In memoria di Louis W. Tomlinson
Harry alza lo sguardo senza far caso alla targa commemorativa che decora il muro antistante la piscina, spalcanca le porte e con uno sbuffo si dirige verso lo spogliatoio maschile.
Odia tutto questo.
Essere “quello nuovo” gli ha sempre fatto paura; ogni anno guardava con compassione coloro che arrivavano alla High Holmes Chapel -la sua vecchia scuola- per la prima volta, ed ora eccolo lì, in una stupida cittadina chiamata Doncaster, in una ancora più stupida scuola, con una piscina stupidamente meravigliosa.
Ecco, Harry si sente di odiare un po' tutto il mondo da un sacco di tempo, ma la piscina no, non riesce proprio a detestarla.
Ama il fatto che l''acqua gli permetta di non essere così sgraziato come lo è sulla terra.
Adora il fatto che l'acqua limpida sia sempre lì, pronta a sostenerlo.
È confortante.
Ed effettivamente, se Harry potesse scegliere come passare i suoi ultimi secondi, sarebbero così.
Con lui e la tranquillità di una piscina.


Due settimane e nemmeno un amico.
Ding, ding, ding! Hai fatto tombola, Harry!” lo prenderebbe in giro Zayn, per poi trascinarlo verso qualche sconosciuto con un allegro “Hey! Saremo i tuoi nuovi migliori amici!”.
Sembra strano, ma funziona.
Già. Però Zayn è rimasto ad Holmes Chapel, ed ogni kilometro sembra distare almeno il triplo della sua reale lunghezza.
Harry racchiude in un piccolo codino i suoi capelli ricci, per poi nasconderli sotto ad una cuffia di tessuto nera e bianca.
Cammina con passo traballante sulle sue gambe lunghe, andando più lentamente del dovuto perché ha già sperimentato il dolore sordo alla base della schiena dovuto ad una scivolata sul pavimento bagnato.
Quando finalmente arriva al bordo della piscina si toglie le ciabatte di plastica e sale sul trampolino.
Forse si metterà nei guai, perché l'insegnante di ginnastica non è ancora arrivata, ma francamente non gli importa.
Chiude gli occhi e rilascia un sospiro, seguito da un sorriso strano, quasi inquietante.
Poi, aprendo di scatto le palpebre e mettendo in mostra i suoi occhi verde smeraldo, alza in alto le braccia e si tuffa con eleganza nell'acqua fredda, iniziando a solcare con velocità e grazia la corsia, lasciando dietro di sé dolci increspature e rimasugli di piccole bollicine.
Il silenzio domina ed il ragazzo si culla, beandosi di quella solitudine.
Non sa, però, che sta sbagliando.


L'insegnante ammira la bravura del suo nuovo alunno, e con un accenno di speranza inizia a pensare che, forse, la squadra di nuoto del loro istituto potrà tornare a vivere i suoi tempi d'oro.
Fissa con amarezza l'entrata dello spogliatoio, ricordandosi di quando la calma era perennemente rotta da risate allegre e sincere.


“Signor Styles! Non avrebbe dovuto tuffarsi senza il mio consenso!” lo sgrida la professoressa, non appena si ferma al bordo della vasca per riprendere fiato.
Harry sospira, uscendo dalla piscina per avvicinarsi alla donna: “Mi spiace, non lo sapevo, davvero” tenta di difendersi.
Fallisce miseramente, considerando la risata divertita della signora Payne: “Ci hai provato -dice, passando ad un tono più colloquiale- Senti, posso passarci sopra; non ti mentirò, la nostra squadra non sta passando un bel periodo, e rischia di cessare di esistere. Unisciti a noi, e potrai venire qui ogni volta che vorrai” gli propone.
Il ragazzo si morde le labbra pensieroso: non gli è mai piaciuto essere al centro dell'attenzione, ma la piscina lo sta chiamando dal primo momento in cui è uscito da essa.
Praticamente può sentire ogni molecola d''acqua urlare il suo nome.
I suoi compagni di classe iniziano a riversarsi nella stanza, rompendo in via definitiva quella bolla di tranquillità che Harry si era creato.
L'istruttrice urla verso i suoi scolari e poi gli rivolge nuovamente l'attenzione: “Non devi rispondermi ora”.
Lui, però, ha già deciso: “Okay. Sono dentro”.


Il primo allenamento si scopre essere fissato dopo le vacanze di Natale; Harry le detesta, perché gli mettono sotto gli occhi la vista di quella famiglia così spezzata.
Ma ci penserà poi, è ancora Novembre.
Passeggia per il parco vicino a casa sua, fino a quando una testolina bionda sbuca fuori dal nulla e lo travolge, nel tentativo di seguire un pallone da calcio piuttosto rovinato.
“Ehy, attento, piccolo!” sorride, porgendogli la palla.
“Non sono piccolo, sono Ernie! E un giorno sarò un calciatore bravissimo!”.
Harry si volta, sentendo una voce femminile urlare disperatamente: “Ernest! Per l'amor del cielo, non scappare mai più così! E non infastidire il ragazzo, su!”.
Ha i capelli neri e troppe rughe di preoccupazione, nota lui.
“Non è un problema, davvero! Ernie mi stava raccontando del suo brillante futuro come calciatore”.
Il bimbo annuisce: “Quando torna Lou, mi insegnerà tutti i trucchi! Ha promesso!”.
Ed Harry non ha la più pallida idea di chi Lou sia, ma negli occhi chiari di quella donna ci ha visto la disperazione.
I due si allontanano mentre il ragazzo alza leggermente una mano a mo' di saluto, concentrato sulla schiena della donna, che pare essere scossa da profondi singhiozzi.


Harry è gay.
Punto.
Lo ha scoperto, lo ha capito, lo ha accettato.
Nessun dramma.
A qualcuno piacciono le tette, a lui no.
Molto semplice.
A dire il vero sua madre e sua sorella non lo hanno rifiutato o cose del genere.
E lui vorrebbe tanto, tantissimo, capire cosa sia allora a fargli provare un dolore così forte.
Le prese in giro nella vecchia scuola erano durate giusto un paio di giorni, perché non gliene importava veramente nulla.
E forse anche perché Zayn non si sarebbe lamentato di dover tirare qualche cazzotto, tutt'altro.
Poi però suo padre se ne era andato, senza dire nulla a nessuno.
“Tornerò” gli aveva lasciato scritto.
Harry si era sentito un peso per lui, ancora una volta.
E allora forse sì, si ricorda cosa lo fa stare male, poi però ripensa agli occhi di quella sconosciuta nel parco.
“Ma che diritto ne ho?” sussurra, sedendosi a terra ed appoggiando la testa sulle ginocchia.


È un giorno come un altro, quando decide di essere stufo di tutto.
Pensa che non sarà più un peso per nessuno, che non dovrà vivere un altro Natale freddo e vuoto.
Ed è così che decide di essere un codardo, e di scappare.
Proprio come suo padre, del resto. Deve essere una cosa di famiglia.
Gli dispiace solo un po' per la signora Payne, ma sa che riuscirà a trovare qualcuno migliore di lui, così si avvia verso la piscina, perché sa che è sempre stato destinato ad essere così, che prima di abbandonarsi avrebbe incontrato ancora una volta l'acqua cristallina.
Per questo si avvicina al bordo, e si lascia cadere.
Con l'intenzione di non risalire più.


Si butta sul fondo tappezzato di mattonelle blu, e si aggrappa con le dita e le unghie alle fessure che si hanno fra una piastrella e l'altra.
I polmoni iniziano a pizzicare, ma a lui non importa.
I ricci ribelli fluttuano liberi, ed aprendo gli occhi, rivolgendoli verso l'alto, Harry pensa che questo sia proprio un bel modo per morire: andarsene immerso in ciò che si è amato per tutta la vita.
Sorride.
All'improvviso cambia qualcosa, si sente le mani strattonate via dal suo punto di ancoraggio.
È confuso, dovrebbe essere solo, no?
Si sente trascianare via, prova ad opporre resistenza, ma non ci riesce.
È così stanco, vuole solo chiudere gli occhi.
Uno strattone più forte gli impedisce di fare avverare il suo desiderio; alza lo sguardo e vede...
Un ragazzo?!
Ha i capelli color caramello e gli occhi azzurro chiarissimo, quasi ghiaccio.
Indossa un costume e...
E sembra piuttosto incazzato, a volerla dire tutta.
I suoi occhi sono furenti, lanciano saette.
Muove le labbra sottili ed Harry, incredibilmente, lo sente.
“Non ti azzardare nemmeno a pensarci!”.
Ed improvvisamente, non vuole più morire.
Scompare tutto, e non sente più nulla.


Qualcosa gli risale per la gola, così volta il viso di lato ed inizia a sputare litri -okay, forse non sono proprio litri- di acqua al sapore di cloro.
Qualcuno lo chiama, che sia lui?
Apre gli occhi, gli bruciano per la fatica e per il cloro, ma non riesce ad incontrare nessuno sguardo celeste, solo uno castano e preoccupato: “Dio, amico, ci hai fatto prendere un colpo!” è un ragazzo della scuola, lo ha già visto in giro per i corridoi.
“Mamma! Si è svegliato!”
Harry vede la signora Payne entrare nel suo campo visivo.
“Mamma?!” sussurra, prima di svenire di nuovo.


Quando rinviene ha dei vestiti asciutti e si trova in infermeria.
Ai piedi del suo letto ci sono l'istruttrice, suo figlio, ed un tipo biondo che ricorda essere nella sua stessa classe di ginnastica.
Ma nessun ragazzo con i capelli castano chiaro e gli occhi più bello del mondo.
Peccato, Harry lo avrebbe ringraziato; è come se gli avesse dato un nuovo slancio per andare avanti, per vivere.
“Io sono Liam” si presenta il figlio della professoressa, notandolo sveglio.
Annuisce, poi domanda con trepidazione: “Lui dov'è?”.
I tre si scambiano uno sguardo perplesso, poi la donna chiede: “Lui chi?” così Harry si sforza di parlare: “Occhi... Azzurri. E capelli caramello. Mi ha salvato lui”.
Li vede scambiarsi altre occhiate stranite e poi sorridere in maniera comprensiva: “Forse hai battuto la testa, amico... Non c'era nessuno, fidati! Probabilmente sei scivolato e poi caduto, sei riuscito a metterti in salvo ma poi sei svenuto”.
Anche l'istruttrice annuisce all'ipotesi del figlio, e prima che Harry possa terminare di parlare -”Voi non capite! Io non volevo salvarmi!”- loro se ne sono già andati.


