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Autore: A lexie s    24/07/2015    7 recensioni
[CaptainSwan Au]
Dal primo capitolo: Gli sguardi di tutti puntati su di lei, sorrisi dipinti sui volti dei presenti ed occhi pieni di commozione. Non sapeva che espressione avesse, la sua sicurezza non tradiva alcun tipo di agitazione nonostante agitata lo fosse parecchio.
Un paio di occhi azzurri si distinsero in quella massa di persone che la fissavano. Due occhi azzurri come il mare, un mare caldo, un mare d’estate quando il sole riscalda la pelle e le onde s’infrangono piano sulla battigia.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Never gonna be alone

Capitolo 1
 
Profumo di fiori.
Una decina di Peonie legate con un nastro bianco per addobbare le grandi panche color mogano. Petali di Rosa, petali bianchi distribuiti su tutto il lungo tappeto rosso. L’incedere lento della donna, alternato da brevi pause per aggiustare il vestito e non rischiare di cadere. Il braccio stretto a quello del padre ed il frusciare del tulle leggero e delicato.
Musica.
Il suono dolce di un organo ad accompagnare la marcia, il rincorrersi delle note per creare la melodia perfetta per quel momento così solenne.
Gli sguardi.
Gli sguardi di tutti puntati su di lei, sorrisi dipinti sui volti dei presenti ed occhi pieni di commozione. Non sapeva che espressione avesse, la sua sicurezza non tradiva alcun tipo di agitazione nonostante agitata lo fosse parecchio.
Un paio di occhi azzurri si distinsero in quella massa di persone che la fissavano. Due occhi azzurri come il mare, un mare caldo, un mare d’estate quando il sole riscalda la pelle e le onde s’infrangono piano sulla battigia. Rimase qualche secondo inchiodata a fissarli, quasi incantata dalla sottile tristezza che emanavo in quel momento nonostante vi fosse dolcezza in quello sguardo. Qualche secondo dopo si accorse di stare indugiando troppo in quegli occhi, occhi che non appartenevano a quelli del suo futuro marito.
Quello era proprio di fronte a lei, un sorriso che occupava tutto il volto e due occhi marroni vispi e felici. Altri occhi però gli infuocavano la schiena, se li era lasciati alle spalle ma erano presenti e stampati nella sua mente. L’espressione di chi si sforza di essere felice, pur non essendolo affatto. Proprio per niente.
Si fece coraggio e fece l’ultimo passo verso l’altare, afferrò la mano che l’uomo le porgeva e si avvicinò a lui in modo impacciato. Decisamente quel vestito non le permetteva movimenti fluidi, oppure era lei che non voleva avvicinarsi?
 
Una settimana prima
 
“Abbiamo fatto uno sbaglio” disse seccamente, cercando a tentoni i vestiti buttati da qualche parte del letto. Trovò le mutandine e la maglia ed indossò tutto rapidamente, mentre si muoveva nell’oscurità per infilare i pantaloni e poi le scarpe.
“Un minuto e dieci secondi, riesci a rivestirti ogni volta più velocemente” affermò l’uomo con disappunto, lasciando l’orologio che stava guardando sul comodino posto accanto al letto.
“Adesso conti anche i secondi?” Chiese Emma, i suoi capelli biondi si spostarono e permise al suo viso di guardarlo un’altra volta, non aveva avuto il coraggio di voltarsi fino a quel momento. Mossa sbagliata mia cara, i suoi occhi infuocati lasciavano scie sulla sua pelle incendiandola dentro. Era decisamente meglio guardare il muro, la carta da parati color salmone non era decisamente più interessante ma era sicuramente meno pericolosa.
“Ogni secondo passato con te è un secondo che vale la pena vivere”. Smielato e tentatore. Dolce. Esagerato. Forse sincero.
Sentì le sua mano scostarle i capelli e le sue labbra poggiarsi su quel punto del collo, il suo punto sensibile e lui lo sapeva bene. Chiuse gli occhi per un secondo perdendosi in quelle sensazioni, prima di maledirsi mentalmente  ed alzarsi di scatto.
“Fammi indovinare” disse Killian in modo ironico, avvicinando un dito alle labbra come a voler soppesare le sue parole, finse di pensarci un attimo e poi continuò, “non succederà più?”
“Non succederà più.” Affermò lei con sicurezza, mentre si avviava verso la porta ed afferrava la maniglia come se da quella dipendesse la sua vita.
“Come l’ultima volta” soffiò lui, prima di sentire la porta sbattere e lasciare un vuoto dove prima c’era lei.
 
