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Autore: milla4    20/07/2015    2 recensioni
L'onore è ciò che fa di un essere umano un vero uomo e se viene perduto, si cercherà di riprenderselo. Anche a costo della vita.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Trenta colori…-  dov’era? Dove diavolo era ?
-Singore, che succede?- -Neeka, trovami un pezzo di pergamena e dell’inchiostro, ora- Poi ripresi a ripetere le parole della profezia come una ninna nanna cercando ,nel frattempo, la mappa che avrei dovuto avere.
Teoricamente, perché sembrava non voler saltar fuori. Prendevo e lanciavo il contenuto della mia misera bisaccia, scossi le coperte e infine la trovai sotto una di esse.
-Pergamena e succo di agros, inchiostro naturale. Stava dentro una ciotol…- Neeka arrivò correndo: nei suoi occhi c’era smarrimento e confusione, ma ancora una volta non si lasciò intimidire –Sai scrivere?- la interruppi: domanda superflua, ma in quel momento vitale –Si mio signore… ho frequentato un tempio a…- -Bene segna queste parole che ti detto- con rapidità lei prese un rametto dal pavimento e mi guardò per indicare che era pronta - Trenta colori ognuno dei cuori toccherà, trenta colori ognuno dei cuori toccherà….  Morla non morta sotto il veleno malvagio, Klata verrà rispamiata dal sordido inganno…. Miriana al castello porterà- mentre ripetevo nuovamente quelle strana litania,  intinsi un dito nell’inchiostro e ridisegnai il nostro tragitto.
-Ci sei?-  la vidi intenta nel suo lavoro, con quanta dedizione vergava la pelle, quasi  fosse un lavoro naturale per lei.
- Fatto-
 
 
Eccola lì, frase dopo frase il destino di una popolazione si era schiuso davanti ai nostri occhi, ora rimaneva solo da comprenderlo.
Presi il rametto-penna dalla mano della mia aiutante –Dunque…. L’inizio di una premonizione è sempre una parte di un sogno che la veggente riporterà inconsciamente nella profezia- tracciai una linea sui “trenta colori ognuno dei cuori toccherà”; ero eccitato, finalmente anni e anni di istruzione sarebbero stati utilizzati – Morla …veleno malvagio… credo che intendesse dire che non è stato il mostro ha uccidere i suoi abitanti… sarà stata una bestia comune, è normale essere sbranati da animali pericolosi da quelle parti- altra riga su altra frase –Resta Klata e Miriana- smisi di parlare, ora avrei dovuto pensare e in fretta.
-Signore?- Alzai gli occhi, Neeka si era seduta davanti alla mappa e la osservava con grande attenzione –Credo che il luogo esatto sia Miriana, Klata è ai confini, troppo lontano e poi la veggente ha detto che “è stata risparmiata”- Detto questo si rimise a guardare con attenzione il percorso, come se da esso potessimo scoprire enormi verità.
Sorrisi, nel suo interesse per la logica, nel suo coraggio rividi molto di me in lei; stranamente anche il passato ci univa, in maniera assai diversa, ma con lo stesso risultato.
 
Cancellai anche la parte su Klata, anche se in realtà non tutto era stato sciolto.
 Qual era il sordido inganno? Ma, soprattutto, chi l’avrebbe compiuto?
Dovevo prendere una decisone e alla svelta.
 – Domani mattina partiremo all’alba. Prepara la tua signora e fatevi trovare qui fuori prima che il sole spunti nel cielo- le mostrai una delle coperte –Ora riposati, la strada per Miriana è lunga-
 
Tora, il mio fedele compagno mi aspettava ancora una volta fuori dal villaggio; Maela si era ripresa del tutto, era uno delle poche positive del suo dono.
 
Caricato  nuovamente il carro partimmo, lasciando che il silenzio riavvolgesse Bevia.
 
Lungo era il tragitto fino a Miriana, la capitale: dai boschi color arcobaleno passammo a un deserto di sassi color del sangue, che ci accompagnò per un lungo tratto.
La mia missione era quasi conclusa, eppure mi stavo quasi abituando a quella strana comitiva: Maela con la sua dolcezza così fragile, e Neeka, un fiore nato in un mare di putridume.
 
