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Autore: flatwhat    21/07/2015    1 recensioni
Prouvaire e Grantaire passano del tempo con Bossuet, dopo che quest'ultimo viene espulso dalla facoltà.
Genere: Generale, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bossuet, Grantaire, Jehan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Autrice: volevo scrivere qualcosa su Bossuet. Tutto qui.
Prouvaire era stato l'ultimo a saperlo, insieme a Bahorel.
La notizia gli era arrivata subito dopo la riunione: "Lesgle è stato espulso dalla facoltà di legge". Così aveva detto Joly, alzando le spalle come se fosse un problema da niente.
"Beato lui!", aveva commentato Bahorel, e aveva lasciato perdere l'argomento.
"Davvero non è giù di morale? Non dovrà pagare altro denaro, se vorrà rientrarvi?", aveva chiesto allora Prouvaire.
Joly aveva alzato di nuovo le spalle, e considerando quella una risposta sufficiente, si era rimesso a fumare tranquillamente la pipa.
"Abbiamo già parlato con lui, Prouvaire", era intervenuto Combeferre. "La cosa non sembra turbarlo, ma parlane pure con lui".
Così Prouvaire si era accomodato fuori.
Trovò Bossuet seduto sugli scalini del locale abitato da Grantaire, poco lontano dal Musain, accompagnato da Grantaire stesso. Entrambi sorridevano, mentre Grantaire era intento a scarabocchiare qualcosa su un libro malandato.
Prouvaire si avvicinò, salutandoli.
"Che state combinando?".
"Grantaire sta creando arte sul mio vecchio libro di legge", disse Bossuet.
"Non proprio", ribatté Grantaire. "Ma se vuoi consolarti con questo pensiero, non te lo impedirò".
A Prouvaire venne strappato un sorriso.
"Io non farei mai toccare uno dei miei libri a Grantaire", disse.
"E fai bene!", rispose Grantaire. "Credimi, io lascerei volentieri immacolati i tuoi libri, perché non ho alcuna intenzione di provocare la tua ira funesta, ma l'Aigle de Meaux è un folle, ha completamente perso la testa. Sarà l'improvvisa libertà dalla scuola".
Bossuet sospirò, ma il suo sorriso non accennò a diminuire.
"Il mio povero libro è un veterano così malandato che le tue delicate manine non possono rendere peggiore di così. E poi, mi piacciono i tuoi disegni".
"Non sto disegnando. E il mio maestro mi rimproverava spesso, per i miei disegni".
Prouvaire rise e si sedette accanto agli amici.
"Come ti senti? Sai che per qualsiasi tipo di aiuto...", cominciò a chiedere a Bossuet, cosa che gli fece rivolgere da quest'ultimo un'occhiata un po' seccata e un po' divertita.
"Bene. L'ho già detto agli altri. Davvero, bene. Con la mia sfortuna, mi sarebbe potuto capitare qualcosa di molto peggio, sarei potuto essere investito da una carrozza, per esempio. Ma sono ancora qui. Vivrò come ho sempre fatto, cercherò altre opportunità, so che ci sarete per me, insomma, vedremo. Ma sto bene".
Poi, aggiunse, quasi in un sussurro: "E poi, ci sono altre cose a cui è necessario che io pensi".
Prouvaire comprese, e senza dubbio comprese anche Grantaire. Cose a cui Bossuet, come tutti loro, si era preparato da anni.
Forse era proprio per l'argomento, poco sopportato, da lui, che Grantaire si sbrigò a riconsegnare il vecchio libro nelle mani del legittimo proprietario.
"Scemo chi legge", lesse Bossuet.
Subito dopo, fece finta di colpire Grantaire in testa con quello stesso tomo che lui aveva così "adornato".
I tre ragazzi scoppiarono in una fragorosa risata.
"Un messaggio che Bahorel approverebbe!", esclamò Prouvaire, quando si fu ripreso.
"Già", disse Bossuet. "Ah, ma non ti ho detto come è successo".
Raccontò quindi di essere stato espulso perché un ragazzo di nome Marius Pontmercy si era assentato per la seconda volta a lezione, e lui, avendo risposto all'appello per lui, non aveva potuto rispondere per sé.
"Se ci capiterà di incontrare questo Pontmercy, avremo cura di presentartelo", disse Grantaire.
"Lo pretendo", rispose Bossuet.
Rise. 
"Sono in debito con lui e voglio ringraziarlo. Mi ha salvato dalla professione di avvocato!".
E i due si incontrarono, due giorni dopo, e Bossuet lo ringraziò come aveva detto. In realtà, nessuno avrebbe mai dubitato di questo.
  
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