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Autore: LadyDenebola    22/07/2015    0 recensioni
Dopo anni di pace, la terra di Valdmurt è minacciata da Tenugh, che vuole impossessarsi dei cristalli divini Afior e Deri per tornare al potere. Denebola, novizia in procinto di entrare fra i protettori di Valdmurt, nonché detentrice di Deri, parte con cinque compagni alla ricerca del secondo cristallo. In una corsa contro il tempo, i sei compagni non dovranno solo affrontare le insidie di Tenugh ma si troveranno a fare i conti con un passato da dimenticare e un futuro da garantire.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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<< Cosa vorrà Sorhio? >>sussurrò impaziente Mailo mentre aspettavano il re nella sala del trono. Non mancava nessuno all’appello. I compagni, dopo aver fatto colazione, erano stati informati che il re voleva vederli con urgenza.
<< Avrà ricevuto notizie importanti da Fabius >>rispose Denebola, nervosa.
<< Buongiorno >>Sorhio entrò sorridente nella sala. Denebola tacque. << Spero vi siate riposati. È quasi ora di pranzo, e iniziavo a temere non vi saresti risvegliati per molte ore ancora. Da quanto tempo non riposavate come si deve? >>
<< Da quando la nostra missione ha avuto inizio, direi. I nostri sonni sarebbero tranquilli se non avessimo sempre il pensiero di quello che dobbiamo affrontare >>rispose Tinhos.
<< Immagino >>annuì Sorhio. Nonostante il tono scherzoso, era chiaro quanto avesse compreso la gravità della loro missione.
<< Per quale motivo ci ha convocati, sire? >>chiese Rio.
<< Poco fa ho parlato con il Saggio Fabius: a quanto pare alla Torre di Aldebaran stanno succedendo cose inspiegabili… così come nel resto della regione >>spiegò il re.<< Ma al momento non c’è motivo di preoccuparsi >>si affrettò ad aggiungere vedendo l’espressione di Denebola.
<< Ne è sicuro? >>domandò Denebola, angosciata, pensando a Mira e agli altri allievi della Torre.
<< Fabius mi ha garantito che non c’è nulla da temere >>li tranquillizzò Sorhio. << Mi sembrava comunque opportuno informarvi. Tuttavia, non è solo per questo che volevo vedervi. Denebola, alcuni novizi hanno avuto visioni degli High Fire >>
<< I vulcani? >>esclamò Alexander.
<< Sì, sono riusciti ad ascoltare le conversazioni di alcune persone che si trovano lì, e Fabius… >>
<< Ma gli High Fire sono disabitati! >>lo interruppe Mailo, sconcertato, senza riuscire a trattenersi.<< Com’è possibile che ci siano delle persone? >>
<< Non si tratta di gente comune. Da ciò che i novizi hanno potuto dedurre, quelle persone sono seguaci di Tenugh >>spiegò pazientemente Sorhio. << E si pensa che quel mostro si trovi lì, nascosto in una cavità dei vulcani >>
<< È così vicino? >>mormorò Denebola.
<< Vicino a voi e al cristallo rosso >>specificò il re, fissandola con sguardo eloquente.
<< Dobbiamo sbrigarci, allora >>esclamò Rio. Guardò prima Denebola, poi gli altri compagni.<< Se il cristallo si trova ad Aquos, Tenugh non esiterà a mandare qualche altro demone a cercarlo! >>
<< Fabius continuerà a tenermi informato sugli spostamenti e le decisioni di Tenugh, ammesso che i novizi riescano a ristabilire un contatto con gli High Fire >>li rassicurò Sorhio. << E anch’io invierò qualche sentinella al sud. Vi autorizzo a cercare il cristallo rosso nei nostri territori, ma vi prego di non far menzione con nessuno di quel che state facendo >>
<< Direi che non c’è rischio di rivelare a qualche elfo la nostra missione >>osservò Alexander a bassa voce, una volta fuori. Si voltò verso Denebola.<< Allora, da dove cominciamo a cercare? >>
<< Aquos è grande >>replicò subito Tinhos, guardando Rio. << Ci potrebbero volere giorni interi per trovare il cristallo. Non possiamo muoverci alla cieca>>
<< Lo cercheremo dopo pranzo: dobbiamo decidere quali zone perlustrare e studiare tutte le mappe della città che possono tornarci utili >>asserì Rio. Si voltò verso Denebola come a chiederle conferma. Lei annuì, ancora pallida e con la mente rivolta alla Torre di Aldebaran.
