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Autore: Fantasia_98    20/07/2015    2 recensioni
Essa racconta di come alcuni ragazzi/e muoiano misteriosamente in una scuola: la stessa di Rosi, una sedicenne che ama scrivere fan fiction su di un libretto blu che si porta sempre appresso. Successivamente scoprirà che una di esse è vera e dovrà fare di tutto per riuscire a proteggere le persone che ama. Ci riuscirà?
Genere: Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Baby Doll:

Era una giornata di sole d'autunno e Rosi, una dolce ragazza dai capelli rossi, era seduta sul bordo di una fontana davanti scuola. Stava dolcemente toccando l'acqua andando a sfiorare ogni tanto con le dita il dorso di alcuni pesci rossi quando sentì il suono della campanella. Rosi non era la classica studiosa, era più che altro la classica ragazza in cerca di un'avventura che cambiasse la sua vita e di li a poco ne avrebbe finalmente avuta una. Durante la lezione di inglese stava leggendo segretamente un libro quando dalla porta entrò Elen, la sua migliore amica. -Scusi per il ritardo professoressa, non succederà mai più- le stava dicendo  -va a sederti- fu la risposta ma Rosi non badò per niente alla conversazione e neanche al fatto che lei fosse appena entrata sino a quando non si sedette, come sempre, vicino a lei e iniziò a parlarle sottovoce  -stai ancora leggendo quella storia su quel quadernetto?-  -non è ancora finita- le disse velocemente per non distrarsi da ciò che stava facendo -dovresti uscire un po' di più e lasciar perdere per un attimo quello stupido libretto- le disse Elen prima di lasciarla stare. Lei non amava sentirsi dire questa cosa così si alzò, sbuffò seccata mentre guardava l'orologio e in fine prese le sue cose e se ne andò; subito dopo la lezione era finita. Elen da lontano la osservò mentre camminava distrattamente tra le persone e notò che, come faceva sempre quando ne aveva l'opportunità, gettava un occhiata su di un ragazzo biondo e atletico: era Alex. Elen sapeva che l'amica non si sarebbe mai fatta avanti conoscendo l'abitudine del ragazzo nel passare da ragazza a ragazza e di prenderla spesso in giro davanti ai suoi amici così si tranquillizzò e si avviò verso la biblioteca. Era davanti la porta quando sentì una voce dietro di se; si girò ma non vide nessuno oltre i ragazzi che passavano così lasciò perdere e continuò la sua giornata.
Quando tornò a casa Rosi si buttò subito sul suo divano, prese il computer e iniziò a scrivere la ricerca di scienze che avrebbe dovuto consegnare per il giorno dopo finché ad un tratto le cadde un occhio sul suo libretto blu; per un secondo aveva pensato di mollare tutto e di tornare a scrivere i racconti che si inventava ma poi si ricordò del compito così si disse -prima finisco e prima potrò tornare a scrivere-. Finì tardi e quel giorno purtroppo non ebbe modo di scrivere come avrebbe voluto. Il giorno seguente, appena entrò in classe consegnò la ricerca; era molto stanca e pensò di sedersi in ultima fila e di lasciar perdere la lezione. Non appena prese posto pensò di riprendere a scrivere e così fece in modo di non essere notata. -Cosa scrivi di bello?- le chiese Alex che le sedeva casualmente accanto -niente di importante- rispose velocemente senza donargli un attimo di attenzione  -come mai in ultima fila?- -non sono affari tuoi-  gli rispose secca chiudendo la conversazione. Quando l'ora suonò Rosi uscì di corsa per poter andare in un posto tranquillo a finire di scrivere, le mancava così poco, le mancava un ultima parte, un ultima scena che potesse rendere la storia avvincente e affascinante. Alex che era uscito poco dopo di lei andò a cercarla e vedendola sotto di un albero le si avvicinò senza farsi notare. Dopo qualche minuto che la osservava le chiese -bloccata?- -cosa?