“Io ti credo” una voce dall'accento irlandese lo fa sobbalzare: si era scordato del ragazzo biondo.
“Sono Niall” spiega quello, offrendogli un sorriso e porgendogli la mano, che stringe subito senza esitazioni: “Ciao, io sono Harry”.
Il biondo annuisce, il silenzio cala sui due.
“Tu davvero mi credi?” chiede, ma l'altro si avvicina alla finestra con sguardo perso; poi si volta nuovamente verso il riccio: “Ti ho visto, sai? Mentre nuotavi, qualche settimana fa”.
Fa una pausa di riflessione, prima di sorridere mestamente: “Nuoti proprio come nuotava lui”.
Rimane sbigottito da quelle parole così enigmatiche.
“Lui... Chi?!”.
Il biondo si siede in fondo al letto: “Parlami del ragazzo che ti ha salvato, Harry”.
Aggrotta leggermente la fronte, poi decide semplicemente di fare uscire dalla bocca tutto ciò che sta pensando, senza nessun filtro.
“Lui era... -inizia, fermandosi poi per sospirare pesantemente- Bellissimo”.
Arrossisce, Niall ridacchia annuendo consapevole, mentre Harry riprende con il suo flusso di pensieri: “Aveva degli occhi meravigliosi: azzurri, ma non come i tuoi... Più chiari. I capelli erano castani, indossava un costume nero, era di piccola corporatura”.
Il ragazzo sospira nuovamente: “Dio, sembrava volesse uccidermi con le sue stesse mani, se non si conta il fatto che, beh, mi ha salvato! Pareva arrabbiato a morte, come se gli avessi fatto un affronto personale, capisci? Assurdo, no?”.
Niall ride a bassa voce: “Tipico! È davvero tipico! È sempre stato un po' permaloso, sai?”.
Il riccio fa un rapido ragionamento, poi si avvicina con velocità all'altro ragazzo.
“Un momento. Mi stai dicendo che sai di chi sto parlando?!” l'altro annuisce: “Non ne sono certo, ma ci scommetterei le mie origini irlandesi”.
Harry ride, che scommessa assurda!
Quando il nuovo conosciuto gli chiede se si sente bene, lui annuisce; non esita nemmeno un secondo ad obbedire a Niall quando questo gli intima di seguirlo.
“Ma dove andiamo?” si azzarda a chiedere mentre segue il passo svelto del biondo.
“Da lui. Dovresti conoscerlo.”
“Lui... Chi?!” ripete il riccio, oramai esasperato da questo fantomatico lui.
Niall si ferma e lo fissa con sguardo consapevole.
Louis”.


Viene trascinato lungo tutto il corridoio, incurante degli sguardi straniti dei pochi ragazzi presenti.
Il biondo lo porta fino all'entrata della palestra, per poi deviare verso l'ingresso della piscina.
Onestamente, Harry non sa quanto sia una buona idea, per lui, trovarsi lì.
Fa per parlare, ma Niall lo blocca, lo precede: “Louis... Era semplicemente Louis. Se ne fregava di tutto, ma gli importava di tutti. Era una persona meravigliosa, sempre con il sorriso sulle labbra ed una battuta pronta per fare ridere tutti” si ferma per scacciare via dagli angoli degli occhi due lacrime dispettose.
È visibilmente commosso, ed Harry inizia ad avere una spiacevole sensazione.
“Louis era simpatico, solare e gentile. E sì, era bellissimo. Era un vero campione, sia nella vita, che nel nuoto. Aiutava la madre con i fratellini più piccoli, era bravissimo con loro. Lo adoravano tutti, anche se era in grado di essere un bambino capriccioso, certe volte. Aveva portato la squadra in cima alla vetta”.
Alza un po' gli occhi azzurri e sorride malinconico: “Era il mio migliore amico, Lou”.
Anche Harry alza lo sguardo e legge quella piccola targa a cui non aveva mai fatto più di tanto caso.
In memoria di Louis W. Tomlinson
Sgrana gli occhi quando si accorge che quella targa è accompagnata anche da una foto; per quanto questa sia sbiadita e di bassa qualità, il soggetto è inequivocabile.
Harry si porta le mani al volto, incredulo: “Non è possibile...”
“E' lui che hai visto, vero?” sente dire dalla voce di Niall.
Annuisce, incapace di parlare.
“Ti presento Louis Tomlinson, Harry”.


Niall gli circonda le spalle con un braccio, facendolo allontanare dalla foto dell'ex-studente e portandolo verso l'uscita dell'edificio scolastico.
Aggrotta le sopracciglia con fare confuso: "Dove..?"
"Senti un po'... Ti scoccerebbe saltare le ultime lezioni?".
Uh.
Considerando che Harry ha appena rischiato di commettere la stronzata più grande della sua vita e che pensa di essere stato salvato da un ragazzo morto, decisamente seguire una lezione di matematica è l'ultima cosa che ha voglia di fare; per questo motivo scrolla le spalle con noncuranza: "Certo, perché no?"
"Così mi piaci!" risponde allegro Niall, intimandogli di comportarsi normalmente per non attirare troppo l'attenzione.
Ovviamente, Harry fa tutto l'opposto.
Non è mai stato un bravo attore. Nonostante tutto, riescono a passare oltre le mura scolastiche senza destare l'attenzione di nessuno.
Camminano per un po' in silenzio, poi il biondo lo guarda di striscio: "Perché?".
Sospira.
"Perché cosa?" finge di non avere capito, ma l'altro ragazzo non gliene lascia la possibilità: "Perché lo hai fatto?".
Abbassa le spalle, come se su di esse gravasse tutto il peso del mondo, ed improvvisamente non riuscisse più a sopportarlo: "Non lo so", mente, ma Niall è magnanimo: "Siamo arrivati" annuncia riprendendo un tono -per quanto possibile- allegro.
Si trovano di fronte ad un cancello nero di ferro, alto e pieno di tanti riccioli e fronzoli; tra le sbarre scure si possono notare una distesa di erba verde e dei cipressi ancora giovani.
La mente di Harry fa un paio di veloci calcoli, facendo poi sussultare il suo proprietario: "Mi hai portato in un cimitero?!" squittisce sconvolto, ma viene tranquillizzato con una stretta sulla spalla: "Pensavo fosse giusto farti vedere dove... Insomma, hai capito".
Annuisce gravemente e lo segue all'interno del cancello senza fare storie; percorrono un vialetto ghiaioso, ma in realtà quel cimitero non fa per nulla paura: è piuttosto recente, e vi sono ancora poche lapidi.
Quando arrivano in mezzo al prato, illuminato da una pioggia di sole, si fermano; hanno davanti una lapide candida, molto semplice: bianca, con un piccolo cuore incavato nel marmo in alto a destra. Sulla base, fra dei sassolini bianchi, poggiano una macchinina ed un ciuccio, mentre nel centro della pietra sono scalfite le parole
"Louis William Tomlinson
Amato figlio, fratello ed amico".
Harry trattiene un singulto e guarda la foto che sovrasta la scritta: questa è decisamente di una qualità migliore rispetto a quella che ha visto a scuola, e gli permette di osservare meglio le profondità blu cobalto degli occhi di Louis, ed il suo sorriso smagliante, ma giocoso.
Alza lo sguardo dal ritratto del ragazzo ed aspetta che sia Niall a parlare.
Il suo compagno ha iniziato a spazzare via la polvere dalla tomba con un fazzoletto, fermandosi per carezzare il viso dell'amico scomparso: "So che non dovrei, sai, per tutta quella stronzata sul 'è ovunque, è sempre con te', ma... È come se venendo qui lo sentissi più vicino" sospira infine, girandosi per guardare il ragazzo più alto.
"Non è stupido, Niall-"
"Lo è. Perché non è qui che tu lo hai trovato, ma in piscina. Avrei dovuto pensarci prima, sinceramente. Visto che questo è solo il posto dove riposa il suo corpo, ecc ecc".
Il pensiero di sapere Louis sotto un cumulo di terra fa soffrire enormemente il riccio, forse persino più di quanto sia dovuto.
"Abbiamo scelto proprio questo posto perché è sempre sottoposto ad una cascata di sole. Proprio come lui; sembrava richiamasse a se tutta la luce del mondo, anzi... Era lui stesso un piccolo sole in miniatura, un suo sorriso sincero brillava più di una stella".
Harry storce il naso, preso da un dubbio improvviso: "Niall, ma voi... Cioè, voi due...".
L'altro lo guarda stranito, poi scoppia in una risata quasi isterica: "Credi che... Che fossimo innamorati? Diamine, no! Però gli volevo un bene infinito. Era il mio migliore amico. Il mio Lou. E sarei disposto a tutto pur di averlo indietro" termina con voce dura.
Vedendo il suo sguardo confuso, si sbriga a spiegare: "Ho passato tre settimane chiuso in camera mia, ancorato sul letto, senza volere uscire. Poi ho deciso di darmi da fare. È un anno che faccio ricerche su ricerche, che metto in pratica ogni tipo di esperimento. Tavola Ouija, sedute spiritiche, persino quella cazzata della Charlie Charlie Challenge. Avevo provato a cambiare il nome con quello di Louis" ridacchia al ricordo.
"Comunque. Un anno di tentativi e nessun risultato. Poi arrivi tu e lo vedi. Lo vedi, capisci?! Ti avevo subito notato perché me lo ricordavi in un certo senso, ma poi è venuta fuori questa cosa e... -fa una pausa studiata- Credo che siate collegati in qualche modo".
Harry ride, prima di accorgersi che il suo amico (può chiamarlo amico?) è invece tremendamente serio. Si riprende con uno scossone del capo: "Collegati? Ma... Non l'ho mai nemmeno conosciuto, com'è possibile?!".
L'altro lza le spalle: "Credimi quando ti dico che non ne ho la più pallida idea. Insomma, arrivi tu che sei uno sconosciuto e si fa vedere così, subito... Anche se forse potrebbe essere perché...". L'ultima parte viene solo sussurrata, ma il riccio la sente comunque: "Perché?!" chiede con foga, ma l'altro si rifiuta di rispondere, scuotendo la testa.
"Non so perché sia successo, ma ho intenzione di scoprirlo. Nel frattempo una cosa l'ho capita" sorride in maniera enigmatica ed Harry in questo momento ha quasi paura di quel ragazzo che generalmente sembra totalmente innocuo: "Non sono mai riuscito a portare indietro Louis perché mi mancava il fattore più importante. Tu".



