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Autore: Sofiotto    17/07/2015    4 recensioni
Questa volta si tratta di una JinMin uscita fuori dal nulla... Come sempre dopotutto. I caratteri dei due protagonisti sono mooolto lontani dai loro veri caratteri e mi dispiace se a molti di voi non piacerà la storia per questo piccolo particolare.
Vi lascio con una citazione del testo, spero che la leggiate con piacere ^^
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[...]Era riuscito a dedurre diverse cose.
La prima di tutte era: Jin era ed è rimasto, se non peggiorato, uno psicopatico, stalker, maniaco sessuale con seri problemi da curare. Sicuramente anche violento.
La seconda: Il bacio non gli era dispiaciuto, ma in ogni caso non era gay e di sicuro non era attratto da Psycho-Jin! C'era sicuramente un'altra spiegazione che al momento non riusciva a trovare.
La terza: Avrebbe dovuto mettere per bene in chiaro le cose con lui o lo avrebbe perseguitato per il resto dei suoi giorni.
Scrisse quei tre punti su un foglietto di carta, quasi a volerseli studiare e sospirò quando aggiunse il quarto punto.
"4. Dopo che avrò messo in chiaro le cose con lo Psicopatico... Sarò morto."[...]
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Kim Seokjin/ Jin, Park Jimin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Come detto nella descrizione, sicuramente il carattere dei due personaggi non è lo stesso dei personaggi reali. Ma in ogni caso è un AU, quindi fatevene una ragione u_u
La pubblico come oneshot ma è probabile che io scriva un secondo capitolo in futuro, come è già successo con la precedente MinKey che vi consiglio di leggere.
Detto ciò, spero che vi piaccia la mia storia. Buona lettura!
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PSYCHO LOVE


Muscoli tesi. Cuore a mille. Polmoni che bruciano in cerca d'aria. Sguardo concentrato. Un sorriso.
Per Jimin sembrava tutto così semplice una volta che si trovava in pista a ballare. Tutto il mondo spariva ed esistevano solo lui, la musica e il suo corpo che si muoveva a tempo.
Poi tornava il silenzio, ed ecco le grida e gli applausi di chi lo stava osservando col fiato sospeso.
E la sua soddisfazione era tale da non farlo smettere di sorridere neanche nel momento in cui sentì pronunciare quelle parole da un ragazzo visto per la prima volta.
-Mi piaci, Jimin. Mettiamoci insieme.-
Esatto, Jimin sorrideva, ma gli occhi esprimevano lo shock appena avuto.
Un ragazzo. Piaceva ad un ragazzo.
-Cosa? Scusa... Non credo di aver capito bene.- balbettò squadrando la figura del castano di fronte a sé.
-Ho detto che mi piaci, Jimin.- Rispose quello, serio.
-Ma... non ci conosciamo nemmeno!- Sbottò quasi spaventato, indietreggiando di un passo.
A quelle parole, il ragazzo più alto sembrò quasi rabbuiarsi, tant'è che si fece avanti minaccioso, e alzando di poco la voce disse: -Come sarebbe a dire che non ci conosciamo?! Park Jimin, come puoi esserti dimenticato del sottoscritto?!-
A quel punto il più piccolo spalancò gli occhi. L'unico che lo chiamava "Park Jimin" quando era arrabbiato era una sola persona...
-JIN HYUNG!!!- E dopo aver gridato il suo nome si bloccò totalmente, incapace di formulare un qualsiasi pensiero logico. L'unica cosa che riuscì a dire fu: -Ma tu non eri partito per il Giappone?!-
-Sì certo! Dieci anni fa!- Ribatté il più grande, guardandolo ancora stizzito. Non aveva ancora ricevuto una risposta e la cosa lo faceva arrabbiare non poco. In più non era quello il "Bentornato" che si era aspettato.
-Ah... E sei tornato ora? Perché non mi hai chiamato, sarei venuto all'aeroporto e...-
-Non cercare di cambiare discorso! Voglio una risposta e la pretendo ora!-
Ok, ora era totalmente riconoscibile... Fin da quando erano bambini, Jimin era dovuto sottostare al più grande, qualsiasi cosa lui decidesse. Se per caso osava ribellarsi, Jin lo prendeva semplicemente a schiaffi... Ma erano bambini... E ora che erano entrambi cresciuti? Probabilmente lo avrebbe preso a pugni e quelle spalle enormi non promettevano nulla di buono.
