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Autore: _Tiina05    19/07/2015    3 recensioni
- Attenzione: spoiler night 219! -
[ Nuovi personaggi: Adam/precedente Conte del Millennio & Katerina ] [ Introspettivo | Malinconico | Triste | Bad ending(?) ]
"Adam socchiude le palpebre quando rivolge il viso al cielo insanguinato, pervaso della luce e dal calore dei raggi del sole in fin di vita. Alza un braccio oltre le spalle, le dita afferrano debolmente il bordo piatto della tuba e la lasciano cadere, cosicché la brezza si insinui fra la sua lunga e indomabile chioma scura. Vuole assaporare appieno anche il vento; vorrebbe togliersi i vestiti e sentirlo soffiare sulla pelle, con le foglie che fremono in giocose giravolte tutt’attorno."
[ Il tramonto ardente, il suono del vento e la distesa dorata conservati nella memoria di Adam, insieme alla voce di Katerina ]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Conte del Millennio, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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DISCLAIMER: I personaggi presenti in questa storia non mi appartengono, ma sono proprietà di Katsura Hoshino &CO; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, ma solo per puro divertimento o autolesionismo, dipende dal caso.
 
NOTE: Ribadisco, per l’incolumità di chi non avesse ancora letto le scan inglesi, che vi apprestate a leggere una storia ispirata alla recentissima Night 219. Non so voi, ma appena ho scorto il capitolo, l’ho divorato in meno di dieci minuti e riletto tipo 4 volte, ma mi ha lasciata piena di dubbi. La seguente storia è un tentativo di sbrogliarli, almeno in parte. Buna lettura!
Note bis(?): titolo e stralcio di testo in corsivo, appena qui sotto, derivano dalla canzone White Silence - TK from Ling Tosite Sigure.

 
 
 
 
 
Faded in the wind
 
If I touch the wind, would I be carried away?
The slow motion bloomed secretly.
If I’m touched by the wind, my heart will be carried away.
 [...]
From the memories of another day, I wounded a transparent thing.
Covering my eyes, what I could see was the scent of the dream that had faded in the wind.
 
 