 
***
 
La valle era silenziosa. Gli elfi si erano ritirati in casa, abbandonando i lavori per la breve pausa del pranzo. I giochi dei bambini erano stati lasciati ordinatamente fuori dalle porte, sui gradini o sui rami degli alberi. I muri delle case risplendevano alla fredda luce del sole. I rami della quercia del palazzo reale si muovevano al vento, lasciando cadere qualche foglia a terra.
La sala da pranzo era silenziosa. I compagni mangiavano in silenzio e senza appetito, dal momento che avevano fatto colazione da poco, persi ognuno nei rispettivi pensieri. Re Sorhio non era con loro, ma non se ne rammaricavano: non pochi di loro ritenevano che il re fosse stato troppo parco nelle spiegazioni di quella mattina. Rio e Mailo, in particolare, sospettavano che avesse nascosto loro qualche particolare della conversazione con Fabius, e di tanto in tanto ne discutevano tra loro borbottando.
Solo Denebola e Tinhos sembravano pensarla diversamente. La novizia stimava Sorhio alla pari di molti Saggi ed era sicura che stesse agendo secondo una suo preciso schema o dietro consiglio di Fabius. La sua ospitalità e il permesso a cercare Afior in tutta Aquos erano per lei prova del sostegno che poteva dar loro. Dal canto suo, Tinhos rimproverava i compagni di sottovalutare il re e, come Denebola, era certo che avesse dato loro tutte le informazioni di cui avevano bisogno.
Rio sollevò lo sguardo dal proprio piatto, incapace di mangiare ancora, e scambiò un’occhiata d’intesa con Mailo e Alexander. Nonostante adesso avessero la certezza di trovare Afior ad Aquos, non si sarebbe tranquillizzato finché non l’avrebbe trovato e consegnato a Denebola.
Lui, Mailo e Alexander si alzarono.
<< Sai dove possiamo trovare una mappa di Aquos? >>chiese Rio a Tinhos.
L’elfo condusse i compagni in una stanza al quarto piano molto simile a una piccola biblioteca. Lungo le pareti correvano librerie e scaffali decorati con incisioni floreali, mentre gli spazi liberi erano occupati dalle mappe delle città degli elfi, ciascuna delle quali era dedicata a una specifica area. Tinhos indicò la mappa più grande. Il gruppo si avvicinò.
<< Denebola, potresti avere altre informazioni su dove si trova il cristallo rosso? >>domandò Rio studiando la mappa.
<< Solo che si trova in questa città. È tutto quello che mi ha detto Deri >>rispose la ragazza, desolata.
<< Potremmo iniziare anche qui da qualche luogo di preghiera >>suggerì Aiska, ma Tinhos scosse la testa.
<< Ad Aquos luoghi del genere non esistono >>disse.
<< Si può cercare nelle vicinanze del palazzo >>propose allora Mailo, tracciando col dito dei cerchi attorno all’icona del palazzo raffigurata sulla mappa. << Dopotutto, il cristallo non può che non trovarsi nei pressi di un’abitazione importante >>
<< Potremmo cercare nei pressi del lago >>annuì Alexander, << o anche nel giardino dove Sorhio ci ha accolti… >>
<< Lo escludo >>disse Denebola. << Ci siamo stati e il cristallo verde non ha individuato nulla >>
<< Allora andiamo al lago >>concluse Alexander, alzando le spalle.
