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Autore: Nevermorewriter    19/07/2015    0 recensioni
"Mi diressi verso il mio tavolo: notai, senza stupirmi, che lei era già lì. Non ci vedevamo da molti anni, eppure adesso che era tornata non sembrava passato un solo giorno"
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel momento in cui aprii la porta del locale venni investito da un’ondata di fumo. Inspirai profondamente: l’aria aveva il sapore dei locali di una volta, di quando ancora i fumatori erano i benvenuti.
La luce era soffusa, abbastanza forte da illuminare i tavoli, il palco ed il bancone, ma anche abbastanza fioca da non mostrare tutti i dettagli dell’ambiente.
L’eco della musica jazz rimbalzava per tutte le pareti, dando vita ad un’armonia estremamente piacevole per le mie orecchie.
Potevo ripetere quel motivetto a memoria:

Waking skies at sunrise
Every sunset too
Seems to be bringing me


Il barista mi salutò con un cenno del capo: conoscevo John da molti anni, ormai sapeva i miei gusti in fatto di alcolici come sapevo l'intera vita del suo unico figlio.
Alzai la mano per rispondere al saluto, e mi diressi verso il mio tavolo: notai, senza stupirmi, che lei era già lì. Non ci vedevamo da molti anni, eppure adesso che era tornata non sembrava passato un solo giorno.
Spostai la sedia per prendere posto – Bella musica, eh? - Chiesi.
Lei, che aveva lo sguardo rivolto verso il palcoscenico, si voltò verso di me – Come ogni sera – Disse.
Indossava un elegante abito rosso di seta, i capelli scuri tagliati a caschetto che mettevano in risalto le guance rosee.
Per me, Ashley era sempre stata la ragazza più bella del mondo. E non parlo solamente dell'aspetto esteriore.
Fissò i suoi occhi scuri su di me: avevo sempre avuto l’impressione che mi stesse studiando ogni volta che mi guardava.
- Come mai sei qui? – Mi chiese – Credevo avessi detto di non volermi più vedere - .
John arrivò, portandoci una bottiglia del mio vino preferito. Del nostro vino preferito.
Me ne versai un bicchiere quasi intero.
- Sai bene cosa intendevo – Le feci notare.
Lei inarcò un sopracciglio – Cosa vuoi, Wesley? - .
Presi il bicchiere tra le dita e bevetti un lungo sorso, tuttavia l’alcool non fece alcun effetto su di me. Non mi stupii.
- Forse sono venuto qua per scusarmi – Dissi.
Le parole mi erano uscite dalla bocca tutte d’un fiato, dopo tanto tempo che erano rimaste dentro di me.
Lei si limitò a prendere il vino e a versarlo a sua volta, nel suo bicchiere.
- Ti ascolto – Mi disse, incrociando le braccia sul petto.
Feci un respiro profondo, ripassando mentalmente il discorso che mi ero preparato. Come al solito, però, sentii che la mia testa era diventata una lavagna vuota, scevra di parole.
- Sono passati molti anni, Ash. Sono passati molti anni da quando ci siamo conosciuti, e sono passati anche molti anni da… questo - .
Mi fermai, incerto su come proseguire. Lei allungò un braccio verso di me, afferrandomi la mano e stringendola nella sua.
- Lo so, Wesley – Disse, il tono improvvisamente dolce – Le cose sono cambiate? - .
Mi strinsi nelle spalle – Ho perso il mio ultimo lavoro qualche mese fa, ma ho ancora abbastanza soldi per permettermi almeno una bottiglia di whiskey a sera. Spero che durino a lungo - .
Lei scosse la testa – Eppure, mi avevi promesso che non sarebbe successo - .
– Sembra che rompere le promesse sia facile quanto farle – Risposi con un sorriso amaro.
Il suo sguardo fisso mi faceva sentire sotto processo, e sentivo che sarei stato dichiarato colpevole.
- Gli altri come se la passano? - Chiese.
- Oh, molto bene. Nick è diventato un medico, sai com'era lui, sempre pronto a farsi in quattro per gli altri. Elizabeth invece ha uno studio legale, sembra che vada piuttosto bene, e sembra felice di questo. Oh, e Jack e Alison si sono sposati: io avevo sempre detto che quei due avevano una cotta l'uno per l'altra, ma non hanno mai voluto ascoltarmi. Ci hanno messo anni, prima di mettersi insieme - - Mi spiace essermi persa tutto questo - Disse.
- Be', adesso che sei qui possiamo dare una piccola festa, così sentirai le loro storie da ciascuno di loro - .
Lei annuì senza troppa convinzione - Sei scortese, non mi chiedi cosa faccio io? - .
- Cosa fai tu? - .
Sorridendo mi chiese - Perché non provi ad indovinare? -.
Poggiai il bicchiere di vino che fino a quel momento avevo tenuto in mano.
- Vediamo, hai sempre voluto fare la giornalista, quindi presumo che tu abbia un posto al Daily News, visto che era il tuo giornale preferito. E hai sempre voluto un pastore tedesco, hai insistito anni con i tuoi perché te ne regalassero uno - .
- Ci hai azzeccato su entrambe le cose - Disse, facendomi l'occhiolino.
Sorrisi - Una volta speravo anche io di far parte del tuo futuro - .Sebbene con le labbra stessi sorridendo, le parole dovettero suonare amare.
- Anche io - Si limitò a dire lei.
Ascoltammo per un attimo la musica in silenzio.

