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Autore: Aglaja_    22/07/2015    0 recensioni
Guerra. La vita che si piega al volere dell'assurdo, all'alacre brama del potere.
La vita vibra, talvolta si nega, viene concessa, non esiste nè padrone nè suddito, ciascuno è complice e condannato.
La tempesta imperversa, sovrasta. Gli alberi grondano d'acredine. Le parole si inebriano del proprio significato primordiale, diramano la vita oltre le trincee, si innalzano è fremono di un terrore inconfessato, la struggente dolcezza dell'abbandono.Sentimenti sopravvissuti ed estenuati, tutto è ridotto al suo nocciolo, tutto enfatizza il proprio scheletro.
L'amore di due giovani crepita.
...................................Cit. dal Testo.........................................
"Ti sento ancora dire, come d'Agosto, molti anni fa, con quel fare resoluto e un po' beffardo: "Eccola qua! La mia reginetta di sorrisi e lacrime".
Ed io, quel giorno, corsi su per le scale fino in camera mia, affondai nel cuscino. E ti detestai, perché per te ero sempre melodrammatica, per te avevo sempre gli occhi da triglia, tutto ciò che facevo, per te, o era sbagliato, o era esagerato.
E ti amai tanto, si ti amai tanto, perché avevi detto che ero tua.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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Ciao a tutti ragazzi, ho deciso di innaugurare una raccolta di lettere da e per il fronte, storia d'amore di due giovani, separati dalla guerra, votata a far emergere la vita di uomini e donne grati alla memoria, ma troppo spesso senza volto, spero che questa storia di quotidiana tenerezza e lontanaza possa interessarvi e appassionarmi.
In attesa di commenti e consigli, vi auguro una piacevole ed intensa lettura!
Mi raccomando, datemi il vostro parere!
                                                                                                                                                                                                

L'autrice.    

                                                                                                                                                              

                                                                                                                                                                 14 Novembre 1939
                                                                                                                                                                     Arles, Francia
                                                                                                                                       