Harry si è lasciato trascinare via dal cimitero come un bambolotto, capace soltanto di voltare di qualche centimetro la testa, per non perdere il contatto visivo con la lapide bianca; rimane in questa sorta di catalessi fino a quando non vede l'entrata della scuola, con i loro compagni che escono come un esercito di soldatini per andarsene a casa, le lezioni finalmente terminate.
Viene strattonato per il braccio: "Senti, ti va di venire a casa mia?".
È un po' indeciso, a dire il vero, perché Niall un po' lo lascia perplesso e un po' lo spaventa; poi però pensa che lo ha sempre trattato bene, anche prima della storia di quella mattina, e che probabilmente sembra essere l'unica sorta di amico che si è fatto, perciò accetta.
"Perfetto! Allora seguimi fino alla mia macchina!" gioisce il biondo.
"Cosa?! Perché siamo andati a piedi fino al cimitero, se avevi a disposizione una macchina?!" geme lamentandosi segretamente per lo sforzo fisico affrontato.
"Perché mi piace il movimento!" afferma l'altro, gettando le chiavi della vettura in aria e riprendendole al volo, per poi spingere il bottone per l'apertura delle portiere.
"Non so perché, ma non ti credo nemmeno un po'!" scherza, sedendosi sul sedile del passeggero. Niall sospira mentre fa retromarcia, poi si ferma per guardarlo negli occhi verdi: "Okay, okay! Tanto te lo avrei detto comunque... Liam, sì, Liam Payne... Lui non è d'accordo con la mia ricerca".
“Per quale motivo?”
Il ragazzo ingrana la prima e parte, facendo attenzione a non investire nessun idiota che si butta sulla strada senza guardare.
“Hai presente quegli amici che si conoscono da tutta una vita? Che nascono nello stesso anno, da madri amiche, e che quindi, di conseguenza, diventano amici per la pelle? Quelli che, insomma, sono destinati a non lasciarsi mai, e a passare anche la vecchiaia insieme, seduti in veranda su delle sedie di vimini a parlare dei bei vecchi tempi e delle rispettive famiglie?” lancia un'occhiata di striscio ad Harry, che annuisce vagamente.
“Ecco, quelli eravamo noi, il trio invincibile. Così ci piaceva farci chiamare. Eravamo veramente inseparabili, Louis, Liam ed io. Dove trovavi uno, potevi stare certo di trovare anche gli altri due” si mordicchia il labbro, fermandosi ad un semaforo rosso, mettendo la vettura in folle e voltandosi completamente verso il riccio, che pende dalle sue labbra: “In un certo qual modo, è ancora così, per me e Liam. Inizialmente, dopo il fatto, ci eravamo leggermente allontanati. Avevamo paura di fare un torto a Lou”.
“E poi?”
“Poi abbiamo capito che non era quello che il nostro amico avrebbe voluto per noi, perché lui ci amava, capisci? Eravamo come fratelli. Siamo come fratelli. Sia Liam che io abbiamo uno squarcio nel petto, uno squarcio che non guarirà mai, se non forse quando saremo nuovamente riuniti”.
Delle macchine strombazzano dietro di loro perché la luce è diventata verde, così Niall alza una mano per scusarsi e riparte, riportando l'attenzione sulla strada: “Ognuno vive il dolore a modo suo. Liam si rifugia nella razionalità, nel 'E' in un posto migliore, adesso' -imita la voce dell'amico- Io no. Non riesco a non pensare al fatto che lui sia ancora qua. E vedere tutte queste persone a scuola che sembrano essersi scordate di Louis... Non mi va giù”.
Il biondo scuote il capo per riprendersi: “Comunque, Liam ha appoggiato tutti i miei vari esperimenti, pur essendo contrario... Ma qualcosa deve essere andato storto con la tavola Ouija, e la sua casa è tipo stata... Infestata? O qualcosa del genere. Liam era sotto shock, nemmeno ci credeva a quelle cose! Abbiamo dovuto chiamare l'anziano parroco Cowell, di nascosto alla signora Payne”.
Entrambi ridacchiano, poi Niall parcheggia davanti ad una casina bianca.
“Niente paura, comunque. Sono diventato molto più esperto!” afferma convinto, facendo cenno all'altro ragazzo di seguirlo.
“Niall?”
“Dimmi”
“Pensi di riuscire a convincere Liam ad aiutarci?” chiede incuriosito il moro, pulendosi la suola delle scarpe sul tappetino all'ingresso.
“Certo che sì – non esita a rispondere- ho convinto te che hai conosciuto Lou solo da fantasma, con Liam sarà un gioco da ragazzi, non credi?”.
Ed Harry non dice nulla per non fare abbassare la morale di Niall, ma probabilmente la sua decisione dipende molto di più da Louis, che non dal ragazzo che gli sta rivolgendo un sorrisetto furbo.


“NIALL JAMES HORAN!” tuona una voce femminile palesemente irritata.
Il ragazzo strizza gli occhi e storce la bocca in una smorfia: “Eeehi, maaamma! -sorride esageratamente- Mammina! Come stai?”.
“James, non cercare di addolcirmi! Ti avevo detto che avresti dovuto sistemare quella stalla che solo tu hai il coraggio di chiamare camera! Ah, ma poi lo senti tu tuo padre! Io non ne voglio sapere!” grida la donna, soffiandosi via un ciuffo biondo di capelli dagli occhi mentre appoggia per terra le pesanti buste della spesa, che Harry prontamente raccoglie per aiutarla a portarle in cucina.
“Oh, ma hai ospiti, Niall? Perchè non mi dici mai nulla?! Salve caro, sono la mamma di questo piccolo pestifero!” esclama, tirando una delle guanciotte rosee di suo figlio, che si lamenta emettendo un verso imbarazzato.
“Salve signora Horan, io sono Harry” si presenta timidamente.
“Harry è un mio nuovo amico, è qua da poco” spiega, cercando di distrarre la madre.
“James, il discorso non finisce qua, sappilo! Ringrazia che ci sia questo caro ragazzo, mai una volta che tu mi aiuti con la spesa, eh?” borbotta, allontanandosi dai due amici, che ridendo salgono le scale per arrivare alla camera sui toni del blu e del bianco di Niall.
Harry si schiarisce la voce: “Uh... Quindi... Come hai intenzione di convincere Liam?”.
“Guarda e impara, bimbo!” si dà aria Niall, afferrando con una mano il cellullare e digitando velocemente sullo schermo.
“Tra poco sarà qui” avvisa il suo ospite, che nel frattempo ha preso a guardare le moltissime foto che decorano il muro a lato del letto.
Un paio di occhi azzurri lo guardano di rimando dalle foto; è incredibile come ogni inquadratura mostri un diverso lato di Louis.
Harry scoppia a ridere improvvisamente, e per spiegare a Niall che non è affatto impazzito indica la foto che lo sta praticamente facendo rotolare sul pavimento: il soggetto è Louis, che fra le braccia tiene un neonato e nel frattempo fa una buffissima smorfia con la bocca e al contempo incrocia gli occhi.
Anche Niall ridacchia: “Oh, sì, quella foto è spassosa! Lou chiamava quella faccia “faccia da rana”, non chiedermi perché, ma era davvero convinto che le rane avessero un' espressione del genere!”.
Entrambi voltano la testa quando sentono che la porta si apre, facendo entrare Liam.
“Oh, Harry! Ciao! Ti senti meglio? Niall, allora, dov'è questo gattino che ha bisogno di essere portato dal veterinario?” domanda impaziente, parlando un po' a macchinetta per la fretta di salvare un povero animaletto ferito ed indifeso.
Smette di scrutare la camera ed emette un sospiro rassegnato: “Non c'è nessun micio... Vero?”.
“Sempre detto che sei un ragazzo intelligente, Lee!” risponde allegro Niall, masticando un paio di caramelle gommose che ha recuperato dal comodino.
“Bene, allora saresti così cortese da spiegarmi perché sono qui?” chiede annoiato il castano.
“Si tratta di Louis” spara il biondo, puntando lo sguardo sull'amico.
“Oh, no! Non ancora, Nì! Ne abbiamo già parlato!” scuote vigorosamente la testa, alzandosi dal letto per andarsene.
Niall guarda disperato Harry, che si sta mordendo le labbra con indecisione: “L'ho visto”, sbotta infine il riccio.
“Cosa?!” Liam rientra nella stanza e si siede sul letto: “Hai contagiato anche lui, Niall?”.
“No, lui non ha fatto nulla...” si affretta a spiegare, venendo interrotto dal biondo: “Hai presente quando si è svegliato e ci ha raccontato di quel ragazzo castano con gli occhi azzurri che lo ha salvato? -investiga con eccitazione- Indovina un po'? Louis!”.
“Senti, Niall... Ragazzi, vorrei davvero che fosse possibile, ma Lou non-non c'è più. E basta. Bisognerebbe lasciare in pace i defunti”.
“Liam, io sono sempre stato convinto che lui non ci abbia mai lasciato! Lo so che anche tu lo senti! So che senti quella brezza leggera che la mattina ti accarezza il viso mentre cammini per andare a scuola, e scommetto che anche a te sarà capitato di sentire la sua risata!” si infervora Niall, iniziando a camminare con grandi falcate per la stanza, Liam che scuote la testa esasperato.
“Certo, Niall, certo! Ma solo perché volevo sentirlo. E' tutta una questione di testa, è il cervello che ci fa sentire ciò che vogliamo! Lui non c'è più, e finché non lo accetterai, non smetterai mai di soffrire”.
Il biondo ride: “Smettere di soffrire, dici? Come te, che hai smesso di andare agli allenamenti solo perché avevi paura del suo ricordo?” si butta sulla sedia della scrivania passandosi con vigore le mani fra i capelli, sospirando pesantemente: “Senti. Ti chiedo solo un'altra occasione, che ti costa? Una soltanto! Siamo molto più vicini a lui di qualsiasi altra volta! Ora ho la certezza che lui sia qui, ora c'è Harry, e ti giuro che dal racconto che mi ha fatto, quel ragazzo non poteva essere nessun altro se non Louis”.
Harry fa passare velocemente lo sguardo da un ragazzo all'altro, trattenendo ansiosamente il respiro, perché anche lui spera vivamente che Liam acconsenta: vorrebbe davvero potere rivedere, risentire, Louis.
E magari riportarlo nel luogo a cui davvero sente che egli appartenga, perché il suo sguardo lo ricorda perfettamente, ed era così...
Vivo.
Alla fine Liam cede: “E sia! Ma solo un'ultima volta, okay?”.
Entrambi i ragazzi lo travolgono in un abbraccio e Niall urla: “Ti vogliamo bene, Lee! Sei il migliore!”.
“Sì, ti vogliamo bene, Lee!” gli fa il verso Harry, cadendo subito dopo dal letto insieme agli altri due.


E, forse, da qualche parte Louis sta sorridendo.






“Harry! Dove sei stato?” lo saluta sua madre Anne, mescolando la pasta per la cena.
Allunga il collo per vedere le pennette affogare nell'acqua resa un po' torbida dal sale, e ripensa inevitabilmente che se non fosse stato per Louis probabilmente ora anche lui sarebbe una sorta di mezza pennetta, sul fondo di una piscina limpida.
Sorride e lascia un bacio sulla guancia profumata di Anne: “Da Niall, insieme a Liam. Sono dei miei nuovi amici” alza le spalle e ruba un grissino dalle mani di Gemma, impegnata in una conversazione Skype con il suo amico a distanza.
“Tesoro, ma è meraviglioso!” esclama felice la donna, ed Harry annuisce.
Non è ancora meraviglioso, ma può diventarlo.
Ci vuole solo un po' di fortuna.
Ed un pizzico di occulto.




Qualche mattina dopo trova Liam e Niall che -come sempre, ultimamente- battibeccano mentre lo aspettano per entrare insieme; Harry sa che quella è una vista che non ha nulla di particolare, è semplice quotidianità, ma si sente riempire da uno strano calore: parte proprio dal centro dello stomaco, e poi si propaga in tutto il corpo, come se fosse formato da tante ramificazioni.
Sorride ai due amici e li saluta con la mano.
“Harry! Visto che oggi è venerdì stavamo pensando di fare una sorta di pigiama-party per evocare lo spirito, ehm, cioè per quella faccenda” gli spiega con circospezione Niall, il castano che annuisce al suo lato.
“E Liam ha offerto la sua casa” aggiunge il biondo, cacciando un coppino sul collo dell'amico quando si oppone con un sentito: “Non è vero!”.
“Liam, ti ho già spiegato che casa mia è off-limits! C'è il mio nipotino Theo questa settimana, potrebbe vedere cose che gli farebbero bloccare la crescita! E poi casa mia non si trova nella giusta posizione astrale!” dice Niall, inforcando gli occhiali da sole -sebbene di sole ce ne sia ben poco- e trascinando gli altri due dentro la scuola.
Harry si riscuote e propone: “Beh, c'è pur sempre casa mia... Mia madre e Gemma questo finesettimana vanno fuori città per passare un 'weekend fra donne'” graffetta l'aria con due dita e rotea gli occhi.
Liam pare entusiasta, annuisce vigorosamente mentre si allontana per andare nella classe di chimica, urlando qualcosa che assomiglia molto ad un “Ti amo, Haz! Ci si vede dopo!”.
Il biondo gli rifila una manata amichevole sulla spalla e se ne va; Harry sorride contento, prima di fermarsi di colpo nel bel mezzo del corridoio: “Che avrà voluto dire con 'Potrebbe vedere cose che gli farebbero bloccare la crescita'?!” geme, sobbalzando sentendosi richiamare dal preside che lo invita, molto cortesemente, ad andare almeno a provare a fare qualcosa di utile.




