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Autore: AurumLiddell    22/07/2015    0 recensioni
Vincent nasconde, da tempo quasi immemore, un segreto che conosce solo lui... O almeno, così credeva.
Genere: Malinconico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il fumo da quella tazza continuava a salire e a salire. Vincent si guardò l'orologio "Sì, forse è ora che io inizi ad incamminarmi." Bevve le ultime gocce di caffè che restavano, un po' a fatica a causa del fatto che fosse leggermente bollente, prese le chiavi ed uscì. Arrivato al vialetto entrò in macchina e fece partire il motore, era tremendamente calmo pur avendo un terribile presentimento pulsargli nella testa. Finito il tragitto parcheggiò la macchina davanti a quell'edificio che si è soliti a chiamare "ufficio". Quando si mise sotto la foto cellula le porte si aprirono subito. Era talmente sovrappensiero che non si rese conto del silenzio tombale che regnava e della segretaria assente. Prese l'ascensore, attraversò il corridoio ed entrò nella sua postazione e finalmente in quel momento si accorse che qualcosa non andava: Jimmy non era lì, la sua giacca era appesa alla sedia, una sigaretta ancora accesa dentro il suo posacenere ed il suo computer era ancora acceso. Uscì nel corridoio e gli si gelò il sangue nelle vene per il troppo silenzio, la cosa sconvolgente era che non sentiva nemmeno il rumore che producevano i vari mezzi pubblici per strada. Eppure i vetri delle loro finestre non era isolanti. Sconvolto, uscì nuovamente in corridoio, ed entrò nelle varie stanze, "Mi sento impazzire.." pensò tra sé e sé, ne restava una in fondo al corridoio che non aveva ancora controllato. Si diresse a passo svelto verso quest'ultima, due secondi prima di entrare si rese conto che in fondo non l'aveva mai visitata (tra tutte), quindi era un occasione più che ottima. Tastò con le dita sulla parete per cercare un interruttore, ma non lo trovò mai, prese il cellulare e provò a fare luce, ma continuava a non vedere niente. Si fece più avanti e non appena fu abbastanza lontano dalla porta quest'ultima si chiuse con un colpo seccò che lo fece trasalire in una maniera inspiegabile. In pochissimi secondi iniziò a sudare freddo, si voltò per cercare la porta, provò ad aprirla ma fu tutto inutile. Era intrappolato nelle tenebre, chissà se ne sarebbe mai uscito, ma a questo lui non voleva pensare... Improvvisamente una luce si accese ad illuminare una sedia sulla quale stava un uomo, il suo volto era oscurato, sembrava che avesse una maschera nera. Vincent era semplicemente atterrito "Devo ammettere che per essere un incubo tutto questo sembra molto reale!" pensò, "Noto.." iniziò lo sconosciuto "Che lei è un fan di Edgar Allan Poe, signor Smith." disse, Vincent non riconosceva quella voce, conosceva tutto l'ufficio ed era assolutamente sicuro di non ricordare qualcuno con quel timbro di voce. Si sentiva paralizzato dalla paura "E' uno scherzo?" chiese con voce roca "No signor Smith, solo una sorta di purgatorio." rispose l'uomo. Ci fu una breve pausa "Purgatorio? Sono.. Un po' confuso.." rispose piano, "Sa da cosa ho dedotto che è un ammiratore di Poe?" chiese l'altro, "No.." rispose Vincent, "Per il fatto che ha chiamato il suo gatto 'Plutone'." disse piegando leggermente la testa da un lato, le mani unite ed i gomiti divaricati appoggiati sui braccioli della poltrona sembravano non muoversi mai. Vincent era ammutolito, non pronunciò nemmeno una sillaba "E sa da che cos'altro l'ho dedotto?" chiese di nuovo, sempre con voce calma e controllata, "N.. No." rispose l'uomo dopo qualche secondo, ma non era stupido, sapeva cosa stava per dire ed avrebbe voluto tapparsi le orecchie, ma non lo fece. "Dal fatto che ha ucciso sua moglie e l'ha 'sepolta' in una delle pareti della sua abitazione. Più chiaramente: nel seminterrato." disse alzandosi dalla sedia e mettendo le mani in tasca, la testa piegata sempre da un lato, iniziava quasi a fare paura. Vincent si era aspettato quella risposta, non era stupido ma non era esattamente preparato psicologicamente. Provò ad avvicinarsi ma ad andò a sbattere contro una sorta di parete invisibile, arretrò di qualche passo, "Chi è lei? E che cosa vuole?" chiese, "Chi sono? Per lei io posso essere, un angelo, un demone, il Tristo Mietitore, un messaggero.. La morte personificata. Che cosa voglio? Giustizia. Sono una figura che è sempre esistita nei secoli ed ero qui da prima che il genere umano esistesse." dicendo queste parole scomparve, adesso quella lampadina illuminava una poltrona vuota. Silenzio, era di nuovo solo, non ci volle molto perché anche la poltrona uscisse di scena. Improvvisamente fu come se la luce si spostò più in alto illuminando un enorme pendolo affilato, Vincent avrebbe voluto scappare, muoversi nell'oscurità pur di non andare in contro a quella morte orribile ma tutti i muscoli del suo corpo erano bloccati. L'aggeggio cominciò a muoversi, i primi secondi lentamente, poi un po' più veloce arrivando a sfiorare il suo viso. Pensava con orrore al fatto che stava per arrivare il colpo decisivo e che non poteva muoversi, così chiuse gli occhi. Un enorme folla era accalcata attorno alla sua scrivania e quando William entrò nella stanza li oltrepassò tutti a spintoni "Fatemi passare. Fatemi passare! Devo vedere.." disse quasi urlando, "Capo, forse è meglio che lei non guardi." disse Scott ma ormai era troppo tardi e William era semplicemente incredulo della scena che aveva davanti: Il corpo di Vincent era accasciato sulla poltrona, la mano che teneva la pistola insieme al braccio sanguinante era buttato da un lato, anche la testa era leggermente fuori dalla poltrona, il buco nel bel mezzo della fronte era fin troppo evidente.
   
 
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