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Autore: akira uzumaki    24/07/2015    7 recensioni
-SPOILER 55 CAPITOLO DELLA RIVELAZIONE-
Tommy basta.
Tommy ti prego, non ce la faccio più.
Non ci riesco, non riesco più a vivere.
Odio questo posto, odio tutto ciò che ho visto e vissuto.
Odio me stesso Tommy, io mi odio.
Odio… io ti odio Tommy?
Io.. io ti odio davvero?
Sai, è sempre stato così difficile scegliere tra questi due sentimenti, tanto forti quanto opposti, che forse ti ho sempre associato.
Io so che dovrei odiarti, per ciò che hai fatto.
Eppure in questo momento sento quasi con certezza di…
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Newt, Thomas
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Io.. io ti odio, Tommy?



Correre.
Non ricordava perché, neanche realizzava di averlo mai saputo, ma era cosciente di dover correre, attaccare il furgone, fare del male, farsi del male.
Correre, ancora ed ancora.
Sentiva una gamba fargli male, ma ne ignorava il motivo. Era consapevole che ci fosse, come sapeva che, nel suo passato, correre era stato un tassello della sua vita. Lo sapeva, ma raggiungere quei perché era troppo difficile, troppo faticoso.

Era tutta così la sua vita ormai, sempre che si avesse il coraggio di chiamarla tale.
Sentiva che la ragione, in un certo senso, era ancora radicata in lui, che, in un qualche modo, magari, sarebbe anche riuscito a raggiungerla, ad afferrarla. Ma era sommerso, ricoperto, da pensieri sconnessi, pensieri che sapeva di non dover avere, rivolti allo strano colore del cielo, all’odore della polvere, al suono che i suoi piedi facevano correndo, per strada.
Ed al costante, lineare, desiderio di morte.
L’unica cosa che sapeva di aver sempre avuto, sin dal primo momento nella radura.
Morire. Voleva morire.
Voleva morire, e avrebbe potuto morire.
Ma lo aveva tradito, non aveva rispettato la sua richiesta.
Morire.
Richiesta.
Tradimento.
Rabbia.
La sentì arrivare, la sentì risalire in lui, crescere sempre di più.
E poi scoppiò.
Iniziò a correre, scagliandosi contro il furgone, a più riprese.
Diventando esattamente come uno dei tanti altri.
Ignorando tutti gli altri.
Solo Rabbia, Morte, Tradimento.
Poi lo vide.
Impossibile non vederlo, certo.
Impossibile non riconoscerlo.
Sentì la rabbia, istantaneamente, andarsene, la ragione farsi strada nelle gallerie ormai scavate dalla pazzia, riuscendo ad aggrapparsi, seppur molto precariamente, alla parte della sua mente più vicina alla realtà.
Era in mezzo alla strada, ma non doveva correre più.
Non c’era più bisogno di correre.

Non devi correre Newt, non devi.
Magari finalmente non devi neanche più vivere.
Magari puoi morire Newt.
Morire. Andarsene, finalmente.


Thomas doveva rispettare quella richiesta, doveva.

Tommy, guardami.
Guardami, non ti faccio pena?
Non ti faccio pena, ridotto come un qualsiasi spaccato?
Uccidimi Tommy.
Voglio morire, devo morire.
Dovevo morire due anni fa Tommy.


Sapeva, era consapevole di apparire pazzo agli occhi dell’amico.
Sapeva bene anche di esserlo.
Era, in un certo senso, felice di esserlo.
Non importava neanche più l’orgoglio, a quel punto.
Non importava se facesse pena.
Voleva solo essere ucciso. Ucciso dal suo migliore amico.

«Ehi, Newt, sono io, Thomas. Ti ricordi ancora di me, vero?»

Dio, Tommy!

La sua voce era così vera, così reale.
Lo ritirava su, quasi fosse una molla, verso il porto della lucidità.

