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Autore: Vavvola    23/01/2009    1 recensioni
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Rinoa81, assistente amministratrice.

Quando l'amore diventa un gioco pericoloso...sei abbastanza coraggioso per andare avanti?
Prefazione
Tum tum tum…ovunque andassi, ero sempre accompagnata dal battito frenetico del mio cuore. Tum tum tum… eppure di missioni ne avevo già fatte tante! Ero sempre agitata quando mi arrivava il fax dal capo con sopra scritta l’impresa da compire. Ormai dovevo esserci abituata! Forse era perché in gioco non c’era solo la mia vita, ma quella della persona alla quale tenevo più in assoluto. Avrei fatto di tutto per proteggerla. Non m’importava della fine del mondo; della criminalità spaventosamente alle stelle; non m’importava di niente. L’importante era proteggere il mio amato da qualsiasi male. Ecco la mia missione. Una missione fallita fin dal principio...
Genere: Romantico, Azione, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti!! cominciamo questa fan fiction per bene....allora...mi presento: sono nuova di qui e questa è la mia prima fan fiction...non siate troppo duri che se no mi demoralizzo!!ç___________ç no dai sto scherzando!! sono ammessi qualsiasi tipo di recensioni! :p  Bhe adesso basta chiacchere e via con la storia!

Kelly


Era stato un giorno particolarmente intenso. Avevo appena finito le mie due ore di palestra e adesso finalmente mi potevo rilassare sotto l’acqua calda. Se c’era una cosa che mi rilassava particolarmente era proprio quello. Finito il gettone mi avvolsi l’asciugamano intorno al corpo anche se per via dell’orario potevo anche uscire con niente addosso. Era incredibile come nell’arco di un ora la palestra si svuotava. Lo spogliatoio era completamente vuoto. Molto probabilmente c’erano solo gli istruttori che finivano come al solito di fare tutti i loro conti. Mi vestii con calma e, pronta per andare a casa mi avviai verso l’uscita. Molto probabilmente mi ero sbagliata: non c’era più nessuno. Guardai l’orologio per vedere che ore fossero. Le dieci e mezza. Di solito a quell’orario c’era sempre il gruppo di ragazzi che andavano a imparare qualche tecnica di auto difesa. Strano…
Stavo per aprire la porta per uscire quando sentì degli strani rumori provenire da fuori. Mi feci coraggio e varcai la porta. Era già calata la notte e l’aria era afosa. Si toccavano i 30° già da qualche settimana. Appena fuori dalla palestra c’erano un gruppo di uomini che ridevano a squarciagola con lattine di una birra economica in mano. Era difficile non farci caso visto il chiasso che facevano. Erano di sicuro ubriachi perché quando ci passai davanti mi arrivò un forte odore di alcol. Sperai che non mi avessero notata. Eppure il mio desiderio non fu realizzato. Appena li superai uno di loro mi indicò e cominciò a bofonchiare qualcosa. L’uniche cose che riuscì a capire furono soltanto poche parole che mi fecero raggelare il sangue e sentire forte il desiderio di scappare: “sventola…è mia…”. Affrettai il passo ma questo attirò ancora di più la loro attenzione. sentii delle risate alle mie spalle e solo quando vidi una delle vie principali piena di persone cominciai a rilassarmi. Mancavano pochi passi per sbucare proprio su 1st Avenu quando sentii un lungo fischio alle mie spalle e davanti in un baleno mi si presentarono due uomini. L’unica cosa che ricordo di loro era la paura che mi trasmisero quando mi afferrarono e mi portarono indietro. In un attimo mi trovai circondata da cinque uomini. Cercavo in continuazione una via d’uscita e molto probabilmente se ne accorsero anche loro perché sentii una voce dire: “stai tranquilla dolcezza…vogliamo solo divertirci un po’!”
 “no! per favore, lasciatemi andare!!”
“se stai buona non ti faremo del male”
 “e poi anche se riuscissi a scappare sappi che ti riprenderemo lo stesso e allora saranno guai!”
il più vicino mi afferrò per un braccio e mi attirò a se con violenza. “non mi toccare!” cercavo di liberarmi dalla presa sul mio braccio. Come fui libera ricevetti un colpo alla schiena che mi fece perdere l’equilibrio e cadere a terra. Sentii un grande boato di risate “poveretta non ti reggi in piedi vieni che ti aiuto io!” e qualcuno mi alzò da terra “lo sai sei proprio carina!” disse un altro accarezzandomi il viso. “dicci una cosa… ce l’ hai il fidanzato? Spero di no! Non vogliamo certo
avere guai una volta che abbiamo finito con te!” disse l’uomo che mi teneva stretta e che cominciò a baciarmi sul collo tirandomi i capelli. “ehy! Sei sempre il primo non vale!” mi sentii strattonare da una parte all’altra come un pupazzetto di pezza nella mani di un bambino. Ero terrorizzata e non riuscivo a muovere un dito. Sentii una mano stringermi il sedere e un’altra cominciò a slacciarmi la camicetta. Per sfuggire a tutti quei contatti mi gettai a terra e cominciai a urlare. In fondo ci doveva essere pur qualcuno da quelle parti, no? Eppure non venne nessuno. Continuavo a urlare, ma nessuno venne in mio aiuto. Intanto gli uomini, per farmi stare zitta, mi tiravano calci e cercavano di tirarmi su da terra, ma una volta in piedi ricadevo giù e un’altra raffica di botte mi veniva inflitta. Quando avevo perso le speranze vidi qualcuno arrivare e togliermi di dosso l’uomo che stava cercando di tirarmi via i vestiti di dosso.
“ve l’ hanno mai insegnato che le ragazze non si toccano?” disse il mio salvatore mandandone al tappeto un altro. Aprii lentamente gli occhi e vidi un angelo. Era un ragazzo più o meno sulla ventina che combatteva velocemente contro i miei assalitori. L’uomo dietro di me mi colpì alla testa e lentamente la mia vista si annebbiò. L’ultima cosa che vidi fu il viso del mio angelo custode che si era deciso a farsi vivo. Le sue labbra si muovevano e riuscì a percepire ben poco di quello che diceva mentre le sue braccia mi avvolgevano e mi portarono al salvo.