Gemma ghigna, mordendo con gusto una pesca e bofonchiando a bocca piena e strascicando le parole: “Pigama party, Harold? Che carino, ti sei fatto degli amichetti!”.
“Oh, ma sta' zitta, Gems!” si lamenta prima di spingerla -amorevolmente, s'intende- fuori di casa.
“Mamma, ma secondo te perché ci vuole fuori dai piedi così in fretta? Io aspetterei di vedere questi suoi amici, magari vuole organizzare un rave-party e-” Anne le tappa la bocca con una mano, trascinandola verso la macchina e intimandole di salire.
“Divertiti, caro! E non bruciatemi la casa, per favore!”.
“Ordineremo una pizza, non preoccuparti!” la rassicura lui, pensando che probabilmente la loro casa rischia maggiormente di essere riempita di spiriti malvagi, piuttosto che di finire bruciata a causa di una padella lasciata sbadatamente sul fuoco.
“Ora siamo solo noi, eh, Louis?” sussurra, rientrando nell'abitazione.
Sa che è stupido, però gli sembra sempre di sentire la sua presenza, una sorta di leggero sbuffo di aria fresca che lo colpisce perennemente sul collo, anche quando non si muove un filo di vento, anche quando tutte le porte e le finistre sono chiuse ermeticamente.
Sale sulla traballante scala a pioli e recupera dal ripostiglio tre vecchi materassini gonfiabili ed una pompa; li pulisce dalla polvere, poi dopo averli gonfiati li sistema nel salotto e li copre con lenzuola, coperte e cuscini.
Tornando a casa da scuola si è anche fermato in uno di quei negozi sulle cui porte è possibile leggere la scritta “Tutto a 1£ !” ed ha comprato delle candele bianche e nere, perché non sapeva quale colore fosse più adatto, poi ripensando agli occhi di Louis le ha prese anche blu.
Forse si sarebbe dovuto documentare prima, alza le spalle, lo farà adesso.
Si siede con le gambe incrociate sul divano, posando il computer sulle ginocchia per potere navigare comodamente su internet.
Inizia a girare per i vari siti che trattano di spiritismo, ma smette immedatamente non appena sente la pelle accaponarsi al solo pensiero di quello che farà di lì a un paio di ore con i suoi amici.
Non si sente pronto, ma, al contempo, sa di non potere aspettare oltre.


Quando il campanello suona improvvisamente e rompe il silenzio Harry sobbalza spaventato, scuotendo poi la testa per la sua stupidità.
Apre la porta ed entrano due trafelatissimi Liam e Niall, che trascinano un pesante borsone, mentre sulle spalle portano dei semplici zainetti.
“Ciao ragazzi, venite pure” li saluta amichevole, chiudendo il portone e girando immediatamente la chiave.
Li guida verso il salotto, dove i due si stravaccano sul divano, esausti, degnandolo finalmente di un saluto.
Harry li guarda perplesso, osservando poi il grosso borsone nero che troneggia sulla poltrona: “Che diavolo c'è lì dentro?” domanda, avendo però paura di ascoltare la risposta.
“Già, piacerebbe tanto saperlo anche a me!” si infervora il castano, mentre Niall alza le spalle: “Ora ve lo posso anche dire... C'è il materiale per la seduta... Ma ora possiamo rilassarci, ne parlemo dopo, e avremo bisogno di essere concentrati!” sentezia serio.
Il riccio annuisce lentamente, ed il pensiero gli vola al suo amico Zayn, che se solo sapesse quello che sta per fare, percorrerebbe di corsa i kilometri che li dividono per schiaffeggiarlo e poi tornare indietro: glielo ha sempre detto, che con l'occulto non si deve scherzare...
Però loro non vogliono scherzare! Vogliono aiutare Louis!
Ed Harry ritiene che questa sia una motivazione più che sufficiente.
Nessun dobbio in proposito, nossignori.
Anche lui si stravacca sul divano ed accende la grande TV; mangiano con tutta calma le loro mega-pizze soffocando le risate mentre guardano “Due uomini e mezzo”.
Dopo che Liam ha accartociato e buttato nel cestino i cartoni unti delle pizze si mettono tutti in pigiama e si lavano i denti; quando ritornano nel salotto Niall ha perso il suo perenne sorriso, che ha sostituito con un'espressione mortalmente seria.
“Okay, ragazzi -esordisce- Voglio che siate ben consci di quello che stiamo per fare, anche perché è fondamentale per la buona riuscita della seduta” annuiscono entrambi e si siedono più compostamente, come se questo aiutasse la loro concentrazione, così il biondo continua: “Ho bisogno che voi crediate in quello che stiamo per fare. Liam, anche tu, ti prego, provaci!” supplica, guardando con trepidazione Liam, che sbuffa uno stanco: “Quello che vuoi tu, Niall”, facendo sorridere l'amico.
“Bene! -esclama contento il biondo- E' fondamentale che non abbiate paura, e, di conseguenza, che voi vi fidiate di me”.
“Niall, io mi fido di te... -dice Harry, guardando nervosamente da un capo all'altro della stanza- Ma come fai a sapere come procedere precisamente?”.
Niall sorride sornione: “Diciamo che mi sono informato parecchio, negli ultimi mesi... Sono diventato amico di una medium, si chiama Lou Teasdeale. La moglie di mio fratello faceva da baby-sitter a sua figlia Lux, prima che Theo nascesse. Ad ogni modo, lei è davvero una che ne sa il fatto suo, e in seguito ai fallimenti che avevamo ottenuto Liam ed io...”
Liam si schiarisce la voce, così lui si corregge: “Okay, i fallimenti che io avevo ottenuto, ho deciso di chiederle aiuto, di darmi delle sorta di lezioni, se così vogliamo chiamarle”.
Smette di parlare per avvicinarsi al pesante borsone, aprendo con fare misterioso la cerniera che lo chiudeva, voltandosi poi di scatto verso gli altri due: “Quando eravamo solo in due forse le nostre energie non erano sufficientemente potenti per richiamare uno spirito, ma ora che siamo in tre grazie a te, Harry, io sono molto fiducioso. E così anche Lou, visto che il nostro fantasma si è già manifestato a te”.
Liam alza la mano, come si fa a scuola quando si vuole domandare qualcosa: “Ecco, non so voi, ma io mi sono chiesto... Uhm. Ecco, ma come ha fatto Louis a manifestarsi ad Harry? E perché Harry non è più in grado di vederlo? E'... E' forse lo stesso Louis a non volerlo?” Harry annuisce alle sue parole, il pensiero gli è più volte passato per la mente ma -ovviamente- non è mai riuscito a darsi una spiegazione.
Il biondo ghigna: “Anche questa volta, ho la risposta... Beh, più o meno. Ho chiesto a Lou, e lei ha detto che è possibile che i fantasmi si manifestino a loro piacimento, ma sono casi rarissimi, perché devono essere presenti una serie di situazioni... Poi bisognerebbe distinguere anche i vari 'tipi' di fantasmi, perché a quanto ci hai raccontato, Harry, Louis ti ha salvato, quindi ti ha toccato! Ma non tutti i fantasmi ne sono in grado, anzi! Quindi, finché non si manifesterà quella stessa situazione... Harry non sarà in grado di vedere Louis”.
Niall volta le spalle ai suoi amici e tira fuori uno specchio ovale dal borsone; sembra piuttosto pesante, quindi gli altri si affrettano ad aiutarlo, ed insieme lo appoggiano sul basso tavolino tondo che Harry ha sistemato sul morbido tappeto, proprio nel centro della stanza.
Successivamente estrae anche un grande blocco, simile a quelli alle elementari si usano per disegno, ed un pennarello blu, posando anch'esso sul tavolino.
Si volta verso il riccio, che capendo subito gli porge le candele: Niall ne sceglie tre di ogni colore, persino di quelle blu, congratulandosi con Harry per averle comprate, domandandogli come avesse fatto a sapere che servivano anche quelle: lui si limita a scuotere la testa e ad arrossire, perché non può certo confessare che gli ricordavano gli occhi del suo amico Louis!
Si siedono in cerchio attorno al tavolino, con le gambe incrociate sul tappeto soffice e i sederi posati su dei maxi-cuscini procurati da Liam, che si mordicchia nervosamente le labbra, aspettando la mossa successiva.
“Riuscite tutte a vedere sia voi stessi che gli altri nello specchio?” chiede allora il biondo, annuendo soddisfatto ai cenni affermativi che gli rivolgono sia Liam che Harry.
“Ottimo! Non useremo altra protezione se non le buone maniere; esistono i cerchi di sale, sì, Liam -ammette, prima che il castano possa obbiettare qualcosa- ma sarebbe come chiedere un favore a qualcuno mentre gli si punta una pistola alla tempia, gli spiriti potrebbero arrabbiarsi, e credetemi, non è quello che vogliamo. Bene, ora dobbiamo scegliere una frase per richiamare lo spirito, cioè Louis, e poi rilassarci, prima di potere iniziare”.
Passano qualche secondo in silenzio, prima che Harry tossendo leggermente proponga: “Louis, per favore, mostrati a noi”.
“Semplice ma efficace. Bravo Harold, mi piace!” lo loda il medium, accendendo uno stereo che aveva precedentemente recuperato dal solito borsone
Dalle casse partono le note di “Only time” di Enya, e sia il riccio che Liam si scambiano uno sguardo, cercando di soffocare una risata.
La voce di Niall diventa ad ogni secondo che passa più lenta e tranquilla: “Rilassatevi... Fate uscire dalla vostra mente ogni tipo di pensiero e di preoccupazione... Tenetevi per mano, è molto importante! Non dovete mai lasciarvi la mano, a me terrete le ginocchia, perché Louis potrebbe farsi vedere nello specchio, ma anche utilizzare il mio corpo...” spiega, chiudendo gli occhi “Ora, quando spegnerò la musica voglio che ripetiate dopo di me, a bassa voce, la frase che abbiamo concordato... Potreste sentire diverse voci, non ascoltatele! Sono demoni! Qualsiasi cosa vi offrano, voi non credetegli, non ascoltateli!”.
Il castano ed Harry annuiscono, qualsiasi traccia di ilarità completamente sparita.
La musica tace all'improvviso, Niall riapre gli occhi ed inizia a fare degli ampi movimenti con le braccia, scandendo ad alta voce: “Louis Tomlinson, per favore, mostrati a noi” venendo seguito subito dopo dai sussurri degli altri due ragazzi.
Continuano così per qualche minuto, fino a quando non vedono le fiammelle delle candele diventare più alte e più spesse nel riflesso dello specchio; sono subito distratti da quella vista a causa del singulto che produce il corpo dell'irlandese, che afferra con ferocia il pennarello ed inizia a tracciare con forza delle scritte confuse sul foglio perlaceo:
 

“Acquaacquaacquaacquaacquaacquaacquaacquaacqua”



“Piscinapiscinapiscinapiscinapiscinapiscinapiscinapiscinapiscina”


“Velenovel-”