Il porto sicuro… Io ho cercato il porto sicuro, io l’ho cercato, in un modo talmente disperato che…

E’ difficile. E’ difficile non ricadere giù, nella nube dei suoi pensieri, sconnessi e distanti.
Ma lui ci prova.
Quei pensieri tentano di tirarlo via, verso l’oblio di ricordi, sentimenti divoranti, promettendogli quasi una pace illusoria.
Ma lui quella pace non la vuole.
Perché sa che forse ha un’altra occasione per conquistarsi quella vera, adesso.
Si affretta a rispondere, appena coglie l’ondata della lucidità, prima che se ne vada di nuovo.

«Accidenti se mi ricordo di te, Tommy. Sei appena venuto a trovarmi al Palazzo, sbattendomi in faccia il fatto di aver ignorato la mia lettera. Non posso impazzire completamente nel giro di pochi giorni.»

Ci tenne, a farglielo pesare.
Doveva, lo aveva tradito.
Non gli aveva chiesto tanto, cacchio.
Chi tiene seriamente sulla coscienza un pazzo talmente codardo da non essere capace neanche di ammazzarsi da solo?
Lo vide ferito, e ne gioì. Doveva sentirsi in colpa.

«Allora perché sei qui? Perché sei con... loro?»

Perché? Perché Tommy? Perché io sono uno di loro, no?
Perché ero uno di voi, ma mi hanno negato anche questo.
Mi hanno negato il mio passato, mi hanno negato un’infanzia, un’adolescenza serena.
Mi hanno negato Alby, Chuck, Wiston.
Ed ora mi hanno negato voi.
Mi hanno negato Minho, mi hanno negato te, Tommy.
Mi hanno negato anche te.


Si sentiva incredibilmente, inspiegabilmente, lucido.
Tanto da riuscire a spiegare come davvero si sentiva all’amico.

«Va e viene, amico mio. Non riesco a spiegarlo. A volte non riesco a controllarmi, so a malapena quello che faccio. Ma di solito è come un tarlo nel cervello, che scombussola ogni cosa quanto basta per infastidirmi, per farmi arrabbiare.»
«In questo momento sembri a posto.»

Sembro a posto? Sono davvero a posto?
Mi vedi, Tommy? Ti sembro a posto?
Fatti un giro qui dentro. Vienimi a trovare qua, in questa mente piena di buchi e di pensieri illogici, poi dimmi se ti sembro a posto.


«Già, be’, l’unica ragione per cui sono con quegli svitati del Palazzo è perché non so cos’altro fare. Tra di loro litigano, ma sono anche un gruppo. Se ti ritrovi da solo, non hai nessuna cacchio di possibilità.»

Non voleva restare solo. Questo lo sapeva.
La solitudine lo spaventava. Più di ogni altra cosa.
Più della morte.
Per quello voleva che fosse lui ad ucciderlo.
Voleva essere accompagnato il più in là possibile, e voleva che fosse Thomas a farlo.

«Newt, vieni con me questa volta, adesso. Possiamo portarti in un luogo più sicuro, in un luogo migliore per...»

Lo aveva detto davvero? Lo aveva detto… era serio?

Scoppiò a ridere, scoppiò a ridere per soffocare l’ondata di rabbia che stava arrivando.
La rabbia, la voglia di prenderlo, a pugni, a calci, morderlo, martoriarlo. Fargli capire come stava.

Non voglio venire con te Tommy.
Non voglio un posto migliore.
Voglio morire Tommy.
Morire.
Quindi… quindi o fai il tuo lavoro oppure vattene.


«Vattene da qui, Tommy. Vattene.»
«Vieni con me. Se ti fa sentire meglio, posso legarti.»

Lo stava pregando, lo pregava.
Sentì la rabbia salire. La sentiva crescere.
Lo aveva tradito. Tommy non lo aveva ucciso.
Tradito.
Lo aveva tradito.
Doveva ucciderlo.  Ucciderlo.
Lui.
Lui, perché era colpa sua. Solo colpa sua.
Ma non poteva, perché doveva giocare in ogni caso la parte dei buoni.
Un po’ come la W.I.C.K.E.D.
Lui era la W.I.C.K.E.D.
Ma, per quello che aveva visto lui, la W.I.C.K.E.D. non era buona.

