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Autore: Phantom_Miria    22/01/2009    8 recensioni
"Sinceramente, il sorvegliante non si era aspettato di aver contro anche Dio. Quella sera, la sacra vigilia di Natale in cui il Salvatore era nato e si era manifestato il potere divino da cui derivava oggi l’arma primaria nella battaglia contro il Conte, Allen Walker era decisamente troppo rumoroso."
[Lavi/Allen] Christmas&Birthday!Fic, un Natale all'Ordine Oscuro.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Allen Walker, Rabi/Lavi | Coppie: Rabi/Allen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*O*

Ciaociao e Buon Natale, Capodanno ed Epifania a tutti! (questo era quello che teoricamente avrei dovuto scrivere all’inizio della fic, SE l’avessi postata quando la dovevo postare).

Dato che non scrissi niente per il compleanno di Lavi, ho voluto rifarmi con quello di Allen. È una fic semplice, niente di specialissimo, senza grandi parti riflessive (quelle lasciamole a Color Of Blood) e senza ‘Bookman-non-ha-cuore’ tipo di problemi. Sinceramente non è venuta fuori esattamente come volevo, ma vabbè, è stato un allenamento utile. Ci sono alcune parti decisamente irreali, a immagine e somiglianza del manga, infatti. Volevo però precisare che io non so esattamente come si preparino gli Esorcisti la mattina, perché l’unica scena che ora mi ricordo dove loro sono ai bagni è quella del numero 14, dove Allen si lava i denti ecc. Dato che mi serviva la parte prima, ho supposto che si comportino come facevo io di solito nelle colonie con i bagni comuni, ossia andare in bagno per lavarsi e vestirsi e poi, dopo colazione, tornare per lavarsi i denti. Comunque, chissene in fondo, l’autrice sono io e faccio quello che voglio, bwahuahuah. Mentre, un’altra cosa, in questa fic avrei voluto fare un Allen appare abbastanza incolume ai punzecchiamenti di Lavi, senza che passasse i 4/5 della storia ad arrossire PomodoroStyle, dato che qui io lo immaginavo come è negli ultimi capitoli in Francia, ossia più figo del solito, divisa, aria professional, e nell’insieme più… macho (?) rispetto a com’era all’inizio del manga. Secondo me ora è più il tipo di uke naive che non coglie al volo i significati subliminali, ma che in realtà, quando è il momento, ha moolta grinta <3 Spero si sia capito quello che voglio dire sennò pace a voi! *wossh*. Beh, ho fallito, e l’ho rifatto quasi PomodoroStyle. Trulallèèèè~

In conclusione, volevo provare a scrivere una oneshot e l’ho fatto, e spero che, nonostante le sue numerose imperfezioni, vi piaccia comunque.

Disclaimer: Se, come regalo di Natale, la Hoshino mi concedesse i diritti su D.Gray-Man, sarei la yaoista più felice del mondo. <3

 

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Allen Walker aveva la fastidiosa abitudine di parlare nel sonno.

Non che dicesse qualcosa di coerente, anzi, si esprimeva più a onomatopee che a parole. Risultato, per una persona con il sonno leggero questo rappresentava un problema.

Howard Link non si era mai sprecato di osservare cosa Walker dicesse durante i suoi soliloqui notturni, se non nei primi giorni del suo trasferimento nella medesima stanza, quando ancora sperava di poter ricavare dal manifestarsi del subconscio del ragazzo qualcosa di utile per aumentare le prove del suo tradimento verso la Chiesa. Fallimento totale.

Grazie al cielo queste sessioni non si verificavano ogni notte e per tutta la sua durata: con il trascorrere del tempo si facevano sempre più soffocate e silenziose, fino a smettere del tutto. 

Quindi, quando il giovane dai capelli bianchi cominciava a discutere insensatamente tra sé e sé, Link si limitava a girarsi su un fianco e portare il cuscino sopra la testa, sperando che il rumore dei borbottii inconsulti venisse attutito dalla morbida stoffa bianca e dal soffice ammasso di piume all’interno. Il diciannovenne aveva sempre avuto qualche problema a prendere sonno, e tale situazione non lo aiutava minimamente: aveva chiesto più volte alla matrona se conosceva qualche modo per fermare le litanie serali di Walker, ma quella gli aveva risposto che non c’erano soluzioni, che se lo sarebbe dovuto sorbire ogni singola notte. Link era inoltre convinto che la piega all’insù degli angoli della bocca della matrona fossero una prova della soddisfazione interiore dell’anziana per la cattiva sorte capitatagli. Quando era arrivato alla Sezione Centrale si era aspettato di essere accolto con astio da molti, ma essere trattato come un nemico persino dalla matrona… Probabilmente anche questo era principalmente a causa di Walker: la questione del sorveglianza ventiquattr’ore su ventiquattro doveva aver irritato la maggior parte delle persone che conoscevano il ragazzo, e si fidavano di lui. Ma nessuno riusciva a comprendere la minaccia che si celava dietro quel viso angelico e quei modi gentili?

Il suddetto ragazzo dai modi gentili emise un altro verso impreciso particolarmente pronunciato e sonoro, e si rigirò più volte nel letto, abbracciando il cuscino sotto la sua testa e lasciando cadere un lembo di coperta sul pavimento.

Ngh...nnbbim… tor…nh…vi…”

Seguì quello che pareva un ansito, una rapida respirazione affannata, e infine un breve silenzio.

Sinceramente, il sorvegliante non si era aspettato di aver contro anche Dio. Quella sera, la sacra vigilia di Natale in cui il Salvatore era nato e si era manifestato il potere divino da cui derivava oggi l’arma primaria nella battaglia contro il Conte, Allen Walker era decisamente troppo rumoroso.

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Aveva le gambe intrappolate in un intricato avvolgimento di coperte, i cui orli erano sradicati da sotto il materasso e giacevano o sul letto o per terra. Il cuscino era misteriosamente arrivato a metà strada tra la sua testa e i piedi, e uno sberluccichìo dorato gli fluttuava a pochi centimetri dal viso. A parte il lieve suono dello sbatter d’ali proveniente dallo stesso punto in cui si trovava l’oggetto volante, nella stanza non si sentiva alcun rumore. Sbatté un paio di volte le palpebre, ancora pesanti di sonno, e tentò di focalizzare la sua attenzione su quella pallina dorata davanti a lui. Allungò una mano verso l’alto per raggiungerlo e, quando le sue dita arrivarono a toccarlo, la pallina, che brillava innocentemente alla luce dei primi raggi di sole, aprì quella che sembrava una bocca e inghiottì due delle sue dita. Il dolore arrivò dopo una decina di secondi.

Oi oi oi, Timcanpi!! Fa mostruosamente male, lasciaaa!” gridò Allen, scuotendo bruscamente la mano per fare allentare la presa al golem.

Tim aprì nuovamente le fauci, lasciando scappare le dita che Allen strinse nell’altra mano.

“Dannazione, Tim! Per cos’era quello?!”

Il piccolo golem, per tutta risposta, volò rapido verso il muro opposto al letto, e picchiò la coda attorcigliata contro un blocco di fogli appeso con un chiodo. Allen lo guardò perplesso, poi sbatté le palpebre per mettere a fuoco ciò che stava indicando Tim, e…

“Ah.”

Il calendario era sulla pagina di Dicembre e con la sua zampetta Tim stava indicando il numero 25.

“È Natale…” commentò con voce debole. Era l’anniversario del giorno in cui aveva iniziato davvero a vivere, quello in cui il suo padre adottivo l’aveva trovato e preso con sé. Stava per immergersi completamente nel mondo dei ricordi quando ancora una volta Tim sfruttò la sua grazia innata per distrarlo attraverso lancinanti dolori. Il golem si lanciò alla velocità della luce contro la sua fronte e lì si schiantò, spedendo Allen contro il materasso del letto.

“Diavolo, Tim! A Natale si dovrebbe essere più buoni, non più distruttivi del soli—” si bloccò mentre si massaggiava la fronte dolente, quando qualcuno bussò alla sua porta. “Sì, arrivo!” rispose ad alta voce, poi aggiunse abbassandola: “Questa me la paghi, Tim… Oggi niente colazione.” Il golem lo guardò frustrato – o meglio, Allen si immaginò uno sguardo frustrato, dato che Tim non era effettivamente in grado di avere espressioni, ma era sicuro che se le avesse avute, lo sguardo sarebbe stato quello. Afferrò la camicia piegata sulle sbarre del letto, si alzò di scatto dal materasso e camminò verso la porta mentre si infilava l’indumento. Solo che, nel mentre, calciò qualcosa di grosso, che grugnì in disappunto. Un attimo, grugnì? Allen guardò per terra, per vedere una figura umana uscire con un viso cadaverico da sotto un ammasso di coperte.

