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Autore: Rowan936    24/07/2015    1 recensioni
Dean è un bagnino che prende molto seriamente il suo lavoro.
Gabriel è un idiota che proprio non ne vuole sapere di lasciarlo in pace.
Dean ritiene di avere una buona dose di pazienza dalla sua parte, perché non crede sia possibile fare da balia a un fratellino minore e rompiscatole per praticamente tutta la vita senza essere in grado di sopportare pianti isterici nel cuore della notte o qualche capriccio per avere un nuovo giocattolo – o un libro, nel caso di Sam –, ma Gabriel lo sta mettendo a dura prova.
A dire il vero, non ha fatto altro da quando si sono conosciuti in un bar a Lawrence e gli si è appeso alla giacca, ubriaco perso, pretendendo una “notte da urlo” perché “si sentiva solo e voleva la compagnia di un bel ragazzo con gli occhi verdi e le lentiggini”. Come Dean sia passato dal trascinarlo in bagno con le scarpe già ricoperte di vomito all’averlo in casa sua sette giorni a settimana è tutt’ora un mistero.

[Debriel][AU]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Gabriel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Disclaimer: Supernatural e i personaggi non mi appartengono, sono di proprietà di Eric Kripke, Warner Bros Studios e tutti coloro che ne detengono i diritti. Il titolo della fanfiction è tratto dall’omonima canzone di Kelly Clarkson. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
 
 
*    *    *
 
My life would suck without you
 
 
 
 
Non ucciderlo. Non vale la pena farsi la galera per lui. Resisti, non ucciderlo.
Dean ritiene di avere una buona dose di pazienza dalla sua parte, perché non crede sia possibile fare da balia a un fratellino minore e rompiscatole per praticamente tutta la vita senza essere in grado di sopportare pianti isterici nel cuore della notte o qualche capriccio per avere un nuovo giocattolo – o un libro, nel caso di Sam –, ma Gabriel lo sta mettendo a dura prova.
A dire il vero, non ha fatto altro da quando si sono conosciuti in un bar a Lawrence e gli si è appeso alla giacca, ubriaco perso, pretendendo una “notte da urlo” perché “si sentiva solo e voleva la compagnia di un bel ragazzo con gli occhi verdi e le lentiggini”. Come Dean sia passato dal trascinarlo in bagno con le scarpe già ricoperte di vomito all’averlo in casa sua sette giorni a settimana è tutt’ora un mistero.
Forse sono state le crostate gratis ogni volta che andava in pasticceria – a dire il vero, più che gratis sono pagate in natura, ma non importa.
Neppure durante l’estate Dean riesce a liberarsi di lui: ha trovato un impiego come bagnino nella spiaggia frequentata da suo fratello – « Seriamente, Dean, anche qui devi fare il cane da guardia? Se non altro la carriera come bagnino ti si addice. » – e ora Gabriel, che non è mai stato un grande amante del mare – « Ho la pelle delicata io, non voglio certo diventare un’aragosta » –, ha improvvisamente deciso che valga la pena ricoprirsi di crema solare per poterlo molestare anche lì.
« Andiamo a prenderci un gelato, zuccherino? » propone, sedendosi senza farsi troppi problemi sulla sedia di Dean così da godersi l’ombra “riservata al bagnino”, come dice sempre. Il Winchester mantiene lo sguardo fisso sul mare, combattendo l’impulso di voltarsi a guardarlo.
« Sto lavorando » sbuffa, per l’ennesima volta.
« Puoi prenderti una pausa. »
« Certo, così mi licenziano o qualcuno affoga. »
« Melodrammatico. »
 
Gabriel resta lì, bianco di crema protettiva e con gli occhiali da sole addosso, mentre Dean non lo considera minimamente, in maniera troppo plateale perché non si capisca che è fatto apposta: le braccia incrociate e le gambe leggermente divaricate, mantiene gli occhi fissi sulle onde, spostandoli solo ogni tanto per lanciare un’occhiata a Sam, che sta giocando a pallavolo con Jessica, la sua ragazza, ma in nessun caso guarda alle proprie spalle.
Almeno finché Gabriel non comincia a lanciargli sassolini contro la nuca.
« Ma che fai?! » sbotta Dean, massaggiandosi la testa mentre si volta di scatto, con aria mortalmente offesa.
Gabriel si stringe nelle spalle.
« Mi annoio. »
« Vai a fare un castello di sabbia. »
« Certo, come quello che tu hai proposto di fare la scorsa settimana? » lo prende in giro Gabriel, con un ghigno soddisfatto alla vista del rossore sulle guance di Dean – è il caldo, sono arrossate perché fa caldo.
« Non mi sembra che tu ti sia opposto! » protesta il Winchester. Quando lui e Sam erano piccoli non andavano mai al mare, dunque fino a quel momento non aveva mai fatto uno stupidissimo castello di sabbia e, insomma, sul bagnasciuga e con i secchielli dimenticati da qualche bambino era l’occasione perfetta.
« Non volevo turbare il tuo cuoricino di fanciullo. » continua a prenderlo beatamente per il culo Gabriel, e Dean è abbastanza certo che se fossero più vicini gli passerebbe una mano – impiastricciata di sabbia e crema, tra l’altro – tra i capelli per scompigliarglieli come se non fosse lui quello alto tra i due.
« ‘Fanculo. » borbotta, concludendo decorosamente la loro discussione e voltandogli nuovamente le spalle.
 