<< Dici che troveremo lì il cristallo? >>chiese diffidente Rio, chino ancora sulla mappa. Aquos non era molto grande, eppure i luoghi in cui era probabile trovare Afior sembravano tanti.
<< È pur sempre un punto d’inizio >>insisté Alexander.
Rio acconsentì, sebbene ancora perplesso, e li precedette al laghetto dove la sera prima erano stati festeggiati. L’aria era fredda e la superficie del lago liscia come una lastra grigia che rifletteva il cielo sereno. La sponda più lontana sembrava ricoperta da un sottile strato di ghiaccio.
I compagni rabbrividirono mentre la raggiungevano, fermandosi a pochi metri dalla superficie e lasciando che Denebola e Deri proseguissero, come se avessero temuto che la loro presenza potesse interferire con il cristallo. La ragazza si inginocchiò accanto alla superficie del lago e scrutò attentamente e per quanto poteva nelle sue profondità, ma l’unica cosa che vide fu il suo riflesso restituirle uno sguardo perplesso dall’acqua scura. Deri, appeso al suo collo, non diede alcun segno di vita.
Denebola si rialzò, e stava per tornare indietro quando vide qualcosa di lucente galleggiare nel lago, poco lontano da lei. Emozionata, si avvicinò fin dove poteva, a pochi centimetri dall’acqua, e strinse gli occhi nella speranza di poter capire che cosa potesse brillare tanto alla luce del sole.
Dalle dimensioni non sembrava un cristallo… o forse sì? Non sapeva se  Afior avesse la stessa forma e grandezza del cristallo verde… Dopo un minuto o due, tuttavia, Denebola si raddrizzò, scoraggiata. Non era il cristallo. Era un topazio non più grande di un’unghia. Ma subito un altro pensiero le si affacciò alla mente: da quando i topazi galleggiavano? Sempre più confusa, Denebola azzardò a mettere un piede in acqua, tenendo sollevata la veste: affondò fin quasi al ginocchio. Ignorando le voci stupite dei compagni, con pochi, cauti passi raggiunse il gioiello. Galleggiava davvero, a circa mezzo metro dal fondo. Lo raccolse. Nel suo palmo, il topazio parve risplendere di una luce biancastra, ma quando la ragazza lo avvicinò agli occhi per osservarlo meglio capì che era tutto frutto della sua immaginazione.
<< Che cosa hai trovato? >>le chiese ansioso Alexander mentre correvano verso di lei. << È il cristallo? >>
<< È solo un topazio >>disse la ragazza, mostrando loro il piccolo gioiello.
<< Cosa ci faceva un topazio nel lago? >>domandò Tinhos, prendendolo e mettendolo controluce come se volesse accertarsi che non si trattasse di una comune pietra.
<< E come faceva a galleggiare? >>aggiunse Denebola. I compagni la guardarono stupiti. << Vi posso giurare che galleggiava sull’acqua >>
<< Impossibile >>disse Rio dopo un istante di silenzio. << Evidentemente, mentre guardavi nel lago hai fatto ricorso alla magia senza rendertene conto e lo hai fatto emergere in superficie >>
<< Ciò non spiega il fatto che continuava a galleggiare >>ribatté la ragazza, guardando il gioiello ancora in mano a Tinhos.
<< Nel lago non c’è niente, allora >>borbottò Aiska, che sembrava del tutto indifferente alla scoperta del topazio.<< Dove andiamo a cercare, adesso? >>
Rio si voltò verso la collina dove si trovava il bosco che il giorno prima avevano attraversato. Avrebbero dovuto cercare lì?
<< Tentar non nuoce >>si disse il soldato, accennando in quella direzione, e con gli altri uscì dalla città mentre gli elfi attorno a loro riprendevano le loro occupazioni.