“Per l’amor del cielo, Walker! È deciso a schiacciarmi, pur di sbarazzarsi di me?” la voce di Link risuonò spettrale nella stanza. Allen lo guardò stupito, chiedendosi perché il suo sorvegliante aveva la faccia di uno che non dormiva da secoli. Pensò che probabilmente di notte stava sveglio per controllare che lui non si trasformasse in qualcosa di orrendo e che, colto da un impulso distruttivo pari solo a quello di Timcanpi, non carbonizzasse l’intero Ordine approfittando dell’oscurità della notte. Il ragazzo scrollò le spalle, disinteressato.

“Oh! Mi scusi, mi ero dimenticato di lei. Beh, buon Natale!” gli sorrise luminoso e, detto ciò, lo scavalcò con un balzo ed andò finalmente ad aprire la porta. Si trovò davanti una ragazza dai neri capelli a caschetto, vestita con un abito rosso e bianco che mostrava gran parte delle sue lunghe gambe.

“Allen, buon Natale!” esclamò Lenalee sprizzante gioiosità, mentre lanciava una rapida occhiata  all’interno della stanza, forse per controllare che il quindicenne non avesse ucciso Link quella notte. O magari viceversa. “Senti, volevo essere sicura che ti fossi svegliato, dato che in mensa stiamo festeggiando tutti insieme e ti stavamo aspettando.” lo informò.

“Certo, dammi un attimo e sarò da voi.” disse Allen. Lenalee gli rispose con un cenno della testa e si voltò per andarsene “Tim” continuò lui “vai dal maestro ora, immagino che abbia bisogno di te come al solito.” Il piccolo golem annuì, si strusciò brevemente contro la sua guancia e si defilò, seguendo Lenalee. Allen richiuse la porta sorridendo. Mentre prendeva i suoi vestiti e un asciugamano, si rivolse all’altro: “Link, io sto andando a prepararmi, ci vediamo dopo.” E con questo, uscì il più velocemente possibile dalla sua stanza di ottimo umore, convinto, dato lo stato in cui si trovava l’ispettore quella mattina – e ora che ci pensava, da un po’ di giorni –, di poter andare ai bagni comuni senza essere assillato dalla sua continua presenza. Ma quando si trovava a pochi metri dalla sua destinazione, un rumore di passi in corsa arrivò da dietro di lui, accompagnati da una voce, ormai tremendamente fastidiosa e inopportuna: “Walker! Walker, mi aspetti assolutamente!”

Così, insieme al suo fidato cane da guardia, Allen entrò nei bagni, con il livello di positività dell’umore abbassatosi drasticamente. Andò ad uno dei grandi lavandini in pietra e di lato vi appoggiò le sue cose. Troppo concentrato nell’ignorare la presenza di Link di fianco a lui, e della sagoma nera che si rifletteva nello specchio appeso al muro, il ragazzo sussultò violentemente quando un braccio lo circondò improvvisamente al collo.

“Ehi, Moyashi, come va? Oh, che sorpresa, anche tu qui, Due Nei?”

Il colpo di gomito allo stomaco fece indietreggiare il rosso, che lasciò la sua presa sul ragazzo e imprecò silenziosamente.

“E io…che contavo sul fatto che a Natale si fosse più buoni…” boccheggiò Lavi.

Che… che maleducato!”

“È Allen! E l’essere più buoni potrebbe anche implicare il risparmiare le persone dai tuoi osceni soprannomi almeno per oggi” Allen guardò un attimo Link e parve ripensarci “o almeno me.”

Lavi ghignò malignamente: “Come potrei trattenermi dall’irritare Yuu anche solo per un giorno? Sarebbero ventiquattro ore completamente sprecate! Vero, Frangettina?”

Sia Allen che Lavi ignorarono del tutto le imbarazzate lamentele dell’ispettore, e continuarono a parlare tra di loro.

“Beh, oggi è il 25 Dicembre, quindi buon compleanno Allen!” esclamò dopo un po’.

Ehm… grazie. Ma lo sai, non è effettivamente il mio compleanno, quindi…” mormorò Allen imbarazzato.

Lavi rispose divertito: “Ma l’intera Sezione Scientifica ha bisogno di un giorno in cui innalzare le tue lodi, ora che i piani alti cercano di screditarti così” l’unico occhio visibile di Lavi si spostò per una frazione di secondo su Link, intento a guardarsi la fronte allo specchio “E il fatto che il tuo compleanno cada proprio il giorno di Natale costituisce un’ottima scusa per festeggiare con un po’ più di un freddo ‘Tanti Auguri E Ciao’, come invece sarebbe se fosse un giorno normale. Perché in quel caso, se organizzassero una festa, per come stanno ora le cose, verrebbero sicuramente ripresi. Quindi sfruttano la baldoria natalizia a tuo vantaggio” sospirò, alzando gli occhi al soffitto “Ah, e io che ho sempre pensato che nascere a Natale significasse meno regali.”

Le guance di Allen arrossirono, e il ragazzo continuò a borbottare tra sé: “N-non che ci sia niente da festeggiare, davvero…

Il rosso rise, poi si voltò di nuovo verso il giovano ispettore, squadrandolo: “Ehi, Due Nei, oggi mi sembri particolarmente stanco. Cosa c’è, dormire in camera con Allen ti crea problemi?” chiese con voce interessata.

Link, senza togliere lo sguardo dal suo riflesso, sbuffò con aria scocciata: “Più di quanti si possa immaginare, Bookman Junior.”

Lavi fece una smorfia schifata, forse, Allen pensò, per il nome con cui era stato chiamato, ma la sua espressione cambiò in un attimo in una più maligna, la stessa espressione di qualcuno che si prepara a distruggere emotivamente una persona che considera assolutamente inferiore “Ispettore, lei per caso passa le notti sveglio a guardare Walker che dorme?”

Link spostò finalmente gli occhi su di lui, perplesso: “Ovviamente no.”

Mh, ne siamo sicuri? No, lo dico perché Walker è un ragazzo con un certo quantitativo di fascino – anche se lui stesso non ne sembra conscio – e lei, beh… lei è l’incaricato alla sua sorveglianza. Giorno e notte. Notte e giorno. Sa, in queste situazioni l’attaccamento alle persone cresce. Cresce a tal punto da poter diventare un’ossessione. Mi chiedo se questa sua stanchezza, che è parsa molto chiara a tutti nell’ultima settimana, sia dovuta in qualche modo al fatto che lei occupa la notte a importunare Walker nel sonno.”

Allen, che stava bevendo un sorso d’acqua del lavandino, sputò non troppo raffinatamente tutto ciò che conteneva la sua bocca sullo specchio davanti a lui. Lavi, a quanto pare insensibile al gesto di stupore del ragazzo, si voltò di scatto verso di lui fingendo preoccupazione: “Dimmi, Allen, sei sicuro di notte…di non sentire…come posso dirtelo…mani che passano lentamente sul tuo corpo…” – la mandibola di Allen arrivava quasi a toccare il pavimento, tanto era aperta, e la faccia di Link era diventata rossa almeno quanto i capelli di Lavi – “che ti toccano in ogni pun—” il resto del discorso fu gentilmente risparmiato ai due da una potente manata alla testa di Lavi, che mandò suddetto ragazzo in ginocchia e con la faccia a terra.

“Apprendista idiota…

N-non… riesco a credere… un tale affronto… persino tendenze omosessuali…

“Perché, Due Nei, omofobo?” Un'altra violenta, dolorosa manata in testa.

“Stai zitto, stupido!” inveì Bookman “Lo scusi, ispettore, è solo un idiota.” continuò in tono apologetico.

R-riferirò l’accaduto al caposezione, s-sperando che—”

“Non c’è bisogno, non c’è bisogno!” cantilenò Lavi, tirandosi su da terra e dando al biondo una pacca sulla spalla “Link, lo sai che non ti accuserei mai seriamente di essere, mh, gay. Stavamo scherzando, è Natale! Prendilo come un Pesce d’Aprile!”

“Ma siamo a Dicembre!” esclamò Link oltraggiato.

“Allora è un Pesce d’Aprile natalizio! Che uomo puntiglioso.” Ultimo colpo, l’arma finale. Lavi si ritrovò ancora per terra.

Bookman guardò il suo allievo con disprezzo e si scusò ancora con l’ispettore. Intanto Allen, che si era lentamente ripreso dalla fase di shock, porse a Lavi una mano perché si alzasse.