Jimin deglutì e guardò Jin negli occhi. Doveva dirgli "Ok, nessun problema!" solo per non farsi prendere a botte o doveva dirgli la verità? Beh, al massimo sarebbe fuggito a gambe levate, no?
-Ehm... Hyung... Io non sono gay.- balbettò pronto a scattare con una gamba.
Ma sorprendentemente Jin non fece nulla. Lo guardò e dopo un po' rise.
-Neanche io sono gay! Cosa c'entra?!- Fu la replica del più grande che lasciò totalmente di sasso Jimin. Diceva sul serio? Era sul serio così cretino?!
-Ma scusa... Allora...-
-Senti Jimin, mi piaci da quando eravamo bambini! Non provo attrazione per i ragazzi, tutt'altro! Ma tu hai avuto sempre qualcosa di speciale che mi ha fatto perdere la testa! In questi dieci anni ho provato a stare con altre persone, ma mi tornavi alla mente sempre tu.-
Quelle parole mandarono ancor di più in confusione il più giovane che, lentamente, indietreggiò verso la porta posteriore del locale.
-Scusami io... Devo pensare, ok? Non... Non seguirmi!- Detto ciò corse via, senza fermarsi un secondo finché non arrivò a casa, la sua cara e dolce tana.
Non aveva visto l'espressione di Jin e non lo aveva neanche sentito mentre si scrocchiava le dita, pronunciando tra i denti: -Io.lo.ammazzo.-

Una settimana dopo Jimin era ancora sano e salvo. Continuava a frequentare la scuola di ballo ma aveva cambiato il locale in cui andava a ballare quasi tutte le sere.
Con un po' di fortuna non avrebbe mai più incontrato quello psicopatico di Jin e avrebbe trovato una bella ragazza, magari anche due, ne avrebbe sposata una, avrebbero avuto tanti figli insieme e...
Addio sogno felice.
La porta della scuola di danza si era appena aperta e a fare capolino c'era lui, il suo incubo.
E cazzo, lo aveva appena visto e salutato con un sorriso che non prometteva nulla di buono!
Jimin si costrinse a sorridere e lo salutò con un cenno della mano mentre il resto della classe continuava a ballare.
Tutto inutile, era sicuro che non sarebbe riuscito a ballare oltre per quel giorno. I suoi occhi addosso lo mettevano a disagio e a causa dell'agitazione aveva cominciato a sbagliare tutti i passi.
Dopo qualche parola di scusa, andò a prendere il proprio borsone, pronto a dirigersi agli spogliatoi dove si sarebbe cambiato.
Si bloccò una volta presa la borsa e guardò il ragazzo che ora era proprio di fronte a lui con un sorriso "dolce". Sì, dolce all'apparenza. Jimin era già pronto alla sua morte.
-Vado a cambiarmi! Ci vediamo appena esco, va bene hyung?- Gli sorrise Jimin, cercando di sembrare il più naturale possibile. Ma lui aveva un piano. Gli spogliatoi della palestra avevano ben due porte! Una che dava direttamente all'esterno e l'altra che riportava nell'atrio. Ovviamente sarebbe fuggito via.
Entrò negli spogliatoi e cominciò a cambiarsi. Non appena la maglietta fu sfilata, però, ecco di nuovo il viso dello psicopatico fare capolino, per poi entrare totalmente.
-Che diavolo fai?! Esci fuori, mi sto cambiando!-
-Come se non ti avessi mai visto nudo... Beh, in effetti è passato un po' di tempo da quando facevamo il bagnetto nella stessa vasca!- Ribatté Jin, ridendo leggermente mentre gli si avvicinava.
Jimin afferrò la maglietta velocemente e fece per rimettersela, ma una mano di Jin bastò per fermarlo. Lo aveva afferrato per un polso che gli aveva abbassato subito dopo, gudagnandosi un'occhiataccia dal più piccolo che prontamente fece resistenza.
