I personaggi di cui scrivo non mi appartengono e non ho
contatti con loro. Non pretendo di descriverli come sono in realtà, né di
descrivere situazioni realmente vissute da loro.
Quanto scrivo non è a scopo di lucro.
Le mie sono opere di fantasia e rivendico i miei diritti su
esse solo in quanto sono state partorite dalla mia immaginazione.
La canzone è Il passo silenzioso della neve
cantata da Valentina Giovagnini, scritta da V. Incenzo e D. Pinelli.
I diritti appartengono ai legittimi proprietari.
Il Cuore Ha Il Passo Silenzioso Della Neve
Mi vesto come un angelo che sa
che nelle ali ha nuove libertà
e mi abbandono al gesto di volare via da te
Mi
sono svegliato di colpo che è ancora buio.
So
che devo andarmene.
Improvvisamente
è chiaro. Cristallino.
Ciò
che non hai detto è più chiaro di quello che ti è uscito di bocca.
Senza
contare quanto sia stato eloquente il tuo modo di fare l’amore con me stanotte.
Ho
accettato l’ultimo atto di pietà senza neanche essermi reso conto di avertelo chiesto.
Adesso
mi riprendo la mia dignità.
Scivolo
fuori dal letto e ti guardo un attimo.
Alla
debole luce della Luna sembri irreale.
I
miei occhi si abituano presto e inquadro i miei vestiti. E al buio, inquadrare
il nero, non è esattamente una passeggiata.
Li
indosso meccanicamente.
In
silenzio.
ma non c'è traccia che ti lascerò
non c'è commedia in cui mi applaudirai
il cuore ha il passo silenzioso della neve ormai
Vorrei
poter spegnere il mio cuore, per paura che il suo battito ti possa svegliare.
Non
reggerei un confronto adesso.
Lo
sguardo mi cade oltre la finestra… la tua… nostra
abitudine di non chiudere mai totalmente le persiane mi permette di vedere che
sta nevicando.
Mi
sento quasi sollevato: la neve attutirà me, il mio cuore, la mia uscita dalla
tua vita.
So
che quando ti sveglierai resterai sorpreso. Capirai.
Non
ho bisogno di perdere tempo a scrivertelo.
Anche
io mi sto meravigliando di me stesso.
Tutta
la mia decantata vena melodrammatica si è congelata intorno ad un semplice
pensiero: non mi ami più.
Jetsam
non mi vuole più.
Me
ne vado.
Sperando
che ogni silenzioso passo cancelli un po’ di te. Di me con te. Di noi.
Le tue mani mai
il tuo corpo mai
la tua mente mai più
Il tuo nome mai
i tuoi occhi mai
la tua voce mai più
Chiudo
la porta alle spalle e… realizzo cosa ho fatto.
Cosa
sto facendo.
Sto
lasciandoti? O sei tu che hai lasciato me?
Amleto
al confronto aveva a che fare con un quiz da quattro soldi.
Rabbrividisco.
Sto
rinunciando a te? A combattere per te?
Ma
per cosa? Per noi?
Sei
tu che ti sei arreso per primo e non mi lasci scelta.
Devo salvare il salvabile.
Devo salvare me.
O
ciò che resta di me, tolte le tue mani che non mi toccheranno più, i tuoi occhi
nei quali non affonderò più, la tua voce che non chiamerà più il mio nome, il
tuo corpo che…
Nessuna estate canterà il tuo addio
da questa spiaggia in bianco e nero ed io
coloro le mie labbra con un'altra identità
Esco
dal portone.
Mi
serro nel cappotto.
Il
cielo sta piangendo per me, spero lo faccia anche al posto mio. Lacrime ghiacciate.
Pensandoci
non poteva che finire in inverno.
Vorrei
essere in un altro posto. Non a Berlino, la città che amo e alla quale
appartengo… ma in un posto che odio, da abbinare a questa catastrofe per
poterlo cancellare insieme ad essa.
Vorrei
essere un’altra persona. Non Luminor, l’etereo tastierista dei Cinema Bizarre,
una persona in bianco e nero… ma una persona capace di rispecchiare i colori
che la circondano, capace di affrontare tutto questo a testa alta.
Come
se mi avesse sentito il vento scarica una raffica che quasi mi manda a gambe
all’aria, mi chino in avanti per cercare di contrastarlo e rimanere in piedi.
I
capelli sfuggono alla stretta della sciarpa intorno al collo e vorticano
intorno al mio viso.
Sono
circondato da un tornado di neve bianca e capelli neri.
Datemi
un’altra identità. Come un rossetto che posso cambiare a piacimento.
Solo
per stanotte.
Solo
fino a quando sarò abbastanza lontano da qui da soffocare l’impulso di tornare
sui miei passi.
Di
tornare da te.
Al
sorgere del Sole andrò in mille pezzi. Non posso dire domani perché è già domani.
E’
già iniziato il mio primo giorno senza di te… e l’ho iniziato sdraiato al tuo
fianco.
Per implorarti di lasciarmi qui
in questo freddo innaturale che
cancella case strade e non ha più pietà per te
Le tue mani mai
il tuo corpo mai
la tua mente mai più
Il tuo nome mai
i tuoi occhi mai
la tua voce mai più
Come sabbia sei nel mio pensiero
aquila che ormai non ha più cielo
e cade in volo
Cerco
di immaginare cosa farò adesso.