«Chiudi il becco, dannato traditore! Non hai letto il mio biglietto? Non puoi fare un’ultima schifosa cosa per me? Devi fare l’eroe, come sempre? Ti odio! Ti ho sempre odiato!»

Lo odiava.
Lo odiava davvero.
Sentiva di odiarlo.
Voleva odiarlo.
Lo sentì sussultare, sussurrare il suo nome, sconvolto, ma non se ne curò.
Travolto dalla sua follia, dal suo mare di parole.

«È stata tutta colpa tua. Avresti potuto fermarli quando i primi Creatori sono morti. Avresti potuto trovare la maniera. Invece no! Tu hai dovuto portare avanti la tua missione, cercare di salvare il mondo, fare l’eroe. E sei venuto nel Labirinto e non ti sei mai fermato. Ti importa solo di te stesso! Ammettilo! Devi essere quello di cui la gente si ricorda, che la gente venera! Avremmo dovuto ributtarti nel buco della Scatola!»

Si sentiva bruciare. Il suo sangue correva incontrollato, e lo accendeva. 
E la malattia lo bruciava, letteralmente.
Si sentì agitare, compiere movimenti scomposti, slegati dal suo conscio, mentre avanzava verso di lui. Sentì delle voci dal furgone, sentì Thomas rispondere, ma non se ne curò. Continuava a camminare.

«Newt, fermati. Devi ascoltarmi. Lo so che nel profondo stai bene. Abbastanza da starmi a sentire.»

No, non sto bene.
Non sto bene.
Voglio morire. Morire.
Ed è colpa tua.
Tua.
Ed io ti odio.
Ti odio, ti odio.


«Ti odio, Tommy! »

Ti odio, ti odio, ti odio Tommy.

Era un ingrato.
Un ingrato oltre che un traditore.

Io ti ho aiutato Tommy. Io ti sono sempre stato vicino.
E non ti ho mai chiesto nulla. Nulla.
I favori si rendono, Tommy.


«Ti odio ti odio ti odio! Dopo tutto quello che ho fatto per te, dopo tutta la cavolo di sploff che ho passato in quel maledetto Labirinto, non puoi fare l’unica cosa che ti abbia mai chiesto! Non riesco nemmeno a guardare la tua brutta faccia di caspio!»
«Newt, devi fermarti. Ti spareranno. Fermati e ascoltami! Sali sul furgone, lascia che ti leghi. Dammi una possibilità!»

Non si rendeva neanche conto di quanto risultasse ridicolo?

Vuoi legarmi, Tommy?
Perché sono pericoloso?
Sì, sono pericoloso.
Io sono pericoloso, perché io ti odio.
Ti odio.
Ti odio.


Scattò verso di lui. Le granate gli piovevano intorno, ma non le temeva.
Come poteva temerle, con ciò che stava passando?
Atterrò Thomas, lo immobilizzò, mentre sentiva crescere in lui un fuoco.
Sempre più forte.
Sempre più incontrollato.

«Dovrei cavarti gli occhi. Farti imparare la lezione degli stupidi. Perché sei venuto qui? Ti aspettavi un cacchio di abbraccio? Eh? Che ci mettessimo a fare due chiacchiere sui bei vecchi tempi nella Radura?»

Bei vecchi tempi?
C’erano mai stati bei vecchi tempi, per lui?
Almeno una volta in cui si ricordava felice, completamente e soltanto felice?
Una notte senza preoccupazione, per non chiamarla paura?
Un sogno che non si sia tramutato in incubo?
Sentì una fitta alla gamba.
Zoppicava. Zoppicava perché era ferito.
Si era ferito perché odiava la sua vita.

«Vuoi sapere perché zoppico, Tommy? Non te l’ho mai detto? No, non credo di averlo fatto.»