5 giorni prima
 
Aveva l’ultima prova del vestito quel giorno, la prova definitiva e poi lo avrebbe portato a casa per indossarlo tra cinque giorni esatti. Il grande giorno si stava avvicinando ed Emma si sentiva particolarmente claustrofobica, peccato che in quel momento si trovava in uno spazio aperto e nessun muro minacciava di stringersi intorno a lei fino quasi a schiacciarla, allora cos’era quella sensazione che le stringeva il petto fino a soffocarla?
In pochi minuti si trovò seduta in una panchina, la fronte madida di sudore ed il respiro affannoso. In quel parco non c’era nessuno in quel momento, erano solo le 7:00 del mattino e fare jogging non era stata decisamente una buona idea quel giorno. Pensava di poter scaricare la tensione ma aveva ottenuto un risultato diametralmente opposto. Si sentì persa e sola, i contorni degli alberi divennero più sfocati e la sensazione di soffocamento aumentava ogni secondo di più. Sapeva cosa stava accadendo, eppure erano anni che non le veniva un attacco di panico. In quel momento, la prima persona che volle sentire, la prima persona che pensava potesse aiutarla a calmarsi era l’unica che avrebbe dovuto evitare viste le circostanze. “Emma?” Solo in quel momento si accorse di avere il telefono in mano. Lo aveva chiamato davvero, che razza di idiota.
Non riusciva a parlare, non riusciva a rispondere. Si mise una mano sul cuore per cercare di rallentare i battiti e comincio a fare respiri profondi. Era quello che le era stato insegnato fin dalla prima volta, “respira piano e profondamente piccola, va tutto bene, vedrai che passerà presto” le rassicurazioni di Ingrid, l’unica che in quell’orfanotrofio tenesse davvero a lei.
“Emma? Ti prego, mi stai spaventando.” La voce di Killian arrivò concitata, le parole uscivano a rantoli, agitate e talvolta sconnesse.
“Kil- Killian..”
“Tesoro, che succede?”
“Pu-puoi venire al parco vicino casa mia?” Mormorò piano, la voce si stava ripristinando ma non seppe frenare il suo bisogno di lui in quel momento e la sua mente vagò verso tempi lontani quando lui era appena arrivato in orfanotrofio ed aveva colorato il suo mondo, lo aveva reso meno triste, lo aveva reso bello e luminoso.
Pochi minuti dopo lui era lì, i capelli sfatti e mezza camicia fuori dai jeans neri. Si sedette al suo fianco e la prese tra le braccia, non disse nulla. Lasciò semplicemente che la testa della donna si posasse sul suo petto e che il suo respiro si regolarizzasse scandito dai battiti del suo cuore.
“Pensavo non li avessi più” le sussurrò tra i capelli, lasciandovi un bacio leggero.
“Lo pensavo anche io” ammise lei, avvolgendo il braccio intorno alla sua vita e stringendolo ancora di più come se lui potesse proteggerla. E poteva.
“Non dovrebbe farti stare così” le sollevò il mento e la fissò per alcuni secondi, scostandole di tanto in tanto qualche ciuffetto biondo dal viso. “Il matrimonio dovrebbe essere una cosa bella, dovrebbe portarti gioia e renderti impaziente” chiarì.
Emma annuì piano, poi si passò una mano sugli occhi e si convinse di stare bene, lo disse così forte a se stessa e poi lo ripeté a lui allo stesso modo per renderlo credibile.
Si alzò lentamente, lo ringraziò con un cenno del capo e si avviò verso casa. Killian si alzò, le parole rimasero bloccate nella sua gola, in procinto di uscire e poi si persero nell’aria perché lei era già andata via.
Niente prova del vestito quel giorno.
 