“Ehm, graz—” cominciò il rosso, ma fu interrotto di nuovo, questa volta da un pugno diretto alla sua fronte “Diavolo, Allen, ora anche tu?!” esclamò sconvolto, e stava per continuare a lamentarsi, prima di vedere che l’albino gli stava sorridendo angelicamente e si teneva il pugno nella mano sinistra con fare minaccioso.

“Lavi” chiamò con voce calma e serena. Lavi era indeciso se indietreggiare o fuggire del tutto “la prossima volta che fai giochetti a sfondo sessuale come questo, ti  assicurò che ti farò diventare omofobo.” L’altro deglutì sonoramente, ignorando il gemito di esultanza proveniente da Link.

“Detto ciò” Allen riprese “penso sia meglio sbrigarsi, Lenalee ci sta aspettando.” Proprio quando finì la frase, il suo stomaco emise un sonoro ruggito, e lui arrossì imbarazzato mentre Lavi tentava, fallendo, di trattenersi dal  ridere.

In tutta risposta, Lavi finì di lavarsi e vestirsi nel giro di due minuti – ce ne avrebbe messi uno e mezzo, ma ad Allen sembrò che mentre si stava mettendo la camicia pulita, Lavi si fosse fermato per qualche decina di secondi a guardarlo…– e poi uscì con il più giovane dai bagni, lasciando momentaneamente indietro Link e il vecchio.

“Miracolo, Due Nei non si è fiondato a seguirti!” commentò Lavi sorpreso.

Allen ridacchiò: “Ho qualche sospetto per credere che abbia, in un certo senso, paura di te.”

Continuarono a camminare insieme per gli interminabili corridoi dell’edificio, fino a che non arrivarono alla mensa. Davanti all’ingresso c’era Lenalee, che, quando lo vide, saltellò eccitata andandogli incontro.

“Allen! Abbiamo una sorpresa per te, muoviti!” la ragazza lo prese per i polsi e lo trascinò a un passo più veloce verso la sala. Lavi tenne il ritmo, e rimase al suo fianco.

Arrivato alla soglia, un boato sommerse il giovane, che si ritrovò davanti a decine di facce conosciute che gli sorridevano contente e gli gridavano in coro ‘tanti auguri’. Allen si era, a questo punto, aspettato qualcosa del genere, ma vederli radunati tutti lì, mentre gli davano pacche amichevoli sulla schiena – oddio, gliene era arrivata una anche sul sedere?! – e gli rivolgevano saluti calorosi e complimenti, era più piacevole di quanto si era aspettato. La sala, poi, era addobbata magnificamente: un piccolo albero di Natale era posizionato vicino a uno dei tavoli, e alla cima di esso risplendeva una stella dorata; i tavoli stessi erano eccezionalmente ricoperti da tovaglie rosse e bianche, intonate ai drappi e ai festoni appesi ai candelabri a muro, e vasi di scarlatte stelle di Natale adornavano ogni angolo della vasta stanza. Allen si guardò intorno felicemente stupito, continuando a sfoggiare il suo miglior sorriso a tutti i presenti.

G-grazie a tutti…” balbettò, incerto su cosa dire. Ovviamente, il suo stomaco parlò per lui. Una risata generale si estese a tutti, mentre Allen arrossiva a disagio e una strada tra la gente si apriva fino al punto di ordinazione del cibo. Allen tentò di recarvisi velocemente, ringraziando ancora le persone che riconosceva, soprattutto i ragazzi della Sezione Scientifica, ma quando mancava poco a raggiungere Jerry e la sua cucina, qualcuno lo fermò, e solo lo stupore dell’albino impedì alla persona di ritrovarsi con un braccio in meno. Regola Numero 1: mai mettersi tra Allen e il suo cibo.

“Allen!” chiamò Crowley “Per stamattina non si ordina, Jerry ti ha preparato una sorpresina” l’esorcista gli fece l’occhiolino “Lo sai che ci tiene ai tuoi bisogni alimentari.”

“Eh eh..eh…” fu tutto quello che Allen riuscì a dire mentre l’altro lo trascinava tra la folla. Quando arrivarono a uno dei tavoli a ridosso delle pareti, Allen capì cosa intendeva dire Crowley: le cinque più grandi, immense torte che egli avesse mai visto, con strati di pan di spagna, cioccolato, crema e altre sostanze non ben definite ma soddisfacenti alla vista, erano disposte in fila, e sembravano aspettare solo di essere divorate da qualcuno. Desiderio che Allen era pronto a esaudire.

Jerry comparve nel suo raggio visivo, con in mano un coltello e una pila di piatti. “Allen, serviti pure! Volevo farti qualcosa di speciale per il tuo compleanno, spero che ti piaccia!”

Allen tentò disperatamente di trattenere la saliva che la sua bocca aveva cominciato a produrre in quantità irragionevoli: “Ma…tutti gli altri? Quanta… quanta ne dovrei lasciare?” chiese con voce sofferente.

Jerry però rise di gusto, e appoggiò la pila di piatti sul tavolo, insieme al coltello: “Non preoccuparti, ragazzo, ne ho fatta un’altra per gli altri, mangia quello che vuoi!”

Allen non se lo fece dire due volte: si scagliò con velocità irreale sulle torte e cominciò a mangiarle senza ritegno. Proprio quando si allungava per prendere la quarta torta, si vide comparire un Lavi sorridente seduto al suo fianco lungo la panca.

Aargh!”

“Cosa c’è?”

“Perché continui a farlo?!”

“Continuo a fare cosa?”

“A comparire all’improvviso dal nulla!”

“Ah, abilità innata. Davvero, niente di speciale. Meglio la capacità di mangiare cinque torte nel giro di cinque minuti e non esplodere.”

“Ah ah, divertente.” commentò Allen sarcastico, mettendo su un finto broncio.

Aww, non fare quella faccia, sei troppo carino così!” miagolò Lavi. L’albino fece una faccia che era un misto tra lo schifato e l’imbarazzato: “Non sono carino

Lavi non rispose, e portò invece un indice alla guancia dell’amico, per prendere una goccia di cioccolato. Allen non badò molto al gesto, e si rituffò sulla quarta torta, mentre il rosso si leccò il dito ora sporco di cioccolato con un’espressione indecifrabile sul volto.

L’ultima torta si apprestava a scomparire nei recessi dello stomaco del neo-sedicenne, quando Lenalee si avvicinò al tavolo, mani dietro la schiena.

“Lavi, Allen, ho… un regalo per voi.” disse timidamente, portando due pacchetti in carta rossa e bianca sotto il naso dei ragazzi. Allen la fissò allibito, poi arrossì.

E-ecco… io in realtà, come dire, non ho niente per voi. Non perché non volessi!” precisò agitato “ma… con Link sempre addosso, Leverrier, le svariate missioni… non ho avuto modo di—”

“Allen, va bene così” lo interruppe Lenalee sorridendo con sincerità “Se ti è più facile, il tuo vedilo come un regalo di compleanno, che quindi non devi restituire… Lavi, per la verità, a te non sapevo proprio cosa regalare… ti avrei regalato un libro, ma poi ho pensato che probabilmente tu hai già letto tutti i libri esistenti al momento, quindi sarebbe stato abbastanza inutile… Comunque, teneteli” passò i pacchetti nelle mani dei due, che ancora la guardavano con un misto di stupore e adorazione “io ora devo andare a cercare mio fratello per dargli il suo…” disse, rabbrividendo per qualche oscuro motivo.

Tu…tu gliel’hai fatto?” chiese Allen a disagio.

Lavi ancora fissava il piccolo involucro nelle sue mani con aria trasognata “N-no… Sai, tra Bookman e i migliaia di rapporti da scrivere, io…” lasciò cadere la frase nel vuoto.

I due amici si guardarono un’ultima volta senza sapere esattamente cosa dire, prima di iniziare a scartare i doni della ragazza. Lavi scartò il suo e trovò in una bustina trasparente due piccoli orecchini argentati a cerchio, mentre quello di Allen conteneva un set di cinque palline da giocoliere.

È… carino.” disse Allen a mezza voce, in adorata contemplazione del suo regalo.

“So che può sembrare un po’ femminile ma… Oddio, un paio di orecchini nuovi!”

Devo… devo assolutamente provarle.” Allen si ributtò sulla torta più voracemente di prima, a quanto pare deciso a finire il più presto possibile per andare a  collaudare il suo regalo. Lavi sorrise, studiando ancora i suoi orecchini argentati, e allungò con disinvoltura un indice verso un’estremità della torta, per prenderne il cioccolato che minacciava di cadere sulla tavola.