Il bosco era immerso nel silenzio. Non appena i compagni si inoltrarono tra gli alberi, ebbero l’impressione che una cupola si fosse posta fra loro e il resto del mondo. Rio non vi badò: in un’altra occasione avrebbe apprezzato molto di più la serenità di quei luoghi, ma la recente delusione per aver trovato un semplice topazio gli aveva messo addosso una sorta di frenesia. Ispezionava ogni tronco che gli sembrava potesse contenere all’interno della cavità il cristallo rosso… sulla base di un criterio, però, che neanche lui conosceva. Incoraggiati dal suo esempio e senza poter fare effettivamente altro, anche i suoi compagni si misero a perlustrare ogni cespuglio e pezzo di terra che li ispirava. Denebola estraeva Deri ogni volta che i compagni la chiamavano davanti a un albero vecchio o molto grande che dava l’impressione di poter celare qualche mistero.
Cercarono per tutto il pomeriggio. Quando il sole calò oltre Aquos, i compagni decisero di rientrare, sfiniti e sudati. Mentre passavano davanti le due statue degli antichi sovrani, Denebola si fermò, osservando l’elsa della spada del re elfo. Aveva la forma di un grosso diamante e la novizia ebbe l’impressione che risplendesse di una qualche luce rossastra, ma osservando meglio si rese conto che si trattava del riflesso del sole. Con un sospiro, rimise il cristallo verde sotto la veste e si affrettò a raggiungere gli amici.
 
***
 
Dalla loro camera Rio osservava i preparativi per la spedizione nella Regione dei Vulcani. Alle porte di Aquos era riunita una ventina di soldati, allineati davanti a Sorhio. Molti cittadini assistevano alla partenza.
I soldati montarono sui cavalli, col vessillo di Aquos sventolante sulle loro teste. A un cenno di Sorhio, gli elfi incitarono i cavalli e partirono nell’oscurità crescente del crepuscolo. Rio rimase alla finestra ancora per molti minuti, nonostante cavalli e cavalieri fossero ben presto scomparsi alla vista.
<< Secondo te, perché Sorhio non ci ha voluti laggiù? >>domandò Alexander a Tinhos, osservando da sopra la spalla di Rio. << Avremmo potuto sentire in quale punto degli High Fire li ha mandati >>
<< Forse non si fida di noi >>osservò Mailo, abbandonandosi sul letto ed esprimendo ad alta voce un sospetto che accompagnava lui, Rio e Alexander da quella mattina.
<< Non dire sciocchezze, mio padre si fida ciecamente di tutti noi, e non metterebbe mai in dubbio la nostra lealtà verso Fabius >>replicò seccamente Tinhos. << Il motivo è un altro >>
<< Quale? >>chiesero Alexander, Mailo e Rio all’unisono.
Tinhos fece vagare lo sguardo per la stanza, imbarazzato e alla ricerca delle parole più adatte.
<< Non l’avete capito? >>sbottò Denebola, alzando gli occhi da una cartina di Aquos che stava studiando da quasi un’ora.<< Sono gli altri elfi a non fidarsi di noi, non Sorhio >>
<< Stai scherzando! >>rise Mailo. << Come possono non fidarsi di noi? >>
<< Perché dovrebbero fare il contrario? >>lo rimbeccò Denebola.<< Pensateci: a parte noi, Sorhio e i Saggi nessun altro è a conoscenza della storia dei cristalli e di Tenugh. Sorhio non ne ha parlato con il suo popolo, ma è probabile l’abbia rivelata a quei soldati che sono partiti, perché capissero cosa avrebbero dovuto trovare. Gli altri elfi hanno visto partire i loro uomini all’improvviso per una destinazione di cui nessuno gli ha parlato. E, guarda caso, tutto questo è successo dopo il nostro arrivo >>La ragazza scosse la testa, lievemente preoccupata. << Penseranno che i loro familiari sono andati incontro a un pericolo che il re non ha voluto neanche rivelare, e il tutto a causa nostra >>
Un lungo silenzio seguì la spiegazione della novizia. Rio dovette concordare con lei, e provò un moto di solidarietà verso i soldati appena partiti: non doveva essere piacevole partire per una missione che, probabilmente, ritenevano non avesse niente a che fare con loro.
