Videogiochi > Final Fantasy - Dissidia
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Autore: DanieldervUniverse    22/07/2015    4 recensioni
La Dissidia è finita, i cicli conclusi, i tiranni sconfitti e i guerrieri tornati nei propri mondi.
Anche Guerriero, che s'avanza fiducioso nel nuovo mondo in cui è giunto alla fine di tutto, fino al palazzo della grande città di Cornelia...
(Risistemati i primi undici capitoli e i momenti OOC, aggiunta scaletta capitoli 34-35).
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa, Un po' tutti, Warrior of Light / Guerriero della Luce
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dissidia - Kingdom of Light Fantasy'
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Autore\N: Vivo per servire la causa. Mia è la missione e mia è la forza di portarla a compimento. La mia spada sarà il mio strumento, la mia voce il mio sprono d'ardimento. Credi nella verità e lascia la verità a guida del tuo sentimento, e la vittoria verrà a te trionfale, o uomo mortale!

Daniele II\N: ...Non c'è male ma avrei aggiunto qualche altra rima nel finale.

A\N: Mmmmmhhhh...e la vittoria verrà a te con giovamento, o uomo del trionfale momento!

DII\N: Ci vai già più vicino, ma così diventa troppo...sai “lame”. Filastrocca per bambini.

A\N: Ancora con questa storia...ah diavolo.

DII\N: Senti sei sicuro di volerlo fare?

A\N: Certo che si. Guarda e impara.


-È ora di andare, eh?...Non preoccupatevi, il Cristallo conosce la strada. E poi, io sarò sempre qui.
-Non stiamo scomparendo. Stiamo solo ritornando...dove dovremmo essere.

-Forse potremmo tornare a combattere insieme, un giorno.

-Passo...

-Credo...di aver imparato come andare avanti. Grazie...e abbiate cura di voi.

-Nel momento in cui ti diverti di più, è quando il tempo volerà via, sempre.

-È mio dovere di diffondere la forza che ho imparato da tutti voi.

-Tutti voi, vi ringrazio.

-Questa non è la fine, un altro sogno aspetta di cominciare.

-Posso la luce risplendere su di noi, per sempre.

Si avviò, la spada in una mano, il cristallo in un altra, risplendendo di luce blu.

Poi si dissolse anche quello.

Non rimase niente.

Tutti erano tornati al loro mondo di origine, dove dovevano essere, e dove sarebbero rimasti.

Così doveva essere.

Solo lui, il guerriero senza nome, avanzava con passo sicuro in un mondo nuovo.

Un mondo nato dalla pace e dall'armonia.

Il Guerriero continuava a camminare, lasciando una prato vuoto dietro di se, con l'erba mossa dal vento e le nude rocce solitarie che spuntavano come montagne dal mare; un ramo gettato a terra, un cespuglio di rose selvagge, una piuma portata via dal vento, la Luna nel cielo sfidando il Sole.

Il Guerriero continuò ad avanzare, verso il futuro.

Non c'era malinconia ne paura nei suoi occhi, o nel suo sorriso.

Discese la collina con lo stesso passo con cui ne aveva percorso la superficie.

Avanzò ancora, lasciandosi tutto alle spalle, percorrendo i verdi prati e i piccoli boschi, costeggiò il grande fiume blu che scorreva li affianco, fino a raggiungere l'immenso lago.

Era bellissimo, limpido, luminoso, pacifico, tranquillo, e il vento gli portava il fresco sentore dell'acqua di montagna.

Il riverbero del Sole l'accecò, ma per nulla al mondo avrebbe distolto lo sguardo.

Il suo primo istinto sarebbe stato di togliersi l'armatura e gettarsi in acqua, ma il suo lato razionale lo fece distogliere dal quel pensiero.

Poi lo vide.

Il castello.

Sorgeva enorme al di là del lago, colpendo lo spettatore tanto per le sue dimensioni quanto per la sua esistenza.

Tutto si sarebbe aspettato il Guerriero, tranne quella costruzione maestosa.

Ma nel suo cuore ne era felice.

Quello era un mondo interamente nuovo, ma non selvaggio come si aspettava.

Esplorarlo sarebbe stato ancora più piacevole.

Osservando muto la costruzione il Guerriero rimase fermo sul posto, finché alcune grida non lo riscossero.

Erano un gruppo di fanciulli, contadini, che si erano allontanati dalla città per giocare in tutta tranquillità, spingendosi l'un l'altro mentre correvano, cadendo in acqua o nel fango, o inseguendo farfalle.

Un paio di cani correvano in mezzo a loro, a volte al lato a volte davanti, rincorrendo e abbagliando felici, a volte spingendo i loro protetti a terra.

Il Guerriero rimase immobile, non volendo guastare il loro divertimento, ma i cani se ne accorsero e lo raggiunsero abbaiando.

Ma non vi era minaccia nei loro versi, solo gioia.

Anche i bambini, invece di spaventarsi, gli corsero incontro con gridolii sorpresi ed eccitati, toccandolo fin dove arrivavano le loro corte braccia e facendo un sacco di domande su dove veniva.

Il Guerriero rise di cuore, la prima volta da quando riuscisse a ricordarsi.

S'inginocchiò nel bagnasciuga, ignorando l'acqua che filtrava nella sua armatura o il fango che si depositava su di essa, e parlò, rispose con bonarietà e con dolcezza a tutte le domande che gli furono poste, riuscendo anche a porre le proprie.

Scoprì che quel castello era la grande città di Cornelia, governata dal Re Heiner, sposo della regina Sarah e succeduto pochi mesi prima a Re Hubert, padre di Sarah.

Era un sovrano giusto, e molto esperto nell'arte della politica e del commercio, e prometteva al regno grande prosperità e pace per gli anni a venire.

Il Guerriero si rialzò sul calar della sera, riaccompagnando i bambini sulla via del ritorno, dolorante ma ancora più felice.

Costeggiarono il lago per quasi tutto il tragitto, finché i fanciulli non si dispersero nei campi lì attorno.

Rimasto solo, il Guerriero prese la via maestra, e giunse alle mura della città quando ormai il sole stava per scomparire.

La strada era quasi sgombra, ma ciò nonostante le guardie lo lasciarono passare senza fare domande.

Quella città era così ordinata, così pulita, così viva.

Lui s'addentrò affascinato, percorrendo i vicoli ampi e illuminati senza meta, senza essere ostacolato o molestato dagli abitanti o le guardie.

Non erano in molti per strada, ma sembravano tutti così gioiosi e soddisfatti.

E poi, come d'incanto, si trovò dinnanzi al palazzo reale.

Non era maestoso, ne coperto di fregi, ma emanava sicurezza solo a guardarlo.

Il Guerriero ne rimase affascinato, e senti forte il bisogno di partecipare a quella sicurezza, a quella pace, a quell'armonia che regnava a Cornelia, non solo assorbirla passivamente.

Guardò la sua spada, che reggeva ancora saldamente in mano, e si convinse.

Lui era il Guerriero della Luce, il suo scopo era la battaglia, non ne aveva altri, non sapeva usarne altri.

Aveva sempre combattuto in nome della giustizia e dell'armonia.

Non sapeva se in quel regno servisse a qualcosa, ma avrebbe aiutato come meglio poteva per mantenere immutata quell'armonia che tanto lo accecava.

Non pensava neanche a cosa avrebbe fatto in caso di un rifiuto.

Entrò nel palazzo a passo sicuro.

  
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