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Autore: Nefer    17/07/2015    2 recensioni
E' davvero da tantissimo che ho ormai lasciato le mie storie e la stesura di fanfic. Ho deciso di ritentare, di tornare a scrivere racconti, sopratutto sul mondo di Harry Potter. Non so se la cosa funzionerà, ma vediamo un po'. Non ho idea del perché abbia deciso di cominciare proprio da questa fanfic, forse per via dello stile migliore rispetto alle altre storie, anche se totalmente diverso da quello che ho attualmente. Non ho comunque il cuore di modificare i primi cinque capitoli, quindi li lascerò così come li avevo scritti.
--------- (prologo) e QUINTO CAPITOLO POSTATO!! -------
FANFIC IN CORSO. ANNO IN CUI E' STATA INIZIATA: 2007
James e Lily sono felicemente sposati. La minaccia di Voldemort non incombe su di loro e Harry sta per compiere due anni. James é un coraggioso Auror e Lily sta per diventare insegnante di Pozioni. Un giorno Remus si presenta a casa dei due per dare loro una terribile notizia che costringerà i due alla fuga, con il loro pargoletto: il primo ministro é stato ucciso e sul luogo del delitto c'era la bacchetta di James…
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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E' davvero da tantissimo che ho ormai lasciato le mie storie e la stesura di fanfic. Ho deciso di ritentare, di tornare a scrivere racconti, sopratutto sul mondo di Harry Potter. Non so se la cosa funzionerà, ma vediamo un po'. Non ho idea del perché abbia deciso di cominciare proprio da questa fanfic, forse per via dello stile migliore rispetto alle altre storie, anche se totalmente diverso da quello che ho attualmente. Non ho comunque il cuore di modificare i primi cinque capitoli, quindi li lascerò così come li avevo scritti.
 
CAPITOLO 5

Un mese era scivolato via, e quasi non se ne erano accorti, nonostante la tensione fosse cresciuta, assieme alla paura di non riuscire a risolvere la situazione.
Tuttavia, sia Lily quanto James, erano contenti che il loro nascondiglio non fosse stato ancora scoperto e che potessero godere ancora della protezione di quelle mura che ormai iniziavano a sentire come una vera casa.
Il pancino di Lily era lievitato di poco, prendendo una dolce curvatura, tuttavia non ancora molto visibile. Le uniche visite che poteva proseguire erano quelle presso la ginecologa babbana del paese, seppur James non ne fosse entusiasta, e continuasse a ripetere che al San Mungo avrebbe avuto i guaritori migliori del mondo.
Lily rispondeva prontamente che ormai il San Mungo era off limits, quindi sarebbe stato meglio per entrambi se James avesse smesso di lamentarsi. E così aveva fatto il marito.
La primavera aveva ormai lasciato posto all'estate. Un po' delle nubi, che caratterizzavano il clima britannico, erano sparite, e le giornate erano più lunghe e soleggiate del solito, il che metteva particolarmente di buonumore la rossa, che ogni tanto riusciva a riprendere fiato e a lasciarsi alle spalle qualche preoccupazione.
- Forse potrei anche abituarmi a questa vita – aveva detto scherzosamente a James, una sera mentre erano nel letto, stretti l'uno all'altra.
James non aveva colto il tono scherzoso della moglie e aveva fissato il soffitto, per poi sospirare.
- Mi manca il mio lavoro...
Il silenzio era calato e infine Lily lo aveva abbracciato con forza, inspirando il suo odore. Non aveva potuto fare altro che promettergli che si sarebbe sistemato tutto, ma la verità era che nemmeno lei sapeva se davvero sarebbe accaduto.
Remus e Sirius non avevano novità per loro, nulla si era smosso in quel mese, non era emerso niente che potesse aiutare James.
La sua bacchetta era rigorosamente sotto sequestro, non si sapeva nemmeno in quale stanza del ministero fosse tenuta. Si vociferava che fosse stata portata in una camera blindata della Gringott.
Pattuglie di Auror ispezionavano giorno e notte Londra, anche nella zona babbana, locandine con le foto dei due fuggitivi erano sparse ovunque e anche i babbani erano stati allertati. Avevano fatto credere loro che si trattasse di due pericolosi criminali, ma non erano stati rilasciati molti dettagli.
Sirius fumava di rabbia ogni giorno di più. Stavano facendo passare Lily e James come due mostri, eppure era sicuro che se si fosse trattato di un mago qualsiasi non si sarebbero scomodati tanto.