-Sei cresciuto, Jimin-ie... E anche bene.- Disse con una punta di lussuria il più grande, fissandogli i pettorali e accarezzandogli gli addominali con lo sguardo, che scese fino all'elastico della tuta azzurra che aveva appena indossato.
Tenendogli sempre il polso fermo, passò l'altra mano sul suo ventre, abbassandola molto lentamente e provocando dei brividi in Jimin.
Subito quest'ultimo gli afferrò il polso, guardando il più grande sconvolto.
-Hyung... Che cavolo fai?!- Chiese con voce quasi tremante a causa dell'agitazione.
-Non lo capisci da solo?- Disse retorico il più grande, chinando il viso verso il suo per poi rubargli un bacio fugace.
Jimin spalancò gli occhi, incapace di fare qualsiasi cosa. Non era il primo bacio che riceveva, ma di sicuro era il primo da parte di un uomo! E per qualche strano motivo non gli dispiaceva...
Jin si scostò e sorrise, guardandolo negli occhi, quindi lo lasciò andare.
-Ti do un altro giorno per pensarci! Poi voglio la risposta, chiaro? E fa in modo che sia positiva.- Ammiccò verso di lui e si leccò le labbra, per poi voltarsi e andarsene, lasciando un Jimin totalmente spaesato e confuso.

Durante il tragitto verso casa, Jimin, aveva avuto modo di pensare molto a quello che era successo.
Era riuscito a dedurre diverse cose.
La prima di tutte era: Jin era ed è rimasto, se non peggiorato, uno psicopatico, stalker, maniaco sessuale con seri problemi da curare. Sicuramente anche violento.
La seconda: Il bacio non gli era dispiaciuto, ma in ogni caso non era gay e di sicuro non era attratto da Psycho-Jin! C'era sicuramente un'altra spiegazione che al momento non riusciva a trovare.
La terza: Avrebbe dovuto mettere per bene in chiaro le cose con lui o lo avrebbe perseguitato per il resto dei suoi giorni.
Scrisse quei tre punti su un foglietto di carta, quasi a volerseli studiare e sospirò quando aggiunse il quarto punto.
"4. Dopo che avrò messo in chiaro le cose con lo Psicopatico... Sarò morto."

Il giorno dopo era pronto. O meglio, si convinse di essere pronto.
Prese un respiro profondo ed uscì di casa, pronto ad essere assalito dal vecchio "amico".
E invece no, nessun Jin, nessun maniaco pronto ad ucciderlo in caso di rifiuto!
"Strano...", pensò tra sé Jimin, mentre caminava verso la scuola di ballo. Quella mattina avrebbe insegnato ai più piccoli, cosa che lo rendeva davvero orgoglioso. Eppure, da quando era tornato Jin in città, sembrava quasi che gli andasse tutto a rotoli! Anche quella mattina, mentre spiegava dei semplicissimi passi di danza, aveva rischiato di cadere, inciampare e chi più ne ha più ne metta, facendo scoppiare a ridere tutti i bambini.
Quando finalmente quella lezione disastrosa fu finita, decise di andare a rilassarsi al parco.
Si era seduto su una panchina da qualche minuto quando, con la coda dell'occhio, vide una figura familiare sedersi accanto a lui.
Subito si irrigidì e si voltò verso il ragazzo più grande, spostandosi un po' verso la parte opposta.
Jin sembrava non essersene accorto e semplicemente gli sorrise, salutandolo come aveva fatto ogni volta che si erano incontrati. Riflettendoci, il saluto di Jin non era cambiato mai. Un sorriso, la mano alzata e un caloroso "Ehi!".
Ma perché Jimin si era messo a pensare ad una cosa tanto inutile in quel momento?!
Scosse il capo per riprendersi e gli sorrise a sua volta, salutandolo con un cenno del capo.
-Allora? La tua risposta?- Chiese con voce calma il più grande, mostrando però la sua agitazione, picchiettando ripetutamente l'indice contro la propria coscia.
Quasi gli fece tenerezza... Sperava così tanto in una risposta positiva e invece...
-...Mi dispiace ma non possiamo stare insieme. Tu non mi piaci Jin, non posso farci niente.- E subito ritirò il pensiero di poco prima. L'espressione di Jin non aveva nulla di tenero. Ora lo stava semplicemente fissando negli occhi, immobile, quasi fosse un cane rabbioso, pronto ad azzannarlo al collo.