- rispose lei tornando per due secondi alla realtà -con la storia-. Non appena vide che era Alex cambiò atteggiamento poi gli disse -che ci fai qui- -calmati, volevo solo riportarti la penna che ti eri dimenticata sul banco-  - grazie- gli rispose aggiungendo poi -sto cercando il giusto finale per renderla interessante- -posso?- gli chiese gentilmente. Rosi gli cedette incuriosita il libretto e lo osservò mentre leggeva rapidamente il testo; quando ebbe finito lui glielo porse e le disse -è una bella storia, ma gli manca un finale, forse dovresti far si che la bambola uccida la protagonista e magari lasciare un seguito come per esempio far si che riappaia di nuovo nello specchio o una cosa del genere- questa risposta ovviamente la fece rimanere stupefatta e finì coll' arrossire imbarazzata. Prima di andarsene le disse -se ti va, potrei darti una mano- -no, posso riuscirci benissimo da sola- sbottò lei poi si alzò e si diresse verso Elen. Mentre si avviava verso l'amica continuava a riguardare e riguardare gli appunti, come se le fosse sfuggito qualcosa, ma in fine tra di essi trovò un semplice biglietto di carta bianca con scritto sopra se ti serve aiuto chiama. Rosi capì che nel momento in cui aveva passato gli appunti ad Alex lui ne aveva approfittato per mettercelo dentro. Alla fine lo lasciò dentro e mise via tutto, poi insieme all'amica si avviò per tornare in classe le raccontò ogni cosa dell'accaduto; era ancora impressionata da ciò. Erano arrivate oramai in corridoio e lei stava finendo di dirle che lui le aveva lasciato un biglietto dentro quando Elen improvvisamente si bloccò: le era parso di sentire un sussurro e di vedere sfocata un immagine nel vetro davanti a se ma poi riprese ad andare avanti fingendo che fosse soltanto uno scherzo della sua mente.
Arrivata sera Rosi, sdraiata sul letto di casa sua mezza nuda, non era ancora riuscita a trovare un finale decente per la sua storia e mentre continuava a girarsi e rigirarsi in mano la penna il campanello suonò : era Elen ed era in lacrime -cosa ti è successo?- le chiese ma l'unica risposta fu un abbraccio. Più tardi mentre le portava una cioccolata calda le richiese con calma -vuoi dirmi cos' è successo?- -lei ci ha attaccato, continuava a dirci che era colpa nostra, che l'avevamo uccisa noi- le disse lei spaventata tra un singhiozzo e l'altro -cosa vi ha aggredito?- -ero appena tornata a casa e attraverso quel vetro l'ho vista di nuovo- fece una pausa e rabbrividì prima di aggiungere -era una bambola, ma non una bambola normale, era sgualcita e sporca e aveva due occhi malefici, pieni d'odio e si è presa lui- scoppiò a piangere, subito dopo aggiunse -si è presa Paul-. Nonostante tutto Rosi non ci capì molto se non che il ragazzo era sparito e lei piangeva spaventata. Più tardi, finché l'amica dormiva, lei era seduta davanti alla finestra, guardava fuori dalla finestra pensierosa, non poteva fare a meno di pensare a ciò che era successo a Elen e alla descrizione che lei le aveva fatto sull'accaduto. Successivamente la sua attenzione passò sui suoi sogni e a quella voce che le pareva di aver sentito a scuola, nel bagno; dopo molto però si convinse ad andare a letto e a lasciar perdere. Salì le scale ma quando fu a metà trovò per terra il libretto blu, lo raccolse e nel farlo fece cadere un foglietto: era quello che le aveva lasciato Alex; lo prese in mano e se ne andò in camera dove aveva lasciato Elen. Poco dopo aver aperto la porta il cellulare incastrato tra il lato laterale delle mutande vibrò: qualcuno le aveva mandato un messaggio. Rosi controllò, il numero era privato e il messaggio diceva una sola cosa: ritorna. Inconsapevole del significato del messaggio decise di chiuderlo e di dormire. Il giorno seguente era domenica e le due ragazze poterono godersi l'intera giornata assieme. Elen decise di portarla in un bar a rimorchiare così le disse dal bagno -preparati fra poco usciamo- lei decise di alzarsi e di andare a fare colazione ma non appena aprì la porta e fece qualche passo si sentì il libretto blu sotto i piedi. Rosi lo prese e lo portò giù con se senza chiedersi come fosse finito davanti alla sua porta.  