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Autore: Evee    25/07/2015    1 recensioni
“Sono come un pittore che un dio beffardo ha condannato a dipingere, ahimè! sulle tenebre; dove, cuoco dai funebri appetiti, faccio bollire e mangio il mio cuore”
Parigi, fine del XIX secolo. Mademoiselle Du Maurier fa la conoscenza del misterioso professor Fell, il quale le rivolgerà una proposta alquanto inaspettata...
[ Bedannibal stile “La Bella e la Bestia” || Partecipante al contest “C'era una volta - Seconda Edizione” indetto da SemidareEfp sul forum di EFP ]
Genere: Mistero, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bedelia Du Maurier, Hannibal Lecter
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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III - Le Dîner

 

Sul finir della giornata successiva, quando la luce lattiginosa dei lampioni a gas già aveva iniziato a vagheggiare le ombre della sera, Bedelia si recò nuovamente presso la residenza di rue des Salices.

Ancora una volta, il suo proprietario si dimostrò un ospite più che squisito per l'intera ora che trascorsero assieme. Nonché una persona così refrattaria alla noia, da esser sempre alla costante ricerca di attività abbastanza stimolanti da poter soddisfare il suo acume intellettuale. L'aveva infatti trovato in biblioteca, immerso nella lettura di un testo di Beaudlaire. Scrittore di cui lui era un grande estimatore, ma che lei conosceva soltanto di reputazione, per i numerosi processi e censure cui le sue opere erano state sottoposte anni prima dalla stampa parigina. Così, il professor Fell si offrì volontario per colmare la sua lacuna in materia: recitò per lei alcuni componimenti, gliene spiegò la poetica di fondo e le insegnò a riconoscerne le caratteristiche in quelli successivi, fino a permetterle di discuterne ampiamente assieme.

E, ancora una volta, scoccarono le nove senza che lei nemmeno fosse riuscita a prender tra le mani il pennello.

Quando la circostanza andò a ripetersi per un terzo giorno, la giovane pittrice ne rimase alquanto frustrata. Abbastanza da decidere d'assumere una qualche iniziativa, che potesse interrompere quel circolo vizioso. Nonostante ne apprezzasse la compagnia, non visitava certo il professor Fell per farsi intrattenere da lui con uno dei suoi eclettici, infiniti interessi artistici, ma per adempiere ad un suo incarico e guadagnarsi da vivere.

Ma se preferiva dedicarsi alle prime anziché farle da modello, non le lasciava che costringerlo lei stessa a mettersi in posa.

Pertanto, quando la volta seguente venne accolta all'interno della sua residenza dalle note danzanti di un pianoforte, e sollecitata da monsieur Lumière a raggiungerlo nel salone, Bedelia declinò l'invito. Comunicò al buon maggiordomo che avrebbe atteso l'arrivo del suo padrone direttamente nell'atelier, si voltò verso la scalinata e vi si diresse risoluta.

Aveva giusto ultimato l'imprimitura della tela, quando il professor Fell si decise ad andarle incontro.

Anche quel giorno non aveva mancato di conservare immutato ogni dettaglio del suo stile, ricercato con minuzia. Dalla lucida punta dei mocassini ai capelli ben pettinati all'indietro, non c'era appunto che gli si potesse muovere. Se non, forse, quello della vanitosa ed eccessiva ostentazione che andava palesando nel vestire un completo sempre differente, nel prediligere gilet intessuti di barocchi arabeschi, nell'annodare riccamente il colletto inamidato della camicia. Ad enfatizzare i tratti appuntiti del mento e degli zigomi già affilati, fino a risultarle persino taglienti. Supponeva fosse per questo, se faticava tanto a scorgere l'avvenenza del suo viso, e l'intimoriva d'inconscia inquietudine.

Esattamente come avvenne per quell'istante dilatato, in cui i loro occhi si incrociarono e lo sguardo penetrante di lui parve quasi trapassarla, vivisezionarla pur di raggiungere ogni suo recondito pensiero.