Oh, how I wish I could forget
Those happy yesterdays


Cercai di farmi finalmente forza.
- Il motivo per cui voglio scusarmi con te è perché, in tutti questi anni, non ti ho mai detto quello che provavo per te. Mi promettevo ogni giorno di farlo, ma non riuscivo mai a decidermi - .
Lei inclinò il capo, scrutandomi - Sei venuto qui per dirmi questo? - .
Annuii - Sono venuto per dirti che ti amo, ti amo ancora, nonostante siano passati tutti questi anni- .
- Vengo spesso qui cercando di dirtelo, ma ogni volta che ti rivedevo sentivo il bisogno di scappare. Credevo che, fuggendo, avrei risolto il problema - .
- Anche se non sono davvero qui? – Chiese.
Sentii gli occhi farsi lucidi. Le sue parole erano dure da processare, nonostante dicessero quello che sapevo fin dall’inizio – A volte mi sveglio credendo di essere ancora un ragazzo, di avere ancora venticinque anni e di poter uscire di casa e vederti. Solo quando mi guardo allo specchio ricordo: ricordo che di anni ormai ne ho trentaquattro e che tu sei morta nove anni fa - .
Singhiozzai - Rivederti ti rendeva reale. Credevo che, fuggendo, avrei potuto vivere nella negazione, senza soffrire. Ma ora ho capito che, per andare avanti, la sofferenza talvolta è necessaria - .
Ashley mi accarezzò una mano – Sono passati anni, Wesley. Devi andare avanti - .
- Lo so, ma è difficile, Ash. Maledettamente difficile - .
Trovai il coraggio di guardarla negli occhi – Vorrei solo che ci potessimo dire tutto quello che non ci siamo detti - .
Rise, come se trovasse la cosa divertente – Davvero c’era qualcosa che non ci siamo detti? Quello che facevi per me, valeva più di mille parole. La settimana in cui presi una polmonite durante il liceo e venisti a casa mia ogni giorno per vedere come stavo. La prima volta in cui portai mia madre alla chemio. Il giorno della mia festa di laurea - .
Scosse la testa – In tutti questi ricordi ci sei tu - .
- Quindi… - .
- Sì, lo avevo capito da molto tempo, zucca vuota – Disse. Avevo perso l’abitudine a sentirmi chiamare in quel modo.
- E tu… ? - .
- Ho sempre aspettato che tu ti facessi avanti! Non volevo certo essere io a chiederti di uscire – Esclamò con una smorfia – Non hai mai avuto lo spirito da cavaliere, tu - .
Socchiusi gli occhi. Aveva saputo, aveva sempre saputo. Anche se non lo avevo detto, il mio messaggio per lei era arrivato molti anni prima.
- Vuoi che ti perdoni qualcosa? – Mi chiese.
Capii che era una domanda retorica dal tono, quindi rimasi in silenzio.
- Non ti perdonerò se continuerai a vivere così. Devi andare avanti, non dovresti tornare qui - .
Mi asciugai le lacrime sul volto – Credo che stavolta si possa fare – Dissi.
Mi sorrise di nuovo, si sporse verso di me e mi accarezzò il volto.
- Sono contenta che tu abbia trovato il coraggio - Mi disse.
Annui e mi alzai, mentre sentivo le lacrime rigarmi le guance.
Ashley si alzò a sua volta - Promettimi però che andrai avanti sul serio, questa volta - .
Mi porse la mano tendendo il mignolo, come facevamo quando eravamo piccoli per suggellare  un accordo.
La imitai, senza potermi trattenere dal ridere.
Andammo verso l’uscita del locale, in silenzio. Vicino alla porta, c'era un interruttore.
Mi voltai verso di lei.
- Immagino che sia un addio, allora – Commentai, inclinando il capo.
Lei scosse la testa - Io lo chiamerei un arrivederci - .
Prese il mio volto tra le mani e poggiò le sue labbra sulle mie. La strinsi con le braccia e la attirai a me. Nonostante non fosse reale, desiderai che quell'attimo durasse per sempre.
Dopo qualche secondo ci staccammo. Ci eravamo detti più di quanto mille parole avrebbero potuto dire.
- Arrivederci, allora - Dissi.
- Arrivederci - Ripeté lei.
Spostai verso l’alto la levetta dell'interruttore, e tutto intorno a me svanì. Il locale lasciò spazio ad una grande sala interamente bianca. Il mio sguardo rimase fermo per un attimo dove prima si trovava Ashley.
Stavolta era giunto il momento di andare avanti.
- Arrivederci - ripetei, mentre mi lasciavo la Holo Room alle spalle.

Waking skies at sunrise
Every sunset too
Seems to be bringing me
Memories of you
   
 
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