“Non osare.” sibilò Allen tra un boccone e l’altro.

“Che?”

“È mia, voi avete le vostre torte all’altro tavolo.”

Eddaaai, Alleen! Un morsettino piccolo!”

“Assolutamente no!” esclamò il ragazzo con fare difensivo, usando un braccio come barriera tra Lavi e la torta.

“Neanche se ti do ora il mio regalo?” lo punzecchiò Lavi.

Allen lo guardò sorpreso: “Ma… non avevi detto che non avevi avuto tempo di farli?” chiese, riluttante.

Lavi gli mostrò uno smagliante sorriso a trentadue denti, che aveva un che di malizioso: “Io ti ho detto che non avevo fatto un regalo a Lenalee, non che non l’avessi fatto a te. D’altronde è il tuo compleanno, e i regali di compleanno sono pressoché obbligatori.”

Ancora dubbioso, Allen non tolse il braccio dalla sua postazione difensiva, ma Lavi gli diede solo il tempo di afferrare la busta con le palline, prima di stringergli il polso e trascinarlo verso l’uscita, evitando abilmente la maggior parte dei presenti, occupati a cantare motivi natalizi con una totale scoordinazione musicale. E ancora una volta, mentre Allen passava tra di loro gli arrivarono alle orecchie svariati auguri.

Tutto questo era commovente, pensò il ragazzo. Stare in quella stanza, con quelle persone da cui lui si era mantenuto così distaccato rivelando poco o niente di sé e del suo passato, ma che ogni giorno lo aiutavano a migliorare nel suo lavoro, con Lavi, Lenalee, Crowley, Miranda, Marie e tutti gli altri, lo facevano sentire… libero, da tutte le preoccupazioni, dai suoi problemi, persino dal Conte… Erano questi i rari momenti che lo inducevano a credere di aver trovato una famiglia. Aveva persino ricevuto un regalo! Nessuno gli aveva mai regalato niente in tutta la sua vita, tranne… tranne Mana, l’unico che avesse mai rappresentato qualcosa nel suo giovane cuore. E ora anche Lavi diceva di averne uno, e il pensiero fece arrossire Allen. Cosa poteva essere…? Mah, non importava molto, qualsiasi cosa fosse venuta da Lavi gli avrebbe fatto più piacere di quanto a una persona fosse permesso.  Senza accorgersene, aveva persino cominciato a ridacchiare tra sé con sguardo trasognato, e non si accorse neanche delle occhiate perplesse che gli lanciava Lavi mentre lo trascinava via.

Quando arrivarono sotto la porta, ritrovarono Lenalee a fianco di suo fratello, con espressione mortificata, mentre il parente la stringeva alla vita piangendo su di lei e urlandole lodi e ringraziamenti. La ragazza li adocchiò e, con occhi imploranti, chiese implicitamente di essere salvata. Lavi si trattenne dal ridere, e si avvicinò a lei, sussurrando un ‘aspetta un attimo’ ad Allen e spostandosi davanti al Supervisore.

Komui! Buon Natale!” Lavi si rivolse con aria festosa al moro, che sembrò non sentirlo e non allentò la presa su Lenalee “Sai, prima mi è sembrato di vedere Yuu tirare fuori Mugen davanti al tuo Komurin… Non vorrei che tutta questa gioia natalizia l’abbia messo di cattivo umore…Komui ci mise qualche secondo a realizzare le parole del futuro Bookman, ma quando lo fece, si staccò da Lenalee con un rumore da ventosa e si portò le mani al viso sconvolto: “Non è possibile, devo—”

“Ehi, voi due, siete sotto il vischio!” gridò allora una voce femminile, interrompendo Komui.

Allen si girò in cerca di chi aveva parlato, e vide che Renée, il capo della Sezione Americana, gli sorrideva compiaciuta. Ma a quanto notò, lei e Jerry erano gli unici che avevano ancora una traccia di gioia sul loro volto: tutti quelli vicini, compresi Reever, Johnny, alcuni Finders, e persino Lavi, indossavano delle maschere di terrore, che portarono Allen a realizzare la situazione all’istante.

Alzò la testa, per vedere un piccolo mazzetto di foglie verdi legate con un nastro rosso stare esattamente sopra la sua testa. Di fianco a lui, c’era Lenalee, le cui guance si erano tinte di una piacevole sfumatura rossa, e dietro a Lenalee, c’era un’inquietante aura nera, che propendeva scomodamente verso di lui. L’aura, più facilmente identificabile come Komui e il suo complesso fraterno, sibilò qualcosa che assomigliava a un’imprecazione: “Nessuno osi toccare la mia Lenalee…” e con ciò, tirò fuori dal nulla un enorme trapano, che avviò con un suono infernale schiacciando un pulsante.

Allen sbiancò all’istante, vedendosi passare tutta la sua vita davanti e pensando che fosse ironico morire il giorno del proprio compleanno. Aspettandosi a questo punto una morte rapida e dolorosa, si stupì quando, nell’attimo successivo, accaddero più cose contemporaneamente: la prima cosa che realizzò era la presenza della mano sul suo polso destro che lo strattonava fuori dalla mensa; la seconda cosa fu il gruppo di gente che riuscì inspiegabilmente a sottrarre a Komui il trapano e a buttarsi letteralmente su di lui, seppellendolo sotto una massa di corpi e impedendogli ogni movimento. Mentre l’albino veniva trascinato lungo il corridoio principale, lontano dall’ira del caposezione, alcune grida ancora riecheggiavano tra i muri.

“Chi diavolo ha messo quel vischio lì?! Credevo di averli tolti tuttiii!!”

“Si calmi, direttore!”

“Dov’è Faye?!”

“L’integrità della mia Lenaleeee!”

Uh-oh, m-mi sa che fermandoci ad aiutarla abbiamo in qualche modo complicato le cose…” ammise Lavi, fermando la sua corsa e lasciando andare la presa sul suo braccio.

Allen ansimò, e poggiò le mani sulle ginocchia: “G-già… beh, la cosa stupefacente è che ne sono uscito vivo...” Si concentrò per regolare il ritmo del suo respiro.

Lavi rise e si tenne il petto con una mano: “Diavolo, ho davvero avuto paura per te là… E pensare che ci sarei potuto essere io sotto quel vischio…

Allen si tirò su, con un’espressione stordita: “Scusa, che hai detto?”

“Niente niente… Ah, dove siamo?” si domandò il rosso, e si guardò intorno “Mh, dovremmo essere vicini alla biblioteca. A questo punto direi di—”

“Mi devi dare il tuo regalo.” constatò Allen.

Lavi lo fissò stupito, poi la sua espressione cambiò in una superba: “Ovvio, come dimenticarmi… Beh, Allen Walker, ecco il tuo regalo.” affermò compiaciuto, mettendosi dritto e indicando se stesso.

Allen lo osservò perplesso: “Temo… di non aver capito.” confessò sincero.

Ehh, Moyashi

“È Allen!”

…Quello che ti sto dando è semplicemente me” spiegò come se parlasse di un dato di fatto “Concedo la mia esistenza su questa terra a te per un singolo giorno” alzò un dito davanti alla sua faccia “e in questo giorno puoi fare di me quello che vuoi.” Terminò la frase sfoggiando un ampio sorriso, che, secondo Allen, aveva un che di cattivo.

“Ecco, e con te cosa ci dovrei fare…?” Il più giovane continuò a fissare sconcertato l’altro. Avere Lavi... Poter sfruttare quel coniglio troppo vivace per un giorno intero… Come poteva utilizzare un regalo del genere in modo uti—Un’idea gli balenò ad un tratto in mente, e Allen ricambiò il sorriso con uno fin troppo angelico. “Ottimo, Lavi. Ora che ci penso, avrei una vaga idea su cosa farti fare.” disse allegro, e si voltò dall’altra parte, intimando con un gesto della mano di essere seguito.

“Ehi, dove stiamo andando?”

“Alla mia stanza, ovviamente.” rispose Allen.

Anche senza guardarlo in faccia, l’albino era sicuro che il ragazzo dietro di lui aveva addosso un sorriso di un’estensione ineguagliabile.

O~kay” commentò il rosso, fallendo nel trattenere l’entusiasmo “Ma, Allen, la tua stanza non è dall’altra parte?”

Allen si fermò, si guardò intorno con sguardo perso, e si voltò verso Lavi con fare rassegnato: “Va bene, guida tu.”

Oo0o0o0o0o0o0o0oO

Allen camminò lungo il corridoio, chiedendosi dove si trovasse esattamente.  Sospirando rassegnato per la sua idiozia, si guardò intorno cercando di individuare qualcosa di familiare negli infiniti muri di pietra grigia.