Salva, ecco cos’ero. Ero salva.
Ripresi conoscenza dopo parecchie ore e quando finalmente mi svegliai, mi ritrovai in una stanza che non era la mia. Il soffitto era dorato e sembrava venisse fuori da una casa imperiale rinascimentale. Alla mia destra c’era un’immensa vetrata coperta da lunghe e lussuose tende. Sulla mia sinistra un armadio di ottimo legno e, in fondo alla stanza, una poltroncina con sopra dei vestiti. L’unica cosa di famigliare erano quei vestiti. Mi mossi leggermente e sentii chiaramente la pelle nuda sotto le lenzuola pulite. Indossavo solo la mia biancheria. Il resto era finito magicamente sulla sedia che adesso sembra essere lontana miglia e miglia da me. Sentii dei passi avvicinarsi alla camera e qualcuno vi entrò. Chiusi immediatamente gli occhi e cercai di fare rimanere il mio respiro il più regolare possibile. Sentii la persona sedersi sul letto e armeggiare con qualcosa che aveva in mano. Doveva essere una ciotola d’acqua. Mi premette la fronte con un panno bagnato. Dopo avermi rinfrescato il viso appoggiò la ciotola sul comò e se ne andò dalla stanza. Che gesto premuroso pensai subito. Poi mi venne in mente come ero finita in quella camera e allora mi sentii ancora più riconoscente verso quel ragazzo. Come avrei potuto ringraziarlo? Di certo dei soldi non bastavano, ma era l’unica cosa che mi veniva in mente. Mi rigirai nel letto con la mente affollata di pensieri e una fitta allucinante alla testa mi colpì facendomi gemere di dolore. In pochi secondi due mani forti mi afferrarono le spalle e mi guidarono nel letto riposizionandomi nella stessa posizioni di poco fa.
“ mi spiace signorina, ma credo che per la sua testa dovrà rimanere così”. Chiusi gli occhi in attesa che il dolore se ne andasse.
“si sente un po’ meglio?” chiese il mio angelo.
“si, grazie” la mia voce uscì come un sussurro debolissimo
“mi ha fatto prendere un bello spavento! Dorme da almeno sette ore. Cominciavo a pensare che sarebbe stato meglio se l’avessi portata al pronto soccorso…”
l’angelo aveva una voce bellissima. Era ferma e trasmetteva sicurezza. Cercai di mettere a fuoco il suo viso, ma l’oscurità non mi aiutava di certo.
“che ore sono?”
l’uomo guardò l’orologio sul braccio. Evidentemente non aveva problemi di vista con l’oscurità.
“le tre e mezza di notte”
“deve essere stanco. Mi scusi per l’impiccio che gli ho causato” dissi cercando di alzarmi. Lui mi rimise sdraiata. “ma si figuri! Quello che si deve scusare sono io. Mi dispiace di averla fatta aspettare molto con quei delinquenti.”
Ridacchiai divertita dalla sua scusa infondata.
“bhe sono contento di essere arrivato in tempo!”
“si, anch’io..”
“Comunque io sono James e tu?”
“piacere Kelly Ann”
“bene signorina Kelly Ann, il suo medico personale le prescrive una cura a base di sole, riposo e divertimento”
“ne terrò presente…”.
James si avviò verso la finestra e la spalancò. Un’ondata di luce investì la camera che brillò in risposta con la luce.
Ci dovevamo trovare proprio nel cuore della città. La conoscevo molto bene quella zona visto che ogni singola parte della mia vita si concentrava nelle vie principali della caotica New York. Le luci dei neon giganti inondavano la stanza.
Alla luce la stanza sembrava ancora più bella di come me la sarai mai immaginata. Le pareti erano dorate e brillavano come tante pietre preziose. Il letto in legno occupava la maggior parte della stanza. Era veramente enorme! Secondo me ci volevano delle coperte su misura. James si accorse del mio stupore. “ mi piace dormire comodo!” disse facendo spallucce e roteando gli occhi. Con la luce potei ammirare il mio salvatore. Era alto e snello. I capelli neri e spettinati gli ornavano il viso magro e squadrato. Gli occhi azzurri spiccavano sulla pelle chiara. Era l’uomo dagli zigomi perfetti! Avrebbe potuto fare benissimo il modello per una qualche rivista di moda e far sfigurare tutti quegli uomini copertina. All’improvviso mi sentii quasi grata agli uomini che avevano cercato di molestarmi. Ma che cosa mi ritrovo a pensare?basta!
