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Autore: Muffins_queen    18/07/2015    1 recensioni
La giornata di Neville non inizia nel migliore dei modi ma un incontro mattutino riuscirà a fargli cambiare umore! Dopo una prima presentazione iniziata col piede sbagliato, ecco una seconda opportunità che si prospetta essere l'inizio di un grande legame tra i due giovani personaggi!
Questa è la mia prima fanfiction e spero vi piaccia! Sono gradite recensioni di ogni tipo.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Luna Lovegood, Neville Paciock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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È l'inizio di una giornata molto soleggiata, perfetta per ispezionare i giardini di Hogwarts. Le mie lezioni iniziano soltanto alle 11 oggi e così ho molto tempo libero. Solitamente con questo clima mi avvio verso le serre per intraprendere inconsciamente i più svariati percorsi guidato solamente dalla curiosità per quelle piante tanto splendide quanto strane e torno, poi, nel mio dormitorio col più smagliante dei sorrisi.

Eppure, questa mattina non mi sento altrettanto euforico. Mi vesto con noncuranza e scendo rapidamente i gradini della torre per andare a fare colazione. Non sono nemmeno le sette del mattino e la Sala Grande è quasi del tutto vuota: vi sono solo due ragazzi seduti al tavolo dei Tassorosso e qualche Corvonero che discute tra un morso e l'altro. Mi siedo al mio solito posto e cerco di buttar giù qualcosa. Mi rendo presto conto di non riuscire ad assaporare nulla, il cibo mi resta sullo stomaco. Decido allora di abbandonare il mio toast al burro di arachidi e corro verso l'uscita. Quelle mura così confortanti oggi mi soffocano, so che è per colpa di quel sogno: come posso rovinare una giornata così bella? Semplice.. anche se splendida, la realtà in cui mi trovo non può equiparare il mondo in cui ero immerso sino a una decina di minuti prima.

 

Mi trovavo a casa, immerso nei compiti delle vacanze che il professor Piton mi aveva assegnato; una volta finiti avevo deciso di rifarli perché mi ero prefissato di ottenere un Eccezionale entro la fine dell'anno. Dovevo! Dovevo riuscirci, altrimenti non sarei potuto diventare un auror come i miei genitori.

«Mio piccolo Neville non è forse l'ora di fare una pausa?», la voce squillante della mia mamma mi deconcentra dal tema che stavo scrivendo, lei mi posa un bacio sulla guancia.

«Mamma devo finirlo! Mi ero scordato di aggiungere alcune caratteristiche della Radigorda!», lei mi guarda con curiosità. Adoro il modo in cui socchiude gli occhi, è così buffa, quasi come se non mi riconoscesse. Dopo avermi studiato per qualche secondo, controbatte prontamente: «Non lo hai già scritto ben tre volte?? E l'ultima volta non lo hai forse allungato di 40cm? E poi, guarda..», indica il titolo che ho scritto nella mia calligrafia disordinata, «il tuo tema deve essere incentrato sulla Pozione Dimenticante, non stai facendo un trattato di Erbologia vero??»

«No, mamma! Semplicemente la Radigorda è uno degli ingredienti principali per preparare la pozione e voglio elencarne accuratamente le caratteristiche»

«Sì, sì, va bene! Ma adesso basta! O diventerai pazzo.. Che ne dici se cuciniamo un dolce per il papà? Sarà stanchissimo una volta tornato dal lavoro..»

 

È stato un sogno più breve degli altri e sotto alcuni aspetti strano. Il mio obbiettivo non è diventare un auror anche se ammiro moltissimo i miei genitori per quello che hanno fatto e, beh, penso che un Neville che riscrive lo stesso tema per ben tre volte non esista neppure in un universo parallelo!

Sento dei passi venire nella mia direzione e mi rendo conto solo in quel momento di aver pensato e ripensato al sogno e a nient'altro, al bacio della mia dolcissima mamma. Sono seduto per terra, vicino alla riva del Lago Nero. Pulisco col dorso della mano la guancia che sento umida.

«Ciao! Posso sedermi accanto a te?? Ci sono moltissimi gorgosprizzi qui e mi aiuteranno a svuotare il cervello.. ne ho proprio bisogno!». È una delle ragazze che a colazione era seduta al tavolo dei corvonero, ha dei lunghissimi capelli biondi e due occhioni azzurri che risplendono come la pelle diafana del viso. «Certo» , rispondo senza pensarci, forse è meglio non essere troppo solitari oggi o non farò altro che piangere ripensando a come incollavo pezzetti di impasto per torta sul naso sottile della mamma.

«Io mi chiamo Luna e tu? Oh.. ma stavi piangendo?»

«No, certo che no.. è solo... è stato il vento.. io sono Neville e cosa sono questi gorgosprizzi?»