Notavo che spesso fissava con intensità Maela, come se in lei vedesse molto di più di quello che in realtà era anche se l’altra era troppo ingenua per accorgersene.
 
Passarono giorni d’intenso cammino, Tora cercava di mantenere il passo, ma era sempre più stanco, ci fermavamo raramente e solo per riposare qualche ora.
 
Finalmente le alti torri di Miriana cominciarono a farsi vedere, era a un giorno di distanza da noi e per festeggiare, decisi che quella notte avremmo potuto accamparci per poi ripartire il giorno successivo.
 
-Qui va bene- fermai il carro vicino a un piccolo lago, l’odore salmastro impregnava l’aria e i nostri polmoni, dandoci l’idea di essere al sicuro.
 
  • ­Samuel, posso chiamarvi così? – Maela mi si era avvicinata  e delicatamente, mi aveva poggiato una mano sul braccio –Certo, che succede?- risposi preoccupato.
 Era passato poco tempo dalla sua ultima visione e, anche se si era ripresa del tutto, il ricordo di quello strano rito mi perseguitava ancora . -Potresti accompagnarmi al lago, desidero fare un bagno- ero sorpreso –Volentieri, ma dov’è la tua serva?- Scrutai in giro alla ricerca del mantello rosso, ma nulla –Non sta bene e non vorrei farla affaticare- sorrise, le sue piccole guance assunsero un colorito rossastro mentre i suoi occhi, seppur stanchi, risplendevano ancora di vitalità. Con un gesto automatico, infilai la mano nella mia tasca e lo trovai, il piccolo pezzo di stoffa azzurra era lì. Presi con delicatezza una mano della giovane ragazza davanti a me poi, dopo averle sfiorato con una carezza il braccio le legai al polso quel piccolo regalo.
Era perfetto, il colore acceso contrastava con la candida pelle della sua proprietaria, era come una luce che la faceva brillare. Maela era stupita.
 
Labbra su labbra, solo leggermente sfiorate l’una dall’altra…. Un piccolo bacio di riconoscenza, ma non solo per il futile dono, per averla protetta in tutto questo tempo. Era un grazie.
-È bellissimo- riuscì infine a mormorare, per poi mettermi il braccio sotto il mio.
 
Strane emozioni mi attanagliarono, ero felice certo ma anche teso, mi sentii sporco in confronto a lei, certo era stato solo un piccolo bacio, ma per lei che era rimasta rinchiusa per praticamente tutta la vita doveva essere stato il primo.
 
 
Rossa come il sangue
 
 
Fu una cosa rapida, la pietra colpì il ventre della veggente con forza, facendola accasciare a terra. Estrassi la spada, ci stavano attaccando.
Girai su me stesso in cerca di un indizio della direzione del lancio e la vidi.
Neri capelli sporchi di terra, un viso coperto da ferite che sanguinando le sporcavano i pochi resti di abiti che ancora ricoprivano il suo florido corpo, il mantello zuppo d’acqua che le impediva di camminare, la mano ancora alzata dopo il colpo, in un attimo era cambiato.
Sentii un lamento, subito mi voltai, ma quello che vidi fu l’oblio.
 
Maela era in piedi in tutta la sua bellezza, ma qualcosa in lei era cambiato, ora i suoi tratti così femminei mi sembrarono fasulli, come se fosse tutta una messa in scena, non riuscii nemmeno io a capire il perché, ma non era la persona che conoscevo.
 
Tutto divenne chiaro quando si rivelò.
 
-Soflos è il mio nome-  Era un uomo.
 
I miei occhi percorsero quel corpo cercando indizi che lui prontamente mi diede, sciogliendo la parte superiore della tunica: una stretta fasciatura gli comprimeva il petto schiacciando due pezzi di stoffa arrotolati. Ritornai a scrutarle il volto, ma il suo sguardo era immobile fisso davanti a sé.
 
Caddi in ginocchio lasciando cadere la spada davanti a me, qualcosa di grande mi stava opprimendo.
 