Davanti, un mare di colme spighe di grano che ondeggiano sospinte dal vento leggero, colorandosi una volta di ambra, una di canarino e un’altra arrossendo.
Poco più sopra, il sole cocente che incendia il campo e tinge di sangue il cielo mentre muore.
In alto, la volta celeste ampia e infuocata, così difficile da descrivere nella sua semplicità e maestosità. Imponente, fa sentire minuscolo chiunque la osservi; gentile, poiché ogni essere vivente sa di non essere solo, che altri come lui lo osservano e abitano ai suoi piedi; eterno anche, perché vivrà migliaia e migliaia di anni, parecchi rispetto alle esistenze degli uomini più longevi messe assieme.
Adam è lì, che osserva quello scorcio di mondo accanto ad un albero rinsecchito. Una mano poggiata sul tronco nodoso, a sentire la mancanza della forza pulsante sotto la corteccia, e l’altra sciolta lungo il fianco. Per un attimo quella pianta gli rimembra la propria esistenza: tende i rami, le mani, verso il cielo, verso Dio, in un tentativo secolare di trascendere il Divino.
A settemila anni lui, il Conte del Millennio, il più longevo che sia mai esistito, non ci è riuscito. Come quell’albero oramai pietrificato nella morte, anche lui accoglierà il castigo del riposo eterno per aver sfidato l’Altissimo. Sa che dovrà abbandonare questo mondo, e che per lui non ci sarà posto nemmeno accanto al trono del Diavolo in persona, perciò osserva con una rinnovata pace nel cuore quella piccola fetta di paradiso, divenuta tanto incantevole ai suoi occhi poiché sarà l’ultima meraviglia della natura che resterà nella sua memoria.
Adam socchiude le palpebre quando rivolge il viso al cielo insanguinato, pervaso della luce e dal calore dei raggi del sole in fin di vita. Alza un braccio oltre le spalle, le dita afferrano debolmente il bordo piatto della tuba e la lasciano cadere, cosicché la brezza si insinui fra la sua lunga e indomabile chioma scura. Vuole assaporare appieno anche il vento; vorrebbe togliersi i vestiti e sentirlo soffiare sulla pelle, con le foglie che fremono in giocose giravolte tutt’attorno.
Adam resta così per interi minuti, immobile, baciato dal sole e accarezzato dal vento come l’albero che gli è accanto. Quando riapre gli occhi, la vista è distorta dalle lacrime: rigano il suo volto con una genuinità che non credeva possibile e si chiede perché stia piangendo di fronte a tanta bellezza.
D’improvviso, Adam si volta. Distratto com’era, non ha udito il rumore di passi ed ora scopre una donna a pochi metri da sé, vestita con un ampio abito a balze vaporose e un pomposo fiocco sotto il mento, i capelli nascosti da una cuffietta. Ha raccolto il cappello che, sbadatamente, era sfuggito alla presa del proprietario, rotolando poi sull’erba smeraldina fino a toccare i lembi della gonna di lei. Reggendo il copricapo con leggerezza, lo spazzola dalla polvere e dalle foglie prima di porgerlo all’uomo.
- Vi è caduto il capello, signore - pronuncia gentilmente.
Gli sorride con la semplicità e la gioia di una bambina, ma lui non ricambia quell’espressione solare: rimane sorpreso di quella presenza femminile, tremendamente combaciante con il paesaggio che li circonda, mentre le lacrime non si arrestano.
- Ma voi state piangendo! Avete bisogno d’aiuto, signore? - gli domanda, tradendo la propria preoccupazione per il volto triste di Adam. Lui, ancora una volta, non pronuncia una parola, ora beato anche del suono della voce di lei.
- Vi chiedo perdono, vi sarò sembrata senz’altro indiscreta - mormora, abbassando gli occhi sul copricapo che ha tuttora fra le mani, non riuscendo più a sostenere lo sguardo di lui.
Poi però si riscuote, tornando alla serenità iniziale, e allunga nuovamente la tuba al proprietario. I due si guardano reciprocamente e la sua voce sembra imitare il canto degli usignoli quando si esprime con grazia per l’ennesima volta.
- Permettetemi almeno di invitarvi nella mia modesta dimora per bere qualcosa di fresco e dissetante. Mi chiamo Katerina e abito laggiù - afferma, rivolgendo lo sguardo in direzione della propria casa, dietro di loro.
Adam ha ormai smesso di piangere.
 
