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Autore: lilac_sky    24/07/2015    3 recensioni
'Cause we were both one and the same
and it's driving me mad
it's driving me mad
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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«Cos’hai?»
«Nulla»
 
Era sempre così che rispondeva, con un’unica, lapidaria parola: eppure lui non si arrendeva mai, e probabilmente è per questo motivo che qualunque cosa ci fosse tra loro due, la loro cosa, beh, è durata.
 
«Ma sei sicura?»
«Sicura, non ho niente»
 
Lei non si smuoveva neanche con le cannonate o con i fucili puntati, una testa dura, ed è per questo che a lui piaceva da morire: oltre che per tutto il resto, ovviamente, e per “tutto il resto” s’intendono le labbra, le sfumature viola nei suoi occhi, le mani piccole, i capelli sempre disordinati e tutte quelle piccole cose che lui adorava osservare. A lei piaceva quando tutto si soffermavano suo suoi occhi di quel colore così insolito e raro, e non tanto per essere al centro dell’attenzione. “Chi ha gli occhi viola non ha totalmente peli, esclusi capelli, ciglia e sopracciglia” gli aveva detto divertita una volta, e aveva aggiunto anche “Ciò vuol dire che non dovrò mai fare una ceretta in vita mia”: lui aveva riso e le aveva baciato la guancia, perché tanto, peli o non peli, lei gli sarebbe piaciuta ugualmente.
 
«Sei proprio sicura di non avere niente?»
«Merda, Luke, chiudi il becco e lasciami in pace»
 
Era peggio di una bambina, a volte: cambiava umore così velocemente e così spesso che si faticava non poco a starle dietro.
Eppure a lui piaceva.
Gli era piaciuta quando Ashton gliel’aveva presentata la prima volta.
Gli era piaciuta quando era stata lei a chiedergli di uscire a mangiare una pizza - e poi era finita che erano andati dal cinese in centro.
Gli era piaciuta quando lo aveva battuto sul tempo e gli aveva detto che era bellissimo, prima che lo potesse dire a lei.
Gli era piaciuta quando l’aveva convinto a non abbandonare la passione per la chitarra e a continuare gli studi all’università.
Gli piaceva quando lo abbracciava da dietro e gli lasciava un bacio in mezzo alle scapole, perché era lì che lei arrivava con la sua altezza.
Gli piaceva quando, in spiaggia, ad ogni pietra colorata che vedeva gli diceva “Guarda questa che bella!”, e poi finiva sistematicamente per riempirne una borsa da portare a casa.
Gli piaceva sentirla parlare, vederla incespicare con la lingua in quei paroloni che lei collezionava nel suo quaderno, e che lui spesso neanche capiva.
Gli piaceva quando gli diceva “Io sono qui, sono qui”, e suonava come una promessa.
Gli piaceva, gli piaceva da morire: ed era lei, sempre lei che prendeva le iniziative.
Era lei quella col coraggio da vendere.
Eppure, era come se diventasse distante ogni giorno che passava. Sempre di più.
E un giorno se n’era andata.
 
Sotto i suoi occhi, aveva aperto la porta del loro piccolo appartamento e se n’era andata.
E non era più tornata.
 
Aveva lasciato tutto lì, e l’ tutto era rimasto, immobile: i suoi vestiti sparsi per la camera da letto, il suo quaderno pieno di belle parole, le matite colorate e i cd dei Muse che gli aveva fatto ascoltare mille volte. Luke mica se n’era sbarazzato.
Ed erano passati gli anni.
 
Ora Luke di anni ne ha 30, si è fatto crescere la barba e gli occhi gli si sono lentamente spenti. Si è laureato col massimo dei voti, ha preso una specializzazione e ha messo su uno studio suo: il dottor Hemmings, già rinomato e ricercato giovane psicologo.
Ma non se n’è andato. Quell’appartamento, lui, non l’ha mai lasciato.
Ed è proprio l’ adesso, seduto sul divano con una canzone dei Muse che esce dalle casse per riempire il perenne silenzio che c’è lì dentro e una tazza di caffè che svuota in un secondo.
 
Fa male essere ancora lì, nonostante tutto?
Sì.
 
È ancora troppo legato al passato?
È evidente.
 
Ha mai provato ad andarsene via?
No.
No, non ci ha mai pensato. O forse sì: ma non ha mai avuto veramente il coraggio di farlo. D’altronde è sempre stata lei la più coraggiosa, tra i due.
Giusto?
 
Guarda una crepa sul soffitto, come se potesse essere davvero interessante, mentre le note di Escape gli scivolano addosso come niente.
Il campanello che suona insistentemente lo costringe ad alzarsi e andare ad aprire la porta, mentre con una mano si gratta la nuca. Non pensa neanche di dare una sistemata ai capelli, perché, tanto, non è abituato a ricevere visite a quell’ora.
Apre la porta senza neanche chiedere chi è, e appena posa lo sguardo sulla ragazza che gli si presenta davanti, è come se il suo cuore impolverato ricominciasse a battere.
Forte.
 