Benny lavora al bar vicino alla spiaggia.
Dean lo ha conosciuto il primo giorno, quando gli ha dato una mano a sistemare il  pattìno¹ nella giusta postazione. Sono andati subito abbastanza d’accordo e il Winchester è entrato in fase di adorazione quando Benny gli ha tenuto l’ultima fetta di crostata e gliel’ha fatta avere per pranzo.
All’una passata, Dean riceve un panino al salame, ma ovviamente non può sedersi a mangiare tranquillamente perché un idiota che purtroppo dorme nel letto con lui ogni notte ha deciso che valga la pena annoiarsi per poter osservare tranquillamente il suo culo e fare commenti al riguardo – « Certo che quei pantaloncini ti stanno proprio bene, così attillati… »
È ovviamente iniziata una furiosa lotta per la conquista della sedia, lotta che si è conclusa con il panino di Dean condito con qualche granello di sabbia, come fosse sale, e Gabriel steso per terra, perché per quanto sia testardo la stazza del Winchester è comunque un bel vantaggio.
« Io te lo avevo detto che ti eri messo troppa crema. » sogghigna Dean, accomodandosi sul suo trono e ignorando la sabbia che stride contro i denti mentre mastica il primo boccone.
Gabriel, che sembra una fetta di pollo impanata di sabbia, sfoggia il suo migliore broncio offeso e, finalmente, se ne va – presumibilmente per farsi una doccia –, ma Dean non ha alcun dubbio che lo vedrà tornare a rompere le scatole il prima possibile.
 