-Mi dispiace amico mio, non avrei mai voluto che ti facessi male. Non eri certo tu il mio obiettivo, ma quella stupida aveva capito tutto ormai e, così, ho dovuto cambiare i miei piani- il suo tono era sardonico.
-Cosa sei?- riuscii solo a pensare, la mia bocca come il resto del mio corpo ,era paralizzato
-Cosa sono? Sono il male della profezia, mio caro e dolce Samuel. L’uomo della stirpe delle donne… o almeno l’unico che è riuscito a sopravvivere- sorrise mentre notava i miei occhi in preda al panico –Vedi, è impossibile che in secoli e secoli non siano nati dei maschi. Ce ne sono stati eccome, ma furono prontamente… smaltiti alla nascita dal re di turno.
Ma non io, mia Madre fu più furba.  Nascose la mia vergogna a tutti, fu una cosa pericolosa certo, ma mi amava troppo per lasciarmi andare, anche se non poteva certo rischiare che scoprissero il suo segreto così…- Un velo di rabbia gli oscurò gli occhi -…così vissi da eunuco per usare un efemismo.
Anni di dolore immenso, costretto in abiti non miei, a fingere di avere poteri divinatori quando i miei veri doni erano nascosti da tutti. O, beh non fu piacevole-  quando pronunciò le ultime parole, ormai stava quasi gridando, vedevo una rabbia crescere sempre più in lui.
Non smise di avvicinarsi, ad ogni suo passo mi sentii sempre più schiacciato .
-Secoli e secoli la mia famiglia ha subito senza reagire, “per uno scopo più alto” così mi diceva la mia povera mamma… Povera, non sai quanto mi è dispiaciuto farla fuori, ma stava per rivelarti tutto-
Qualcosa si mosse da sotto il terreno, percorreva l’intera zona, sentii qualcosa che mi sfiorava sotto le gambe, poi una mano mi afferrò.
 
Mille e più mani, mi toccavano mi stringevano, mi laceravano i  vestiti, sentivo la mia carne venire sempre più compressa, i miei polmoni riuscivano a malapena a trovare quel minimo di aria per sopravvivere –Hai  appena conosciuto a mia bestiolina- rise o meglio, emise uno strano sibilo –Era destinata al mio futuro marito, ma credo che anche tu vada bene… -
 
Tump…Tump… rumore di rocce cadute a terra, la Bestia mi stava ricoprendo totalmente, non un filo di luce arrivava ai miei occhi –Ancora tu?- 
Uno schianto, groviglio di versi di uccelli e infine un rantolo, poi più nulla.
 
Sentii avvicinarsi qualcuno, la mia fine era vicina, ma non volevo andarmene da codardo, dovevo lottare e lo avrei fatto.
 
Ero pronto a tutto, una spada tranciò di netto le braccia che mi avvolgevano come in un bozzolo, proprio davanti la mia faccia. Un sorriso stanco fu la prima cosa su cui i miei occhi poterono posarsi.
 
Un’altra falciata, poi un ‘altra e pian piano fui liberato da alle catene di carne.
 
-S-signore?-
 Neeka, la mia salvatrice.
 Afferrai la mano che mi porse, grazie alla quale riuscii a rialzarmi. La guardai, la sfiorai con una carezza. Non servivano parole.
 
Girai la testa di scatto e notai un corpo steso a terra, la testa mozzata qualche metro più in là.
-Come…?- Lei alzò le braccia e muovendole in circolo freneticamente, centinai di corvi la circondarono come un’armatura – È uno dei piccoli poteri nella mia gente. Siamo connessi con la natura, ognuno a proprio modo- Poi come se nulla fosse abbassò le braccia e lo stormo si disperse.
 
- Non mi ha mai convinta, il suo riserbo, la sua voce… al campo, poco prima che la scorta fosse distrutta, la vidi andare verso il bosco e allora compresi. Oggi ho cercato di affrontarla, ma non ho avuto molta fortuna- rispose ad una domanda che non posi, ma che girava nell’aria.
 
***
-E ora?- eravamo arrivati quasi al palazzo reale, entrambi esausti e con fin troppe risposte da dare.
Qualcosa in quel mondo era appena cambiato, uno dei suoi punti cardini era appena stato spezzato via da una profezia vecchia secoli – Cosa?- lei mi guardò, era stanca e affaticata
-Dove andrai?- dissi tutto d’un fiato.
 Prese un pezzo del suo mantello, lo stappò e senza dir nulla lo legò al mio polso. Nei suoi occhi uno strano luccichio, lei era rossa come il fuoco.
 
   
 
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