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Autore: Akemichan    18/07/2015    5 recensioni
[Spoiler Capitolo 794]
[Reboot Capitolo 794]
Spoiler: ho odiato il capitolo come poche cose nella storia.
Perché c'era ben altro che si poteva dire e fare, c'era ben altro nella storia di Sabo che una banale perdita di memoria, molti legami e situazioni che andavano approfondite. Be', questa è la mia versione.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sabo
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Akemichan parla senza coerenza (e stranamente all'inizio):
Come ho scritto nell'introduzione, ho odiato questo capitolo come poche cose in One Piece. Non ho il tempo qua di starvi a scrivere perché, ma se siete interessati ho rantato abbastanza qui (e dico abbastanza perché ogni volta che ci ripenso mi vengono in mente altri motivi per arrabbiarmi!).
Così, un po' per sfogarmi e un po' per rilassarmi, ho deciso di scrivere questa piccola shot, che non è altro che una specie di reboot del capitolo utilizzando alcuni dei miei headcanon per il passato di Sabo. Beninteso, non è che io mi ritenga meglio di Oda. Se sono qui a scrivere fanfiction su One Piece è merito suo e della storia che ha creato. Lui è lì a scrivere un manga milionario e io scrivo cazzate per puzza su EFP.
Eppure, per me, in questo capitolo avrebbe potuto fare molto di meglio. Quello che ho scritto erano alcune cose che mi sarebbe piaciuto vedere nella storia, sopratutto alcune avrei trovato realistiche vedere nella storia, invece nulla. Posso solo limitarmi a provarle a scrivere io, pensando quanto sarebbe stato meglio se le avesse scritte Oda, con la sua capacità di mettere le vignette al posto giusto e di mettere molta più fantasia di quanta ne avrei potuta mettere io. Avrei voluto che questo 794 fosse stato un nuovo 731, o un nuovo 791, dove non avevo avuto bisogno di scrivere io per compensare a quello che lui aveva già posto magnificamente del suo manga.
Invece, per scelta o per (come sospetto) marketing, siamo qui e non mi resta che sfogare i miei sentimenti negativi con questa shot, rammaricandomi che non sia stato Oda a scriverla. Magari a voi il capitolo è piaciuto, non so. Ma se volete dare una possibilità a quello che a me sarebbe piaciuto vedere, be', la storia è qui. Inutile che vi dica che è molto spoiler, vero? XD

L'avventura di Sabo

 
La prima cosa che noto, aprendo la porta, è la lama della katana di Rorona Zoro, pronta per essere sfoderata. È ancora in posizione seduta, ma ha già un piede in avanti, pronto a scattare di fronte a Rufy, il suo capitano, se si trattasse di qualcuno che vuole nuocergli.
Dentro di me, sorrido. Sono felice che il mio fratellino abbia dei compagni del genere. Però entro senza problemi: quella spada non può farmi del male, non adesso che ho mangiato un Rogia - in realtà nemmeno prima - e comunque non sono qui per fare del male a Rufy. Non più di quello che gli ho già causato con la mia morte, almeno.
«Sabo.» È la voce di Robin che mi guida verso di lei, seduta in fondo alla sala, sulla sedia. Accanto a lei c'è Franky il Cyborg, che al mio arrivo ha interrotto la sua operazione. Gli altri, che dormono nella grossa, non si sono accorti della mia presenza.
«Lo conosci, Robin?» Ma Zoro non rinfodera la spada, la mano sempre ferma sull'elsa.
«Sì.» Non aggiunge nient'altro, lasciando che sia io a spiegarmi.
«Sono il fratello di Rufy.»
La sorpresa è palpabile nei loro occhi. «Un altro?!»
«Io, lui e Ace ci siamo scambiati le tazzine» spiego allora, mentre avanzo nella stanza per raggiungere il letto dove Rufy sta dormendo nella grossa.  «Purtroppo sono anni che non lo incontravo.» So che hanno molte domande e ho intenzione di rispondere, ma mi prendo un momento per ammirare, nella luce fioca della stanza, Rufy e il suo russare. Non importa quanto sia cresciuto, sarà sempre il fratellino combinaguai.
«E tu come facevi a saperlo, Robin?» domanda Franky.
«Ci siamo incontrati in questi due anni, nell'Armata Rivoluzionaria» risponde Robin tranquilla, senza nemmeno accorgersi, o forse ben sapendolo, della bomba che ha appena lanciato.