Aveva paura per i suoi amici e ancora non si fidava di Cassandra a cui non aveva permesso di lasciare il suo appartamento in quel mese. Lei era stata costretta a mettersi in malattia, per giustificare l'assenza da lavoro, ma quella storia non sarebbe potuta continuare a lungo senza risultare sospetta.
- Puoi sempre dire la verità, che sei incinta – aveva proposto lui, un giorno, e in risposta la ragazza aveva scrollato le spalle.
- Tanto ormai posso fare solo quello che ordini te! Non sono più padrona della mia vita.
Quelle parole avevano colpito Sirius nel profondo. Non avrebbe saputo dire perché lo avessero ferito tanto e perché si sentisse così tanto in colpa nei confronti di una donna di cui non gli era mai importato molto. E non c'entrava la storia del bambino, o comunque non del tutto.
In quel mese di convivenza forzata era successo qualcosa. Era riuscito a vedere un lato di Cassandra di cui non era a conoscenza. Aveva potuto vivere sulla propria pelle tutte le sfumature della sua personalità... e gli erano piaciute.
A volte quei pensieri lo spaventavano. Altre volte lo tormentavano.
Remus ascoltava pazientemente ogni singolo sfogo o anche il più piccolo dubbio. Era presente, gli dava consigli, rivelandosi sempre più il buon amico che era.
Insomma, era stato un mese davvero strano per tutti loro e sembrava che le stranezze dovessero aumentare sempre più.
 
- Nessuno vuol parlare al ministero – sentenziò Remus, seduto nel salotto dei Potter.
Lui e Sirius si erano camuffati trasfigurandosi, per raggiungere la casa di campagna degli amici senza dare nell'occhio. Cassandra era andata con loro. Ormai i suoi unici momenti di libertà erano quando si trovava con Lily nel giardino sconfinato della tenuta. In quei momenti non ci pensava nemmeno a scappare. Era come se si fosse arresa al proprio destino, una cosa che non era da lei e questo le faceva gran rabbia. Eppure, una parte di lei iniziava a credere che davvero i Potter non fossero colpevoli dell'omicidio del primo ministro e rimanere con Sirius le avrebbe dato qualche notizia in più a riguardo.
- Ovviamente si tratta di qualcuno che lavora per il Ministero – disse Sirius con convinzione – nessun altro, all'interno, può avere con se la bacchetta se non i dipendenti, specialmente i pezzi grossi.
I suoi occhi vagarono su tutti i presenti.
- Siamo migliaia... come facciamo a trovare il colpevole? - sospirò James, passandosi una mano tra i capelli spettinati.
Aveva il viso stanco e pallido. Due occhiaie sostavano nella zona tra gli occhi e gli zigomi e Sirius era certo di non averle mai viste prima sul volto di James. Il suo migliore amico era sempre stato in grado di fare sonni fantastici e tranquilli. In quel mese sembrava essere invecchiato di una manciata di anni e questo non poteva che far preoccupare maggiormente il Black.
- Qualcuno deve aver visto qualcosa, proprio perché siete migliaia! - rincarò.
- Se davvero qualcuno ha visto qualcosa di sospetto, non parlerà mai. Ho l'impressione che ci sia qualcosa di davvero grosso sotto. Qualsiasi testimone può essere stato messo a tacere con minacce o soldi – mormorò Remus.
- Non potete... riprovare?- chiese Lily, guardando speranzosa i due.
Remus avrebbe tanto voluto alzarsi e stringerla con forza in quel momento. Mormorarle in un orecchio che sarebbe andato tutto per il meglio e che lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per tirarli fuori dai guai.
Aveva sempre considerato Lily una sorta di migliore amica. Lei gli era stata accanto nei momenti difficili, gli aveva sempre detto di non vergognarsi per ciò che era e non lo aveva mai fatto sentire sbagliato.
Ora Remus si sentiva in obbligo di fare altrettanto bene per lei e impegnarsi in questo.
- Con me non parlano – disse Sirius con un sospiro – Non sono uno del ministero, figuriamoci, nessuno si fiderebbe a rivelarmi qualcosa di grosso.
- Io sono in confidenza con pochi, ma vi prometto che continuerò a chiedere e informarmi, nel modo più discreto possibile – aggiunse Remus.
Cassandra non aveva aperto bocca per tutto il tempo.
 
Il tempo sembrava non rallentare nemmeno un secondo, ma anzi, somigliava di più ad una caduta libera, inesorabile.