*****
 
È una calda giornata di fine maggio. Il sole, dall’alto del suo zenit, irradia il biondo campo di grano che si estende per ettari ed ettari sotto di esso. Una brezza fine spira discontinua, smuovendo di poco le spighe e le foglie dei modesti alberi presenti, paralizzate nella quiete dall’ancora giovane e moderata calura estiva.
Adam è nuovamente accanto al vecchio albero, a scrutare quel mare dorato che presto verrà mietuto, con le guance inspiegabilmente solcate dalle lacrime.
Una donna poco lontana da lui si china di tanto in tanto a cogliere papaveri, spuntati fra l’erba sottile ai limiti del campo. È Katerina, la medesima donna di quel giorno passato. Adam sta piangendo per la realtà che ha davanti agli occhi, come allora, mentre lei, placida, è ricurva sul campo a strappare la vita ai fiori. Adam la scruta appena, con la coda dell’occhio, per poi tornare a guardare dritto, oltre l’orizzonte. Si perde nel suono del vento che fruscia fra le spighe e nel vivido ricordo della voce di lei. Fa appena in tempo a dischiudere di poco le palpebre, a sentire gli occhi pizzicare per la luce intensa, che il suo corpo svanisce come polvere sospesa in uno sbuffo d’aria, senza intaccare la tranquillità di quell’angolo di paradiso.
Mulinelli interminabili di petali, foglie e secche bucce dorate volteggiano sui vestiti di lui che lentamente si adagiano a terra. Alcuni papaveri si uniscono alla danza, scampati alle mani di Katerina, quella donna che li ha colti. Sbigottita, ha assistito alla scomparsa del Conte. Sente solo di essersi scoperta spettatrice di una scena unica nel suo genere, come allo sbocciare di una rarissimo fiore esotico nutrito con pazienza per un’intera vita, prima della sua morte.
Non gli aveva detto il suo nome, né da dove venisse. Quell’uomo di certo non era umano ma l’idea di essergli stata tanto vicina non l’ha affatto spaventata. Ispirava calma, sapienza, malinconia, come in presenza di un anziano che contempla la vita trascorsa e consumata.
Anche Katerina piange, sopraffatta da un’improvvisa ed inspiegabile tristezza.
Ma un verso è portato alle sue orecchie dal canto del vento, il quale soffia con più intensità da quando l’uomo se n’è andato. La donna si avvicina all’albero, da cui proviene il suono, e intravede le vesti vuote e ancora tiepide di lui. Due neonati vi sono adagiati sopra: uno sonnecchia indisturbato, con una farfalla appollaiata sul naso, e l’altro sorride ed emette gridolini allungando le paffute dita sopra di sé. Un secondo lepidottero sta giocando con lui, roteando intorno alle manine tese ad afferrare le minuscole e cristalline ali.
Katerina sorride, inaspettatamente, di fronte al miracolo della vita, così misterioso agli occhi degli uomini: Adam se n’è andato lasciando al suo posto due bambini, come un bruco muta per rinascere farfalla, con la sola forza del desiderio di essere ancora.
 
 
 
Author’s blind corner

Innanzitutto, vi ringrazio per aver letto tutto e non esservi annoiati quando le descrizioni e le introspezioni hanno iniziato ad abbondare(?)
Dunque… l’ispirazione fulminea per scrivere questa fic è arrivata appena conclusa la lettura del capitolo, partendo da questa semplice domanda: allora il vecchio Conte e la madre di Neah e Mana si sono conosciuti? Io ho supposto di si, o meglio, lui ha voluto conoscere lei. Si potrebbe dire che sia stato il destino a fare incontrare Adam e Katerina ma secondo me lei avrà voluto conoscere quel forestiero che è entrato nella sua proprietà e lui, volendo cogliere la palla al balzo e sapendo che sarebbe dovuto scomparire - perché secondo me lo sapeva -, ha voluto capire che tipo di persona fosse la donna per essere sicuro che “i suoi due eredi” fossero allevati nel migliore dei modi. Cosa sia successo poi, e anche durante la crescita dei “gemelli”, resta ancora un mistero. Specialmente sarei curiosa di sapere come e perché è iniziata una battaglia fra Mana, Neah e il Conte, dato che quest’ultimo non ci dovrebbe più essere
-- effettivamente, non ho ancora ben capito questo passaggio >_>
Tornando alla fic, si potrebbe annusare un accenno di ship, una AdamKaterina (?), perciò chiarisco subito che non era una cosa calcolata. Piuttosto, sono del parere che il vecchio Conte fosse contro la religione cristiana ma non gli uomini, e che quindi gli piacessero tanto la natura incontaminata quanto le persone. In più, credo che oltre al tramonto, al suono del vento e alla distesa dorata, anche la voce di Katerina sia rimasta impressa nei ricordi di Adam, trasmessi poi a Neah e Mana.
Spero inoltre di non aver sforato nell’OOC per entrambi ma, date le poche informazioni a disposizione, il carattere va scovato con indagine e interpretazione dei loro gesti, suppongo.
Aspettando che giunga la prossima night, mi auguro che questo racconto possa esservi piaciuto e, se vorrete esprimere un vostro parere oppure parlare di tutte le sensazionali scoperte e delle mie supposizioni - o anche smentirle e dire che questa cosa non vi è piaciuta -, sarò felice di ricevere recensioni o anche messaggi privati, come vi aggrada di più.
See you again~
   
 
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