Invece, Gabriel pare aver deciso che sia meglio lasciarlo respirare un po’.
Dean ovviamente ne è felicissimo e quando non lo vede tornare continua come al solito a guardare il mare e Sam, senza dedicare un solo secondo alla ricerca del rompiscatole di cui si è miracolosamente liberato. Ovviamente.
Resta seduto sul trono di plastica faticosamente conquistato – devono assolutamente mettersi in pari con le ultime puntate di Games of Thrones quella sera, a proposito –, la carta del suo panino fissata al tavolino con un sasso e l’aria irrimediabilmente annoiata. Insomma, suppone sia normale: deve starsene lì tutto il giorno a osservare le onde del mare e, per quanto detta così la cosa possa sembrare poetica, vissuta è veramente pallosa.
Sam ha preso Jessica in spalla e la sta trasportando in acqua di peso, mentre la ragazza ride e strilla come un tacchino spennato. Dean non può fare a meno di sorridere leggermente, perché anche Sam sta ridendo ed è dalla morte di papà che non lo vede così felice.
Poi torna a fissare le stupide onde, scorrendo l’acqua con lo sguardo alla ricerca di qualche segnale di difficoltà. E lo trova: alla sua sinistra, un paio di braccia si agitano freneticamente mentre qualcuno fa su e giù nell’acqua, evidentemente nel panico.
Merda. Pensa Dean, scattando in piedi e correndo verso il pattìno per spingerlo in mare il più velocemente possibile, lo sguardo fisso sulla vittima come gli è stato insegnato al corso.
È solo quando si trova già in acqua a remare freneticamente che qualcosa nella sua testa scatta e riconosce la figura, seppure lontana.
Merda, merda, merda.
Per un istante, dimentica tutto quello che gli è stato insegnato al corso e smette quasi di remare, le gambe che tremano e il corpo rigido per il terrore che si propaga come un veleno letale.
« Che cosa combini, idiota?! » lo sgrida la voce di John Winchester nella sua testa. « Muovi il culo e vai a salvarlo, prima che quel coglione affoghi. »
Dean si schiaffeggia mentalmente e comincia a remare più velocemente di prima, imprecando tra i denti mentre il cuore batte all’impazzata.
Raggiunge in Gabriel in un tempo che pare infinito, proprio quando smette di agitarsi e si lascia andare a peso morto nell’acqua.
‘Fanculo, non ci pensare nemmeno.
Lo afferra per le braccia, chiamandolo per nome senza quasi accorgersene, e lo solleva di peso senza tanti complimenti, adagiandolo sull’imbarcazione.
La prima cosa che fa è appoggiargli una mano sul collo per sentire il battito, ma non fa in tempo a rendersi conto che sì, è ancora vivo, che gli viene spruzzata – o meglio, sputata – dell’acqua in viso.
« Dovresti vedere la tua faccia! » ride Gabriel, perfettamente in salute e con l’aria di uno che di certo non ha rischiato di annegare. « Eri preoccupato per me, Dean-o? »
Dean sente il sangue salire alle guance e questa volta non è né il caldo né l’imbarazzo, è semplice furia omicida. Ha la sensazione che gli stia venendo il classico tic da pazzo psicopatico all’occhio destro.
« Io ti ammazzo. » sibila tra i denti.
« Sarebbe un peccato dopo che ti sei dato tanta pena per salvarmi. » replica Gabriel, con aria fottutamente angelica. Dean sta valutando se sia meglio annegarlo o ucciderlo a bastonate con l’aiuto di uno dei remi del pattìno.
« Sei un deficiente. Io ti ammazzo. » ripete il Winchester, saltandogli effettivamente al collo con tutte le sacrosante intenzioni di strozzarlo. Finiscono per rotolare entrambi in acqua mentre il pattìno ondeggia di fianco a loro. Quello che è iniziato come un tentato omicidio si conclude con grida isteriche e schizzi d’acqua, il tutto con il sottofondo delle risate estremamente divertite e soddisfatte di Gabriel.
« Sei un vero idiota, mi hai fatto prendere un fottuto infarto! Idiota! » ripete per la millesima volta Dean, sottolineando l’ultimo insulto con un calcio, non troppo efficace dal momento che si trovano in acqua.
« Eh già, per questo siamo perfetti l’uno per l’altro. » commenta Gabriel, con la solita faccia da schiaffi che ispira a Dean un’altra quindicina d’insulti, uno più volgare dell’altro. « A proposito, mi stavo chiedendo, ti andrebbe di sposarmi un giorno o l’altro? »
Dean interrompe la sequela di volgarità che si sussegue nella sua testa giusto il tempo necessario a spalancare gli occhi e a emettere un poco intelligente: « Eh? »
Gabriel rotea gli occhi, come se quello sano di mente tra i due fosse lui, e ripete, più lentamente: « Ti ho chiesto se mi vuoi sposare. »
Ora, non è che Dean sia un romanticone patito delle tradizioni che vorrebbe vedere il proprio partner in smoking e con un anello in mano mentre s’inginocchia davanti a lui con una folla di sconosciuti ad assistere in un ristorante di lusso, anzi, preferirebbe evitare sceneggiate del genere, ma da qui a sentirsi dire “Mi vuoi sposare?” mentre sono in mare, con un pattìno ondeggiante di fianco, e subito dopo che Gabriel lo ha quasi fatto morire d’infarto e quasi convinto che invece valga proprio la pena finire in galera per ucciderlo, ce ne passa.
« E me lo chiedi quando sono ancora indeciso se ucciderti o no?! » replica, il cuore che batte forse un po’ troppo forte e la sensazione di sentire fin troppo caldo per uno immerso in acqua. Forse perché non è da molto passata l’ora di pranzo. Anzi, sicuramente è per quello. Il sole picchia a quell’ora del pomeriggio.
« Perché no? » replica Gabriel, stringendosi nelle spalle con aria innocente. « Hai intenzione di rispondermi nell’immediato futuro o preferisci aspettare che siamo due vecchi decrepiti seduti su un porticato mentre commentiamo il tempo? »
Dean sbuffa, gli lancia una plateale occhiataccia e con un paio di bracciate va ad appendersi al pattìno. Una volta risalito, tende la mano a Gabriel e annuncia: « Cerimonia intima. Non prima della fine dell’estate: non ci tengo a morire di caldo dentro a uno stupido smoking. E se mi fai ancora una volta uno scherzo del genere ti uccido con le mie mani. »
Gabriel accetta il suo aiuto per salire e Dean lo tira su con uno strattone, ma forse esagera perché se lo ritrova addosso e rischiando entrambi di cadere all’indietro come degli idioti – solo che sarebbe la schiena del Winchester a pagarne le conseguenze.
« D’accordo. » accetta Gabriel, stampandogli un bacio veloce sulle labbra. Quando gli volta le spalle, Dean è abbastanza certo di stare sfoggiando il sorriso più idiota mai visto sulla faccia della Terra.  

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¹ Per chi non lo sapesse, il “pattìno” è questo affare qua.
 
 



Angolo autrice:
Ehilà! Grazie a tutti voi che siete arrivati alla fine di questa OS nonostante il pairing… Mmh… Inusuale, ecco. Che dire, shipperò Destiel fino alla morte, quasi quasi mi faccio pure incidere una citazione significativa sulla tomba, ma la Debriel mi intriga da morire. E mi diverte anche. Già nel canon la dinamica tra i due non è affatto male, a mio parere, ma in un’AU si possono gestire le loro somiglianze come meglio si crede e immaginarli insieme, il che è piuttosto divertente.
Okay, ho finito di blaterare su questa coppia, giuro.
Ho una mezza intenzione di creare una raccolta sul tema “proposte di matrimonio AU” con tutte le mie coppie preferite, a partire appunto da questa storia, ma per ora la metto completa, poi si vedrà, suppongo (la cosa divertente è che il matrimonio qui all'inizio non era nemmeno contemplato, ma alla fine si sa che i personaggi fanno un po' quello che pare a loro).
Per quanto riguarda l’OS in sé… Non so, non credo di avere qualche precisazione particolare da fare, posso solo sperare di non essere andata OOC e chiedervi di segnalarmi qualsiasi errore troviate nel testo (per quanto rilegga è sistematico che qualcosa mi sfugga -.-).
A presto!
 

 

  
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