Quando furono entrambe pronte si avviarono alla porta; Rosi stava chiudendo quando la porta si bloccò. -Allora?- stava chiedendo Elen stufa di aspettare -arrivo- disse lei chinandosi a controllare cosa fosse a bloccarle la porta. Tastò con le mani e con sua grande sorpresa trovò qualcosa di sottile; lo tirò fuori e si ritrovò il libretto blu tra le mani. Rosi rimase stupefatta nel vederselo tra le mani dato che poco prima lo aveva appoggiato sul tavolo ma dopo l'ennesimo -andiamo- di Elen lo mise in borsa e se ne andò. Quando furono arrivate lei lo riprese in mano ma non appena ebbero fatto pochi passi una voce dietro loro disse -ce l'hai fatta, finalmente non vedevo l'ora di vederti- la voce era quella di Alex -che ci fai tu qui- fu la prima domanda che le venne in mente a Rosi -mi hai mandato un messaggio poco fa- -io non ti ho mandato nessun messaggio- poi lui notando che aveva il libretto in mano la tirò a se e mentre lei era concentrata a guardarlo negli occhi lui le strappò il quadernetto di mano -ehi- fu la risposta -voglio solo vedere se l'hai finito- disse lui mentre iniziava a sfogliarlo -non è il momento e poi è già finito, l'ho finito sta mattina-. Elen stava guardando male i due così Rosi le disse -tu vai pure qua ci penso io- più tardi Rosi decise di portare Alex a casa sua sperando che il ragazzo la smettesse. Non appena furono entrati Rosi portò una tazza di the con dei biscotti al ragazzo e gli disse -vado un attimo su,se ti serve il bagno è in fondo a destra- poi scappò su per le scale e sparì in camera mentre il ragazzo incominciò a leggere; quando Rosi tornò si era cambiata, si era messa la sua solita maglia lunga che portava quando era in casa e che la faceva rimanere mezza nuda. Nonostante avesse Alex in casa non si vergognava affatto a dispetto di lui. Rosi non riuscì a non notare che da quando l'aveva vista scendere dalle scale più che portare attenzione agli appunti ne portava di più a lei. -Allora?- gli chiese, lui non rispose, era ancora catturato dalla sua bellezza -il testo dico, com'è?- lui si riprese e sbiascicò -è fantastico- poi aggiunse  -hai trovato un ottimo finale aperto e nell'insieme regge, si insomma la bambola che all'inizio viene vista negli specchi, l'atmosfera tetra che viene descritta e l'amica e il fidanzato della protagonista che vengono aggrediti da questa cosa e poi beh c'è la parte migliore- -a si e quale?- lui le si avvicinò piano con il libricino in mano e glielo porse ma prima di mollare la presa aggiunse -quella in cui ci incontriamo dopo anni che faccio lo stronzo per attirare la tua attenzione e finiamo beh- fece una pausa e poi aggiunse -hai avuto una gran fantasia nel descrivere quella parte- lei arrossì, prese il libretto blu lo appoggiò su di una mensola li vicino e sbadigliò massaggiandosi la schiena per distrarsi -dunque prima dicevi che il bagno è in fondo a destra ma... la camera?- in quel momento senza accorgersene diventò tutta rossa e quando si voltò gli rispose stupefatta -che?!- -ti faccio un massaggio alla schiena,ho visto che spesso ti fa male, sono bravo- poi aggiunse capendo cosa le era passato per la testa -tranquilla non succederà niente, ti faccio solo un massaggio o ti farà ancora più male domani- poco dopo lei si ritrovò sdraiata a pancia in giù, con gli occhi chiusi mentre lui le era sopra e le massaggiava la schiena. Rosi si stava rilassando, anzi si era pure addormentata ma fu un attimo che si svegliò gridando un piccolo -ah- di piacere, fu quando riaprì gli occhi che si accorse di cosa era successo: lui le aveva levato lentamente le mutande e si era slacciato i pantaloni. Rosi