Poi la mano smette di muoversi tutto in una volta, e Niall riapre gli occhi con sgomento; Liam ed Harry hanno le mani stritolate fra di loro e sulle ginocchia del medium, che capisce subito cosa sta succedendo, iniziando quindi a fare gli stessi movimenti di prima, ma al contrario: “Grazie, Louis Tomlison, grazie, Louis Tomlinson...” recita in una litania.
Nel frattempo il riccio si sta sforzando con tutto sé stesso per non staccare le mani dai suoi due amici per potersi coprire così le orecchie, non vuole più sentire quelle grida, quelle voci, quella voce cattiva ed aspra che gli sta propondendo di porgergli la mano, perché può fare avverare il suo desiderio, può finalmente farlo morire...
“Grazie Louis Tomlinson -Niall continua a recitare, bloccandosi poi per urlare- DEMONIACA PRESENZA, LASCIA QUESTA CASA, NON SEI ACCOLTA!” e buttando del sale addosso a sé, ai propri amici, e alle candele, che si spengono immediatamente.
Tutti e tre i ragazzi urlano per lo spavento.
Quando finalmente si decidono a staccare le mani Liam corre ad accendere la luce, poi torna frettolosamente dai suoi amici.
Si abbracciano in silenzio, Harry si vergogna un po' per i singhiozzi che gli scuotono il petto, ma gli altri semplicemente lo rassicurano accarezzandogli la schiena e stringendolo fra le braccia.
“Va tutto bene, Haz” gli sussurra Liam, mentre Niall esegue degli strani movimenti per tutta la stanza, lasciando infine cadere le spalle con un sospiro di sollievo: “Nessuna entità maligna è riuscita ad ancorarsi alla casa” afferma rincuorato: forse, dopotutto, nemmeno lui si sentiva così sicuro.
Si avvicina a Liam ed Harry, rannicchiati sul divano, e guarda con tenerezza il riccio: “Le hai sentite, vero? Le voci...”.
Il ragazzo annuisce ripetutamente, tanti piccoli scatti in su e in giù della testa, incapace di esprimere a parole il terrore provato.
Niall lo stringe in un abbraccio, comprensivo: “E' normale che tu le abbia sentite più forte di Liam, dato quel che hai provato a fare in piscina... Hanno pensato sarebbe stato più facile carpirti, invece tu hai resistito, sei stato bravissimo, riccio”.
Harry annuisce nuovamente, sconsolato e sentendosi ancora una volta stupido.
Liam gli dà una pacca sulla spalla: “E' passato Harry, è tutto passato, tranquillo”, Niall conferma e propone: “Senti, Haz, che ne dici se mentre Liam ed io sistemiamo qui, tu ti vai a rinfrescare per qualche minuto? Poi vedremo cosa Louis ci ha comunicato, okay?”.
Lui si alza asserendo un “Okay” strascicato e si avvia verso la porta del bagno.
Non gira la chiave nella serratura per prudenza, poi si sfila il pigiama e resta in boxer.
Apre i rubinetti dell'acqua e aspetta che la vasca si riempia a sufficienza.
Non ha veramente bisogno di lavarsi, visto che si è fatto la doccia quella mattina, ma solamente di rilassarsi e rinfrescarsi.
Appoggia la punta di un piede dentro il contenitore di ceramica, poi lo immerge completamente, facendolo seguire anche dall'altra gamba, infine si siede e poi, sospirando, si stende.
Desidera eliminare tutte le tracce del mondo esterno, perciò si lascia sprofondare completamente nella vasca, viso compreso: i capelli li asciugherà poi.
Una sorta di sesto senso gli impone di aprire gli occhi proprio lì dove si trova, sotto l'acqua.
Lo fa di scatto, e le sue iridi verdi, grazie alla completa assenza di schiuma, riescono a cogliere con chiarezza la idistinta figura di un viso chinato sulla vasca.
Harry pensa che dovrebbe urlare, ma stranamente sente che non ha bisogno di farlo; sgrana ancora di più gli occhi, dimenticandosi dell'importanza di trattenere il respiro, così può vedere una mano affondare nella vasca.
Si sente arpionare per il polso e poi tirare fuori dall'acqua.
E così sono due volte che ti salvo la vita, Harry Styles” dice una voce delicata, con tono ironico.




Harry si guarda freneticamente attorno, ma non vede nessuno; è quasi certo che sia tutto uno scherzo che gli ha giocato la sua mente, quando sente un respiro infrangersi contro il suo orecchio, e la stessa voce di prima sussurrare: “Sono proprio qui affianco a te, Curly.”.
Ha il respiro accelerato, volta la testa, ma continua a non vedere nessuno.
Non vede, però può sentire la sua presenza...
Del resto non è nemmeno la prima volta che gli capita.
Alza lentamente un braccio e lo tira fuori dall'acqua, poi, esitante, lo allunga alla sua destra.
Ritrae immediatamente la mano quando questa si scontra con qualcosa di solido, e sente chiaramente un sussulto provenire dal nulla più assoluto: “Lou-Louis?” sussurra all'etere.
“Tu... Tu mi senti! Mi senti sul serio, cazzo!” esclama con agitazione la stessa voce che ha sentito prima, facendolo iniziare ad urlare versi strozzati.
La porta si spalanca con forza, andando perfino a sbattere contro il muro, mentre Liam -che pensando di trovarla chiusa a chiave aveva cercato di sfondarla a spallate- rotola dentro la stanza, finendo dentro la vasca dove giace ancora il riccio.
Niall entra trafelato e si copre immediatamente gli occhi, urlando: “Oh, mio Dio! Harry, ma sei nudo! Liam, perché sei nella vasca insieme ad Harry?! Oh. Mio. Dio! Questa immagine non si cancellerà mai più dalla mia mente...”.
“Harry, ma sei tutto nudo!” strilla Liam, cercando di alzarsi ma finendo per scivolare con il sedere per terra, Harry che urla di rimando: “Perchè, tu di solito quando ti lavi lo fai da vestito?!”.
Continuerebbe anche a parlare, ma improvvisamente una risata allegra e coinvolgente risuona per tutto il bagno.
“Oh, cavolo... Siete così... Così comici, ragazzi!” ride la voce che ormai il riccio ha imparato a riconoscere.
Guarda confuso Liam e Niall, che continuano imperterriti a battibeccare, ed aggrotta la fronte: “Voi non- non sentite nulla?”.
“L'unica cosa che sento è un gran dolore al culo, onestamente” si lamenta Liam, massaggiandosi la parte lesa nella caduta.
“Comunque, ti abbiamo sentito urlare prima, stai bene?” si informa Niall, che apre gli occhi soltanto quando Harry gli assicura di essere vestito.
“Ecco... Io credo di avere sentito qualcosa. Cioè, una voce” svuota il sacco, ma il biondo lo ferma con una mano: “No, no! Impossibile! Ho controllato, non ci sono entità maligne!”.
“Ma-”
“Niente ma, Harry! E cosa starebbe dicendo questa voce in questo momento?” domanda, mentre friziona i capelli di Liam con un asciugamano.
Harry si dondola sui piedi e lo guarda di sottocchi: “Dice... Erhm. Dice 'Niall, sta' zitto e preparami un panino!'”.
Il silenzio cala sul trio.
I due amici di vecchia data si scambiano uno sguardo d'intesa, prima di pronunciare all'unisono: “Louis!”.
"Lo sapevo! Lo sapevo che eri ancora qui, Lou!" esclama felice il biondo, saltando sul posto come un forsennato, prima di scuotere la testa per riprendersi: "Okay, asciugatevi i capelli e poi tornate in salotto, io nel frattempo rifletto sul da farsi... Non vedo l'ora di parlare con Louis!".
"Sempre il solito cagnolino irlandese iperattivo" sente ridacchiare la voce, ma fa finta di nulla e si inizia ad asciugare i boccoli, pensieroso.
Le domande che si agitano nella sua mente sono moltissime, per esempio: perché può sentire Louis ma non può vederlo?
É ingiusto!
E per quale morivo solo lui è in grado di sentirlo?
Fissa lo sguardo sullo specchio, e la sua attenzione si va a focalizzare sulla vasca, ancora piena di acqua.
"E se..." parla fra sé e sé, ma decide di scacciare il pensiero dalla testa.
Segue Liam lungo il corridoio e lo guarda accomodarsi sul suo materassino arancione, così anche lui prende il posto sul suo azzurro, e non può non notare che affianco a lui il materassino si abbassa leggermente per un peso che non appartiene al riccio.
Niall chiude con un lucchetto la cerniera del suo terribile borsone nero e si stende vicino agli altri: "So che sarai molto confuso, Harry... Ma onestamente nemmeno io so ben spiegarmi cosa sta succedendo, perciò ho pensato che forse domani potremmo fare un salto al negozio di Lou Teasdale, che ne dite?".
Annuiscono tutti in silenzio.
"Perfetto! Si trova ad una ventina di minuti da qui, guiderò io, nessun problema... Ma ora... Harry, faresti da tramite per noi?!" chiede, e ai suoi occhi brillanti il riccio non riesce a dire di no.
"Louis... Sei proprio tu?" domanda il castano, osservando un punto imprecisato a mezz'aria.
"Culo moscio, non hai domande più interessanti?" sbuffa annoiato l'interpellato, continuando poi: “Niall, mi fido di te! Chiedimi qualcosa, su!".
Appena Harry riferisce le sue parole Liam fa un versetto offeso e Niall ride: "Dimmi, Lou... Lo hai incontrato Freddie Mercury?!".
Il riccio sente il rumore di uno sfregamento di mani e un sospiro soddisfatto: "Sapevo di potere contare su di te, bello! Comunque no, non ho ancora incontrato nessuno. È. Fottutamente. Noioso.". "Devo proprio ripetere anche tutte le parolacce che dice?" si lamenta Harry, ricevondo un unico e armonico "Sì!", così lascia perdere, sconfitto, e si prepara a ripetere a pappardella tutto quello che il fantasma ha da dire.
Dopo poco più di un'ora però sia Liam che Niall si ritrovano nel mondo dei sogni, ed il riccio si sente un pochino in imbarazzo, perché è come se si trovasse da solo con un perfetto sconosciuto. "Un perfetto sconosciuto che ti ha salvato la vita, però. Due volte" ricorda a sé stesso.
"Dimmi qualcosa Harold, mi annoio!" squilla la voce di Louis, facendolo gemere perché era proprio sul punto di lasciarsi cadere fra le braccia di Morfeo: "Non mi chiamo Harold!" mugugna infastidito, soffiandosi via un ciuffo di capelli dal viso e voltando la testa dall'altra parte.
"Gné, gné, gné!" lo prende in giro l'altro.
"Bene, se non vuoi parlare tu con me, allora parlerò io... Che ne dici di iniziare con l'elenco di tutti gli animali domestici che ho avuto?" il riccio soffoca un urlo nel cuscino, mentre Louis continua a parlare: "Dunque, c'è stato Boris, il mio primo pesciolino rosso! Purtroppo non è finito molto bene, volevo liberarlo e così l'ho buttato nel water, pace all'anima sua!" Harry, suo malgrado, ridacchia. "Poi c'è stato Tobias, ora che ci penso nemmeno lui ha fatto una bella fine... Mia madre lo ha schiacciato... Era uno scarafaggio così carino! Lo nutrivo con la pizza, sai?!"
"Oh, poi c'è stato Boris II, e Moon, la micia! Ed ovviamente i miei fratellini, più animali di loro non esiste nessuno! Ora direi di passare ai miei gusti di pizza preferiti: pizza margherita, pizza con il salame piccante, pizza con la salsiccia..."
Si butta il lenzuolo a coprirlo completamente e sbuffa: "Cristo, Niall si era dimenticato di dirmi che sei logorroico!"
"Ehi! -si offende lo spirito- Scusa tanto se non parlo con qualcuno da secoli!".
Passa qualche secondo di silenzio: "Louis?" domanda poi senza ottenere risposta ed Harry teme davvero di avere offeso l'altro ragazzo: "Va bene, va bene -cede- Hai ragione tu, mi dispiace! Vai pure avanti".
"Dove eravamo rimasti? Ah, sì! Quindi, quella volta che..." riprende a parlare allegramente il fantasma, e se la mattina dopo Harry si sveglia con le occhiaie...
Nessuno dovrà sapere perché.