«Creature che ti confondono il cervello... Ma dimmi: cosa c'è che non va? Forse parlandone ti sentirai meglio»

Si, forse la ragazza ha ragione.. ma sono ricordi troppo dolorosi che mi fanno stare male e non credo che la cosa migliore sia confidarsi con una sconosciuta. Luna sicuramente legge l'insicurezza nei miei occhi e così continua a parlare senza ascoltare la mia risposta.

«Sai, mi ricordo di te.. eravamo sullo stesso vagone sull'Hogwarts Express ma ci tengo a fare le presentazioni per bene, signor "Nessuno"»

Le mie orecchie divampano, lo sento, e questo perché il ricordo a cui fa riferimento mi era venuto in mente sin dalla sua apparizione a colazione. Lei, sul treno, mi aveva chiesto come mi chiamavo e io aveva risposto che il mio nome era "Nessuno", questo poco prima di ricoprire l'intero vagone di puzzalinfa. Avevo cercato di rimuovere dalla mente quell'imbarazzante momento e l’incontro con questa ragazza così strana. Anche oggi indossava, come quel giorno, una bizzarra collana di tappi di Burrobirra. «Ti ho visto oggi a colazione, eri tutto solo, ti ho invidiato sai?? Io stavo discutendo coi miei compagni di casata sull'esistenza dei Nargilli, continuano a dirmi che non esistono ma si sbagliano! Sono ostinati a non ammetterlo!! Adesso ho un fortissimo mal di testa.. la mia mamma diceva sempre che i gorgosprizzi in questi casi possono essere molto utili.. peccato non abbia potuto continuare le sue ricerche. Papà è troppo preso dai Ricciocorni Schiattosi per farlo.»

Come al solito, il discorso della ragazza sembra non avere né capo né coda ma c'è un particolare che mi colpisce: «Come mai lei non può più farlo?»

«Morì quando avevo nove anni a causa di un esperimento finito male.» La sua risposta mi lascia basito e per un po' i miei occhi si perdono nei suoi.

«Anche i miei genitori non ci sono più, o meglio, io vivo con mia nonna perché loro non mi riconoscono; sono al San Mungo.» Le parole mi escono di bocca prima che me ne renda conto ma non me ne pento, anzi, il peso sullo stomaco sembra essersi dimezzato.

«Si, mio padre mi ha parlato di te quando gli ho scritto che ti ho incontrato sul treno. È questo che ti fa star male, l’ho capito dalla tua espressione.» Non era una domanda ma un affermazione e non voglio negare l’ovvietà.

«Ho fatto un sogno in cui c’era mia mamma e lei stava bene e si prendeva cura di me…» Inizio a raccontarle di quella vita ricca d’amore che avrebbe dovuto essere mia, ma che mi è stata negata sin dall’infanzia e che posso vivere unicamente quando chiudo gli occhi. Solo così mi rendo conto dell’ironia del mio subconscio. Oltre a ringraziarlo per aver reso il mio più grande incubo, Piton, il professore di una materia in cui ero migliorato un sacco, non ho molte altre cose positive da valutare. Il modo in cui mi guardava mia mamma nel sogno era quello che ha tutte le volte che la vado a trovare, soltanto che nella realtà non mi riconosce per davvero. E quel “O diventerai pazzo..” non rappresenta forse la situazione in cui si sono sempre trovati i miei sin da quando ho memoria di loro?

Neanche i sogni mi permettono di sfuggire dalla triste verità.

I miei pensieri sono bruscamente interrotti da Luna: «Sai che le Radigorde fanno allontanare i Plimpy Ghiottoni?»

«Che?» è tutto ciò che riesco a dire.

«Hai detto che nel sogno stavi riscrivendo il tema per descrivere le potenzialità delle Radigorde.. ecco, sono super efficaci per respingere i Plimpy»

Ecco, lo sta facendo ancora! Questa ragazza riesce sempre a farmi restare senza parole con le sue stramberie. Continua ancora a parlare senza sosta: le Radigorde sono ottime per gli infusi e nel suo giardino ne crescono di continuo. Ottimo! Dico io. Ma perché me ne stai parlando?? Io non ti ho chiesto nulla e i tuoi occhi sognanti mi fanno capire che ne hai ancora per molto!

«Come va?», i suoi occhi sono puntati su di me e le sue parole mi distolgono dal mio monologo mentale. Come va? Mi ripeto la domanda. Va bene. Il peso sullo stomaco è sparito e lei mi ha distolto col suo soliloquio da quei tormentosi pensieri.

«Grazie, Luna.»

Lei mi rivolge un sorriso e si rialza. Mi porge una mano e mi dice: «Su, andiamo! O questi gorgosprizzi ci confonderanno le idee!»

Mi sollevo da terra col suo aiuto e insieme ci incamminiamo verso il castello, contenti entrambi di aver trovato un nuovo amico.

   
 
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