<< È ridicolo >>mormorò Alexander interrompendo il silenzio. << Anche se non sanno che stiamo agendo per il loro bene, gli elfi non dovrebbero sospettare di noi >>E così dicendo guardò Tinhos.
<< Anche a te darebbe fastidio se il re facesse partire un tuo familiare all’improvviso, semplicemente dopo aver ascoltato chissà quale racconto da un gruppo di estranei >>intervenne Aiska.
Alexander impallidì e assunse un cipiglio ostile.
<< Sinceramente, non me ne importerebbe poi tanto >>rispose bruscamente.
 << Che sciocchezza, certo che ti importerebbe! Non vuoi darci la soddisfazione di ammettere che Denebola ha ragione! >>
Alexander questa volta non rispose; si limitò a scoccare un’occhiata velenosa alle due ragazze, che lo fissavano perplesse, prima di uscire sbattendosi dietro la porta.
 
***

Nei giorni successivi i compagni si impegnarono con tutte le loro forze alla ricerca di Afior, setacciando ogni angolo di Aquos e tornando a controllare il lago e il bosco. Mailo e Alexander, che si erano convinti che il cristallo rosso si trovasse in superficie anziché sottoterra o in acqua, si misero a cercare per le strade, nei negozi e perfino nelle case, con grande disappunto degli elfi, finché Rio non li costrinse a desistere dalla loro idea.
Era passata più di una settimana dal loro arrivo in città quando Sorhio ricevette un nuovo messaggio dalla Torre di Aldebaran.
Il re stava leggendo il rapporto appena giunto dai suoi uomini che si trovavano nei pressi degli High Fire quando la sfera di Cristallo Marino si illuminò.
<< Quali notizie dalla Torre, Fabius? >>domandò subito Sorhio, con una leggera nota d’ansia nella voce.
<< A nord ci sono disordini >>rispose la voce bassa del Saggio. << Nell’ultima settimana ci sono stati altri tre attentati, due dei quali lungo il Green River. La situazione sta peggiorando. Nelle città non si parla d’altro che di mostri e spiriti che distruggono tutto lungo il loro cammino. I rappresentanti di alcuni villaggi della frazione di Royal mi hanno raccontato che intere famiglie sono state ritrovate morte >>
<< E sono sicuri di aver visto dei mostri? >>chiese Sorhio, allarmato.
<< Non hanno visto solo mostri >>specificò tristemente Fabius. << Su alcuni cadaveri hanno scoperto strane bruciature e diversi graffi. I sacerdoti li hanno esaminati, e sono convinti non siano i segni di un incendio, soprattutto perché non ci sono stati incendi. Tenugh ha iniziato a liberare i suoi servitori. Erano anni che non si sentiva parlare di demoni e spiriti così violenti e pronti a importunare gli uomini >>
Sorhio sospirò profondamente.
<< Ho inviato un gruppo di soldati a perlustrare la zona degli High Fire >>disse. << Ho appena ricevuto il rapporto. A parte la comparsa di un altro fiume di lava e dell’eruzione di due vulcani, non è successo niente. Non sono state trovate grotte sui fianchi dei vulcani né persone che si aggiravano da quelle parti >>
<< I novizi non possono essersi sbagliati >>replicò Fabius. << Hanno visto chiaramente degli uomini che entravano in una grotta sul fianco del Mhassàuschi, il vulcano centrale >>
Sorhio riprese il rapporto e lo scorse rapidamente fino a una pagina cui non era ancora giunto prima che Fabius lo contattasse. Le sue sopracciglia si strinsero incredule mentre scorrevano le parole scritte in fretta.