“Cavolo, Harry, hai delle occhiaie terribili, sembri un panda!” ridacchia Liam incontrando il suo riflesso scontroso nel riflesso a fulminarlo.
“Qualcuno si è alzato con il piede sbagliato” avvisa Niall canticchiando, mentre Harry controlla di avere chiuso a chiave la porta di casa e di avere lasciato un messaggio sul tavolo in caso Gemma e sua madre decidessero di rincasare prima del dovuto.
Salgono sulla macchina di Niall ed Harry si prende la libertà di stendersi su tutto il sedile posteriore, con la speranza di potere schiacciare un riposino.
Le ultime cose che sente prima che gli occhi gli si facciano pesanti sono i battibecchi fra Niall e Liam che litigano per decidere quale strada prendere.


“Dici che lo dovremmo svegliare per dirglielo?” un sussurro gli ronza nelle orecchie disturbando il suo sonno, così mugugna infastidito.
“No, Niall, lasciamolo dormire!”
“Ma ha la testa letteralmente sospesa nel vuoto, diamine!” sbuffa il biondo, agitandosi nervosamente sul sedile.
Harry spalanca gli occhi, a lui non sembra proprio di essere sospeso nel nulla...
Abbassa lo sguardo, e vede che effettivamente quello che stanno dicendo i suoi amici è vero...
Ma ciò non toglie che lui continui a sentirsi appoggiato su qualcosa, ecco.
“Ragazz-” inizia a parlare con la voce resa ancora più roca e bassa dal sonno, ma uno “Sssh...” sussurrato lo fa tacere.
“Che cos-?” bofonchia, sentendosi la bocca tappata da un ostacolo invisibile.
“Sono Lou, cioè, Louis... Dormi ancora un po'” sente, prima di arrossire inverosibilmente e riaddormentarsi sul suo particolare cuscino umano.
O meglio...
Quasi umano.


Una mano lo scuote gentilmente: “Ehi, amico... Svegliati, siamo arrivati!”.
“Grazie, Liam-Ouch” dice stiracchiandosi ed andando a sbattere contro il tetto del veicolo.
Soffoca uno sbadiglio e scende dall'auto; si trovano un po' fuori città, ed i negozi sono veramente pochi: uno si distingue per le tende di volaint viola chiaro che ricoprono le vetrine, ed è proprio verso quella costruzione che si sta avviando il biondo del gruppo, che nel frattempo con uno scatto del pollice su di un piccolo telecomando ha chiuso la macchina.
“Lou?” domanda, facendo cenno agli altri di seguirlo all'interno.
“Lou, sono Niall!” esclama, guardandosi attorno, notando finalmente la chioma argentea della sua amica.
Harry nota che Lou è una donna piuttosto giovane, sui trent'anni, ma che ha i capelli chiarissimi, praticamente bianchi; in braccio tiene una bambina -Lux, suppone, da quello che Niall gli ha raccontato il giorno precedente-.
“Niall, caro, che piacere vederti! -lo saluta la donna- Chi sono i tuoi amici?”
“Liam ed Harry” li presenta il biondo, rimanendo sorpreso dal “E l'altro ragazzo che vi segue?” di Lou.
Dopo qualche secondo di silenzio il riccio tossicchia: “Uhm. E' Louis”.
Liam e Niall lo guardano scioccati, lui si limita ad alzare le spalle.
“Lou, ma tu lo vedi?” domanda Liam, ma lei nega: “No, però posso percepirlo... Sembra proprio che abbia una presenza frizzante” sorride, muovendo due dita nell'aria per farsi seguire: “Venite pure nel mio ufficio”.
L'ufficio, Harry scopre essere una semplice stanza con le pareti colorate di blu ed un tavolo rotondo al centro.
“Accomodatevi” vengono invitati, mentre la medium lascia sua figlia a giocare dentro ad un box per bambini.
I ragazzi le raccontano brevemente la loro esperienza, chiedendo delucidazioni.
Lou annuisce con l'espressione di chi la sa lunga: “Bene, iniziamo dalle cose semplici... Niall, da quel che hai detto sembra proprio che tu sia un automatico puro: lo spirito di Louis ti ha utilizzato per scrivere, ma tu non avevi affatto coscienza di ciò che stavi facendo... Esistono poi gli scrittori semi-meccanici che più o meno scrivono 'sotto dettatura' e gli scrittori intuitivi: in questo caso la voce dello spirito si mischia ai recordi del medium creando un contatto -si schiarisce la voce- ma sto divagando”.
Fissa lo guardo su tutti i ragazzi, a turno, prima di ricominciare a parlare: “Mi avete detto che Harry riesce a sentire il vostro amico defunto, giusto? Bene, questo fenomeno è conosciuto con la sigla ADC, o anche come Comunicazione Post Mortem. Avviene quando gli spiriti decidono -non sempre consapevolmente- di contattarci direttamente dopo la morte. Infatti, ragazzi cari, noi medium possiamo fare ben poco: se le entità non vogliono parlarci, difficilmente parleranno” termina con un sospiro soddisfatto, annuendo contemporaneamente con la testa.
Fissa i suoi occhi chiari su Harry: “Tu sei in grado di vedere il ragazzo?” lo interroga, e lui scuote immediatamente la testa.
“No. Anche se-”
“Anche se?!” viene incalzato, così riprende a parlare: “In realtà, io l'ho visto... Due volte” ammette.
Lou ha gli occhi che brillano di interesse e fa vorticare una mano per aria per spronarlo a continuare.
“La prima volta è stato quando ero in piscina... La seconda volta è stata ieri sera, quando ero sott'acqua, nella vasca da bagno... Io- Io penso di poterlo vedere solo quando sono sott'acqua, ma non so nemmeno se ha senso come ipotesi...”
“Oh, credimi, ne ha! -Lo tranquillizza la donna- L'acqua è in effetti un purificatore spirituale universale, insomma, una sorta di conduttore di energia positiva. Louis potrebbe trovare più semplice manifestarsi così” spiega concitatamente, non accorgendosi dello sguardo pensoso volato fra Liam e Niall, che stanno silenziosamente litigando per decidere chi deve intervenire nella conversazione.
Alla fine Liam sbuffa e fa una smorfia verso il biondo: “Io non so se è sciocco, ma uh... Potrebbe essere che sia perché Louis... Lui, insomma... Lui è m-” non può però terminare di parlare che il lampadario di cristallo posto sul soffitto inizia ad agitarsi velocemente, facendo alzare a tutti gli occhi verso l'alto: “Credo che il vostro amico non sia d'accordo con quello che stavi per dire, caro...”.
“E' necessario, Louis!” urla con sentimento Niall, così il lampadario smette all'improvviso di muoversi pericolosamente e Liam è in grado di terminare l'ipotesi: “Perchè Louis è morto in piscina”.
Harry si porta una mano sulla bocca, sente un singhiozzo mal trattenuto e si volta leggermente per vedere dietro di sé, ma vede solo il vuoto.
La donna lo guarda con interesse: “Harry, devi raccontarmi altro?” investiga.
“In realtà... Sì -ammette- Da ieri sera posso sentirlo anche quando sono fuori dall'acqua e... E credo di potere toccarlo, o una cosa del genere... Lui di sicuro può toccare me”.
Quando rialza lo sguardo -lo aveva puntato sul tavolo- è in grado di osservare la folta chioma argentea di Lou che volteggia dietro la sua padrona, che si è alzata di tutta fretta per avvicinarsi ad una libreria piena di libri dall'apparenza tetra, antica e polverosa.
Prende uno dei grandi tomi e con fatica ritorna alla tavola per poggiarvelo sopra, alzando un grande polverone.
I ragazzi la osservano nel più completo silenzio mentre apre la copertina e gira frettolosamente le pagine, tossendo di tanto in tanto per la polvere sottile che non smette di sollevarsi.
“Ecco! -esclama infine vittoriosamente- Ho trovato! Si tratta di un caso progressivo: progressivamente il tuo contatto con Louis è diventato più forte, quindi ora che il rapporto è più solido sei in grado di poterlo sentire ovunque, ed in qualsiasi situazione”.
Harry ripensa alla sua notte insonne e conviene con Lou.
Niall prende la parola per chiedere speranzoso: “Potremmo essere in grado anche Liam ed io di sentirlo?”.
Lou scuote la testa dispiaciuta: “In questo momento per Harry il velo che ci separa dall'altra parte è sottilissimo, poiché è stato molto vicino al sorpassarlo... Ma non escludo che un giorno possa ritornare ad essere un intralcio anche per lui”.
Il riccio riflette: “Questo- Questo significa che potrei non essere più in grado di comunicare con Louis?” esplode poi, mostrando la sua preoccupazione.
“Esattamente” Lou lo fissa negli occhi, cercando di fargli arrivare un messaggio.
Il ragazzo abbassa il capo, osservandosi le vecchie All Star bianche; quando rialza il volto ha uno sguardo combattivo a decorarlo: “Questo vuol dire che dobbiamo sbrigarci” sentenzia duramente.
Niall e Liam si guardano confusi, mentre la donna invece sorride soddisfatta.
“A far cosa?” domandano i ragazzi, osservando il cambiamento avvenuto in Harry, che ora sembra molto più forte di quanto lo abbiano mai visto.
“A riportare indietro Louis, ovviamente”.
Una mano invisibile si interseca con quella di Harry, che la stringe di rimando.


Harry ripensa alla parte finale del loro incontro con Lou la medium; “Ed esattamente, come avresti intenzione di procedere?” aveva domandato Liam, perplesso.
“Mi permetto di intromettermi -aveva tossicchiato la donna- è necessario che conosciate la verità sulla morte del vostro spirito”.
Niall aveva ribattuto: “Ma noi sappiamo come-” ma Lou lo aveva fermato: “La verità, Niall”.
“Okay. E dopo?” aveva chiesto Harry, ansioso.
“Una volta scoperta la causa della sua morte, dovrete tornare indietro nel tempo... Ed eliminarla. Io vi aiuterò, naturalmente”.
Peccato che Louis non si fosse dimostrato affatto propenso a fornire i particolari della sua morte...