- Lasciami tornare a lavoro.
Cassandra fissava Sirius negli occhi, con determinazione. Era al centro del salotto, in piedi, la testa dritta, con fierezza e le mani chiuse in morbidi pugni.
Lui si lasciò sfuggire una risatina e si buttò a sedere sul divano.
- Vuoi scherzare? E permetterti di correre a denunciare Remus e me, oltre al luogo in cui si trovano Lily e James? Bel tentativo.
Lei inspirò a fondo dalle narici, come faceva quando stava per perdere la pazienza, cosa che Sirius aveva imparato presto a capire, e strinse le labbra, con frustrazione. Ciò che stava per dire le sarebbe costato molto, ma doveva provare.
- Non... non ho alcuna intenzione di denunciarvi – disse con voce ferma, continuando a guardarlo.
Il sorriso di scherno di Sirius si spense e lui la guardò, come se fosse appena uscita fuori di testa.
- Dovrei crederci? Come no...
-Voglio scoprire chi è stato. Voglio punire il colpevole, Sirius! Voglio il vero colpevole. Perkins era come un padre per me, è l'unico che abbia davvero creduto a me, quando tutti non mi davano un briciolo di fiducia. Glielo devo!
- Belle parole, ma no, non mi convinci. Non ti lascerò uscire da questa casa finché questa storia non sarà finita. Mio figlio potrai benissimo partorirlo nel mio letto, tanto ormai te ne sei appropriata del tutto.
In realtà era stato Sirius a cederglielo completamente e a scegliere il divano come nuovo letto su cui passare le notti.
Quelle parole ebbero il potere di far accendere nello sguardo di Cassandra una scintilla di rabbia. La ragazza digrignò i denti e dovette resistere all'impulso di strangolarlo con ferocia.
Quell'imbecille di Black, passava dall'essere la persona che avresti voluto avere accanto per tutta la vita, ad uno stronzo patentato che volevi solo fare fuori.
-Ascoltami bene, questa storia non finirà mai se non vi avvalete di tutti gli aiuti che potete avere. Sono un auror, sono l'auror fidata del ministro e del viceministro, posso far parlare qualcuno. Per quanto riguarda tuo figlio, smettila di chiamarlo tale, perché se questa storia finirà non ti permetterò nemmeno di vederlo con il binocolo. Me ne andrò da qui, Black, in un modo o nell'altro. Puoi mettere tutti gli incantesimi che vuoi su questa casa, per impedirmi di uscire, ma sono determinata ad andarmene e io non mi fermo mai finché non ottengo ciò che voglio.
Non diede tempo a Sirius di replicare, lasciandolo lì, fermo e sorpreso, gli voltò le spalle, andando a ritirarsi nell'unico posto della casa che ormai iniziava a preferire: la stanza del ragazzo. Per assurdo lui non vi entrava più molto spesso, se non per prendere i propri vestiti, quindi era quasi sempre particolarmente tranquilla e pregna del suo odore.
La spaventava il fatto che le piacesse essere circondata da quel profumo ormai familiare, ed essersi così tanto abituata ad averlo attorno.
Non si presentò a tavola a cena quella sera. Sirius non provò nemmeno a pregarla ad andare a mangiare qualcosa, lasciò correre così, decretandolo il capriccio di una bambina viziata.
Eppure trovò irritante avere davanti quel posto vuoto, che ormai riteneva appartenesse a Cassandra, trovò irritante il piatto immacolato e le posate abbandonate sul tovagliolo, e non seppe spiegarsene il motivo, trovando irritante anche quello.
Andò a dormire piuttosto frustrato, eppure riuscì a prendere subito sonno, abbandonandosi alla morbidezza, poco comoda, del divano.
Non poteva nemmeno immaginare che una volta caduto in un sonno pesante, Cassandra ne aveva approfittato per attuare la propria fuga. Non aveva nemmeno sospettato che lei aveva preso in considerazione l'idea di uscire sul balcone della stanza, scavalcarlo e calarsi dalla grondaia.
Merlino, fa che non scivoli, fa che non scivoli...
Continuava a ripeterselo, Cassandra, mentre scendeva con cautela, aggrappata con tutte le proprie forse. Erano solo al secondo piano, ma era un'altezza notevole, abbastanza da spaccarsi la testa e tirare le cuoia.
Fa che non mi sfracelli a terra.