<< C’è dell’altro >>disse con voce roca, la mano tremante mentre avvicinava il foglio alla sfera, come se attraverso di essa Fabius avesse potuto leggerla. << Parlano del Mhassàuschi. È circondato da un lago protetto da strani animali. Si direbbero alligatori, ma molto più grandi: probabilmente sono stati creati con la magia. Non sono riusciti a superarli. E pare che di notte si senta un sibilo provenire dal vulcano >>
<< Sono riusciti a scoprire se c’è una grotta o un’entrata di qualsiasi tipo? >>chiese Fabius.
<< No >>rispose Sorhio, scorrendo con attenzione le parole. << Dunque c’è veramente qualcuno: quegli animali non possono trovarsi lì per caso. Saranno stati messi lì a far la guardia a qualcosa >>
<< Lo penso anch’io. I prescelti non hanno ancora trovato il cristallo? >>chiese Fabius con voce più ansiosa.
<< Hanno controllato ovunque, ma non ne hanno visto neanche l’ombra >>rispose Sorhio, sbirciando giù dalla finestra che si trovava sopra la scrivania. Nel cortile, sotto una quercia, i prescelti discutevano chini su una mappa.<< Inizio a dubitare che Afior si trovi qui: dopotutto, avrei dovuto saperlo, non credi? >>
<< Non dubitare dei cristalli di Imder Nysri: se Afior è ad Aquos, Denebola lo troverà. Ti devo però chiedere di non raccontar loro del Mhassàuschi, nemmeno a Tinhos. Potrebbero perdere la testa e non riuscire più a organizzarsi >>
<< Hanno controllato ovunque >>ripeté il re, come se non l’avesse udito. << Nel bosco, nel lago, perfino nelle case! È possibile che il cristallo si trovi sul serio qui? Non è più probabile che la novizia abbia capito male? >>
<< Non voglio discuterne. Mi fido di Denebola: non è la prima volta che ascolta le parole di Deri, e finora non le ha mai interpretate male >>disse Fabius, deciso.
<< Tu hai qualche idea su dove possa trovarsi Afior? >>Se la voce di Fabius si era fatta più calma, quella di Sorhio, al contrario, iniziava a far trasparire tutta la sua preoccupazione. << Come faranno, se il cristallo è protetto da incantesimi che lo rendono introvabile perfino al suo gemello? >>
<< Non può esistere una tale magia >>tagliò corto il Saggio.<< Se Deri è sicuro che Afior si trovi da voi è solo questione di tempo prima che lo rintracci >>
Sorhio accolse il tono definitivo del Saggio con una sorta di rassegnazione: sapeva che sarebbero andati incontro a una discussione inconcludente. Le notizie che giungevano dal nord e dagli High Fire l’avevano agitato più di quanto si era aspettato. Ricoprì la sfera di Cristallo Marino con un soffice panno bianco e rilesse il rapporto.
Giù nel cortile, i compagni si erano di nuovo divisi in gruppi per la città di Aquos. Faceva talmente freddo che, nonostante il sole fosse ancora alto, la gente era già tornata in casa.
Denebola, Rio e Mailo camminavano in una via poco lontana dall’entrata della città, dove erano stati già diverse volte. Denebola camminava davanti, tenendo il cristallo per la catenella e facendolo dondolare dolcemente davanti a sé, come una rabdomante bizzarra. Dietro di lei, Mailo e Rio si guardavano continuamente intorno, sperando di scorgere un pezzo di pietra rossa nascosta sotto qualche albero o incastonata nel muro di una casa. Ormai anche Rio era arrivato a sperare di poter trovare il cristallo ovunque, gettando all’aria ogni piano e buon senso. Anche la novizia si era rassegnata e vagava ogni giorno per le strade di Aquos, sotto lo sguardo penetrante e indagatore degli elfi che non smettevano di osservare la cura e l’ansia con cui si guardava attorno.