E' una mattina come tutte le altre, quando Harry si sveglia a causa delle dolci carezze che qualcuno gli sta lasciando sulla fronte e fra i ricci; si raggomitola ancora di più, sorridendo nel sonno.
Apre lentamente gli occhi, socchiudendoli per il fastidio dovuto alla luce che filtra dalla finestra, ma non se ne cura più quando il suo sguardo incontra un paio di attentie sorpresi occhi color ghiaccio.
Socchiude la bocca a quella visione celestiale, perché onestamente crede di stare ancora sognando, ma quando la vista che gli si palesa davanti non scompare, comprende di essere perfettamente sveglio.
La mano che lo stava accarezzando ora si è fermata, così lui può concentrarsi sui tratti affilati ma al contempo dolci del viso che si ritrova a distanza ravvicinata.
Allunga un braccio e sfiora con delicatezza una guancia del ragazzo, che lo guarda con espressione stupita.
“Lou?” sussurra Harry, ricevendo solamente un cenno affermativo come risposta.
“Oh, Dio!” sussurra Louis, tirandoselo vicino per abbracciarlo.
Il riccio sa che probabilmente è troppo presto, che è una reazione esagerata, ma fra quelle braccia fredde si sente davvero a casa, non vorrebbe trovarsi in un altro posto che non fosse quel letto, troppo stretto per due persone.
Rimangono così per un tempo indeterminato, con le gambe ormai intrecciate fra di loro e i visi l'uno di fronte all'altro, a non perdersi nemmeno un battito di ciglia.
La realtà però prima o poi deve fare capolino anche nei sogni più meravigliosi, non è vero?
“Sveglia, dormiglione! C'è scuola, oggi!” grida Anne, sbattendo il pugno sulla porta di suo figlio, che sposta lo sguardo dall'altro ragazzo, sobbalzando per lo spavento.
Si mordicchia un labbro dubbioso, per poi fingere un forte attacco di tosse: “Mam-ma... Coff, coff... Non credo di sentirmi bene, forse è meglio se oggi resto a casa...”.
La testa di sua madre fa capolino dalla porta: “In effetti ti vedo un po' paonazzo, tesoro... Allora riposati, niente Playbox o Xstation, sono stata chiara?”.
Sente Louis soffocare una risata e si lamenta: “Mamma, sono la Playstation e l'X-box!”.
“Certo caro, certo! Vado a lavoro, a più tardi!”.
Harry comunque segue l'ordine di sua madre e non gioca a nessun videogioco, troppo preso dal ragazzo con cui sta condividendo il letto; non si vorrebbe alzare nemmeno per mangiare, ma quando lo stomaco gli brontola per la fame, Louis lo costringe a scendere dal letto, così entrambi si dirigono verso la cucina.
“Louis -inizia il riccio- perché non vuoi raccontarci la verità, se sei l'unico che la sa? Tu sei l'unico artefice del tuo futuro, tu sei l'unico che può riportarti in vita... For-forse non vuoi?” termina sedendosi su uno sgabello al fianco del fantasma.
“Certo che vorrei tornare indietro! Ma ripensare a... A quello, fa terribilmente male”.
“Ho come la sensazione che tu non mi stia dicendo tutto, sai?” sospira il ragazzo, spiluccando un cetriolo per tenersi in qualche modo occupate le mani.
“Hai ragione, io- Io ho paura, okay? Ho paura di crearmi questa falsa speranza di potere tornare a vivere, per poi rimanere deluso” geme frustato il liscio, alzandosi e girando con furia per tutta la cucina; Harry guarda con timore i bicchieri che hanno preso a tintinnare nelle credenze, ma permette al ragazzo di continuare il suo sfogo: “Voglio dire, guardami, Harry! Sono un fantasma, santo Dio, cosa potrebbe succedermi di peggio?!” abbassa lo sguardo, passandosi una mano fra i capelli spettinati.
“Ma se io- se io provassi davvero a fare questa cosa, e poi non dovesse funzionare... Sarebbe come morire una seconda volta! E non voglio! Ho paura, Harry, ho terribilmente paura!”.
Harry si alza in piedi a sua volta, fronteggiandolo con lo sguardo: “Strano. Non è così che mi avevano descritto Louis Tomlinson”.
L'altro ride senza allegria: “Già, beh. Era molto più semplice, quando questo ancora batteva!” urla, battendosi il pugno sul petto, a sinistra, dove dovrebbe trovarsi il suo cuore, che è invece terribilmente immobile e silenzioso.
Harry prova a prendergli una mano, ma fallisce, attraversandolo come se fosse fatto di aria: “Ecco, lo vedi, Lou? Ti ho appena trovato, e già rischio di perderti” sussurra, osservandolo tristemente.
Gli occhi cerulei di Louis sono sgranati, fissano la sua mano farsi sempre più evanescente, poi si induriscono, assumono un'espressione combattiva.
“Ho paura, ma non lascerò che questo mi porti via da te, Harry Styles”
“Questo vuol dire che..?”
“Chiama gli altri. Oggi pomeriggio vi racconterò ogni cosa che so”.






“Harry, stai bene? Ci hanno detto che eri malato... -esordisce Liam entrando in casa Styles, venendo però fulminato da un'occhiata ironica del biondo- O forse... No” sussurra infine, insicuro.
“No” conferma il riccio, asserendo: “In effetti non sono malato”.
Niall sprofonda in una poltrona assumendo una posizione piuttosto scomposta, e poi sbadiglia: “C'è qualcosa che devi dirci, Haz?”, così lui annuisce vigorosamente, venendo spronato dagli altri due a svuotare il sacco.
“Louis vuole dirci la verità” sbotta infine, tutto d'un fiato.
Liam sorride entusiasta, ormai qualsiasi dubbio su tutta la faccenda spirito gli è passato, e l'unica cosa che desidera è potere riavere indietro il suo amico; Harry avrebbe detto che Niall alla notizia avrebbe fatto i salti di gioia, invece gli sembra piuttosto mogio, perciò gli chiede con fare preoccupato se va tutto bene: il ragazzo annuisce inizialmente, ma poi scuote lentamente la testa.
“In realtà avrei una domanda per Louis”.
“Spara!” esclama lo spirito, osservando l'amico con curiosità.
“Ecco... Lou, la mia amica, ha detto che spesso gli spiriti che restano 'sospesi' sono spiriti sofferenti o ancora troppo attaccati alla loro vita passata.... E che spesso l'amore di chi ancora vive diventa per loro un'ancora che gli impedisce di passare oltre. Io vorrei sapere se è questo che è successo a Louis, se sono io che con tutti i miei esperimenti gli ho impedito di- di andare in pace, di essere felice, insomma”.
Harry vede il fantasma scuotere con vigore la testa, mentre si avvicina al biondo per abbracciarlo; Niall ovviamente non può saperlo, ma sente una brezza delicata circondarlo, perciò si stringe nelle proprie braccia e sospira: “Grazie, Lou”.
“Non è per questo, non è colpa tua” interviene Harry, riportando le parole dell'altro ragazzo, che ora sta osservando qualcosa fuori dalla finestra.
“Sono ancora qui perché è esattamente questo il posto dove dovrei essere. Perchè non è fottutamente giusto quello che è successo, perché non era il mio destino, questo” sentenzia, marcando l'ultima parole di una immensa acidità.
Harry si azzarda a parlare: “Eri arrabbiato con me, quel giorno, vero? Perchè stavo cercando di togliermi quello che era stato tolto a te... Ed era come se ti stessi facendo un affronto personale, cercando di gettare via il dono che la vita è...”; ottiene soltanto un cenno affermativo, ma d'altronde conosceva già la risposta, era sempre stata sotto i suoi occhi.
Louis si rigira verso i suoi amici: “Sono qui perché la vita per me è stato solo un breve battito di ciglia, e non è giusto. Non è giusto, che io non possa vedere crescere i gemellini, che non possa mantenere la promessa fatta al mio fratellino di insegnargli a giocare a pallone... Non è giusto che mia madre pianga tutte le sere fino ad addormentarsi, ormai sfinita. Non è giusto che abbia dovuto lasciare soli i due migliori amici che qualcuno potrebbe desiderare al mondo” volge lo sguardo affettuoso verso Liam e Niall.
Sospira.
“Non è giusto -conclude- che non mi abbiano dato la possibilità, il tempo, per trovare la persona giusta ed innamorarmi”.
Occhi verdi incontrano occhi azzurri, si fondono e prendono ognuno un pezzetto dell'altro.
Louis sta piangendo lacrime evanescenti ed Harry, con delicatezza, cerca di asciugargliele via dal viso.
Qualche gocciolina gli rimane incastrata fra le dita, unica prova del fatto che Louis, almeno un po', vivo lo è ancora.
“E allora -sussurra il riccio- è il momento della verità”.


Si sistemano in cerchio, di modo tale da potersi parlare guardandosi negli occhi, occhi in cui riposano sguardi seri, combattivi, decisi.
Harry si schiarisce la voce: “Louis vorrebbe prima sapere cosa sapete voi sulla sua morte”
“Beh... Noi sappiamo che- che ha avuto un arresto cardiaco... Un attacco di cuore, subito dopo la fine della prima parte della gara a cui stava partecipando”.
“E vi siete mai domandati il perché di questo?” domanda il diretto interessato, usando la voce del riccio.
“Uh, io... Insomma, ci hanno detto che il tuo cuore non ha retto lo sforzo” ammette crudamente Niall, ma Liam si riscuote improvvisamente: “In realtà- in realtà io non ci ho mai veramente creduto”.
Louis annuisce soddisfatto, mentre il biondo assume un'espressione scioccata.
“Andiamo! -lo esorta Liam, allargando le braccia- Ho fatto parte anche io della squadra, tu fai parte della squadra! Sai benissimo a quanti controlli i nuotatori sono sottoposti, a quanti esami medici... Sai quanto mia madre tenga ad effettuare tutti i test, per la nostra salute! Non avrebbe mai fatto gareggiare Louis, se questo avrebbe potuto danneggiarlo”.
“In effetti... Io non ci avevo pensato” ammette Niall, vergognandosi un po' per la sua stupidità, ma il castano lo tranquillizza: “Nemmeno io ci avevo pensato subito... Comunque non ti ho mai parlato dei miei dubbi, perché non avevo prove concrete, non avevo nessuna risposta”.
“Suppongo le avremo ora” interviene Harry, osservando fiducioso il fantasma accanto a sé.
“Il mio corpo era- forte. Allenato. Il nuoto non mi avrebbe mai ucciso, mai!” sorride stancamente, riportando a galla i ricordi di quel giorno: “Era una Domenica come tutte le altre, ma... Mancava una settimana al mio diciottesimo compleanno, e dovevo gareggiare probabilmente nella competizione più importante di tutto il mio percorso, scolastico e non. Ero veramente su di giri, me lo ricordo bene” ridacchia.
“Stava andando tutto magnificamente, ricordate, ragazzi?” i due amici annuiscono, non possono scordare il portento che era Louis in acqua.
“Forse il problema fu proprio quello -ragiona a voce alta- il fatto che sicuramente avrei vinto la gara probabilmente non andava giù a qualcuno”.
Liam aggrotta la fronte: “Non capisco, che vuoi dire?”.
“Voglio dire, che sono stato ucciso”.
“Cosa?!” urla Niall, sconvolto dalla rivelazione.
“Avvelenato, per la precisione” specifica Louis, abbassando lo sguardo sui propri piedi.
“Non so bene come io faccia a saperlo, ma lo so. L'ho visto. Qualcuno ha messo qualcosa dentro la mia bottiglietta d'acqua, quando eravamo tutti distratti”.
“Ricordo che a circa metà vasca, dopo la ripresa, ho iniziato a sentirmi strano: le gambe mi pesavano, le braccia non rispondevano più ai miei comandi, e trattenere il respiro era diventato impossibile... Il resto immagino lo sappiate” termina mestamente.
Harry gli stringe le spalle con un braccio, rischiando di oltrepassarlo più di una volta, ma non si arrende e fissa i suoi occhi in quelli di Louis: “Hai ragione, quando dici che non è giusto. Ma ora noi ti riporteremo indietro, te lo prometto” gli sussurra, lasciandogli un bacio leggero sulla fronte.