3 giorni prima
 
Sentì bussare alla porta più volte. Aprì gli occhi e si voltò verso la radiosveglia, erano le 23:30, pensò di aver immaginato tutto e si voltò dall’altra parte cercando di riprendere sonno ma altri due colpi la ridestarono. Si alzò rapidamente, cercò al buio le ciabatte ma non trovandole abbandonò l’idea e si recò scalza in soggiorno. Guardò dallo spioncino e lo vide, il braccio poggiato alla porta e la testa adagiata su questo. Girò la chiave nella toppa ed aprì.
“Che ci fai qui?” Le braccia incrociate al petto ed il piede che tamburellava nel legno del parquet.
Killian alzò lo sguardo ed i suoi occhi blu, lucidi ed arrossati, incrociarono quelli verdi di Emma. Il viso di quest’ultima si addolcì, sciolse la protezione che le braccia avevano costruito intorno a lei e lo aiutò ad entrare. Cercò di accompagnarlo sul divano, lui rischiò di cadere e di trascinarla con sé ma lei riuscì a far leva su un mobile che si trovava nei paraggi, qualche oggetto si riversò sul pavimento ma loro furono salvi.
“Quanto hai bevuto per ridurti così?” Gli chiese, scostandogli delle ciocche umide dal viso. Lui fece un gesto strano con le mani che voleva indicare che avesse bevuto molto e poi rise piano, quasi a singhiozzi. Emma gli tolse le scarpe e lo aiutò a sdraiarsi sul divano, poi fece per tornare nella sua stanza.
“Emma” la richiamò lui, gli occhi la cercarono e la trovarono un attimo dopo ed un sorriso triste si aprì sul suo volto.
“Cosa?” Chiese lei, vedendo che lui non si decideva a dire nulla.
“Per favore, Emma, almeno per stanotte resta vicino a me” la sua preghiera fu così dolorosa, così dolorosamente rassicurante e dolce allo stesso tempo, e faceva male, un male fisico come se sentisse il suo cuore spezzarsi in tante piccole parti. Sorrise dolcemente e si sedette sul divano vicino a lui, si sdraiò piano appoggiando la schiena al petto dell’uomo e notando quanto perfettamente i loro corpi s’incastrassero insieme e si lasciò perfino abbracciare pensando a quanto tutto quello fosse giusto, così perfetto e semplice come respirare. Si sarebbe sposata tra tre giorni, quello non era giusto e tantomeno semplice.
Era un errore che si permise di fare comunque.
 
2 giorni prima
 
Si era alzata presto per preparargli la colazione, aveva adagiato tutto sul tavolo e gli aveva scritto un biglietto in cui lo avvisava che aveva un appuntamento con Neal che non poteva rimandare, si sa “questioni da matrimonio”.
Killian si alzò con un forte mal di testa, cercò Emma in giro ma non ottenne nessuna risposta, lasciò la colazione quasi del tutto intatta preoccupandosi soltanto di prendere una grande dose di caffeina. Lesse il biglietto più volte, poi decise di andare a casa così prese una penna e scrisse una breve risposta sotto quello stesso pezzo di carta.
 
“Mi dispiace per ieri sera, non sarei dovuto venire e non succederà più. Ci vediamo al matrimonio.”
 
La penna rischiò più volte di bucare il foglio prima che si decidesse a toglierla. Uscì velocemente da quella casa, non voleva rischiare che tornando  avrebbe potuto trovarlo ancora lì, intento ad ammirare tutto quello che quel posto raccontava di lei.
 