per pochi istanti tentò di liberarsene ma facendo così cedette, si lasciò baciare, poi lui le levò la maglietta e lei, dopo essere riuscita a girarsi, fece lo stesso con lui tornando poi a baciarlo mentre lui con le sue braccia l'avvolgeva e la spostava sotto di lui. Lui le mise le mani sulle cosce tirando a se le sue gambe senza farle male mentre la baciava sul collo andando sempre più in giù. -Ah- sentì Elen mentre entrava a casa dell'amica che le aveva lasciato le chiavi prima di andarsene. Continuò a sentire quei versi per molte volte, sentì che provenivano dalla camera da letto di Rosi e così capì, salì le scale e andò a controllare per essere certa che le sue preoccupazioni fossero fondate. Quando arrivò davanti la porta la socchiuse silenziosamente e vide Rosi sul muro mentre Alex la sosteneva e la faceva urlare di piacere. Se ne andò subito disgustata dalla scena ma mentre richiudeva la porta e i due si spostavano sul letto concentrati a fare altro, lei vide sullo specchio una bambola, la stessa della mattina a scuola, lei le sorrise con i suoi occhi maligni e sparì poi Elen se ne andò. -Buona sera- disse Alex mentre era accoccolato a Rosi che stava ancora dormendo felicemente -ti odio- fu la risposta -lo so- poi la baciò e le disse vado a preparati qualcosa da mangiare; lei rispose con un grugnito di consenso ma prima che lui richiudesse la porta gli disse con voce roca -tradiscimi e sei morto- lui le sorrise poi scese le scale. Il campanello suonò e Rosi scese velocemente le scale con la maglia di lui addosso, che le stava di qualche taglia in più, per vedere chi fosse e si ritrovò le sue due amiche davanti. -Elen,Rosmeri che ci fate qui?- -le ho invitate io- disse Alex raggiungendola, poi le disse -sei stupenda come sempre tesoro ma è meglio se metti questi- e le porse dei leggins neri; lei se ne andò imbarazzata mentre Alex fece accomodare le due ospiti. Durante la cena ci fu un imbarazzante silenzio finché Elen domandò -dunque, siete finiti a letto strano dato che con noi avevi sempre detto che piuttosto saresti morta- Rosi non rispose, continuò a fissare il piatto imbarazzata per la situazione poi tirò un sospiro, prese coraggio e disse -se avete qualcosa da ridire fatelo adesso- -ok allora primo, per cominciare è uno stronzo- disse Elen -secondo vedrai che alla prima occasione ti tradirà- aggiunse Rosmeri -e terzo meriti di meglio- finì Elen -grazie- disse Alex poi Rosi iniziò a prendere le difese di lui e rispose

Un ragazzo stava scappando da una stanza di un edificio, stava sanguinando da un braccio e aveva un piccolo taglio in fronte, stava gridando -aiutatemi- mentre correva più veloce che poteva, era quasi arrivato alla porta ma prima che ne potesse uscire cadde a terra; non appena poté si rialzò e corse verso il corridoio. -Aiuto!- strillo due volte senza avere alcuna risposta; successivamente si guardò attorno e vide una porta che era quella per le uscite di emergenza: era aperta così provo senza pensarci due volte di scappare verso di essa  ma una forza la fece sbattere di colpo chiudendola in fine fece sbattere contro di essa il povero ragazzo. Quando Paul riprese i sensi gli sanguinava il naso; era ancora nel corridoio buio, senza via d'uscita quando si rialzò. Continuava a guardarsi in torno urlando più volte -aiuto! -. Pochi minuti dopo decise di fare alcuni passi e di andare a controllare se il pericolo era passato. Tutto taceva da un po' ma fu solo quando arrivò davanti la porta che si sentirono delle risate dietro di lui; lui controllò dietro ma non vide nessuno così decise di ritentare a uscire. Non appena ebbe raggiunto la metà del corridoio però una vocina tetra gli chiese -di cosa hai paura Paul?- e poco dopo venne tirato da una forza dentro la stanza da cui era fuggito; la porta si chiuse e si sentirono solo le urla di Paul che smisero pochi minuti dopo.