Sentilo. Senti che cosa hai fatto.
A cosa mi hai ridotto. A cosa hai ridotto un ragazzino di quindici anni impaurito.
Perché è colpa tua Tommy.
Perché io ti odio.
Ti odio.


«Cosa ti è successo?»

Sa che prende solo tempo, che cerca solo di riafferrare la pistola. Sa che magari non gliene importa davvero.
Ma va bene così, deve comunque sapere, realizzare che razza di persona è stato.
E dopotutto, ha bisogno della pistola per ucciderlo.

«Ho cercato di ammazzarmi nel Labirinto. Mi sono arrampicato su uno di quei maledetti muri e arrivato a metà mi sono buttato giù. Alby mi ha trovato e mi ha trascinato dentro la Radura prima che si chiudessero le Porte. Odiavo quel posto, Tommy. Ho odiato ogni secondo di ogni giorno. Ed era
tutta... colpa... tua!»


 Ogni secondo, ogni secondo di ogni giorno.
Io l’odiavo. Io odio te.
Io ti odio, devo odiarti.
Perché è tutta colpa tua.
E’ colpa tua, e per questo devo odiarti.
Devo odiarti.
Ti odio.


Vide la pistola e non esitò. Prese la sua mano, se la portò sulla fronte, la premette, con forza.

Rimedia Tommy, rimedia.
Perché non voglio diventare uno di loro.
Non voglio.
Ti prego, ho paura. Ho paura Tommy.
Sto soffrendo, sto soffrendo troppo.
Voglio morire Tommy, voglio dire basta.
Non mi importa del dopo.
Aiutami Tommy, fai una cosa per me.
Se sei mai stato mio amico, fallo.


Ma la rabbia era troppa. Lo aveva preso, del tutto, lo stava divorando, e sentiva la ragione farsi sempre più lontana, sempre più difficile da raggiungere. E lui non voleva. Non voleva, ma dovette lasciarsi trascinare.

«Adesso devi rimediare! Uccidimi prima che diventi uno di quei cannibali mostruosi! Uccidimi! Io mi sono fidato di te con quel biglietto! Di nessun altro. Adesso fallo!»

«Non posso, Newt, non posso.»

Non puoi? Non puoi?
Non puoi liberare un tuo amico, il tuo migliore amico, dalle sofferenze?
Non lo vedi come sono ridotto? Continui a pensare che non puoi?
Sei troppo egoista per farlo? Pensi solo a te stesso, al dolore che ti porterai dietro?
Essere amici è questo Tommy, è sacrificarsi per gli altri.
Mi viene una domanda..
Tu sei davvero mio amico?
Perché io, io l’avrei fatto. Lo avrei fatto Tommy, per te, per Minho.
Non vi avrei lasciato vivere lo schifo che sto vivendo io.

«Devi rimediare! Pentiti di quello che hai fatto! Uccidimi, dannato codardo1. Dimostra di saper fare la cosa giusta. Metti fine alle mie sofferenze.»

E, nonostante tutto, iniziò a sentire la rabbia andarsene.
Forse era solo troppo stanco, troppo sfinito, anche solo per arrabbiarsi.

«Newt, forse possiamo...»

Cosa pensi di poter fare Tommy? Cosa?

Sentiva che però non provava rabbia, in quei pensieri.
Non riusciva più a provare l’odio che era sicuro di sentire fino a pochi secondi prima.
Lo… lo aveva davvero odiato? Odiava davvero Tommy, il Tommy per il quale, in quel momento, sentì nascere un grande senso di assoluta tenerezza.
Tommy era illuso. Tommy voleva ancora salvarlo.
Nonostante non riuscisse a capire che la sua unica salvezza fosse quel dannato grilletto.
Stava tornando verso la ragione, e verso la ancora più totale voglia di morire.

«Sta’ zitto! Sta’ zitto e basta! Io mi sono fidato di te! Adesso fallo!»

«Non posso.»

«Fallo!»

«Non posso!»