“Questo da parte tua… è un atteggiamento davvero deplorevole.” si lamentò Lavi, visionando la stanza ancora una volta. I due si trovavano a poche porte dall’effettiva camera di Allen, e stavano ora constatando fino a che punto una stanza può essere caotica: l’appartamento, decisamente più grande rispetto a quello del ragazzo, aveva il pavimento completamente sommerso da uno strato di oggetti vecchi, polverosi, rotti e prevalentemente inutili. Tre o quattro grossi bauli erano addossati alle pareti, scardinati e contenenti attrezzi rivestiti di sporco, mentre un letto era posizionato sotto la finestra. Qua e là, vi erano persino delle zucche marcite scavate all’interno e raffiguranti facce maligne. Sui muri erano appesi diversi tipi di armi, dai pugnali alle mazze chiodate, e alcuni quadri dai soggetti inquietanti. 

Lavi tirò l’ennesimo sospiro sofferente: “Voglio dire… Sei davvero sicuro di volermi sfruttare così?”

Allen gli sorrise con calore: “Ma certo! Vedi, era da un po’ che volevo farlo, e dato che è più grande, Komui mi ha dato il permesso di usarla – forse stava tentando di scusarsi per il fatto che Link mi starà appiccicato fino alla morte –. Solo che non ho mai trovato il momento opportuno per iniziare a sgombrare.”

“Ma c’è una differenza in grandezza davvero minima…

“Non è vero! È immensa rispetto alla mia, e in quella ci devo dormire con Link! E dato che è già successo più volte che la mattina io mi dimentichi che è lì per terra e lo calpesti…

“No, seriamente? Cavolo, avrei voluto esserci…Ma perché smettere proprio ora, mi chiedo?”

 Allen gli lanciò un’occhiataccia di sbieco, e Lavi si zittì: “Comincia a lavorare, Usagi.”

E dopo circa un’ora e mezza passata a dividere con il rosso tutte quelle robe in Utilizzabili e Da Buttare, aveva intelligentemente deciso di andare a cercare da solo qualcuno che sapesse dove mettere i sacchi di oggetti. Ma si era perso. Inevitabilmente, inesorabilmente perso. Da venti minuti.

Allen rimase fermo, ripensando a quel che era successo poco prima, e si ritrovò a sorridere senza rendersene conto. Pensare a Lavi – e alla sua idiozia – di solito lo rendeva allegro, e ora non aveva voglia di rimanere intrappolato nell’edificio quando poteva passare altro tempo con il rosso, anche se questo continuava a lamentarsi per come veniva sfruttato in modo inappropriato.

Un sibilo sospetto e uno sferragliare metallico si avvicinarono al punto in cui si trovava. Non sapendo cosa aspettarsi, Allen alzò la guardia, pronto a qualsiasi evenienza. L’attimo dopo, uno dei tanti Komurin che l’Ordine aveva conosciuto, comparve da dietro un angolo. Ma la visione non prometteva bene: il grosso robot aveva un occhio rotto, la testa ammaccata e in più punti si potevano vedere dei profondi tagli nel metallo argentato. Vibrava leggermente, arrancando su due rotelle semi-sfasciate, ma la cosa più strana è che aveva un pacchetto in mano, rosso e bianco, molto simile a quelli di Lenalee.

“T’oh guarda, e io che credevo che Lavi scherzasse quando ha detto che aveva visto BaKanda tagliuzzarlo…” commentò il ragazzo tra sé e sé.

Quando parlò, Komurin voltò di scatto la sua faccia meccanica verso di lui. Colto alla sprovvista, Allen emise un gridolino, e cominciò istintivamente a indietreggiare cauto.

Komurin non gli staccò gli occhi di dosso, anzi, girò le rotelle nella sua direzione e si avvicinò ulteriormente: “Allen Wal-ker…Wal-ker…Nata-le com…pleanno…Re-galo…” il robot cigolò, perdendo qualche rotella mentre avanzava. Allen a questo punto avrebbe volentieri iniziato a correre, approfittando delle ovvie debolezze dell’altro, ma l’educazione ebbe, chissà come, la meglio. Semplicemente ad Allen sembrava inopportuno voltare le spalle a chi lo chiamava. Dannata educazione.

Komurin allungò le braccia rovinate e sprizzanti scintille di elettricità verso l’inglese, tendendogli il pacco.

“Ehm, gra-grazie…?” disse esitante Allen, ancora preso dal conflitto interiore ‘Resta o Scappa’.

A quel punto – come diavolo era venuto in mente a Komui di installare un’opzione del genere in uno stupido robot?! – gli occhi computerizzati di Komurin proiettarono l’immagine di due grossi cuori rossi, e la sua voce metallizzata risuonò ancora una volta nel corridoio: “Attenzione, Attenzione… Sovraccarico di Energia… Allontanarsi o Spegnere il Controllo Centrale del –” Con un ultimo sbuffo di fumo bianco nella zona della spalla, il Komurin cadde in silenzio.

Allen lo fissò sconcertato, prima di lasciare il respiro che non si era accorto di aver trattenuto: “Grazie a Dio…” Ultime parole famose.

Il robot riprese improvvisamente vita, emettendo fiotti di scintille da ogni giuntura: “ALLEN. WALKER. ASSALIRE. ALLEN WALKER. ASSALIRE. ALLEN. WALKER.” L’esorcista spalancò gli occhi, e, senza badare al regalo lanciato in aria, gridò e partì in una corsa sfrenata verso una meta non precisata, e pochi secondi dopo il pezzo di ferraglia cominciò a seguirlo.

In trenta secondi il Komurin aveva guadagnato terreno, mentre Allen continuava a correre senza sosta, stando a ridosso dei muri e sperando di riuscire a seminarlo con i cambi di direzione improvvisi – tentativi miseramente falliti.

Ti scongiuro, Dio, fammi sopravvivere, fammi sopravvivere, non ho neanche salutato i ragazzi, e Lavi… Dio, dammi la forza di…’ Allen arrossì, sentendosi, ancora una volta, tremendamente stupido. Con la mano destra si tolse il guanto dell’altra ma, proprio quando stava per invocare la sua Innocence, qualcosa lo afferrò al braccio e  lo strattonò dietro l’angolo. Sentì vagamente una porta aprirsi e la stessa cosa buttarlo dentro a forza, con essa di seguito. La porta si richiuse, facendo cadere la completa oscurità. Dall’altra parte, si sentì distintamente lo sferragliare del robot, che girava violentemente l’angolo e superava la porta dietro cui Allen stava, procedendo in corsa.

Allen tirò un sospiro di sollievo, prima di realizzare dove si trovava, con chi, e in quale posizione.

“Stammi vicino, questo sgabuzzino è pieno di oggetti strani, tra cui lamine di metallo e travi chiodate.” sussurrò Lavi.

Allen sbuffò: “Come posso muovermi, se sono schiacciato tra te e il muro? E comunque, non credo che questo posto sia peggio dello stato in cui è ora la mia futura stanza.”

“Infatti ti stavo spiegando, più che altro, perché devo tenerti schiacciato tra me e il muro. E già, non c’è assolutamente niente che possa pareggiare con gli orrori della tua stanza.”

Il fiato di Lavi gli stuzzicò la pelle sensibile dell’orecchio, e Allen si costrinse a non emettere i suoni che avrebbe emesso.

S-se n’è andato…?” Lavi si spostò leggermente, forse per poggiare l’orecchio contro la parete. “Penso di sì” bisbigliò “Maa… penso anche che sia meglio se rimaniamo qui un altro po’.” aggiunse con estrema disinvoltura. Allen non rispose, e pochi secondi dopo sentì il respiro di Lavi sempre più vicino al suo collo, fino a che a questo non si aggiunse un paio di labbra umide e calde. Un brivido percorse la sua schiena, e la sua bocca si lasciò sfuggire un gemito. Ed era sicuro che Lavi stesse sorridendo, nell’incavo del suo collo, per essere riuscito nel suo intento.

Ha-hai intenzione di violentarmi in uno sgabuzzino con le travi chiodate che ci sorvegliano?” chiese, avvertendo che la sua faccia si riscaldava e, probabilmente, diventava di un colore molto simile a quello dei capelli di Lavi. Si morse le labbra subito dopo, per evitare di farsi sfuggire altro.

Lavi ridacchiò, tra un bacio e l’altro: “Se preferisci che ci sorvegli Due Nei, dillo subito. Io continuo a pensare che abbia in sé uno spirito da voyeur.”