 Rosi svegliandosi gridò con le lacrime agli occhi, gridò -Paul no!- ; gridò abbastanza forte da svegliare il ragazzo che si preoccupò e la rassicurò subito dicendole che era solo un sogno. Quando si calmò le amiche se ne erano andate da un pezzo e Rosi si concesse un piccolo momento di svago con il suo fidanzato che iniziò a baciarla e a metterle le mani sotto le mutande mentre lei tentava di spostargliele più in su, fuori da quella portata. Lui insisté ma capì subito perché lei non gli aveva permesso di fare ciò: Rosmeri era davanti a loro; lei però non disse nulla, sembrava diversa poi disse con una voce strana -Elen è scomparsa e un altro ragazzo è morto dopo aver visto quella dannata bambola del tuo racconto- Alex che non si voleva spostare ne tanto meno fermare la costrinse a lasciare la presa così dopo aver urlato un piccolo -ah- disse -vedrai che tornerà, sarà uscita presto dopo tutto oggi è il funerale del suo fidanzato, io non lo conoscevo molto bene perciò non sono andata, non mi sembrava appropriato- -già vedrai che tornerà, sta tranquilla- la rassicurò Alex. Rosmeri sgranò gli occhi e poco dopo se ne andò di fretta: aveva visto la bambola e ora ne era spaventata a morte, lei la perseguitava, la spaventava a tal punto che aveva rotto ogni specchio e ne aveva bruciato ogni singolo pezzo come aveva visto fare nel film la sera precedente. A Rosi non lo disse mai e dopo che lei fu uscita di casa Alex nonostante i turbamenti della fidanzata riuscì a convincerla a continuare ciò che aveva iniziato prima. Alex finché la baciava tentò con la mano di tirarle via la maglietta assieme al top ma lei lo fermò subito e gli disse sottovoce -aspetta- poi gli spostò le mani dalla maglia al suo culo poi sorrise e tornò a baciarlo. Il loro momento durò a lungo. Il mattino seguente si ritrovarono uno sopra l'altro nudi -buon giorno- gli disse Rosi amorevolmente. Lei era raggiante, da sempre lo aveva sognato e ora il suo sogno si era avverato non ci poteva credere: si era fidanzata con Alex. Nonostante ciò non poteva fare a meno di notare che c'era qualcosa che non andava; ci pensò più volte: finché si pettinava, si vestiva, pure sul water e in fine in doccia, dove solo in quel caso se ne dimenticò a causa del fidanzato.

