24/07/2015
2 recensioniI piedini le dolevano, il vestito consumato era zuppo di acqua e fango, i capelli bagnati le si appiccicavano sul volto, entravano negli occhi, ma lei non si fermava. Continuava a correre scalza sui sentieri, non si voltava mai indietro solo per paura.
I tuoni e i lampi si susseguivano impietosi, la pioggia batteva con forza sui tetti in terracotta, enormi chiazze di acqua piovana prendevano vita sul suolo mentre lei piangeva a dirotto.
Poi cadde.
I palmi, graffiati dalle rocce, bruciavano terribilmente.
La bimba si fece forza e continuò a correre: era disposta a tutto pur di scappare da quel luogo di sofferenze.
I tuoni e i lampi si susseguivano impietosi, la pioggia batteva con forza sui tetti in terracotta, enormi chiazze di acqua piovana prendevano vita sul suolo mentre lei piangeva a dirotto.
Poi cadde.
I palmi, graffiati dalle rocce, bruciavano terribilmente.
La bimba si fece forza e continuò a correre: era disposta a tutto pur di scappare da quel luogo di sofferenze.
⚜Light blue Flower⚜
-Ricordi sussurrati alla tempesta-
Ade non distoglieva lo sguardo dalla sua vittima: Arito era a terra, paralizzato, con lo sguardo pieno di terrore. Era così meravigliosamente indifeso da farle quasi tenerezza.
Le maestose ali della ragazza sbattevano piano, creando un rumore ritmico e ipnotico e donandole un’aria quasi da invincibile e maligna, troppo contrastante col volto angelico per essere reale; il ragazzo percorreva con lo sguardo tutto il suo corpo, per poi cercare un qualsiasi appiglio o via di fuga.
Lei si limitò a scoccare la lingua un paio di volte per far tornare su di sé l’attenzione del ragazzo.
-Molto piacere, mi chiamo Ade!- la sua voce era sdoppiata tra quella normale ed una roca e sadica.
Rise ammirando gli occhi del ragazzo di fronte a lei, dilatati al limite con le iridi ridotte a piccoli puntini. Arito si sentiva come un topo all’angolo, destinato a fare un’orribile fine: aveva capito fin troppo bene che quella ragazza non aveva intenzione di fargli male in duello, e allo stesso modo aveva capito che se non si fosse sbrigato a tagliare la corda, in quel vicolo ci avrebbe lasciato le penne. Cacciò un unico urlo, sperando che qualcuno sarebbe accorso.
Un colpo di fortuna.
Un gruppo di ragazzi, che Arito conosceva anche fin troppo bene, corse in loro direzione.
-Ragazzi!- gridò pieno di gioia, mentre Yuma, Shark e Kite correvano in suo soccorso. Quasi convulsamente il castano strinse i tre, come per sentirsi finalmente al sicuro: non aveva mai provato un simile terrore e vederli, amici ormai stretti, lo stava rassicurando inspiegabilmente.
Astral sgranò gli occhi fissando la ragazza che avevano di fronte: non era sicuramente una creatura Astrale, non poteva esserlo visto che tutto era fuorché pura ed eterea; Bariana nemmeno, era troppo minuta, la palla era come quella umana, il volto, se non per lo stemma nell’occhio, era normale; ma nemmeno Umana, almeno che gli umani non avevano ali nere, artigli e ombre attorno a loro.
Il tempo sembrava essersi bloccato, mentre le due parti si studiavano a vicenda, immobili, in religioso silenzio.
Passarono una manciata di minuti in quel modo, poi, un’ombra chiara, avvolse la ragazza alzandola pochi centimetri dal suolo: girava vorticosamente, sembrava dotata di una vita e intelligenza propria. Continuò a orbitarle attorno fino a non lasciar più vedere il corpo e la lasciò scendere con lentezza non appena lei fu tornata normale.
-Chi…- Astral la scrutava ancora confuso, nella sua voce si udiva un piccola nota di paura. –Chi sei…?- chiese per poi deglutire e avvicinarsi un po’.
-Aigoo! Io sono Ade, Infernal Ade.- sentì ridacchiare Kite e soffiare un “mai nome è stato più azzeccato”.
-Da che pianeta vieni…?- chiese nuovamente il fantasma, facendo inarcare un sopracciglio alla ragazza.
-Pianeta? Terra! Non sono un aliena, io! Sono sola una terrestre ultraterrena!- disse portandosi una mano sul petto e assumendo un atteggiamento fiero, quasi come se quella affermazione dovesse essere un vanto.
“Ultraterrena… cioè paranormale? Cosa intende dire? …Aspetta! MA CERTO! Le ali, gli stemmi, le scritte sul suo corpo… anche l’atteggiamento! Nell’ora di Letteratura, se non ricordo male, l’insegnante di Yuma ha detto che fra le persone comuni mortali spesso si trovano “Entità ULTRATERRENE” e si possono riconoscere solo se ci fermiamo a osservarli… se non sbaglio le ali erano degli angeli, ma questa ragazza a me non sembra proprio una creatura celeste e paradisiaca…” rifletté Astral
Lei intanto guardava in giro, tranquilla come se non fosse mai successo nulla di particolare. Aspettava altre domande, che non tardarono molto ad arrivare.
-Ultra…- iniziò Arito con un fil di voce, lei lo guardò sorridendo enigmaticamente.