L’impazienza era ormai palpabile fra i compagni, ma nessuno di loro osava sospettare delle parole del cristallo verde. Sentivano tutti che sarebbe stato più saggio risparmiare le energie nelle ricerche anziché in interminabili discussioni.

***
 
Era sera. Pesanti nuvole nere coprivano il cielo della città elfica. I compagni mangiavano con voracità, stremati da un’altra giornata di ricerca infruttuosa. Rio osservava senza vederlo uno stendardo sulla parete di fronte a lui. Sentiva le palpebre pesanti e la mano sulla quale aveva poggiato la testa tremava, pronta a cedere alla stanchezza. Gli altri erano esausti quanto lui. Negli ultimi tre giorni si erano svegliati all’alba per poi rientrare a sera inoltrata, senza mai fermarsi nella loro ricerca.
Aiska si alzò e, senza una parola, uscì dalla sala trascinando a terra i piedi pesanti. Uno alla volta, anche gli altri andarono a dormire.
 
***

Un forte scalpiccio e grida terrorizzate riempivano le strade di Upam. Le donne uscivano di corsa da casa, trascinandosi dietro bambini ancora insonnoliti. Gli uomini cercavano di coprir loro le spalle, combattendo con lance e rozze spade; solo i fabbri potevano contare su armi migliori, anche se spesso ancora poco rifinite.
Era notte fonda. Il cielo stellato era nascosto dalle pesanti nuvole di fumo che si alzavano dalle abitazioni in fiamme. Ovunque si combatteva. Uomini, vecchi e ragazzi tentavano disperatamente di resistere alle truppe straniere, aiutati dai soldati che avevano lasciato la parte centrale della città per soccorrerli. Il clangore e le urla si facevano sempre più alte. Chi non aveva il coraggio di uscire si barricava in casa e si stringeva al petto i figli. Ma nulla sembrava fermare gli stranieri. I “Neri del Sud”, così chiamati per le armature nere che indossavano, se non riuscivano a sfondare le porte bruciavano direttamente la casa, lasciando che gli occupanti morissero soffocati dal fumo o arsi vivi.
Un gruppo di donne uscì da Upam scavalcando l’alto muro che si trovava a sud della città, l’ultima barriera fra loro e la salvezza. Arrampicata sul muro, una donna con lunghi capelli castani e gli occhi nocciola passò la sua bambina avvolta in pesanti fasce all’amica, che già si trovava dall’altra parte. Alle sue spalle udì un urlo agghiacciante, ma non ebbe il coraggio di voltarsi, e si affrettò dietro le altre donne fuori dalla città. Nel chiarore che riverberava dalla città scorsero appena il profilo di due carri.
Tre ragazzi molto giovani – adolescenti, probabilmente – aiutarono i bambini a salire sui carri insieme alle loro madri.
<< Saremo al sicuro una volta superato il confine, ma dovremo viaggiare col buio >>sussurrò un giovane alla donna con gli occhi nocciola, che aveva ripreso in braccio la figlia. << Subito dopo il fiume Baslion troveremo l’esercito di Moja e allora potremo proseguire tranquilli. Ci copriranno loro >>
<< Non possiamo aspettare gli altri? >>domandò ansiosa la donna, pensando ai loro mariti che in quel momento stavano combattendo.
<< Ci raggiungeranno appena possono >>la rassicurò il giovane. << Zia >>disse poi, osservando la bambina che dormiva mentre aiutava la donna a salire,<< dov’è quel… quella cosa? >>
La donna gettò uno sguardo inquieto ai lati della strada, poi alle donne che li circondavano, ma quelle erano talmente concentrate sulla sorte dei loro familiari da non farle caso. Diede loro le spalle ed estrasse una pietra da una sacca che teneva a tracolla. I suoi riflessi verdi erano a malapena visibili nella semioscurità.
