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Autore: Ayumi Yoshida    21/07/2015    3 recensioni
L'empatia non era una qualità che poteva accostarsi al suo nome e mai aveva immaginato di poter provare a pensare come un'altra persona. Eppure, in quel momento, mettendo a terra un piede pesante dopo l'altro, non riusciva a staccare gli occhi da sua figlia e il suo cervello era in sovrattività mentre cercava di immaginare i suoi pensieri.
- SPOILER! Fic ambientata durante il Gaiden -
Quarta classificata al ‘Naruto Gaiden - Flashfic Contest’ indetto da Mokochan sul forum di EFP
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Salad, Uchiha, Sarada, Uchiha, Sasuke, Uchiha
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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Empatia



Erano trascorse alcune settimane, ma, dopo l'ultima missione, erano sembrate soltanto ore volate via in un soffio. Doveva nuovamente ripartire per tornare chissà quando, rimettere il mantello da viaggio, riarmare lo zaino. Ma se l'ultima volta, più di dieci anni prima, era stato facile, questa volta le braccia gli erano sembrate pesanti e il silenzio in casa sua innaturale, mentre aveva raccolto le ultime cose.

Sarada aveva smesso di parlare già da giorni, anche se non le aveva detto nulla; doveva aver capito tutto da un po', perché era un Uchiha. Aveva continuato a passeggiare avanti e indietro per la casa, annuendo distrattamente a sua madre e lanciandogli sguardi in tralice. Non aveva battuto ciglio quando Sakura aveva detto che era ora di andare e, senza chiederle né dove né perché, si era avviata verso la porta, aprendo il corteo dell'ancora per poco unita famiglia Uchiha.

L'empatia non era una qualità che poteva accostarsi al suo nome e mai aveva immaginato di poter provare a pensare come un'altra persona. Eppure, in quel momento, poggiando per terra un piede pesante dopo l'altro, non riusciva a staccare gli occhi da sua figlia e il suo cervello era in sovrattività mentre cercava di immaginare i suoi pensieri: soltanto il suo viso dimostrava la tristezza che la animava, perché, da brava Uchiha, cercava di dissimularlo con la sua andatura diritta e fiera. Doveva pensare che Sasuke Uchiha, suo padre, non teneva a lei.

Mentre una strana idea gli balenava all'improvviso in testa, intorpidendogli le braccia, con uno scatto dettato dal timore di quel pensiero la superò e prese a camminarle davanti.

Aveva visto Sarada piangere più volte durante l'ultima, imprevista missione in cui si erano ritrovati, e dentro di sé sapeva che lei avrebbe fatto lo stesso una volta tornata a casa, nella sua stanza, lontano dagli occhi indiscreti di Sakura, e soltanto pensare di doverla lasciare di nuovo gli stringeva stranamente il cuore. Sarada gli assomigliava davvero molto, più di quanto avrebbe mai immaginato, e guardarla risvegliava in lui sentimenti che non credeva avrebbe potuto mai provare. Non lo muoveva il senso di colpa per non averla mai conosciuta prima dei suoi dodici anni, si trattava di un sentimento diverso che scavava dentro di lui fin sul fondo del suo stomaco, rendendolo triste quanto lei e permettendogli persino di leggere in quegli occhi.

“Per quanto tempo starai via?” pronunciò Sarada con voce sottile, come se non volesse farsi sentire. Si voltò a guardarlo, non riuscendo a portare avanti quella recita di distacco un momento di più, e Sasuke vide una ragazzina imbarazzata, incapace di reggere il suo sguardo per aver fallito nella missione di apparire forte davanti a suo padre. Chissà cosa le avevano raccontato di lui e delle sue imprese, chissà quanto doveva essere a disagio.

La fissò dispiaciuto, senza riuscire a non curvare le labbra verso il basso, mentre le braccia riprendevano a formicolargli: gli sembrò l'unica soluzione possibile e, chiudendo gli occhi, la abbracciò per un attimo che sembrò un'eternità.

Non era bravo a parlare, ad esprimere quello che sentiva, quanto si sentisse legato a lei, ma sapeva sarebbe bastato: Sarada era un Uchiha, era sua figlia, avrebbe capito.




Note:

In questa flash ho voluto analizzare sia il cambiamento di Sasuke, da persona che continua ad andarsene in giro per il mondo a un padre che comincia a provare certi sentimenti a cui non sa dare il nome – il passaggio da Sasuke Uchiha a padre, insomma, sia il cambiamento del suo modo di vedere Sarada: da un “semplice” membro della famiglia con cui condivide sangue e cognome, la sua unica vera identità durante la serie, l'unica cosa a cui abbia continuato ad attaccarsi, a “sua figlia”, per cui è pronto a dare la vita e a dismettere la sua “durezza” caratteriale, come ha dimostrato nel manga. Tutto questo perché, in quella vignetta del Gaiden in cui la guarda prima di salutarla, Sasuke sembrava davvero dispiaciuto di andarsene e lasciarla. Spero che questa analisi possa risultare plausibile: mi piace molto il rapporto tra Sasuke e sua figlia che Kishimoto ha tratteggiato e spero vivamente di non averlo rovinato. Non posso fare a meno di ringraziare, in particolare, Moko, che con i suoi contest riesce sempre a farmi riprendere a scrivere su questo fandom dopo i miei momenti "basta, non scriverò mai più su Naruto".
Un altro grazie per gli eventuali pareri, mi sarebbero molto graditi. ^^

Alla prossima! ^^

   
 
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