"Addio genitori amati... Mi dispiace non essere stato un figlio migliore!" Si ritrovò a pensare, già pronto a scappare.
Invece la risposta di Jin fu totalmente inaspettata.
Scrollò le spalle e, con un sospiro rassegnato abbassò lo sguardo, parlando poco dopo con voce davvero depressa, cosa che fece accapponare la pelle a Jimin. Non lo aveva mai visto così giù di corda!
-E va bene, mi arrendo... Senti... Dopodomani riparto. Volevo rivedere almeno il posto dove giocavamo da bambini. Abiti sempre da quelle parti?-
-Sì, nella stessa casa... Perché?- Aveva una brutta sensazione... Sensazione che si rivelò vera.
-Allora ti accompagno a casa! Anche perché sarà l'ultima volta che ci vedremo, probabilmente.- mormorò il più grande, senza guardarlo.
A quella richiesta, il buon cuore di Jimin gli impedì di dire semplicemente no, quindi acconsentì.

Percorsero quasi tutto il tragitto in silenzio. A volte le loro mani si sfioravano, stando uno accanto all'altro e, puntualmente, Jimin fingeva di grattarsi una parte del corpo, giusto per evitare che l'altro ne approfittasse. Continuava ad immaginarsi roba da film romantici, film di cui non voleva essere protagonista.
Arrivati davanti alla vecchia casa in cui Jin abitava, questo si fermò e con un gran sorriso cominciò ad elencare i vari ricordi.
-Lì i miei ci hanno sgridato perché eravamo tornati a casa pieni di fango! E qui davanti abbiamo fatto a botte con quei teppistelli, ti ricordi?! E qui...- Si bloccò per un secondo e sorrise quasi nostalgico -Qui è dove ci siamo conosciuti noi... Stavamo camminando e abbiamo sbattuto uno contro l'altro- Rise leggermente ricordando l'accaduto.
Jimin, dal canto suo, avrebbe preferito rimuovere quel ricordo. Era stata una giornata infernale. Jin, per fargliela pagare di essergli andato addosso, lo aveva costretto a fargli da schiavo per una settimana intera. Per non parlare di tutto quello che ne è venuto dopo, fino a quell'esatto momento.
Però ricordava con affetto l'azzuffata con quei ragazzini e il ritorno a casa infangati.
Nel primo caso, Jin si era battuto per difendere il povero Jimin, preso di mira da quei ragazzini idioti, mentre nel secondo, semplicemente si erano divertiti a giocare in mezzo al prato. E quando i loro genitori li avevano sgridati, si era persino dichiarato colpevole. Aveva detto che era stata tutta una sua idea, prendendosi la maggior parte dei rimproveri.

Senza neanche rendersene conto, si erano ritrovati davanti casa del più giovane.
-Oh.. Hyung, siamo arrivati.- Disse quindi Jimin, andando intanto ad aprire la porta di casa.
Non fece in tempo a staccare le chiavi dalla toppa che sentì le mani dell'altro spingerlo all'interno e poi contro il muro. Sentì la porta di casa chiudersi, quindi si voltò verso il più grande, sconvolto.
Jin lo guardava con un sorrisetto a metà tra il divertito e il lussurioso. Che cavolo aveva in mente, ora?!
-Che fai?! Esci fuori da casa mia, SUBITO!- sbottò, nonostante sapesse che fosse inutile. Infatti lo vide avvicinarsi subito dopo, premendolo tra il suo petto e il muro dietro di lui.
Non fece in tempo a dire altro che le labbra dello psicopatico toccarono le sue con foga.
Le mani cercarono di allontanarlo ma subito, Jin le afferrò, intrecciando le dita al quelle dell'altro per poi bloccarle sopra il suo capo.
Ora anche la lingua premeva per entrare in contatto con quella di Jimin. La sentì accarezzargli le labbra lentamente, assaporarle e un momento dopo eccola, dentro la propria bocca intenta a cercare la gemella che trovò subito dopo.
Era una sensazione così strana. Sentiva il proprio cuore battere all'impazzata a causa della rabbia, le guance in fiamme per l'imbarazzo e le gambe tremare per... per cosa? Ma certo, paura! Doveva essere per forza quella!