Quando Emma tornò e lesse quella riga, ebbe lo strano impulso di chiamarlo solo per chiedergli se stesse bene, se la sbronza fosse passata, se avesse voglia di pranzare con lei magari avrebbe potuto fare quella pasta al formaggio che lui tanto amava. Poi si diede della stupida, lei stava per sposare un altro uomo e ciò comportava cambiamenti. Aveva sbagliato troppo verso Neal, era andata al letto con Killian. Diverse volte. Ed era stato bello e, nonostante si fosse ripromessa di non farlo, avevano dormito insieme anche la notte precedente. Ed era stato ancora più intimo del sesso.
Si sentiva in colpa per averlo tradito, schifosamente colpevole. Non era da lei farlo, Emma Swan non tradiva, erano sempre stati gli altri a tradire lei.
Amava Neal, forse non quanto amava Killian, decisamente non quanto amava Killian ma gli voleva bene. Lui l’aveva sempre trattata bene, ed era così diverso da loro, così diverso da sembrare giusto. Aveva una famiglia che lo amava, dei genitori che avrebbero fatto di tutto pur di vederlo felice ed in più era una brava persona. Le aveva salvato la vita, letteralmente. Dopo un brutto incidente le aveva salvato la vita e lei si era sentita in debito nei suoi confronti, non era solo gratitudine ma quasi l’obbligo di ripagarlo. Lei e Killian si erano allontanati, lui era partito per lavoro e lei non poteva essere la stupida ragazzina che gli chiedeva di rinunciare al suo sogno per lei così gli aveva detto di andare. Quando lui era tornato però, lei era già in debito con Neal e lui l’amava così tanto che quando lei aveva tentato di lasciarlo, lui l’aveva scongiurata di non farlo, lo aveva visto stare così male da aver paura che avesse potuto commettere qualche sciocchezza.
Ed adesso si era ritrovata quasi sposarlo, i mesi erano passati ed il matrimonio era stato organizzato. E lei gli voleva troppo bene per spezzargli il cuore.
“Ma lo stai spezzando a me” la voce di Killian risuonò forte nella sua testa tanto da credere che fosse lì davvero.
 
19 ore prima

“Volevo ringraziare tutti per essere qui stasera” Neal alzò il calice pieno di champagne verso l’alto prima di far tintinnare il bicchiere con quello di Emma che si stampò un sorriso tirato sul viso.
Tutti intorno a loro applaudirono, incitandoli a scambiarsi l’ultimo bacio da fidanzati, l’indomani non lo sarebbero stati più.
Emma appoggiò la mano sulla spalla del suo futuro marito prima di avvicinarsi lentamente, fu un bacio appena accennato, un semplice sfiorarsi di labbra e poi si staccò ed i suoi occhi si posarono subito su qualcun altro.
Non le piacevano le smancerie in pubblico, non le piaceva trovarsi al centro dell’attenzione, non lo era mai stata e non era abituata.
Dopo aver consumato il dolce, gli invitati si diradarono pian piano, allora anche Killian si alzò lisciandosi lentamente i pantaloni sulle gambe. Si passò una mano sui folti capelli e pensò che forse era il caso di tagliarli, “io vado ragazzi” sorrise in imbarazzo e controllò l’orario sul suo cellulare prima di riporlo nuovamente nella tasca del giubbotto di pelle.
La porta sembrava così lontana mentre si avviava in silenzio verso di essa, “Killian, ti dispiacerebbe accompagnare Emma a casa?” La tradizione diceva che i futuri sposi non potessero dormire insieme la notte prima del matrimonio, e le tradizioni andavano rispettate secondo Neal.
“Posso prendere un taxi così non dovrai fare nessuna deviazione.” Lo rassicurò la bionda, volgendo uno sguardo di rimprovero verso il suo quasi marito.
“Andiamo Emma, non essere sciocca, non è un problema accompagnarti.” E’ un piacere aggiunse mentalmente, ma si guardò bene dal non dirlo.
Lei annuì, raccolse velocemente le sue cose nell’altra stanza e seguì l’uomo giù per le scale.
La guida sicura di Killian era sempre riuscita a tranquillizzarla, la sua presa salda sul volante e l’altra mano adagiata sul cambio, la naturalezza con la quale sfrecciava per le strade poco trafficate della notte. Nessuna parola durante il tragitto, ma adesso la macchina stava accostando sotto al suo palazzo e qualcosa doveva pur dire prima di scendere. Forse bastava un semplice “grazie” o un “ci vediamo domani”, forse doveva semplicemente aprire quel cavolo di sportello e scendere dalla macchina.
“Forse è stato un errore venire stasera.”
Un errore? Cosa?
“Perché?” La sua mano era ferma a mezz’aria, voleva aprire quello sportello e scappare prima di sentire la risposta. Ed allora perché hai chiesto, Emma, se non volevi sapere?!
“Dovevamo vederci direttamente domani così quando ti avrei vista camminare verso l’altare sarei stato sicuro di perderti e non sarei qui, non saremmo qui, ed io non avrei avuto la possibilità di chiederti di non farlo. Ti avrei semplicemente lasciata andare. Sarebbe stato più semplice.” Sembrava quasi non stare parlando nemmeno con lei, come se soppesasse da solo quell’eventualità con gli occhi persi a contemplare le luci stradali.
“Verrai domani?” Chiese la donna, preoccupata che non volesse più prendere parte alla cerimonia. Era strano come avesse bisogno di lui per farlo e come la sua presenza lì, d’altro canto, avrebbe potuto bloccarla.
“Hai davvero bisogno che ci sia?”
“Sei il mio migliore amico” sussurrò lei, lo era stato. Era stato il suo primo amico, il suo primo bacio, la sua prima volta, il suo primo amore.
“Ci sarò.”
 