«Che?!»
«Armata rivoluzionaria? Ma allora conosci il padre di Rufy.»
Rido e annuisco, mentre mi accomodo sul letto. «Lo conosco molto bene.» Bene quanto Dragon permetta alle persone di farsi conoscere, ovviamente.
Robin ha allungato la mano verso Rufy, ma la blocco. «No, non serve svegliarlo.» Sarà distrutto dopo il combattimento con Doflamingo, è meglio che si riposi. Sono felice di averlo potuto incontrare e magari lasciare agli altri almeno una spiegazione, ma non voglio interrompere il suo sonno. «Sono venuto solo a vederlo prima di partire.»
Essì, purtroppo non posso fermarmi, anche se la stessa Robin ne sembra dispiaciuta. La CP0 sta arrivando, Koala mi ucciderebbe se perdessi più tempo di quello che ho già usato, ed è già abbastanza irritata con me per quello che ho combinato oggi. Ora che la situazione è tranquilla, posso però partire. Anzi, sarebbe meglio che partissero anche loro al più presto, finché hanno tempo di farlo senza pericoli.
«Certo che non mi sarei mai aspettato un altro fratello...» commenta Zoro. È ancora sorpreso, ma ha percepito che non sono un pericolo e si è rilassato, dandosi all'alcolismo.
«Già» aggiunge Franky. «Non l'avevo mai sentito...»
Stavolta il sorriso che mi esce è amaro. «Il più sorpreso di tutti è stato Rufy...» dico.  «Mi ha creduto morto per tutti questi anni.»
So che ora devo dare una spiegazione, se l'aspettano. Robin già la conosce, ma non parlerà. Non è suo compito farlo. Tocca a me, sono venuto apposta. Se Rufy se lo chiedesse, loro potranno dirglielo.
La mia mente corre in fretta al periodo della mia infanzia a Goa, io, Ace e Rufy nella foresta e nel Gray Terminal, con tutti i nostri sogni e le nostre ingenuità. Eravamo solo noi tre, anche se Garp cercava di fare quello che era possibile per essere un buon nonno, sì, anche per me che non ero nulla per lui. È un periodo che mi ricordo benissimo, ma che mi fa soffrire per il poco tempo avuto a disposizione.
«Ho avuto un incidente...»
Glisso sulla mia famiglia, sul motivo per cui ho deciso di andarmene. Rufy dovrebbe saperlo meglio di chiunque altro, e poi avevo scritto quella lettera per spiegarlo a lui e Ace. Quella maledetta lettera che mi aveva illuso che loro credessero che andasse tutto bene e che ero in mare, a realizzare il mio sogno.
Un brivido mi corre la schiena mentre ricordo l'esplosione che mi ha colpito in pieno. Sono sensazioni che non scorderò mai, non solo per la cicatrice che mi marchia a fuoco la pelle. L'odore del fumo e della pelle cotta, il bruciore in ogni angolo del mio corpo e l'incapacità di respirare, il contrasto contro il gelo dell'acqua di mare che mi entra lentamente nei polmoni senza che riesca ad impedirlo... Non volevo morire, eppure il mio pensiero va ad Ace e Rufy, alla speranza che qualcuno...
«Dragon mi ha salvato.» Da quel momento probabilmente ho iniziato a credere al destino. Salvo, ovviamente, odiarlo quando aveva significato che non ero riuscito a salvare Ace. «Ma Ace e Rufy non potevano saperlo e hanno pensato che fossi rimasto ucciso.»
«In tutti questi anni... non gliel'hai mai detto?»
Scuoto lentamente la testa, ma le mani artigliano il lenzuolo mentre cerco di trattenere le lacrime. Ho detto a quell'imbecille di Burgess che non voglio avere più rimpianti, ma la realtà è che ne ho fin troppi. Questo è uno dei peggiori: l'essere stato tanto ingenuo e stupido. Preso dalle novità, preso dai rivoluzionari, preso dal mondo attorno a me, non avevo pensato, mai, nemmeno per un attimo, che sapessero dell'incidente. Avevo scritto la lettera, quindi andava tutto bene, no? Sapevano che li stavo aspettando.
Il nostro non era un legame che si scioglieva così facilmente, con anni di lontananza.
Quanto ero stato idiota.