Allen gemette di nuovo, questa volta in un misto di piacere e disappunto, quando Lavi gli mordicchiò un lobo: “D-davvero, Lavi, non penso sia il caso di farlo qui… voglio dire, ci potrebbero benissimo sentire e, ora che parliamo di Link, non l’ho visto da quando siamo usciti dal bagno, mi starà sicuramente cercando…

Lavi, però, non si fermò, e procedette nel lasciargli una scia di baci tra il collo e la linea della mandibola, succhiando e mordicchiando ogni tanto, fortunatamente non abbastanza a lungo da lasciargli marchi troppo visibili.

“Ehi, lo sai che è frustrante non poterti toccare e baciare in pubblico, mentre tutti ti guardano come se fossi una preda prelibata?”

C-cosa vuoi dire?”

Sospirando pesantemente, Lavi si allontanò di qualche centimetro, ma per Allen fu abbastanza da rimpiangere la sua domanda per la perdita della sensazione di calore.

“Voglio dire che tutti ti adorano, Allen, o di più… Prendiamo Jerry, stravede per te, e tutti sappiamo delle sue tendenze sessuali… In più, aggiungiamoci alcuni Finders, ma quelli contano di meno… ora contiamo Link perché, sul serio, il suo comportamento è sospetto, e… e infine Lenalee” Allen sentì il corpo dell’altro irrigidirsi per un momento “Non so ancora quanto siano profondi i suoi sentimenti, ma di certo prova più della semplice amicizia… Se oggi Komui non fosse impazzito per la storia del vischio, avrei sicuramente provveduto io in qualche altro modo e tu, ooh, tu non immagini neanche quanto abbia avuto paura che arrivasse prima lei a te dopo essere tornati dall’Arca, non ero ancora sicuro di ciò che tu prov— mmpfh!” Lavi fu zittito da labbra morbide che premevano violentemente contro le sue, e subito si sciolse al contatto, rispondendo con passione. Si appoggiò di nuovo contro Allen, e lasciò che la lingua dell’altro esplorasse la sua bocca. Allen alzò le braccia, e si staccò dall’altro per portare in basso la fascia di Lavi, facendo ricadere i corti capelli rossi e intrecciandoci le sue dita sottili. Con la mano dietro il collo del rosso, lo spinse più in basso, verso il suo viso, e approfondì il bacio, iniziando una lotta tra le loro lingue e scambiandosi il calore delle loro bocche. Si separarono solo dopo parecchi minuti, bisognosi d’aria.

Non… devi preoccuparti di loro… Non voglio nessun altro…” mormorò Allen tra un ansito e l’altro. Lavi, in tutta risposta, attaccò di nuovo il suo collo, il suo orecchio, alternando baci a morsi e a soffi delicati sulla pelle, mentre una mano accarezzava il suo fianco e l’altra gli calava la camicia lungo la spalla “e…sinceramente…al diavolo Link” riuscì a finire, a corto di fiato. Perché baciare Lavi lo faceva sempre rimanere senza fiato? Poteva capire se fosse stata la prima volta, ma ormai c’erano parecchio abituati e con tutte le volte che… Se possibile, il rossore di Allen peggiorò, realizzando dove andava a parare la linea dei suoi pensieri.

Lavi rise di gusto, e il suo petto vibrò contro quello di Allen, il cui corpo provò un nuovo brivido di piacere al solo suono della voce dell’amante. Aveva sempre pensato che Lavi avesse una bella risata. Beh, in realtà aveva pensato che Lavi avesse parecchie cose belle, partendo da quelle che vedevano tutti ogni giorno per arrivare a quelle che forse solo lui aveva conosciuto. La sua risata spontanea e sincera, non mascherata di falsa allegria, era una delle sue qualità più belle, insieme al suo sorriso.

Dio, da quanto tempo non lo facciamo? Dovrebbero essere circa… otto giorni, undici ore e, beh, non ricordo esattamente i minuti, però—Ah!” Lavi finì la frase con un gemito strozzato, il bacino di uno premuto contro quello dell’altro, condividendo il calore crescente.

“Lavi, ti scongiuro, concentrati su quello che stai facendo ora, e non quello che non abbiamo fatto in decisamente troppo tempo.”

Il rosso ridacchiò divertito, e parlò di nuovo, con voce roca, accanto all’orecchio dell’esorcista dai capelli bianchi, che ormai non era sicuro di poter controllare bene le sue azioni: “Forse hai ragione, sarebbe meglio se ci spostassimo da un’altra parte, prima che la situazione laggiù diventi incontrollabile. Poi, ho bisogno di vederti.”

Allen arrossì, ancora, e lasciò andare lentamente i folti capelli rossi, dopo aver spinto giù la testa dell’altro per un ultimo bacio: “Direi che la situazione laggiù è già incontrollabile. Okay, allora… d-dobbiamo uscire separatamente, secondo te?”

Lavi si spostò da lui, permettendogli di respirare a pieni polmoni. Rimosse le sue mani dai fianchi di Allen e con una si rimise la fascia sulla fronte, e con l’altra si appoggiò alla porta dello sgabuzzino, cercando di sentire con un orecchio se si avvicinava qualcuno: “Nah, non c’è bisogno.” Girò cautamente la maniglia, lanciando un’ultima occhiata all’esterno, ed entrambi uscirono rapidamente dalla stanzetta. Allen si mise a posto la camicia il meglio possibile, e continuò a fare grandi respiri, tentando invano di calmare i bollori che la breve sessione gli aveva risvegliato. Lavi prese a camminare di fianco a lui, assumendo una posa rilassata. Allen invidiava da morire la sua capacità di cambiare atteggiamento così rapidamente, e aveva rinunciato da tempo a provare a imitarlo. A meno che non si trattasse di giocare a poker, Allen non aveva mai avuto grandi doti recitative. Ed avere mani che viaggiavano sul suo corpo tracciando percorsi infuocati e labbra che mordevano ogni centimetro di pelle che trovavano sulla loro strada o anche solo il ricordo di esse, non era quello che lui considerava la miglior via di concentrazione possibile. Prima di chiudere la porta dello sgabuzzino dietro di sé, Allen controllò una cosa, ora che questo era debolmente illuminato dalla luce del corridoio.

“Lavi, c’è solo un misero pezzo di ferro qui. Ed è anche piuttosto spazioso per essere un ripostiglio” constatò.

“Niente travi chiodate?”

“No.”

“Ti giuro che mentre ti spingevo dentro mi sembrava che ne fosse pieno!”

Allen sospirò rassegnato. “La mia o la tua stanza?”

Lavi non ci pensò su a lungo: “Penso sia meglio la mia, tanto Bookman non dovrebbe ritornare, stamattina mi ha detto che avrebbe passato la giornata in biblioteca perché doveva finire dei rapporti… Perché stai sorridendo?” chiese Lavi guardandolo. Allen portò stupito una mano alla bocca, per effettivamente notare che questa era piegata in un ampio sorriso. Ormai gli capitava sempre più spesso, non ci faceva più neanche caso. Si grattò la guancia imbarazzato: “Eeh, niente... Comunque, non credere di sfuggire al tuo dovere con questo: con la mia camera non abbiamo ancora finito.” Allen ghignò.

Aww, Allen, hai appena ucciso l’atmosfera!” si lamentò Lavi. Allen stava per rispondergli, quando entrambi sentirono dei passi affrettati venire dal corridoio davanti a loro. Pochi secondi dopo, infatti, comparve Link, con un’espressione preoccupata. Continuava a guardarsi in giro e, quando anche lui intravide i due, parve illuminarsi di soddisfazione. Allen sentì Lavi sbuffare sonoramente di fianco a lui: “Ah, non importa. L’avrebbe uccisa lui in modo peggiore.”

Walker, l’ho trovata!” esultò.

Allen alzò la testa verso il rosso e si lasciò andare ad un mugolio pietoso. Lavi, in risposta, chiuse il suo occhio smeraldo e inspirò profondamente.

“Dove siete stato?” chiese Link intimidatorio.

“È stato tutto il tempo con me, Due Nei, e ora lasciaci in pace che abbiamo delle cose fare.”

“Che tipo di cose?”

“Cose che non richiedono la tua presenza.” sibilò Lavi. Allen sospirò di nuovo. Lavi era capace di fare praticamente tutto, ed era un attore nato, ma chissà come, quando si trattava di Link diventava intrattabile.

Link gli lanciò un’occhiataccia: “Mi dispiace, ma Walker è sotto stretta sorveglianza. Devo stare con lui in ogni momento.”

Prima che Lavi potesse rispondergli, Allen si intromise: “Neanche a Natale?” domandò implorante. Era così… poco da lui implorare, ma piuttosto che vedersi sfumare davanti agli occhi un’occasione di stare con Lavi da solo, era disposto anche a inginocchiarsi a Link.