Passarono molti giorni e Alex da quando stava insieme a Rosi l'accompagnava a scuola ogni mattina e la riportava a casa. Lui era diventato molto geloso nei suoi confronti ma anche più amorevole: era il biondo palestrato figo che lei aveva sempre sognato, era come lei lo voleva, gentile e anche un po' stronzo ma pronto nel momento del bisogno come dal tronde lei lo era per lui; non appena arrivarono a scuola videro delle auto della polizia e si chiesero cosa fosse successo -state indietro- continuava a ripetere un agente ma Rosi era troppo curiosa così si fece strada fra la folla per passare in fine sotto il braccio di uno degli agenti ma dopo pochi passi urlò: la sua amica Rosmeri era morta. Aveva la ossa rotte e sporgenti, il suo volto era stato dilaniato, nell'insieme sembrava che qualcuno l'avesse aperta con un apriscatole; lei subito si aggrappò al fidanzato che le era subito corso dietro senza perderla di vista. Tutti gli studenti vennero rimandati a casa e non appena i due ci arrivarono Rosi pianse continuando a dire tra un singhiozzo e l'altro -è stata colpa mia, lei è morta per colpa mia-. Alex tentò in tutti i modi di consolarla senza avere successo. Nella notte la ragazza si svegliò fra le braccia di lui a causa di un incubo, non aveva urlato ma aveva paura così spostò il braccio del suo fidanzato e si alzò dal letto per andare in cucina; dopo aver sceso le scale e aver preso un bicchiere di acqua con del ghiaccio si sedette per sorseggiarlo con calma cercando di non pensare all'amica morta. Poco dopo le venne in mente Elena, non l'aveva richiamata ne l'aveva più vista da giorni così andò verso il telefono e provò a chiamarla, le lasciò anche un messaggio per sicurezza, iniziava a preoccuparsi dopo ciò che aveva visto. Si guardò in torno e vide che sul tavolino era appoggiato il suo libretto degli appunti su cui scriveva le sue storie; per distrarsi lo prese e lo sfogliò ma nel rileggere ciò ad un certo punto si fermò su di una pagina in cui era stato scritto -Elena era scomparsa da giorni, mentre l'amica Ros era morta a causa di Baby Doll che aveva cominciato a vedere settimane prima- gli appunti erano stati scritti male, era una brutta copia e c'erano cancellature dappertutto, Rosi scorse un po' di righe e poi continuò  -a Rosi lei non aveva detto niente e sapere che Elen l'aveva vista la spaventava molto- a quel punto capì; corse su per le scale, svegliò Alex e lo trascinò in cucina poi prese un coltello e aspettò. -Che hai Rosi- le domandò lui ancora assonnato; lei non rispose, aveva i nervi saldi e continuava a guardare da ogni parte, soprattutto la porta della cucina. Alex ancora non capiva,ma stava iniziando a credere che lei stesse impazzendo. Di scatto tutto diventò buio fatta eccezione per una candela che era stata accesa in cucina; il libretto era aperto sul tavolo vicino al bicchiere, Rosi aveva incominciato a urlare -vattene, va via!- ma l'unica risposta fu il vento che smosse poco le tende. -Si può sapere cos'hai?- -è lei, sta arrivando e non ci lascerà in pace finché non saremo morti-. La candela si spense lasciando la sala completamente al buio;  -Alex, Alex!- continuava a chiamare finché una voce non disse -di cosa hai paura Rosi?-. Lei gridò poi misteriosamente la candela si riaccese; abbracciò subito Alex ma poi, notando aveva i suoi occhi erano rossi si allontanò puntandogli il coltello contro.  Lei aveva compreso tutto: la storia che aveva scritto era vera, e sapeva molto bene che dopo che la ragazza era morta e Elena sparita perché posseduta sarebbe toccato a loro, prima a lui e poi a lei a cui sarebbe stato riservato un destino più amaro.  Rosi sapeva bene di aver solamente due scelte: scappare o morire. -Lascialo ti prego- implorò Rosi mentre piangeva. Alex rise mentre sentì le sue suppliche poi una voce prese a parlare alle sue spalle: era Elen. -Di cosa hai paura Rosi?- Rosi pianse e lasciò cadere il coltello, sapeva che se fosse scappata quella cosa avrebbe continuato a perseguitarla e a uccidere così decise di allontanarsi dalla cucina e di nascondersi. I  minuti passarono e i due ragazzi avevano incominciato a cercarla per casa -non puoi scapparci- le disse Alex mentre passava per il salotto -prima o poi ti troveremo - aggiunse Elen dal bagno.  Doco qualche ora trascorsa nello sgabuzzino sotto le scale uscì con le lacrime agli occhi dicendo rivolta ai due che sapeva che ancora potevano sentirla - qualunque cosa succeda, vi voglio bene- poi scappò verso il bosco e non se ne seppe più nulla. In casa i due erano svenuti; qualunque cosa ci fosse stata dentro di loro aveva lasciato quella casa nel momento in cui Rosi era fuggita da li.