Quella notte fu tormentata per Emma, mille pensieri incombevano dentro di lei. Non riusciva a capire cosa fare, c’era troppo vicina per disdire tutto. La cerimonia, il ricevimento, i parenti – tutti di Neal.
Sarebbe stata bene con lui, si sarebbe preso cura di lei. Era la sua sicurezza, mentre con Killian era sempre stato tutto incerto sin da bambini, nessuno dei due sapeva bene come vivere, avevano le stesse paure, le stesse incertezze.

 
“Neal Cassidy, vuoi prendere la qui presente Emma Swan come tua legittima sposa, promettendo di amarla e rispettarla sempre, in ricchezza e in povertà, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia,  e di amarla ed onorarla ogni giorno della tua vita?”
“Lo voglio.” La voce solenne di Neal la risvegliò dal suo stato di trance, erano già arrivati a quel punto della cerimonia e lei non si era resa conto di nulla.
“Emma Swan, vuoi prendere il qui presente Neal Cassidy come tuo legittimo sposo, promettendo di amarlo e di rispettarlo sempre, in ricchezza e in povertà, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarlo ed onorarlo ogni giorno della tua vita?” La stessa formula fu rivolta a lei, il sorriso rassicurante di Neal e la pressione leggera alla mano che teneva tra le sue.
Lo voleva?
Si voltò verso il posto in cui fino a poco prima stava seduto Killian e lo ritrovò completamente vuoto. Lo cercò rapidamente tra la folla e lo vide proprio lì vicino alla porta, le mani nelle tasche dei pantaloni e gli occhi alti verso di lei. Poteva vedere l’azzurro luccicare anche a quella distanza.
Lo voleva?
“Emma?”
 

Note:
Salve a tutti! :)
Questo è il primo capitolo di un'idea che mi è venuta ultimamente. In realtà, doveva essere completamente diverso ma poi si è scritto da solo ed è uscito così. Spero che possa incuriosirvi, adesso che sono più libera conto di poter aggiornare con maggiore costanza, scrivere mi mancava parecchio quindi ho deciso di lanciarmi in questa nuova storia, sperando che esca decentemente! xD
Le riprese sono cominciate, abbiamo avuto già diverse foto moltooo interessanti e sicuramente ne usciranno molte altre. Speriamo che questi due mesi passino in fretta perché questa nuova stagione mi rende davvero tanto curiosa ed ovviamente ci auguriamo tutti una buona dose dei nostri CaptainSwan.  
A presto! :* 

 

 
 
 
 
 
 
 
  
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