Ma l’Ispettore lo guardò con astio: “Sono le regole.”

“Per favore? Come regalo di Natale? Compleanno?” Allen sfoderò il suo miglior sguardo da cucciolo. Tanto valeva, ormai, utilizzare tutte le armi a disposizione.

Per un attimo, Link parve esitare: “Le… le regole…

Forse ci siamo’ pensò Allen, compiacendosi delle sue capacità di convinzione. Stava per lanciare il suo attacco finale, quando sentì il braccio di Lavi appoggiarsi sulla sua spalla.

Nee nee, Allen, le regole sono regole,” lo riprese­ “sono convinto che a Frangettina non dispiaccia assistere a una qualche partita di poker in camera tua, no?” ignorò l’espressione incredula di entrambi e trascinò Allen lungo il corridoio “Su su! Festeggiamo il Natale in maniera originale!”

Ripresosi dal momentaneo shock di averla avuta vinta così facilmente con l’apprendista Bookman, Link si affrettò a seguirli, rimanendo qualche passo indietro.

“Dannazione, Lavi, ero quasi riuscito a convincerlo!” sussurrò iroso Allen, preoccupandosi di non farsi sentire dal terzo incomodo. Lavi ridacchiò e si appoggiò ancora di più al più basso “e non sono un bastone della vecchiaia, se eviti di sdraiarti sopra di me mentre camminiamo mi fai un favore”. Erano andati così vicino alla possibilità di riuscire a sbarazzarsene. E perché Lavi rideva? Che avesse in mente un piano? Allen sperò per lui che fosse un buon piano. Neanche l’idea di stracciare due vittime sacrificali a poker era più allettante di una giornata con il rosso. E questo voleva dire molto.

“Di solito non ti arrabbi quando mi sdraio sopra di te, neanche se stiamo in piedi” Lavi gli bisbigliò all’orecchio “Oh, sei così carino quando sei così!” ridacchiò ancora con voce roca. Infatti Allen, che solo poco prima con immenso sforzo era riuscito a ripristinare il suo equilibrio interiore, era di nuovo arrossito per l’innuendo “E, se te lo stai chiedendo, sì, ho un piano. Aspetta e vedrai.”

Poco dopo arrivarono davanti alla porta della stanza. Allen si liberò dalla stretta di Lavi per aprirla, e si scostò per far entrare prima Link. Quando la tenne aperta anche per il rosso, quest’ultimo si batté una mano sulla fronte: “Mi sono dimenticato! Senti, vado a prendere qualcosa da bere per festeggiare e torno subito.”

“Puoi anche non tornare, se la cosa ti facilita. E comunque, niente alcolici” commentò Link da dentro la camera.

Lavi fece una smorfia sconvolta: “Niente alcolici?! Come si può festeggiare senza alcolici?! Devo portare del caffè, per caso?!”

“Sarebbe stupendo, in effetti.”

“Perfetto” mormorò sarcastico “E… se tu potessi evitare di molestare Walker nel mentre, l’intero Ordine te ne sarebbe grato” schernì il biondo. Link ricambiò con un’occhiata omicida, che però l’altro ignorò beatamente, voltatosi per andare alle cucine.

Oo0o0o0o0o0o0o0oO

 “Stai barando!”

“Certo che no! Si tratta di pura abilità!”

“Allen, è statisticamente impossibile che tu abbia sempre in mano scale reali, poker e full! Ho memorizzato il retro di tutte le carte, ma non riesco a capire come diavolo fai!”

“Quindi tu stavi barando!”

“Non quanto te!”

“Se tutte e due poteste abbassare la voce, ve ne sarei molto grato.”

“ALLEN STA BARANDOOO!!”

“È un simpatico modo di interpretare il concetto ‘abbassare la voce’.”

“È un simpatico modo di sfogarmi per aver perso trenta partite di seguito, Moyashi.”

“È ALLEN!”

Mo-ya-shi.”

Ooh, quanto sto per ucciderti, Lavi.”

“… ehm, Allen c-cos’è quello sguardo? S-stavo scherzando, ovviamente…

“Tu dici?”

E… e poi il bianco delle pareti è così bello… Sono sicuro che Komui si arrabbierebbe se le sporcassimo…

“E io sono sicuro che se si tratta del tuo sangue, Lavi, sia Komui che le pareti apprezzeranno.”

Tutto ciò era inaccettabile. Oltraggioso. Scandaloso. Che lui dovesse badare a due bambini del genere, lui che stava al fianco di Malcolm Leverrier, lui il cui servizio era sempre stato perfetto sotto ogni aspetto. Al momento era combattuto se lasciare che Walker uccidesse il suo compagno o meno. Il primo punto presentava svariati vantaggi: ritrovarsi con un molestatore della quiete pubblica in meno, e dare le prove a cui Leverrier tanto agognava sulla condotta rimarchevole del Distruttore del Tempo. O Distruttore di qualcos’altro. Quindi, è per questo che quando vide Walker saltare addosso a Bookman Jr con espressione altera, non fece niente, ma stette a guardare passivo per circa dieci secondi. Sfortunatamente, la cosa si trasformò in un’azione più giocosa, perciò le poche probabilità di togliersi l’apprendista di torno svanirono come fumo. Tanto valeva interrompere i giochi.

“Smettetela subito! Walker, si levi di dosso a Junior e mantenga un atteggiamento accettabile, se non vuole che la citi per condotta deprecabile ai piani alti.” ‘O per non essere riuscito nell’intento di ucciderlo.’

L’esorcista assunse un’espressione che era un misto tra una scocciata e una da cane bastonato, ma si rimise al suo posto, lontano dall’altro. Ma quando anche quest’ultimo si rialzò, se Walker gli era sembrato scocciato, il rosso si stava a dir poco trattenendo dal distruggergli la faccia. Lo guardò, sorpreso per un attimo, non dalle sue chiare intenzioni, bensì dal fatto che non immaginava che i Bookmen fossero così inclini a mostrare le loro emozioni come ora.

Miracolosamente, il rosso non commentò: si rimise a sedere nella stessa posizione di prima e cominciò a raccogliere le carte.

Ora più che mai sentiva il disperato bisogno di qualche ora di sonno in più, con tutte quelle che Walker gli portava via… Ma non poteva permettersi un tale atto, e sarebbe rimasto sveglio fino a quando era dovuto. Allungò una mano verso la tazza di caffè poggiata per terra al suo fianco, se la portò alle labbra e ne bevve il contenuto in un’unica sorsata, per poi riprendere a scrivere nella sua agenda. Al diavolo il gustarselo, stava praticamente dormendo in piedi.

15.03 Walker è nella sua stanza per giocare a poker con Bookman Jr. Sembra che il legame tra i due sia…’ Riaprì gli occhi. Un attimo, riaprì? Oddio, si stava addormentando?! Questo non era da lui! …più stretto di quello che ci si aspetterebbe da……da? Cosa doveva scrivere? Ah, sì, da un Bookman. …Inoltre, la frequente assenza di un…’ si strofinò le palpebre con forza, tentando di scacciarne il senso di pesantezza. ‘La causa di questo comportamento sta accrescendo la diffi…

“Ispettore Link, sta bene…?” la voce di Walker sembrava quasi provenire da un altro mondo, tanto era lontana. Ancora una volta, si strofinò le dita sulle tempie e se le passò sugli occhi, deciso a non dare vittoria a questa debolezza. Il lavoro era lavoro. Sorveglianza ventiquattro ore su… quante… quante erano le ore…?

“Link, forse sarebbe meglio che lei dormisse per qualche minuto…” continuò l’esorcista con un tono leggermente preoccupato. …Incredibile, era preoccupato per una persona che in pratica gli stava rovinando le giornate all’interno dell’Ordine…

“No, sto bene… Walker… Non ho…” nel tentativo di guardare il ragazzo in faccia, notò notò con fastidio che la sua vista era diventata confusa, e i suoi occhi non riuscivano a stare aperti. Percepì solo vagamente Walker avvicinarsi a lui, forse per controllare se stava bene, o forse per ucciderlo una volta per tutte. Come non fece troppo caso al minimo accenno di sorriso che increspava le labbra del giovane Bookman, quando sentì la sua stessa testa andare indietro contro il muro e cadde in un sonno profondo e senza sogni.

Oo0o0o0o0o0o0o0oO

 “Non. Ci. Credo.”

“Allen, non preoccuparti, non sospetterà di nulla. Basta sbarazzarsi del caffè, prima che gli venga in mente di farlo controllare.”