<< Lo porterò alla Torre di Aldebaran >>spiegò al nipote in un sussurro. << Non posso lasciarlo alla piccola >>Un’esplosione dall’interno di Upam li fece sobbalzare tutti quanti. I cavalli si impennarono spaventati, e i ragazzi corsero a placarli afferrandoli per le redini.
Anche la bambina aprì gli occhi impastati dal sonno e guardò la madre. Sobbalzò lievemente tra le braccia della donna mentre i carri partivano. La donna guardò a sua volta la figlia e sorrise tristemente.
<< Presto sarà tutto finito >>mormorò, accarezzandole la guancia e stringendola di più nelle coperte, << e tu potrai crescere felice e al sicuro, senza quella pietra. Non preoccuparti >>aggiunse quando la bambina si agitò tra le fasce con bassi gemiti, << ce ne disfaremo presto >>E la baciò sulla fronte.
L’ultima cosa che la bambina vide prima di addormentarsi fu il viso pallido dal terrore e gli occhi lucidi della madre.
Denebola si svegliò di soprassalto, colta da un senso di panico mai provato fino ad allora. Tremando violentemente, si mise seduta e si guardò intorno nel buio in cui era immersa la stanza. Le immagini del sogno erano ancora vivide nella sua testa e la voce della donna dagli occhi nocciola le rimbombava nelle orecchie. Il suono delle sue parole era così ipnotizzante che Denebola non si accorse subito che qualcuno la stava chiamando.
<< Che cos’è successo? >>stava chiedendo Aiska. << Stai bene? >>
<< Sì >>riuscì a balbettare la novizia.
La porta fu tempestata da forti colpi che fecero sussultare entrambe, e Aiska corse ad aprire. Dopo qualche secondo, riuscì ad accendere le candele. Denebola vide i suoi compagni ai piedi del suo letto.
<< Cosa ci fate qui? >>esclamò.
<< Come sarebbe a dire? >>sbottò Alexander. << Ti abbiamo sentita urlare e pensavamo ti fossi sentita male… o che si trattasse del cristallo >>guardò incerto Aiska, che si strinse nelle spalle.
<< Ho urlato? >>ripeté Denebola, incredula. << Ma ne siete sicuri? >>
<< Mi sono spaventata. Non riuscivo a capire cosa ti stava succedendo >>mormorò Aiska. << Stavi piangendo, sai? >>
<< Impossibile! >>
<< Non si direbbe! >>sbuffò Mailo con un sorriso paterno. << Come ce le spieghi quelle guance bagnate e gli occhi rossi? >>
Denebola si toccò una guancia – la guancia che sua madre le aveva accarezzato nel sogno – e si accorse che era bagnata di lacrime. Con un sospiro tremolante la ragazza si asciugò.
<< Che cos’è successo? >>chiese di nuovo Rio.
<< Nulla >>
<< Smettila di prenderci in giro! >>esclamò Mailo. << Sei sconvolta, lo si vede anche con questo buio! >>
La ragazza spostò lo sguardo sui loro visi pallidi e stanchi, e tirò un profondo respiro. Bastava dire che si era trattato di un sogno e tutto sarebbe finito lì. Ma le parole non le uscirono di bocca. Aveva il volto di sua madre impresso nella mente, così vivido che le sembrava si trovasse davanti a lei.
I compagni la osservavano attentamente.
<< Ora basta >>sbuffò Aiska, voltandosi verso di loro. << Se Denebola non ne vuole parlare non dobbiamo forzarla! Andiamo, torniamo a letto >>
<< Ma se… >>cominciò Mailo.
<< Piantala! >>sibilò Aiska, spingendolo fuori. Gli altri li seguirono senza aggiungere nulla, pur continuando a gettare occhiate perplesse alla novizia.
Rimasta sola, Denebola sembrò uscire da uno stato di trance. Si rese conto solo in quel momento di cosa era successo. La città in fiamme, la gente che combatteva, sua madre che la rassicurava mentre il carro partiva… sua madre, il suo volto che non rivedeva da diciassette anni…
   
 
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