Non sanno che dire.
Forse perché due occhi viola lucenti e due blu come il mare non si dimenticano facilmente.
 
«Seriamente, Lucas? La barba?»
 
E no, non è il modo perfetto per cominciare la conversazione che entrambi sognavano e immaginavano da anni, ma loro non sono mica perfetti.
 
«Mi piaceva»
 
Sembrano due estranei, eppure hanno così tante cose tenute dentro per troppo tempo che vorrebbero urlare fino a farsi male: anche se in effetti di male se ne sono fatti già abbastanza.
 
Lui si scosta per farla entrare, senza dire niente, e senza dire niente lei entra. Luke la segue con lo sguardo fino a che non scompare dietro il salone, poi appoggia la fronte al duro legno della porta con un sospiro, chiudendo gli occhi e mordendosi forte il labbro.
Sta forse sognando?
Ha sentito davvero di nuovo il suo profumo?
Si riprende, in qualche modo, e va anche lui nel salone dove vede lei appoggiata al davanzale della finestra che si guarda intorno. Poi alza lo sguardo e lo punta su quello di Luke.
Ed è lì che le lacrime cominciano a scendere veloci, silenziose, sulle guance di entrambi. Sono immobili, distanti, disperati, soli, eppure continuano a guardarsi negli occhi per provare a spiegare. Non sanno bene cosa fare, ma ormai lei è entrata e Luke non sa ancora bene perché non sia arrabbiato a morte con lei per essere scappata via senza dare più notizie e averlo lasciato solo. La osserva attentamente per la prima volta da quando è lì, ed è magra. Decisamente più magra: le clavicole sono così sporgenti che fanno quasi…paura. I lunghi capelli neri come pece raccolti in una coda alta le lasciano scoperto il collo sottile, e la pelle bianchissima del viso mette in risalto le labbra rosso sangue.
 
«Era tubercolosi»
 
Luke la guarda e vorrebbe tapparsi le orecchie per non sentirla.
 
«Sono andata in una clinica in Svizzera per curarmi»
 
Luke non riesce a parlare, le parole gli muoiono in gola e le lacrime gli offuscano la vista e la mente.
 
«Scusa»
 
Lo dice con voce strozzata, flebile, e prima che le forse le vengano meno per i forti singhiozzi e le ginocchia tocchino terra, Luke è già scattato per stringerla tra le sue braccia forti e accoglienti. Di nuovo.
 
Che gli importa di tutti gli anni passati senza di lei: lei è qui, ora, e non c’è altro.
 
«Sono qui, sono qui, Nia»
«Io sono qui, Lucas»
 
 
 
Ed è questo l’importante.






















BEH.
Sì, ecco, non so bene cosa dire.

Giuro che non avrei voluto scrivere una cosa così strappalacrime, ma mi è venuta e non posso farci niente. I'm so sorry.
Vi sto scocciando con tutte ste OS, ma cavolo, mi escono fuori così e le devo pubblicare per forza perchè sì: abbiate pietà di me, pls.

Niente, Luke è tipo un piccino, lo adoro  tanto tanto. E Nia, beh, non ho nulla da dire perchè non c'è da aggiungere niente. Vorrei che ve la immaginaste voi, in qualche modo, con le poche cose che ho scritto per descriverla fisicamente. Per quanto riguarda Luke non c'è molto da immaginare se non un Lucas un po' (tanto) più grande.

Vi prego, se siete arrivate fin qui accettate le mie umili scuse per aver scritto un'altra cosa così zuccherosa, triste e bla bla bla: chi ha letto la os CalumxGwen sa cosa intendo.
Eeeeee complimenti a te che sei arrivato fin qui sotto, come premio riceverai tanti tanti bacini! (lo so, non è un premio sconvolgente, ma è tutto quello che ho)


Ci tengo a dire che il titolo è preso dall'omonima canzone dei Hey Violet, che personalmente adoro, e che i Muse li ho dovuti mettere per forza in qualche modo perchè sono il mio favourite group e NON POTEVO non nominarli: anche perchè è il secondo anno che vengono a fare un concerto a Roma e io per la seconda volta non ci sono andata, e sono molto triste *sigh*
"Escape" è una delle canzoni più belle dell'album Showbiz dei Muse, se non la conoscete cercatela e ascoltatela perchè aw è belliffima.



E niente, credo di aver finito.

Vi ringrazio infinitamente se qualcuno è riuscito a leggere fino a qua, vi voglio bene. Really. Lasciate un parere, sarei felicissima di sapere che questa cosa è piaciuta a qualche mortale.
Tanto amore e tanti bacini conigliettosi, 

elena

 
  
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