Era l'unica via di fuga che aveva trovato. Sirius si era premurato di toglierle la bacchetta e mettere incantesimi sulla casa per non farla smaterializzare – cosa che non poteva fare comunque, senza bacchetta – ma non aveva pensato di fare lo stesso con le finestre, ovviamente non aveva preso in considerazione il fatto che lei potesse essere tanto folle da fare una cosa del genere.
Il giorno dopo avrebbe trovato una bellissima sorpresa.
Non appena i piedi di Cassandra toccarono il suolo, per qualche secondo sentì le gambe deboli e le ginocchia si fletterono appena. Rimase aggrappata alla grondaia, per rimanere in piedi, e inspirò a fondo.
Lo aveva fatto davvero e c'era riuscita. Era libera.
Dopo pochi secondi di esitazione lasciò andare la grondaia e prese ad allontanarsi a passo spedito, senza voltarsi indietro nemmeno una volta.
 
- Scappata?! - l'esclamazione di Lily e James giunse all'unisono.
Sirius sedeva nel loro salottino, il viso stanco e incredulo. Quella mattina si era svegliato, trovando casa deserta e non era riuscito a capacitarsi di come fosse stato possibile.
Poi aveva notato la portafinestra che dava sul balcone aperta e aveva capito cosa era accaduto.
- Non riesco a credere che abbia trovato il coraggio di fare una cosa del genere... - disse rivolto agli amici, passandosi poi una mano tra i capelli.
James e Lily si scambiarono uno sguardo preoccupato.
- Io non riesco a credere ai casini che stai combinando! Uno dietro l'altro! - sbottò James con fervore, mentre Lily gli posava una mano sul braccio, come a volerlo trattenere.
- James...
- No, hai ragione... - la voce di Sirius era debole, affranta – sono un idiota! Sono andato a cercarlo a casa sua, ma era deserta, ovviamente. Non ho idea di dove potrebbe essere.
Le sue parole rimasero così, in sospeso e il silenzio innaturale aleggiò tra lui e gli altri due. James si passò le mani tra i capelli quando si rese conto di avere molta voglia di mollare un pugno all'amico e sfogare su di lui tutta la frustrazione accumulata. Quella storia lo avrebbe fatto impazzire, ne era più che certo.
- Forse è il caso che Lily ed io troviamo un altro posto – disse cercando di moderare la voce, cercando di farla risultare più calma possibile. Di calmo, tuttavia, c'era davvero ben poco in lui ed era palese, impossibile da nascondere.
- Lei ha detto di non volerci denunciare. Sembra che ci creda, James! - replicò Sirius.
- Tu le credi? - fece James, stringendo i denti.
- Io... non so cosa pensare.
Ma sì, una parte di lui le credeva e non sapeva spiegarsene il motivo. Cosa fosse successo in quel mese e mezzo con Cassandra era sconosciuto persino a Sirius. Non c'era mai stato alcun contatto tra loro in quei giorni, non un bacio o una carezza. Eppure in qualche modo era nata una sorta di strana complicità che nessuno dei due voleva riconoscere.
- James, credo che possiamo stare tranquilli ancora per un po' – fece Lily, intrecciando le dita con quel del marito e abbozzando un lieve sorriso.
Non si sentiva irrequieta, non credeva che fossero in pericolo. Nelle ultime volte che avevano visto Cassandra, aveva avvertito qualcosa di positivo venire da lei, fiducia.
- Sarei molto più tranquillo ad andarmene, Lily...
- Fidati di me, d'accordo? - la rossa sorrise ancora e tornò a guardare Sirius – Cos'altro ti ha detto ieri sera?
- Che vuole il vero colpevole, vuole scoprire chi è e che può indagare, interrogare gente al ministero.
Lily annuì, pensosa.
- Sarei più preoccupata per la sua incolumità, che per noi – decretò poi – davvero, Sirius, devi trovarla e chiarire la faccenda, non può fare tutto da sola, potrebbe cacciarsi nei guai.
Sirius provò ad immaginarsela, Cassandra che faceva domande alle persone sbagliate, che rischiava di finire male e per un attimo il suo stomaco fece le capriole. Una reazione che non seppe spiegarsi, ma che lo fece balzare in piedi come se avesse avuto le molle sotto il sedere.
Riuscì a farfugliare solo qualche parola incomprensibile agli amici, prima di lasciare la casa.
- Andrà tutto bene, vero? - mormorò James, rivolto a Lily, e lei strinse ancora di più la sua mano.
- Andrà tutto bene.
  
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