«Uccidimi o io ucciderò te. Uccidimi! Fallo!»

Lo avrebbe davvero fatto? Davvero sarebbe riuscito ad uccidere Tommy, solo perché si rifiutava di aiutarlo?
Davvero lo avrebbe sopportato, ora che stava tornando tra le braccia della ragione?

«Newt...»

«Fallo prima che diventi uno di loro!»

«Io...»

Tommy basta.
Tommy ti prego, non ce la faccio più.
Non ci riesco, non riesco più a vivere.
Odio questo posto, odio tutto ciò che ho visto e vissuto.
Odio me stesso Tommy, io mi odio.
Odio… io ti odio Tommy?
Io.. io ti odio davvero?
Sai, è sempre stato così difficile scegliere tra questi due sentimenti, tanto forti quanto opposti, che forse ti ho sempre associato.
Io so che dovrei odiarti, per ciò che hai fatto.
Eppure in questo momento sento quasi con certezza di…


«Uccidimi»

Sentì la ragione tornare, completamente.
E vide, vide davvero Tommy, il viso contratto, le lacrime che tentava di trattenere.
Davvero, davvero poteva… davvero poteva provare quel sentimento verso di lui?
Davvero ne era capace, davvero se lo permetteva?
Perché sì, in quel momento, in cui si sentiva davvero lucido dopo troppo tempo, sentiva di amarlo.
E ne era totalmente, dannatamente, sicuro.
Avrebbe voluto pensarci, capire meglio.
Concedersi di pensarci un po’.
Ma era troppo stanco.
Era stanco, e voleva morire.
Soltanto quello.
Voleva morire, prima che la ragione lo lasciasse di nuovo.

«Per favore, Tommy. Per favore»

Sentì il polso di Thomas contrarsi.
Vide il suo indice muoversi.
E capì.
Inspirò, poi sorrise a Thomas, guardandolo negli occhi.
Sorrise, e Thomas seppe che mai, in due anni, aveva mai sorriso così.
Premette il grilletto.

Newt sentì il colpo, in un certo senso ce la fece.
E poi, velocemente, il suo campo visivo si fece buio, gli occhi di Thomas sparirono.

E fu felice.
Non aveva mai pensato, ad essere sinceri, a cosa sarebbe successo dopo.
Non sapeva dove stesse andando.
Ma sapeva che un posto c’era, da qualche parte.
E sperò, con tutto se stesso, che fosse bello.

Grazie di essere stato mio amico, Tommy.


 1Dal testo originale “Codardo del caspio”
Ho preferito tenere la traduzione letterale dall’inglese “Bloody”, quindi dannato.
2Semi-cit da Cercando Alaska, John Green (<3) 
 



Note dell’autrice

 Tanto per far capire l’incoraggiamento che ho avuto nella stesura di questa ff. (cara clear sai che ti lovvo lo stesso, e lovvo tanto anche il tuo caro teen wolf :3)
Che tra l’altro è stata veramente un parto.
Finita alle tre e mezzo di notte.
Neanche il pc voleva farmela scrivere, visto che ieri, mentre avevo l’ispirazione, non si accendeva.
Quindi me la sono scritta sulla cara e vecchia carta (un blocco notes di Hallo Kitty fregato a mia sorella, per rendere l’idea) e copiare oggi, mentre mi sparavo “Flares” nelle orecchie a ripetizione,  tanto per restare in tema allegria.
Non è stato per niente facile.
Volevo scrivere, in un certo modo, la pazzia di Newt. Ma come mi disse un ragazzo una volta, non si può scrivere bene la pazzia se non si è pazzi.
Ed io mi ritengo masochista, forse anche un tantino sadica, un po’ svitata ma non malata di eruzione.
Quindi ecco, non so se mi è venuto, o no.
Questa storia è stata davvero, davvero una scommessa.
Grazie a chi è arrivato fin qui, mi farebbero tanto tanto piacere dei consigli e dei pareri, ecco.
 
 
   
 
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