Era mattina, la casa era deserta e le auto della polizia erano parcheggiate fuori -può raccontarmi cos'è successo?- chiese un agente ai due ragazzi che erano seduti spaventati -è iniziato tutto una sera, ho iniziato a sentire delle voci e in seguito a vedere una bambola nello specchio, credevo fosse unno scherzo della mia mente ma poi ha incominciato a perseguitarmi, mi sembrava di impazzire e una sera è entrata nel mio corpo- stava raccontando Elen -è entrata?- le chiedeva scettico il poliziotto -si, mi sentivo impotente, ero bloccata dentro me, non potevo muovermi ne parlare o urlare- -io sono riuscito a vedere qualche pensiero di quell'essere spietato e malvagio-  fece una pausa e Elen aggiunse -anche io, vedevo una bambina, stava correndo felice in una giornata di sole con il fratello credo- -ma poi tutto si fece buio, la scena era cambiata, la bambina era cresciuta e piangeva, era sotto la pioggia e piangeva, e urlava in preda alla rabbia e alla disperazione di fronte  a delle tombe- concluse Alex -in realtà io sono riuscita a vedere qualcosa di più- disse una voce da lontano: era Rosi, era bagnata ma stava bene. Il primo istinto dei due ragazzi fu di prendere un coltello e puntarlo verso di lei -penso che vorrete sapere il resto della storia- disse Rosi in tono spento rivolta ai suoi amici; si sedette e iniziò -quella bambina, come avete detto voi era felice all'inizio, aveva famiglia e amici, aveva tutto. Successivamente la madre la tolse dalla scuola in cui andava e perse alcuni dei suoi amici, poi venne portata in una scuola non molto lontana da li. I suoi nuovi compagni la trattavano male, la prendevano continuamente in giro e la escludevano sempre, lei era la sfigata di turno e fu così fino alla terza media; più andava avanti e più si isolava, a causa della madre aveva perso tutte le persone che amava e così aveva incominciato ad ascoltare musica, a guardare film, a immaginare la sua vita in un altro luogo dove potesse essere felice- fece una pausa e poi riprese -aveva capito che era finita ma nonostante ciò non smise di lottare per la sua libertà, voleva solo essere felice e poco dopo per un breve periodo lo fu ma quel momento non doveva durare in  eterno, non poteva. Sua madre per una volta aveva fatto la cosa giusta nel mandarla ad un centro per i compiti dove poté essere libera e serena ma più cresceva e più si accorgeva che stava giungendo la fine, sapeva che prima o poi se ne sarebbe dovuta andare così cercò in tutti i modi di rimanerci fallendo, più proseguiva e più il suo sorriso scompariva. Intanto sua madre aveva trovato un ragazzo, se ne era innamorata e aveva deciso di trasferirsi da lui trascinandosi i due figli dietro; lei non era felice ovviamente perché fare ciò per lei significava abbandonare tutta la sua vita, la sua casa e i suoi amici ma alla fine impotente finì in questo piccolo paesino chiamato Dossobuono. Lei fece di tutto per adattarsi al meglio e trovare dei nuovi amici, ci aveva provato in tutti i modi ad andare avanti, a ricominciare da capo ma non ci riuscì- -perché?