E poi pensavo che avrebbero letto delle mie avventure sui giornali, dei miei successi, anche se ci sarebbero voluti anni. Ma loro non hanno cercato un morto, non sono riusciti a vedere il fratello dietro al rivoluzionario, e non posso biasimarli. Dovevo diventare un pirata, loro si aspettavano quello, da me.
Ciò mi fa tornare in mente la mia prima discussione con Dragon, dopo che mi ero ripreso dall'incidente. Quando mi ero svegliato c'erano molte persone attorno a me, quante non ne avevo mai visto. E pur essendo completi sconosciuti, erano più preoccupati per la mia salute di quanto lo fossero stati in anni i miei genitori.
La sensazione preponderante era il sollievo per essere ancora vivo, quindi non mi sono domandato troppo per il sottile chi fossero. Mi avevano salvato, ciò mi bastava. Solo quando il mio sguardo andò a posarsi su Dragon, allora lo riconobbi. L'uomo che mi era stato ad ascoltare, l'unico che mi aveva capito e che, come me, trovava disgustoso ciò che stava succedendo al Grey Terminal.
«Ti ricordi cos'è successo?» mi domandò.
Annuii. «Mi hai salvato tu? Grazie.»
«Siamo in partenza, ma faremo un salto per riportarti a casa.»
«No!» gridai immediatamente, attirando l'attenzione di tutti. «Non voglio tornare a casa! Non voglio diventare come loro! Devo andarmene.» Emisi l'ultima parte in tono supplicante.
Dragon si avvicinò al letto dove giacevo, ancora incapace di alzarmi per le ferite. «Non puoi venire con noi» disse.
«Perché no? Chi siete?»
Si presentò: fu la prima volta che sentii il suo nome. «Siamo l'Armata Rivoluzionaria.»
Non pensava fosse giusto per un bambino finire coinvolto nei loro obiettivi. Non sapeva ancora, come non lo sapevo nemmeno io, che era il ruolo che volevo avere.
«Mi hai detto di quanto disgustosi erano i nobili di Goa» proseguì Dragon, vedendo la mia perplessità. «Ciò che sai è solo una versione in miniatura del mondo. L'uomo che ti ha sparato? Un Drago Celeste.» L'averlo nominato aveva provocato reazioni in tutti i presenti.
Dragon perse tempo a raccontarmi tutto ciò che non andava nel mondo, cose che avrei poi verificato con i miei stessi occhi, fino ad arrivare ai Draghi Celesti, che rappresentavano la mia famiglia moltiplicata per cento. Se già trovavo quello disgustoso, potete solo immaginare cosa provai durante quel racconto.
«Per questo esistiamo» terminò il racconto Dragon. «Ma tu non c'entri in questa questione.»
«Come puoi pensarlo!» protestai. Io c'entravo eccome in quella questione, a partire dai miei genitori fino ad arrivare a quello che mi era appena successo. «Io devo stare qui! Se state davvero facendo qualcosa per bruciare quella che è la vera discarica dei nobili, be', voglio darvi una mano!»
Le parole m'erano uscite spontanee. Ero partito per mare con l'idea di fare il pirata, perché cercavo una cosa ben precisa. Ora avevo ben chiaro che non l'avrei trovata finché non avrei combattuto. Non c'era libertà in un mondo dove esisteva gente come i Draghi Celesti.
«Non sei abbastanza forte.»
Invece sì, stavo per rispondere, ma mi trattenni. Purtroppo aveva ragione. Non ero stato abbastanza forte da liberarmi di mio padre, non avevo potuto proteggere i miei fratelli, e la mia avventura si stava per concludere a due minuti dal suo inizio. «Allora aiutami a diventarlo.»
«Che cosa vuoi davvero?» mi domandò.
«Libertà» risposi senza esitazione.
Allora lui annuì. «Ti farò diventare forte.» E ha mantenuto la parola.
Ma sono rimasto in silenzio troppo a lungo. «Avrei dovuto comunque mettermi in contatto con loro prima» ammisi. «Ma un po' per proteggerli, un po' per il mio lavoro, non l'ho fatto.» Non me ne pentirò mai abbastanza. «Pensavo ci saremo potuti incontrare nella Rotta Maggiore.»
Quando Ace aveva ottenuto il suo primo avviso di taglia era stata una soddisfazione come se l'avessi ottenuta io. Non vedevo l'ora di incontrarlo e nel frattempo seguivo incessantemente tutti i racconti sui giornali, anche se lo dipingevano malissimo io sapevo che era felice, lo vedevo nel ghigno che aveva nelle foto.