Non appena sentì Jin scostarsi per riprendere fiato, Jimin colse la palla al balzo e, con una ginocchiata in pieno stomaco lo spinse via, facendolo piegare in due.
-CHE CAZZO FAI, MANIACO PSICOPATICO?!- Sbottò, mentre sentiva lacrime di rabbia solcargli le guance ancora in fiamme.
L'altro di tutta risposta continuava a tossire per il calcio, poi con voce sommessa disse: -Ma se piace anche a te...- Non riuscì a finire di parlare che tornò a tossire in cerca d'aria. Ok, il piccolo Jimin colpiva bene.
-Piacere?! Quale piacere?! Ti ho detto che non provo niente per te, idiota, o sei forse sordo?! Anzi, vuoi sapere una cosa interessante?! Ti odio! E ti ho sempre odiato! Ma quali amici, mi hai sempre trattato come una nullità, infastidendomi soltanto! Non ti ho mai sopportato! Quando hai detto che te ne andavi in Giappone ho ballato di felicità! E sono stato felice finché non sei tornato di nuovo a rompere le scatole! Fammi un favore, tornatene in Gia...- Si bloccò per un solo motivo. Ora Jin lo stava guardando, ma non come se volesse ucciderlo... La sua espressione era di dispiacere o qualcosa di molto vicino alla tristezza. Vide i suoi occhi lucidi e per un momento pensò che forse aveva esagerato. Dopotutto era stato solo un bacio innocente, no? Avrebbe dovuto scusarsi, probabilmente.
Stava per farlo quando l'altro borbottò un "Mi dispiace", per poi uscire di casa come se nulla fosse.
Bene. Lo aveva ferito. Lo aveva fatto uscire di casa e probabilmente dalla sua vita. Tutto ciò che aveva desiderato da quando lo aveva rincontrato, no? E allora perché si sentiva così in pena per lui?

Era così? Lo aveva sempre odiato? Lo aveva davvero trattato così male? E poi lo aveva chiamato maniaco psicopatico?! Sul serio era così terribile?
Erano questi i pensieri che continuavano a ronzare nella testa di Jin, mentre camminava, mentre si fermava davanti a un pub, mentre si sedeva e ordinava il primo cocktail, il secondo, il terzo... Mentre dava il cellulare al barman che chiamava il primo numero fra le chiamate rapide perché era troppo ubriaco per tornare a casa da solo.
Beh, forse un po' maniaco lo era... Dopotutto aveva fatto mille ricerche per quel numero di telefono.

Lo squillo insistente del cellulare lo svegliò. Diede un'occhiata alla sveglia sul comodino e sbuffò irritato. Le due di notte. Ma chi era che rompeva a quell'ora?!
Numero sconosciuto.
Sospirò e rispose con voce impastata dal sonno.
-Sì, chi è?-
-Non ho idea di chi tu sia ma vieni a riprendere il tuo amico! E' ubriaco marcio e credo che non abbia neanche abbastanza soldi per pagare!-
Jimin rimase un secondo in silenzio, cercando di metabolizzare le informazioni.
Amico ubriaco.
Soldi.
Riprendere.
-...Che cosa?! Ma di che sta parlando?!-
-Mi hai sentito bene! C'è un tizio ubriaco nel mio pub, ora vieni a riprendertelo o chiamo la polizia e lo faccio venire a prendere da loro!- Sbottò il proprietario abbastanza irritato. Poi sentì una voce alquanto familiare, sbraitare lontano dal telefono e decisamente impastata dall'alcool.
-Lascialo starrre!! Mi odia, capisssci?!-
Jimin si portò una mano sul capo, sospirando rassegnato. Quell'idiota era davvero.. davvero...
-Che cretino! Arrivo tra cinque minuti, mi dia l'indirizzo.- Disse rassegnato, alzandosi dal letto e cominciando a vestirsi per andare a prenderlo.
Una volta segnato l'indirizzo, si diresse verso il pub e, arrivato, notò un Jin del tutto ridicolo che rideva e parlava con un barman piuttosto scocciato. Probabilmente il proprietario della voce scocciata.