Senza
di te.
Queste
tre parole non hanno senso, semplicemente.
E
se ne hanno uno, in questo momento non sono in grado di trovarlo.
Visto
che di natura sono molto più bravo a risolvere i problemi degli altri piuttosto
che i miei, la mia mente si concentra su Strify, Yu, Kiro e Shin.
Non
so come farò a dire tutto a quei quattro.
Per
quanto siano fuori di testa… e di quattro spesso e volentieri non se ne fa uno…
hanno imparato a conoscermi.
Sono
dietro lo specchio bianco e nero che mostro al mondo.
Io e Jet ci siamo
lasciati.
La
spiegazione più lineare del mondo.
Ecco
la soluzione. Lasciamo perdere le mani, gli occhi, la voce…
Ho
bisogno di semplicità adesso. Meglio che ammettere che non sono sicuro di chi
abbia lasciato chi.
Signori,
capita anche ai migliori.
Capita
anche a Luminor.
Voglio
dire, non sono il primo e non sarò l’ultimo.
Ma
tu…
Tu
sei tu.
Maledizione.
Senza
di te.
Niente,
non ci riesco. Ho un muro nero davanti che mi impedisce di andare oltre queste
tre parole.
Ho
rallentato.
Me
ne accorgo per lo smorzare della forza dei fiocchi che sbattono contro il mio
viso.
Scosto
con una mano i capelli dal viso… sono congelati… sembrano bianchi.
Anche
le mie mani lo sono.
Non
puoi girare per Berlino d’inverno senza guanti senza incorrere in questi
piccoli… inconvenienti.
Improvvisamente
mi sento pesantissimo.
Lo
scheletro che cammina che si sente pesante.
Ci
sarebbe da ridere.
La
neve sembra essersi trasformata in sabbie mobili.
Stranamente
carezzevoli, in realtà.
Ecco
la parola magica.
Realtà.
Un
pensiero mi sfiora la mente.
No,
non è proprio il caso di mettersi a sedere ad aspettare.
Cosa
poi?
Ho
perso i miei binari.
Non
sono più parte di una coppia.
Ho
perso il mio cielo… e sto cadendo volando.
Se
ci penso un attimo non so neanche dove sto andando.
Mi
fermo.
Luminor,
calma, ok?
Ecco…
sì, sto andando a casa.
Riconosco
alcuni punti di riferimento.
Sto
cadendo ma sono ben cosciente.
A
casa, devo arrivare a casa.
La tua mente mai più
la tua voce mai più
mai mai più
Le tue mani mai
il tuo corpo mai
la tua mente mai più
Il tuo nome mai
i tuoi occhi mai
la tua voce mai più
Arrivo al
portone che sono ormai un pezzo di ghiaccio.
E ancora il
mio cervello è fermo a quel pensiero, a quei tuoi tratti che amo così tanto… e
dei quali adesso dovrò fare a meno.
Non mi
chiamerai, lo so.
Non tornerai indietro.
Forse ho
sopravvalutato le capacità di amare di un ragazzo di diciannove anni.
Forse ho
sopravvalutato la mia.
Il cuore ha il passo silenzioso della neve ormai
Entro
in casa.
Buio,
caldo, tranquillità.
Ho
il cappotto congelato addosso.
Sento
improvvise vampate, come se il mio corpo, imprigionato nella morsa del gelo,
stesse chiamando a sé tutto il tepore di quelle mura.
Aiuto.
Ho
bisogno di aiuto.
Come
un automa attraverso l’ingresso e punto una porta.
La
apro senza bussare, sapendo benissimo quanto questa mancanza di attenzione lo
faccia andare in bestia.
«Strify…»
La
mia voce, già profonda e gutturale, sembra arrivare dal centro della terra.
Cazzo,
spaventa anche me.
Strify
fa un salto dal letto… vuoto a parte lui, per fortuna, e realizzo solo in
questo momento che sarebbe perfettamente potuto non esserlo… che lo fa finire
in terra, «Lumi! Cristo, non ti ho sentito!!»
Oh
lo so.
Sono
silenzioso.
E
più sto male e più lo divento.
Mi
fissa nel buio.
Lo
vedo muoversi senza capire cosa stia facendo.
Si
accende una debole luce… la piccola lampada che tiene sul comodino.
Mi
fissa ancora.
Si
rialza lentamente, aggrappandosi alle coperte aggrovigliate, senza staccare gli
occhi da me.
«Che
hai?» chiede con un filo di voce.
Devo
essere un mostro.
Scuoto
le spalle.
«Luminor,
che cazzo è successo?»
«Semplicisticamente…
io e Jet ci siamo lasciati.»
E
scoppio a piangere in singhiozzi accorati.
Ho
la sensazione, mentre Strify mi abbraccia senza pronunciare sillaba, incurante
di essere in maglietta e slip contro un cappotto inzuppato di acqua gelata, che
saranno le prime lacrime di una lunghissima serie.
So, senza guardare, che ha
smesso di nevicare. Ho cominciato io, a piangere: il cielo può tirare il fiato.
Adesso
però mi merito un po’ di rumore… adesso il mio cuore può battere con tutta la
potenza di cui è capace.
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NOTE:
… ok, sono davanti a questa riga di note da due minuti.
Prendetela come è venuta.