“Lo sai che sospettano di me! Un conto è liberarcene in maniera diplomatica, un conto è somministrargli una dose esagerata di sonnifero e farlo svenire nel giro di tre secondi!” sibilò l’albino.

Lavi sospirò pesantemente e scosse la testa, con fare rassegnato: “Ti ho detto di non preoccuparti. Quando si sveglierà, penserà di essersi addormentato. Si vedeva che era stanco, non andava a dormire solo per forza di volontà!”

…Tu non hai mai avuto intenzione di portare alcolici, vero? Avevi già in mente il caffè dall’inizio.”

“Ovviamente.”

Allen si morse il labbro inferiore. Era indeciso: doveva prendere a pugni Lavi per essere stato così irresponsabile, o fregarsene altamente delle eventuali e - ora che ci pensava - improbabili conseguenze e approfittare della situazione come meglio poteva? In fondo, desiderava dall’inizio della giornata passare del tempo da solo con il suo ragazzo, però…

Sentì delle braccia circondare il suo collo e spingerlo contro il petto dell’altro. Oh, perché era sempre così difficile rimanere arrabbiati con Lavi a lungo? Se solo non fosse uscito dalla sua modalità di giocatore di poker, in quel caso sarebbe stato più facile.

“Allen~… Davvero vuoi farti sfuggire un’occasione del genere? Niente Due Nei, niente riunioni, niente missioni… sono tutti a festeggiare, siamo completamente soli.” Un paio di labbra umide passarono sulla sua pelle infuocata, arrivando fino all’incavo del suo collo.

“Ehi, Allen, non voglio che tu muoia per asfissia, respira…

Oh, il respiro. Già. In realtà non si era neanche accorto di averlo trattenuto, perciò lasciò che i suoi polmoni riprendessero aria. Di nuovo, il rosso riprese a baciarlo, questa volta usando la lingua per lasciargli scie di saliva e stuzzicargli il lobo dell’orecchio. Era davvero troppo difficile rimanere arrabbiati con Lavi…

Ouch!”

Okay, solo una gomitata, per ora bastava, magari al resto avrebbe pensato dopo.

Sai… avrei gradito che tu mi informassi dei tuoi diabolici piani…” commentò Allen, concentrandosi sulla respirazione.

Aw, ma che gusto ci sarebbe stato sennò… E poi tu, a meno che non si tratti di giocare a poker o di nascondere ferite, non sai mentire, quindi… era tutto più naturale…

Mmh… sarà.”

“Lo sai, vero, che tu disponi ancora del tuo regalo di compleanno?”

Nh? Ah, le palline da giocoliere… si, dopo le provo…

Lavi rise, e il suo fiato caldo mandò i brividi lungo la spina dorsale del giovane. Le braccia che lo tenevano si strinsero un po’, spingendolo di più nell’abbraccio: “Mi riferivo all’altro regalo, il mio…Di cui non penso tu abbia colto tutti i vantaggi, vedendo come l’hai sfruttato prima…

Mh… oh… Oh! La stanza! Andiamo di là, tanto non è lontana da qui…

Lavi alzò la testa di scatto: “Cosa?! Allen, seriamente, non ho intenzione di andare a pulire quella camera!”

Fu il turno di Allen a ridacchiare, e Lavi avvertì subito che nel tono di voce c’era qualcosa di più di semplice divertimento. “Lavi, è una camera. Nelle camere si dorme e dove si dorme ci sono letti. E non… Link addormentati che potrebbero risvegliarsi da un momento all’altro e scandalizzarsi a morte.” Si rigirò nell’abbraccio, per guardare in faccia il ragazzo.

Con l’occhio verde smeraldo che brillava di eccitazione, Lavi sfoggiò un sorriso lascivo, uno di quei sorrisi che non si può fare a meno di fissare con sguardo adorante. E così fece Allen, che però venne riportato nel mondo dei comuni mortali da quelle labbra che erano state poco prima sulla sua pelle, e ora baciavano le sue, chiedendo con insistenza di approfondire il contatto. E Allen cosa poteva fare davanti a tale insistenza?

Mpff..’etta un attimo… Link… almeno mettiamolo disteso…” Allen si staccò malvolentieri dalle labbra di Lavi. Stupida, stupida gentilezza.

Mh, ti odio.”

“Anche io ti amo.”

Oo0o0o0o0o0o0o0oO

Allen Walker aveva l’interessante abitudine di parlare nel sonno.

Il fatto che non si esprimesse in modo coerente, rendeva la cosa allo stesso tempo divertente e frustrante. Da una parte, lo trovava troppo adorabile, con quel suo blaterare sconnesso; dall’altra, gli sarebbe piaciuto capire cosa diavolo diceva.

Lavi, per alcuni Bookman Jr, osservava spesso cosa Walker faceva durante i suoi soliloqui notturni, lo osservava sin dalle prime missioni affrontate insieme, quando entrambi dovevano, date le circostanze, condividere la stessa stanza. Ed era stupefacente come il suo comportamento da sonnambulo fosse cambiato: si ricordava bene l’espressione preoccupata e contrita che aleggiava sul suo volto addormentato durante le prime notti in cui aveva notato questa particolarità. Spesso capitava persino che si svegliasse nel bel mezzo della notte, con fiatone e sudore freddo, ogni tanto persino con l’occhio maledetto attivato. E si ricordava di come si guardava in giro agitato, controllando che nessuno l’avesse visto. Ora, il suo modo di parlare nel sonno era drasticamente cambiato, e Lavi era sicuro di aver svolto un ruolo fondamentale nel mutamento. Allen faceva sogni più pacifici, borbottava parole incomprensibili con un vago sorriso apparentemente immotivato, e si rigirava più volte nel letto con espressione beata.

…Nnh… per…nchee…la…

Allen sospirò e si girò di nuovo sotto le coperte, trovandosi faccia a faccia con Lavi. Sembrava proprio tranquillo, chiuso nel suo mondo di sogni. Lavi si avvicinò a lui, tanto da trovarsi solo a pochi centimetri dal suo viso. Portò una mano alla guancia dell’altro, accarezzandola con delicatezza. Aveva una pelle così… mordibile? No, ora non era il caso di riflettere su particolari del genere. Già il fatto che entrambi fossero nudi, sotto quello strato di coperte leggere, era piuttosto eccitante come prospettiva e Lavi non aveva mai avuto un grande controllo sul suo lato passionale quando si trattava di Allen. E di certo non voleva svegliarlo quando era così bello da addormentato. Beh, per la verità lo era sempre. 

Passò un dito lungo il profilo del giovane, tracciando una linea immaginaria dalla fronte fino al mento, soffermandosi sulle sue labbra. Ooh, quanto era difficile trattenersi…

Si girò e si mise disteso sulla schiena, portandosi lentamente le mani dietro la testa, attento a non svegliare il compagno. Dato che anche fissare il soffitto non lo stava aiutando a cambiare la linea poco casta dei suoi pensieri – dannazione, ce l’aveva di fianco, avevano appena finito di… fare tutto quello che avevano fatto, e ancora non gli bastava per toglierselo dalla mente per più di cinque secondi! –, fece vagare lo sguardo per la stanza. Ora che metà delle armi, tra asce e mazze, erano sparite, non aveva più un’atmosfera così inquietante… Insieme ai vari oggetti indefiniti, vi erano anche i loro vestiti, buttati senza ritegno per terra. Quando scorse la familiare camicia bianca, ripensò al momento in cui aveva rischiato di strapparla di dosso ad Allen per la foga, dato che i bottoni sembravano saldati ai loro posti. Grazie al cielo, prima di impazzire, era riuscito a slacciarla: Allen non avrebbe gradito perdere così uno dei suoi indumenti preferiti. O forse sì. Si segnò mentalmente di chiederglielo, più tardi.

…vi…mo…

Sinceramente, Lavi non si sarebbe mai aspettato che proprio lui, che ancora non credeva nell’esistenza di un Dio quando lui stesso e i suoi amici ne costituivano la prova vivente, sarebbe stato onorato da un tale dono. Proprio lui, che aveva pensato per tanto tempo che gli uomini fossero degli stupidi e che il mondo era marcito a causa loro, aveva incontrato qualcuno che considerava più importante della propria vita e che, inspiegabilmente, ricambiava il suo affetto. L’unica persona che gli avesse fatto riconsiderare l’ipotesi dell’inesistenza di Dio.

Eh, sono innamorato perso’ pensò con un sorriso di rassegnazione, rigirandosi e portando il braccio dietro il fianco nudo dell’altro per stringerlo in un abbraccio ‘e il vecchio Panda prima o poi mi ucciderà.

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