-Eccomi qui! Scusi per il disturbo, questo scemo è un vero idiota!- sapeva di aver detto praticamente la stessa cosa, ma un po' per il sonno e un po' perché non aveva idea di come definirlo se non in quel modo, aveva optato per quella frase.
Pagò la differenza dei cocktail che mancava al proprietario e prese sotto braccio il ragazzo più grande che continuava a ridacchiare come un cretino.
-HAAAHAAA! Jimin-ie, sei vestito come uno sceeemooo!- lo prese in giro indicando la canottiera che usava di solito per dormire e la tuta azzurra che aveva indossato anche il giorno prima. Si era vestito in fretta e furia, era ovvio che non avesse prestato attenzione!
-Sì sì, come dici tu...- Sbuffò il più piccolo, visibilmente irritato.
Per tutto il tragitto verso casa, Jimin si era sorbito i lamenti, le risatine e le prese in giro di Jin, così, una volta che lo ebbe buttato sul letto, diede sfogo alla sua frustrazione con un grido liberatorio.
Fortunatamente i vicini erano una coppia di anziani con l'udito che spesso faceva cilecca.
-Nnnon gridare!- Si lamentò Jin, chiudendo gli occhi, steso sul materasso.
-Cretino, sei a casa mia e osi darmi ordini?! Ti ho salvato dalla prigione!- sbottò, sapendo di parlare con un muro addormentato.
Si sedette sul letto, esausto e si coprì il viso con le mani. Aveva sonno, aveva caldo e aveva voglia della sua pace interiore.
Trasalì quando si sentì avvolgere da due braccia forti. Voltò il capo in direzione dell'ubriaco che ovviamente non vide steso.
-Jimin-ie... Mi dispiace. Non volevo trattarti male, non odiarmi. Cambierò, te lo giuro.- biascicò con voce strascicata.
Per l'ennesima volta si sentì male per lui. Alla fine una parte di lui gli aveva voluto bene. Era vero che aveva ballato di felicità quando l'altro se n'era andato, eppure i giorni dopo erano stati così vuoti senza quello hyung psicopatico.
Sospirò e portò una mano sopra la sua, stringendola.
-Non ti odio, ok? L'ho detto perché ero arrabbiato. Ora dormi, domani ti aspetta un gran mal di testa.-
Si voltò verso di lui e lo spinse di nuovo contro il materasso. L'altro, dal canto suo, non oppose resistenza, troppo rimbambito dall'alcool per capire qualsiasi cosa e, chiusi gli occhi, si addormentò profondamente.

Jin si era svegliato da un'ora, un'interminabile ora in cui non aveva fatto altro che lamentarsi del suo mal di testa e di come fosse colpa di Jimin tutto quel casino.
-Perché sarebbe colpa mia, scusa?!- Chiese indignato il più giovane, dopo avergli passato un bicchiere d'acqua con una pasticca per il mal di testa.
-Se non mi avessi detto quelle cose non sarebbe mai finita così!- Ribatté il più grande, mandando giù la pasticca subito dopo.
-Se sei uno stupido non è colpa mia!- Ribatté Jimin, facendo per alzarsi e venendo bloccato subito dall'altro che lo tirò sopra di sé, abbracciandolo.
-Mi dispiace... Facciamo pace con un bacio, vieni qui!- Disse con un ghigno Jin, avvicinandosi al suo viso.
Contrariamente da quello che si era aspettato, Jimin si lasciò baciare, guadagnandosi un'occhiata sorpresa da parte di Jin.
-Non ti scansi?- chiese, quindi, sbalordito.
Jimin arrossì leggermente e guardò altrove, preso dall'imbarazzo, quindi ripose.
-Beh... Mi sono comportato male anche io... Finché si tratta di baci va bene. E poi hai detto che domani te ne vai, no? Qualche bacio posso concedertelo.-
A quel punto Jin ridacchiò e le parole che ne seguirono furono un pugno nello stomaco di Jimin.
-Ho mentito... Era per smuoverti un po'! Vedrai, presto andremo oltre i baci, mio caro Jimin-ie!-
"Rettifico. Non proverò mai più pena per questo malato mentale!" Fu l'ultimo pensiero di Jimin prima di essere assalito dai baci passionali di Jin.
   
 
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