Scossi la testa nella speranza di cacciar via quei pensieri. Mi misi a sedere sul letto lasciandomi scoprire fino alla vita e solo quando mi accorsi che James mi stava fissando, mi ricordai che avevo indosso solo la biancheria.
James scosse la testa e con un sorrisino strano si allontanò dal letto in direzione della sedia con sopra i miei vestiti. Li prese in mano, li tastò per bene e poi li riposo sulla sedia.
“mi sono preso la libertà di farti spogliare dalla donna delle pulizie e di lavarti i vesti. L’unica cosa è che adesso sono ancora bagnati.”
“oh…capisco” dissi avvolgendomi le coperte intorno al corpo.
“proviamo a vedere se qua dentro c’è qualcosa…” e così si inoltrò dentro a quello che evidentemente era un armadio a muro. “meno male che ci ha pesato lei a farti trovare un cambio!” e così dicendo mi porse un vestito verde a fiori con della biancheria pulita. Come se ne andò dalla stanza mi cambiai velocemente. Il vestito mi stava a pennello ed era anche molto carino. Certo, se lo avessi visto in un negozio non l’avrei mai comprato, ma dovevo ammettere che era un vestito molto comodo e primaverile. Richiamava i colori dell’estate.
Attratta da un odorino molto invitante e dal continuo sfrigolare del cibo sulla padella, mi diressi verso la cucina.
“spero che tu abbia fa…” troncò la frase a metà. Mi stava fissando. Non mi sarei stupita se proprio come in un cartone animato, la sua mascella fosse arrivata per terra e avrebbe allagato la stanza di bava. In fondo ero consapevole di fare quest’effetto sugli uomini. Era sempre stato così. Fin dall’elementari. Ero consapevole della mia bellezza fisica, ma non mi piaceva vantarmene. Per quanto poteva essere vantaggioso, la mia bellezza mi aveva proprio stufata. Ormai le dita delle mani non bastavano per contare tutti gli uomini che mi avevano usata per scopi personali spezzandomi il cuore tutte le volte. E avevo solo 23 anni! Era proprio per questo che evitavo il più possibile di indossare vestiti aderenti e d’indossare per la maggior parte del tempo la mia inseparabile tuta da ginnastica. Peccato che il vestitino che mi aveva dato era proprio uno di quei vestiti che non avrei messo mai e poi mai. Ed ecco spigata la bava sul pavimento…
“ti sta veramente bene Kelly” disse lanciandomi un sorriso malizioso.
“ grazie…” mi sentii infiammare le guance. In quel momento sentii profondamente la mancanza della mia tuta. Per tutta la notte James non mi tolse gli occhi di dosso neanche per un secondo. Abbiamo parlato, abbiamo riso e scherzato, insomma ci siamo divertiti e tutto sempre sotto il suo sguardo costante e affascinante che mi stordiva incredibilmente. Finita la “cena” lo aiutai a sparecchiare e a lavare i piatti.
“ti va di uscire?”
“ma sono le cinque!”
“e allora? Certi cinema fanno orario continuato per 24 ore! Se non sbaglio uno spettacolo inizia tra un’ora”
“tu non sei normale James!” disse ridendo
“ah si?! E va bene…allora ci vieni al cinema con me oppure no?”
“va bene” e così ci avviammo all’unico cinema della città che faceva orario continuato. Il film sarebbe iniziato esattamente dopo un ora e perciò approfittammo di quel tempo libero per andare a fera due passi in centro non poco lontano da li. Parlammo veramente tanto, ma gli argomenti sembravano non voler finire.
Finita quella giornata mi riaccompagnò a casa.
“ci vediamo presto Kelly”
“ va bene alla prossima” lo vidi indeciso sul da farsi. Mi si avvicinò con studiata lentezza. Mi abbracciò forte stringendomi a se. Sciolse l’abbraccio subito dopo e mi salutò lasciandomi davanti al portone di casa ancora frastornata. 


Che cosa succederà adesso? vi do appuntamento alla prossima puntata!

  
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