- chiese il poliziotto interessato -perché i ragazzi di quel posto erano falsi, bugiardi e non l'accettavano per quella che lei era, erano come i suoi ultimi compagni di classe e non appena lo capì si chiuse in se nascondendo a tutto il mondo come sempre aveva fatto tutto il suo dolore e ogni cosa. Gli anni passarono e oramai lei era al liceo, oramai non badava più a nessuno, odiava il genere umano- poi fece una pausa, alzò lo sguardo e tirò giù un singhiozzo per evitare di piangere poi riprese -per lei era tardi, il dolore e la rabbia l'avevano presa, la controllavano, oramai si era arresa, dopo tanti anni lo aveva fatto e anche se lei pareva essere normale e felice non lo era. Fu solo quando si accorse di star diventando un mostro che prese la parte più oscura e crudele e la rinchiuse in una bambola che bruciò subito dopo. Altri anni passarono e lei riuscì a vivere in pace finalmente, trovò molti altri amici nonostante ne avesse persi in passato, aveva pure un fidanzato anche se da poco tempo, era felice fin tanto che si era dimenticata di me- il poliziotto e i due amici rimasero confusi nel sentire le ultime parole ma non ci fecero caso. Successivamente, non appena il poliziotto ebbe finito di prendere appunti, andò verso la porta ma mentre percorreva il corridoio Elen le chiese -perché prima hai detto fin tanto che si era dimenticata di me- Rosi alzò la testa, aveva uno sguardo agghiacciante, gli occhi le brillavano di color rosso poi le rispose -perché quella ragazzina ero io- subito dopo prese il coltello che Elen aveva lasciato sul tavolo li vicino e la sgozzò lanciandolo al poliziotto mentre Alex scappava. Rosi andò verso il cadavere per estrarne dalla testa l'arma che avrebbe usato per uccidere il ragazzo che stava velocemente salendo le scale; lui aprì una finestra, poi si nascose sotto il letto e fece silenzio -non puoi scapparmi Alex- stava dicendo Rosi finché saliva lentamente le scale che scricchiolavano sotto i suoi piedi -prima o poi ti troverò- oramai era davanti alla camera, lei annusò l'aria e poco dopo che Alex stava osservando i suoi piedi fermi per vedere se se ne andava lei andò alla finestra; ora avrebbe potuto scappare verso la porta ma sapeva che non ce l'avrebbe mai fatta così stette fermo e osservò. Guardò sia a sinistra che a destra, era preoccupato, non vedeva più Rosi. Rimase in silenzio con gli occhi fissi davanti a lui finché ad un certo punto non venne tirato fuori. Lui non sentiva  la pressione della mano della ragazza anzi non la vedeva proprio ma sapeva che qualcosa lo stava tirando per la caviglia. Alex ora si trovava sotto di lei, era impotente sotto la minaccia del suo coltello così provò disperatamente a parlarle -so che sei ancora lì Rosi, ti prego torna in te- lei rise e gli disse -è inutile. Rosi non c'è più, ha smesso di esistere pochi minuti fa mentre raccontavo la storiella, sai stava gridando proprio come facevi tu- poi rise di gusto -lasciala andare! - -andarmene? e perché mai, lei non faceva altro che piagnucolare voglio essere più cattiva- -lei non mi ucciderebbe mai, mi amava- -mi spiace deluderti zuccherino ma sei sulla sua lista nera- poi prese il coltello e lo sgozzò; mentre Alex moriva lei lo guardò indifferente poi, quando non si mosse più si alzò e si avviò con un borsone lasciando la cerniera aperta e uscì fuori dalla casa. Prima di andare disse -non è stato neanche divertente. Lei non ha nemmeno provato a opporre resistenza, speravo in qualcosa di più- sospirò e poi aggiunse -bene, la lista è lunga perciò sarà meglio avviarsi- si avviò così verso la macchina gettando in fine il borsone aperto in cui si poté vedere il libretto che fino ad ora non era neanche stato sfiorato poi il motore si accese e lei partì verso la prossima vittima.

 

   
 
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