Quando due giorni dopo si recano dalla medium, questa dà loro una brutta notizia: “Posso preparare il filtro che vi serve, ma... Ci vorranno parecchie settimane, forse perfino un mese. Inoltre, solo uno di voi potrà tornare nel passato. Mi dispiace tanto, ma non può essere altrimenti”.
Harry così deve mettersi il cuore in pace ed aspettare che il tempo trascorra, con il continuo terrore di svagliarsi un giorno non potendo più vedere Louis.
I giorni scorrono, il riccio fa tutte le visite che gli permetteranno di entrare poi a fare parte della squadra di nuoto, ed infine arrivano le tanto agognate vacanze, con la festività che Harry ultimamente ha iniziato a detestare un po' di meno, scoprendo che la data di nascita di Louis coincide con la Vigilia di Natale.
Il 24 Harry non fa gli auguri a Louis, perché gli giura che glieli farà soltanto quando potrà tornare ad invecchiare per davvero.
Onestamente ha paura del rapporto che si è creato fra di loro, perché è così tenero, così profondo e delicato, che teme che se qualcosa dovesse andare storto, lui ne morirebbe dal dolore.
Ogni giorno si reca insieme a Liam e Niall dalla medium, per sapere a che punto si trova il filtro magico: ogni volta ritornano a casa con il morale a terra.


Il ritorno a scuola non è veramente traumatico, perché la testa è da tutt'altra parte rispetto ai libri, e perché finalmente ha la possibilità di tornare a fare quello che ama: nuotare.
E' vero che ha sempre detestato trovarsi al centro dell'attenzione, ma quando durante la prima gara riesce ad aggiudicarsi la vetta più alta del podio, non riesce a smettere di sorridere.
Non ci riesce, perché può perfettamente vedere Louis saltare sulle gradinate insieme al resto del pubblico, applaudendolo con sguardo orgoglioso.
E' stato lì per tutta la durata della competizione, e nei suoi occhi nemmeno per un secondo è passato un lampo di invidia.
Harry si è sempre domandato quanto grande potesse essere l'amore, ed ora lo sa.
Tanto così.
Quella vittoria gli sembra davvero un buon auspicio, così quando si recano da Lou lo fa con nel cuore una speranza in più, una speranza che non è vana, finalmente.
La donna infatti appena li vede arrivare va loro incontro con un grande sorriso, ed annuncia: “E' pronto!”.
Non c'è veramente un litigio su chi avrà il compito di bere quell'intruglio puzzolente, no davvero.
Lo sapevano tutti sin da subito, che sarebbe stato Harry a portare a termine la loro missione.
Forse perché Niall e Liam non avranno potuto vedere Louis, ma l'amore, quando scatta, si fa sentire comunque.
La medium fa accomodare il riccio sul divano del suo ufficio e lo esorta a bere tutto d'un fiato il contenuto del bicchiere in cristallo che gli porge: lui si costringe a non sputarne nemmeno una goccia, nonostante il sapore terrificante.
“Sai che se le cose andassero male, tu resteresti in un limbo peggiore della morte, vero?” lo informa la donna, per sicurezza, ma lui annuisce incurante, strappandole un sorriso.
“E allora, se mi è permesso, perché lo fai?”
Perchè l'amore è grande tanto così” spiega con tranquillità.
“Se le cose dovessero andare male...” inizia Louis con sguardo preoccupato, stringendogli la mano, ma Harry lo blocca: “Allora vedi di non farle andare male, Tomlinson -ammicca- perché io devo ancora farti gli auguri, e poi non sarei capace di insegnare ad Ernest tutti i trucchi per giocare come Pirlo”.
“E tu come fai a sapere di E-”
“Sono pieno di sorprese, non è così?” sorride, sentendosi le palprebre sempre più pesanti.
La donna termina di recitare una formula in latino, e prima che la vista di Harry possa farsi completamente nera, un paio di fredde e sottili labbra si poggiano con dolcezza sulle sue.


Quando riapre gli occhi fa una smorfia di dolore; si trova su un pavimento e la schiena gli fa terribilmente male.
Per un secondo si domanda come abbia fatto ad addormentarsi lì per terra, poi ricorda tutto: Louis, il filtro, la missione.
Si guarda attorno: pareti di un improbabile verde mela e lampadari al neon sul soffitto.
Si trova in una delle aule inutilizzate della scuola.
Balza in piedi frettolosamente, rischiando di inciampare su sé stesso, questo soltanto per andare a vedere che giorno segna il calendario: 16 Dicembre.
E' ancora in tempo, grazie al cielo.
La gara di nuoto del liscio si terrà l'indomani.
Controllando l'orologio nota che è quasi l'ora della fine delle lezioni, così esce dall'aula chiudendosi silenziosamente la porta dietro le spalle.
Il trillo della campanella lo coglie impreparato, facendolo saltare sul posto; inizia a camminare per cercare di confondersi fra gli studenti: ovviamente nessuno può riconoscerlo, non essendo lui ancora iscritto in quella scuola.
Si chiede come mai nessuno si faccia domande sulla presenza di un perfetto sconosciuto all'interno dell'edificio scolastico, ma poi alza le spalle e continua a camminare senza prestare molta attenzione a dove sta andando, ed infatti rimbalza contro il petto di qualcuno.
“Oops!” ride un'allegra voce, che gli fa alzare immediatamente lo sguardo.
“C-ciao” sussurra, e la voce gli si incrina di fronte allo spettacolo che Louis era -anzi, è- da vivo: gli occhi azzurri sono molto più brillanti, le guance sono leggermente colorate di rosa ed il sorriso è il più aperto e coinvolgente che Harry abbia mai visto.
Inevitabilmente, si innamora ancora, di più, si innamora un'altra volta di Louis.
Si osserva con circospezione attorno e poi prende a seguire il liscio, e con lui anche i Niall e Liam del passato, che lo guidano verso la piscina, dove avrà luogo l'ultimo allenamento pre-gara.
Harry, nascosto fra gli spalti, può osservare per la prima volta Louis solcare con eleganza la corsia della piscina, eseguendo ogni singola bracciata come se questa fosse un semplice prolungamento dell'acqua stessa.
Solo ora comprende quello che intendeva Niall quando gli spiegava ciò che si provava quando si aveva la fortuna di vedere Louis 'danzare' con l'acqua.
Quando è convinto che ormai tutti i ragazzi siano andati a casa, il riccio esce dal suo nascondiglio, avvicinandosi allo specchio cristallino; immerge una mano nell'acqua, e la osserva pensieroso.
“Non avrai mica intenzione di buttarti, eh?!” urla la stessa voce di qualche ora prima.
Louis indossa una tuta ed è in piedi davanti alla porta d'uscita della stanza, il braccio piegato per sostenere il borsone che gli ricade oltre la spalla, uno strano cipiglio sul volto.
“Oh, no. Non più” sorride enigmatico Harry, alzandosi dalla sua posizione.
“Meglio così” sentenzia Louis, ricambiando il sorriso ed inclinando leggermente il volto di lato: “Perchè sarebbe stato un vero spreco” termina, uscendo dalla porta.
Harry si porta una mano al petto, sentendolo battere freneticamente.




Si è torturato tutta la notte, pensando a cosa potrebbe effettivamente fare per salvare la vita di Louis, ma ogni opzione gli sembrava o stupida, o insulsa, o impossibile.
Poi un'illuminazione gli giunge in soccorso, e con trepidazione tira fuori dalla tasca dei jeans il suo cellulare.
Perchè forse le idee più semplici, sono le migliori.
La mattina seguente è il primo ad entrare nel palazzetto dello sport, perché vuole assicurarsi di essere in prima fila; segue spassionatamente la gara pur sapendo già cosa succederà, prestando più attenzione alla bottiglia da cui dovrebbe bere Louis, piuttosto che alla competizione.
Infine vede l'allenatore di una squadra avversaria avvicinarsi furtivamente ed iniettare qualcosa di giallognolo con una siringa all'interno dell'acqua del liscio, rendendola in questo modo sicuramente tossica.
Si morde il pugno per evitare di urlare per la frustazione, perché purtroppo non è lui che deve intervenire.
Solo quando vede che Louis si sta avvicinando alla bottiglia mentre ride inconsapevole con i suoi amici, e che i poliziotti sono ancora troppo lontani, decide che non può più aspettare: si precipita fuori dall'area destinata al pubblico e con un salto va contro al liscio, impedendogli di dissetarsi e buttandolo per terra.
Harry finisce nella piscina; i vestiti gli si fanno aderenti e diventano pesanti, tantissimo.
Così tanto che le sue gambe allenate non riescono più a sostenere il suo peso.
Si abbandona all'acqua, contento di essere almeno riuscito a salvare Louis.
Apre le palpebre in un ultimo e faticoso gesto, vedendo soltanto capelli color caramello e meravigliosi occhi azzurri.


Qualcosa gli risale per la gola, così volta il viso di lato ed inizia a sputare litri -okay, forse non sono proprio litri- di acqua al sapore di cloro.
Si sente scuotere, ma ha paura di aprire gli occhi.
Ha paura che questo sia soltanto un flashback di quello che sa essere già successo, di non essere arrivato in tempo.
Quando alza le palpebre, incontra un paio di occhi azzurro ghiaccio che lo scrutano preoccupato.
“Quell'acqua era avvelenata, tu lo sapevi, non è vero?” domanda Louis, così lui annuisce semplicemente.
“Mi hai salvato la vita e nemmeno mi conosci... Perchè?”.
Harry ride in maniera roca, anche se questo gli causa un forte dolore alla gola: “Perchè tu me l'hai salvata già tre volte, e continui a salvarmi ad ogni sguardo” sussurra, perdendosi nell'osservare l'espressione confusa di Louis.
E perché l'amore è grande tanto così” conclude con un sospiro, pensando che se anche Louis non dovesse mai ricordarsi di quello che era stato fra di loro, lui comunque non potrebbe mai scordarlo, né potrebbe essere in grado di smettere di amarlo.
Harry?” dice in maniera tremula la voce emozionata di Louis, facendogli alzare immediatamente lo sguardo speranzoso.
Gli occhi chiari di Louis sono pieni di lacrime, quando questi si avvicina ad Harry per stringerlo fra le braccia.
I loro volti si fanno sempre più vicini, e finalmente le loro labbra si scontrano, ed è come avrebbe dovuto essere da sempre, dall'inizio: la mano di Harry a sentire il cuore di Louis battere all'impazzata, le sue labbra a bearsi del calore di quelle dell'altro ragazzo.
E poco importa se soltanto loro, Niall e Liam sapranno la verità, perché Harry e Louis sanno che si sono salvati a vicenda, e che continueranno sempre a farlo.
Perchè il loro è un amore grande tanto così.




Una giovane donna dai capelli argentei girovaga fra le lapidi di un cimitero relativamente nuovo.
Passeggia sulle stradine ghiaiose e poi si addentra sul prato, fermandosi nel punto più assolato di tutti.
Osserva con fierezza la lastra di marmo bianco sparire da sotto il suo sguardo, lasciando il posto a nuove foglioline verdi appena nate.
Alza lo sguardo verso il cielo, dove le nuvole bianche sembrano formare il ritratto di quattro volti sorridenti.
“Oggi è proprio una bella giornata” sentenzia, prima di scomparire nel nulla.

 

   
 
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