E non che non ci avessi provato. Nonostante la disapprovazione di Koala, cercavo di individuare un momento, fra le missioni, in cui avrei potuto incrociare il suo cammino. Magari in un'isola vicina a dove dovevamo passare noi... Poi Ace era sparito per mesi, all'interno della ciurma di Barbabianca, e provare a seguire i suoi movimenti era diventato ancora più difficile. Soprattutto quando si mise alla ricerca di Barbanera.
Ma mio fratello era felice, e presto Rufy ci avrebbe raggiunto. Avremo potuto vederci tutti assieme, dopo anni. Quanto sarebbe stato bello! C'è tempo, pensavo. Dobbiamo realizzare i nostri sogni. Ci incontreremo di sicuro, il mare è vasto. C'è tempo.
Ora il tempo è finito.
E l'unica cosa che mi è rimasta è visitare la sua tomba. Da lì Ace non poteva spostarsi, permettendomi di raggiungerlo quando volevo. Magra consolazione, subito ripagata dalla bella notizia che mi aveva dato Marco la Fenice, che custodiva quelle tombe. Lo sapevi che Ace non è solo morto, ma credendo che anche tu lo fossi?
Le mani artigliano ancora di più il lenzuolo, in preda al dolore che il ricordo mi provoca. Mi sono chiesto più volte se fosse stato meglio che Ace mi pensasse morto o se sapesse che ero vivo e si chiedesse perché non ero a Marineford. Perché non ero a salvarlo. Perché dopo anni in cui non mi ero fatto sentire...
«Non sei riuscito nemmeno a essere a Marineford.» Nel tono di voce di Zoro, non c'è alcun giudizio. Al contrario, pareva possedere lo stesso rimpianto che avevo io.
«Quando l'ho saputo era troppo tardi.»
Eravamo in missione, nel Mare Meridionale. Io, Koala e Hack, come al solito. Una settimana passata in trincea, fianco a fianco con l'esercito popolare dell'isola di Vila contro quello del loro tiranno. Ne eravamo usciti vincitori, ma avevamo dovuto dare tutto noi stessi e anche di più. Era quello che facevamo meglio, d'altronde.
Nemmeno il tempo per festeggiare la vittoria ottenuta, che il giornale del giorno mi annunciò che mio fratello, dopo essere stato catturato, sarebbe stato giustiziato in sei giorni. A quel punto era già troppo tardi, ma io non ci volevo credere. Non ci potevo credere, perché avrebbe voluto dire rinunciare senza nemmeno provarci.
Koala aveva protestato e mi aveva insultato e aveva protestato, ma non mi era importato. Mio fratello sarebbe stato giustiziato e non c'era altro che contasse per me, al momento. Alla fine era venuta con me, così come Hack. Se non potevano fermarmi mi avrebbero aiutato.
Le tempeste del Mare Meridionale erano contro di noi e attraversare la Calm Belt era quasi un suicidio, ma era anche l'unica possibilità che avevamo. Procedevamo a remi, alternandoci, tra una battaglia e l'altra contro un Re del Mare che purtroppo ci aveva notato. Io contavo ogni singolo minuto che mi separava da quell'ora fatale, e nonostante si avvicinasse sempre di più semplicemente non potevo fermarmi, continuando a spellarmi le mani sui remi.
Quando finalmente tornammo nella Rotta Maggiore, sapevamo già che era troppo tardi, anche se nessuno ne parlò. Continuammo a navigare come se potessimo arrivare in tempo, con l'unica speranza che risiedeva nei pirati di Barbabianca. Il giornale mi tolse anche quella, aggiungendo a sofferenza la sofferenza che Rufy era presente e ora era disperso.
Fortunatamente, almeno lui si era salvato. Ace se ne era assicurato personalmente.
«Non ho fatto in tempo.» Non è una giustificazione, è un dato di fatto. E fa dannatamente male. Mi volto a fissare Rufy. Lui ha fatto più di me, è arrivato molto lontano, ma alla fine... Nessuno dei nostri sforzi ha avuto una qualche importanza.
«Nemmeno noi.» Il tono di Zoro è secco e solo in quel momento capisco il perché di quel rimpianto. Io ho perso un fratello, ma loro non erano a fianco del loro capitano nel momento più difficile della sua carriera piratesca.