Caro Franz,
Il tempo qui scorre lento e senza pretese.
 E' ormai passato un mese da quando sei partito ed ogni mattina prego il Signore, che quel 14 Ottobre non sia l'ultimo giorno in cui io abbia potuto posare i miei occhi "lacrimosi" su di te. Non è forse così che li chiameresti tu, vedendomi ora, mentre scrivo questa lettera? Io credo di si.
 Ti sento ancora dire, come d'Agosto, molti anni fa,  con  quel fare resoluto e un po' beffardo: "Eccola qua! La mia reginetta di sorrisi e lacrime". Ed io, quel giorno, corsi su per le scale fino in camera mia, affondai nel cuscino.
E ti detestai, perché per te ero sempre melodrammatica, per te avevo sempre gli occhi da triglia, tutto ciò che facevo, per te, o era sbagliato, o era esagerato.
E ti amai tanto, si ti amai tanto, perché avevi detto che ero tua. Eh si, avevi commesso una piccola pecca, ti eri tradito. Quel piccolo "mia", non era una delle tue solite baggianate, me ne accorsi, era una richiesta, un  desiderio.
Passarono 3 lunghi anni prima che si avverasse, si ingigantisse in altri umili sogni,  audaci per noi.
E così arrivò la bambina, dolce come il miele. "Il burro d'arachidi del mio pane!'',  dicevi orgoglioso mentre prendevi in braccio Anne, facendola volare. E quegli occhi ti ridevano, ti amavano già, a 6 mesi, ma non come ti amo io. L'amore spensierato che si prova per la gente leggera,  senza macigni nel cuore, Anne lo provava per te, a 6 mesi, ed è cresciuto con lei, è fiorito con lei, è germogliato con lei, ha messo radici nel suo tenero cuore.
Ora ti ama più di quanto ami me! Credimi Franz, se ti dico questo! E' ancora molto piccola, ma alle volte, mentre è presa dai suoi giochi, alza la testa,  smarrita.
Le  manca qualcosa, Franz, lei non sa cosa, ma io si: Le manchi tu.  Si guarda intorno, trasmette la sua malinconia ai suoi giochi, li fa tremare, li tira in aria, ma i giochi non le ridono, e lei non sorride nel vederli cadere. Comincia a piangere, è il modo dei bambini  di ribellasi ai sentimenti cupi, alle mancanze non identificate, insolute.
Allora la prendo in braccio e la cullo, le sorrido, ma non la faccio volare, altrimenti darebbe un volto alla sua mancanza, si direbbe che il mio sorriso non è il tuo, le mie braccia non sono le tue,  e non potrebbe vincere la sua malinconia, nemmeno momentaneamente.
Ma non credere che non le parli di te, oh no! La sera, prima che si addormenti, sei la sua favola preferita!
Le ho  raccontato del pic-nic in riva al lago, dell'anello di fiori, della strana orchidea che hai colto per me nel giardino vicino, e infine si, so che lo ricordi bene, delle oche che hai involontariamente liberato, che pasticcio! Solo al pensiero, rido come una sciocca, povera me!Le ho imitato il verso dell'oca con la mano, e non puoi immaginarti come s'è aperto di felicità il suo sorriso sdentato! Ora gira per casa atteggiando la manina a becco, col suo corpicino paffuto, sembra una paperella!
Talvolta è mossa dal desiderio di esplorazione e perlustra carponi ogni angolo della casa! Tua madre allora si dimostra teneramente preoccupata per la sua salute e pulizia. "Santo cielo, la bimba! Diventerà un carboncino! Prenderà  la tosse! O Dio solo sa cosa!"Alza le braccia al cielo e poi le abbassa, ghermendo la bambina, Anne allora fa gli occhi moggi ed un broncio buffo, gonfiando le guance e curvando le labbra.
Perché impedirle di scorazzare per casa? Si è mai visto un Cristoforo Colombo senza la fame dell'India? La stessa sette di avanscoperta balugina nelle pupille di Anne!  Anche lei, come lui, vorrebbe salpare fino ai confini del mondo, la casa è il suo unico mondo. Vorrebbe oltrepassare l'orizzonte che reclude la sua vista  (certo il divano in pelle non è poi un orizzonte così vasto). 
Come potrà scoprire che non  è l'India la terra che si da la pena di cercare, che c'è  dell' altro oltre la porta di casa? Se ce la portassi io non sarebbe la stessa cosa, si sentirebbe un visitatore, non un conquistatore, un turista per caso.  Vi sono scoperte che si suole affrontare dal soli, raccolti in se stessi.
Non le toglierò la sua meravigliosa caravella, Franz, nemmeno tua madre lo farà!
Che brava donna che è tua madre, mi aiuta così tanto nelle faccende di casa, mentre cucio, ebbene si, mio caro Franz, ho intrapreso il lavoro di sarta! Quante signore non sanno rammendare i loro vestiti, davvero mi stupisce, ma se non altro mi permette di guadagnare un piccolo gruzzolo, sufficiente per noi! Rendermi utile mi ravviva e ristora la coscienza! Non credermi sciocca, Franz!
Ma dimmi qualcosa di te, come passi le giornate nel nuovo reggimento?
Raccontami qualche aneddoto della tua vita militare, te ne prego, così che io lo possa raccontare ad Anne! Concedici una parvenza della tua vita lungi da noi!
Allevierà la nostra nostalgia, allieterà i nostri cuori incrinati dalla tua assenza!
Mi manchi così  tanto, Franz, sarebbe sciocco non dirlo, la mia mente si compiace di pensarti non appena ne ha l'occasione, anche ora, ti osservo leggere queste mie parole sbiadite, e mi trema l'anima al pensiero di non poter avere alcun tipo di altro contatto.
Allora mi sciolgo insieme a questo inchiostro, mi diluisco nel calamaio! Le lettere che tu rimiri ora contengono la mia anima, disciolta per te! Lambiscile con le dita e sentirò il tuo tocco, conservami vicino a te,  bacia la carta, amala, e amerai me. E la lontananza non sarà più poi così insopportabile, avendomi nel cuore.  
Non ti crucciare, non ti commuovere, so che lo farai. Senti questo profumo? Ho spruzzato un po' della mia essenza preferita su questa carta, nella speranza che l'olfatto risvegli in te dolci ricordi.
Forse è il momento di abbandonare la scrittura di questa lettera, infine. Separarmene è così doloroso, vedo le tue labbra seguire le parole e vorrei che non smettessero mai di leggere, che rimanessero ferme, congelate in un istante, al  di sopra di ogni pericolo.
Ti amo Franz, so che mi ami anche tu.
Ti abbraccio con tutta la forza che mi rimane, Anne fa lo stesso e ti manda un bacio con la mano.
Ti amo di nuovo. Guarda come rido fra le lacrime, come la ragazzina che rimproveravi un tempo!
Amami anche tu, amami ancora.
la tua affezionatissima,
Marlene
   
 
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