-Nono! Quello è un segreto, mio caro. Forse è meglio per tutti che voi ne rimaniate all’oscuro, infondo non è una cosa molto allegra.- terminò la frase con una piccola risatina compiaciuta che si interruppe solo quando una Strana energia prese vita.
La chiave dell’imperatore che stava al collo di Yuma iniziò a brillare emanando dapprima una luce fioca, poi una man mano più intensa, quasi abbagliante all’ultimo. Il ciondolo si sollevò dal petto e la punta si rivolse verso Ade che fissava senza capire.
Non ci volle molto che le due aure iniziarono a fare risonanza tra di loro e, in pochissimi istanti, la luce avvolse tutto.
Le maestose ali della ragazza sbattevano piano, creando un rumore ritmico e ipnotico e donandole un’aria quasi da invincibile e maligna, troppo contrastante col volto angelico per essere reale; il ragazzo percorreva con lo sguardo tutto il suo corpo, per poi cercare un qualsiasi appiglio o via di fuga.
Lei si limitò a scoccare la lingua un paio di volte per far tornare su di sé l’attenzione del ragazzo.
-Molto piacere, mi chiamo Ade!- la sua voce era sdoppiata tra quella normale ed una roca e sadica.
Rise ammirando gli occhi del ragazzo di fronte a lei, dilatati al limite con le iridi ridotte a piccoli puntini. Arito si sentiva come un topo all’angolo, destinato a fare un’orribile fine: aveva capito fin troppo bene che quella ragazza non aveva intenzione di fargli male in duello, e allo stesso modo aveva capito che se non si fosse sbrigato a tagliare la corda, in quel vicolo ci avrebbe lasciato le penne. Cacciò un unico urlo, sperando che qualcuno sarebbe accorso.
Un colpo di fortuna.
Un gruppo di ragazzi, che Arito conosceva anche fin troppo bene, corse in loro direzione.
-Ragazzi!- gridò pieno di gioia, mentre Yuma, Shark e Kite correvano in suo soccorso. Quasi convulsamente il castano strinse i tre, come per sentirsi finalmente al sicuro: non aveva mai provato un simile terrore e vederli, amici ormai stretti, lo stava rassicurando inspiegabilmente.
Astral sgranò gli occhi fissando la ragazza che avevano di fronte: non era sicuramente una creatura Astrale, non poteva esserlo visto che tutto era fuorché pura ed eterea; Bariana nemmeno, era troppo minuta, la palla era come quella umana, il volto, se non per lo stemma nell’occhio, era normale; ma nemmeno Umana, almeno che gli umani non avevano ali nere, artigli e ombre attorno a loro.
Il tempo sembrava essersi bloccato, mentre le due parti si studiavano a vicenda, immobili, in religioso silenzio.
Passarono una manciata di minuti in quel modo, poi, un’ombra chiara, avvolse la ragazza alzandola pochi centimetri dal suolo: girava vorticosamente, sembrava dotata di una vita e intelligenza propria. Continuò a orbitarle attorno fino a non lasciar più vedere il corpo e la lasciò scendere con lentezza non appena lei fu tornata normale.
-Chi…- Astral la scrutava ancora confuso, nella sua voce si udiva un piccola nota di paura. –Chi sei…?- chiese per poi deglutire e avvicinarsi un po’.
-Aigoo! Io sono Ade, Infernal Ade.- sentì ridacchiare Kite e soffiare un “mai nome è stato più azzeccato”.
-Da che pianeta vieni…?- chiese nuovamente il fantasma, facendo inarcare un sopracciglio alla ragazza.
-Pianeta? Terra! Non sono un aliena, io! Sono sola una terrestre ultraterrena!- disse portandosi una mano sul petto e assumendo un atteggiamento fiero, quasi come se quella affermazione dovesse essere un vanto.
“Ultraterrena… cioè paranormale? Cosa intende dire? …Aspetta! MA CERTO! Le ali, gli stemmi, le scritte sul suo corpo… anche l’atteggiamento! Nell’ora di Letteratura, se non ricordo male, l’insegnante di Yuma ha detto che fra le persone comuni mortali spesso si trovano “Entità ULTRATERRENE” e si possono riconoscere solo se ci fermiamo a osservarli… se non sbaglio le ali erano degli angeli, ma questa ragazza a me non sembra proprio una creatura celeste e paradisiaca…” rifletté Astral
Lei intanto guardava in giro, tranquilla come se non fosse mai successo nulla di particolare. Aspettava altre domande, che non tardarono molto ad arrivare.
-Ultra…- iniziò Arito con un fil di voce, lei lo guardò sorridendo enigmaticamente.
-Nono! Quello è un segreto, mio caro. Forse è meglio per tutti che voi ne rimaniate all’oscuro, infondo non è una cosa molto allegra.- terminò la frase con una piccola risatina compiaciuta che si interruppe solo quando una Strana energia prese vita.
La chiave dell’imperatore che stava al collo di Yuma iniziò a brillare emanando dapprima una luce fioca, poi una man mano più intensa, quasi abbagliante all’ultimo. Il ciondolo si sollevò dal petto e la punta si rivolse verso Ade che fissava senza capire.
Non ci volle molto che le due aure iniziarono a fare risonanza tra di loro e, in pochissimi istanti, la luce avvolse tutto.
“Non abbiate paura… Sono una vostra alleata…
Non abbiate paura… non di me”