Mi stropiccio gli occhi umidi. Sapevo già che erano una grande ciurma, ma ora ho la certezza che qualunque cosa succeda Rufy potrà contare su di loro. È stato un ottimo capitano a radunare una ciurma simile.
A questo punto non c'è più bisogno di dire altro. Tutti noi non potevamo fare più di quello che abbiamo fatto e, come dice Koala, non possiamo sapere se la nostra presenza avrebbe effettivamente cambiato qualcosa. Però non la considereremo mai una scusa accettabile e non smetteremo mai di sentirci in colpa.
«Posso chiederti una cosa?» Franky ha appena finito di risistemarsi e mi dedica tutta la sua attenzione. «L'uomo che ha protetto la Sunny mentre noi eravamo via, dopo Marineford... È stato Bartolomeo Orso. E lui...»
Io e Robin ci scambiamo un'occhiata sfuggente, poi annuisco. «Sì, lui... Era uno di noi. Il braccio destro di Dragon, prima di entrare nella Flotta dei Sette anni fa.» All'epoca non ero ancora abbastanza forte o potente per fare la differenza nell'Armata. «Non so molto. Orso e Dragon erano uniti, per cui so che è stato tutto un loro piano. Ma perché sia arrivato a diventare una marionetta del governo, non so dirvelo...»
«Capisco.» Franky abbassa lo sguardo. «Ha usato dei modi non convenzionali, ma quella volta ci ha salvato.»
Guardo Zoro, che non ha detto nulla. È chiaro che si alterni tra la gratitudine e il senso di colpa per la lontananza dal capitano. Anche io mi sono chiesto spesso perché Orso sia intervenuto in quella maniera e se la scelta di Amazon Lily non fosse in qualche modo legato al voler che Rufy andasse a salvare Ace. Forse non lo saprò mai.
Ma è ironico che Orso abbia fatto per mio fratello più di quanto sia riuscito a fare io.
«Devo andare.» Mi sono già preso più tempo di quanto fosse possibile. Koala mi ucciderà sul serio, stavolta. Forse anche Hack.
«Di già?» È Robin a dirlo, cosa che mi fa sorridere.
Annuisco. «Sì, mi bastava vederlo un'ultima volta e portargli i miei saluti tramite voi.» Ma c'è un'altra cosa che devo fare prima. Mi chino verso di lui, a guardarlo un'ultima volta ronfare nella grossa, poi allungo la mano e gli spezzò un'unghia. Ne ho bisogno per creare una vivrecard. Almeno sarà più facile trovarlo in futuro, anche se sarà dall'altra parte della Calm Belt.
«Ci rivedremo.» Non era una promessa, era una certezza. «Da quello che ho visto, avrete parecchie gatte da pelare di qui in avanti. Ma so che Rufy ne verrà fuori, specialmente perché può contare su di voi.»
Anche loro, come me, non avrebbero mai più permesso ai rimorsi di attanagliargli e il sorriso che mi rivolgono vale più di qualsiasi promessa.
Esco con la stessa espressione sul volto. L'aria della notte mi rinfresca e mi fa nuovamente bruciare gli occhi. Mentre attendo che i corvi vengano a prendermi, la mente mi ritorna alla giornata, all'incontro con Rufy dopo così tanti anni. Ne avevo terrore: che mi odiasse per essere sparito per così tanto tempo, per non aver salvato Ace, per avergli fatto credere di essere morto.
Invece Rufy mi era saltato addosso con una gioia talmente indescrivibile che mi aveva contagiato. Lo ringraziavo per essere vivo, per essere sopravvissuto. Se avessi perso entrambi, non so come avrei potuto andare avanti con la mia vita. E sono certo che lui pensasse la stessa cosa di me.
«Ace... è morto di fronte ai miei occhi...»
Gli avevo preso il volto fra le mani e poi lo avevo stretto a me, perché non notasse gli occhi umidi. «Lo so» avevo mormorato. «L'ha fatto per proteggerti. Aveva promesso di farlo.» Glielo avevo chiesto io in quella lettera, perché io non avrei più potuto farlo e Ace aveva rispettato la parola data, fino alla fine, fino alla sua morte.
Adesso tocca a me prendere il suo testimone. In un certo senso, il Foco Foco rappresenta proprio quel passaggio. Sono felice che almeno Rufy mi sia rimasto e comprendo bene perché Ace ha fatto quello che ha fatto, benché la sua perdita mi distrugga.
Per me, e per lui, non perderò più nessun altro.
   
 
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