Oggi mi sento
molto ispirata, spero vi piaccia
.
Grazie mille a chi legge , e anche a chi lascia la sua opinione.
A presto,
Alida
Steve era
seduto sui gradini d’ingresso della vecchia palazzina in cui
viveva con la
madre, aveva un pezzettino di legno in mano con il quale raschiava il
duro
cemento ai suoi piedi riuscendo a spostare soltanto un po’ di
polvere.
“Spostati!”,
gli intimò Frank, un ragazzo che era il triplo di lui,
facendo ridere un
gruppetto di ragazzini poco distanti.
Steve
alzò
lo sguardo e con molta compostezza e decisione rispose:
“C’è tutto lo spazio
che vuoi! Non ci vedi?”.
Qualche
ragazzino che faceva parte del gruppetto sussultò dallo
stupore. Non capitava
tutti i giorni che un moscerino si opponesse a un calabrone e Frank era
un
grosso calabrone che non provava rancore ma sistemava tutte le
questioni seduta
stante, così con un grugno sul viso diede un calcio a Steve
facendolo cadere
dai gradini.
Una risata
grassa uscì dalla sua bocca, mentre Steve cercava di
riprendere fiato dopo aver
sbattuto di malo modo le spalle sul cemento. Frank si chinò
giusto il tanto di
spingere il suo indice nel petto esile di Steve e ripeté:
“La prossima volta,
spostati!”.
Steve non
replicò, guardò Frank che si allontanava e con
fare schifato gli disse dietro.
“Bullo!”, poi si diede una spinta con la schiena
per sollevarsi e
contemporaneamente qualcuno gli tenne le braccia per aiutarlo ad
alzarsi.
“Ti
sei
fatto male?”.
“No,
grazie”, rispose Steve. “Mi è capitato
di peggio”.
Il ragazzo
sorrise. “Quanti anni hai?”.
“Nove”.
“Ehi,
sei
tosto per essere così piccolo. I miei amici”,
disse il ragazzo indicando il
gruppetto con cui aveva assistito alla scena “dicono che sei
un po’ stupido ad
affrontare uno che è tre volte più grande di
te”.
“Non
sono
stupido! Solo che non vedo perché non possa sedermi dove
voglio. Tu ti saresti
spostato?”, chiese incuriosito Steve.
“No!”,
disse
deciso il ragazzo “Ma io sono grosso, non come te”.
Steve non
rispose niente.
“Dai,
Bucky!
Andiamo!”, gridarono dal gruppetto.
Steve li
guardò, erano tutti ben piazzati non magri e fragili come
lui, chinò la testa a
terra e pensò che doveva assolutamente trovare il modo di
crescere e diventare
grande e grosso.
“Andate,
io
resto qui”, rispose Bucky e poi voltandosi sorrise a Steve.
“Perché
non
vai con loro? Non sono amici tuoi?”.
Bucky
inspirò una bella boccata d’aria e togliendo con
le mani un po’ di polvere
dalle spalle di Steve rispose: “Bhè, uno grosso
come me, può decidere che amici
avere”.
“E
allora
preferisci stare con uno stupido come me?”,
domandò con ironia Steve.
Bucky
sorrise nuovamente, questo piccoletto ne aveva di lingua!
“Sì,
preferisco te”.
“E
perché?
Se posso chiedere?”.
“Perché
sono
stupidi anche loro, ma tu sei un terzo di loro!”.
“Bhè,
questa
è davvero una risposta…”, Steve si
fermò un attimo e un sorriso gli nacque
sulle labbra, “una risposta stupida!”.
“Allora
si
direbbe che siamo della stessa stoffa! Comunque, io sono Bucky,
piacere”, disse
porgendogli la mano.
Steve
guardò
quella mano, e gli sembrò che fosse la cosa più
naturale del mondo stringerla
di contraccambio e rispondere: “Piacere, Steve” .