-Credevo mi avreste raggiunto nel salone.- osservò, distaccato nelle parole quanto pungente nei sottintesi.

Bedelia strinse le labbra, altrettanto contrariata.

-Credevo di essere qui in qualità di sua ritrattista.- obiettò, cogliendo l'occasione per rivolgergli un'implicita richiesta di spiegazioni per quelle continue distrazioni con cui cercava sempre di distoglierla dai suoi compiti.

-Ed infatti è così.- la rassicurò lui, con la sua tipica aria sardonica -Non avrebbe modo di dipingere una rappresentazione più veritiera, approfondendo la mia conoscenza?-

-Finora ho avuto occasione di esser messa a parte più dei suoi interessi che di lei, monsieur Fell.- trovò il coraggio di fargli presente Bedelia, seppur evitando il suo sguardo nel concentrare il proprio sui colori da mescolare sopra la tavolozza -Ma per conoscere davvero una persona serve condivisione interiore... richiede fiducia. Che lei non concede facilmente.-

Il professor Fell si limitò ad abbozzare un sorriso, andando a prender posto sull'ottomana posizionata di fronte a lei. Accavallò le gambe ed appoggiò un braccio all'indietro, fino a reclinare leggermente il busto. Dato che l'illuminazione nella stanza non era data che da un fioco lampadario, la sua figura andò parzialmente a confondersi con la penombra lungo le pareti, ed i suoi vestiti con il raso che rivestiva il divanetto. Soltanto il viso ancora rivolto verso di lei era chiaramente distinguibile, tratteggiato con pesanti chiaroscuri. Ed i suoi occhi, mai le erano parsi tanto bui. Come se avessero appena trovato l'elemento loro più affine, ed immergendosi nell'oscurità riuscissero a catturare ogni luccichio riflesso fino a spegnerlo. Annullarlo nella loro stessa essenza.

-Faremo a suo modo, allora.- le annunciò, conclusa quella sua pausa di riflessione -Ci limiteremo a conversare mentre lei è all'opera... Così avremo modo di parlare di me soltanto e, se sono aperto ed onesto come so di essere, raggiungere senz'altro una maggiore confidenza.-

Bedelia inclinò lateralmente il capo, studiando con diffidenza l'uomo che aveva innanzi. Cercando inutilmente di disvelarne le reali intenzioni, celate dietro quell'aria di ostentata trasparenza. Perché il professor Roman Fell era indubbiamente una persona colta, beneducata e di raffinatissima classe... Che, a differenza di tanti altri uomini, non andava a sfoggiare un simulato, vanesio travestimento della propria apparenza, ma si mascherava della sua stessa identità. E, solo allora, la giovane pittrice comprese che il suo cliente non le stava affatto chiedendo un ritratto qualunque. Le stava lanciando una sfida a scoprire proprio quella sua parte più nascosta, la cui presenza era da subito riuscita ad intuire.

Socchiuse le palpebre, sospirando tra sé.

-Mi auguro che alla fine il vero lei ottenga ciò che desidera.-

 

*

 

Durante l'ora successiva, Bedelia riuscì a destreggiarsi nei dialoghi col professor Fell abbastanza da arrivarne a tratteggiarne il profilo, ed iniziare l'ombreggiatura dello sfondo. Poi i rintocchi dell'orologio l'informarono che era giunto per lei il momento di poggiare la tavolozza, riporre il pennello e ripulirsi le mani col proprio fazzoletto, lasciando il lavoro compiuto ad asciugare ed il suo ospite alle rispettive incombenze.

-Madamoiselle Du Maurier, aspetti.- la trattenne però lui, non appena la vide alzarsi -Gradireste onorarmi della vostra compagnia, questa sera a cena? Ho preparato del vitello alla salsa verde, la mia specialità...-

Bedelia sbatté le palpebre e sgranò su di lui gli occhi, incapace di mascherare lo stupore che a quell'invito l'aveva paralizzata sul posto.

-Vi dilettate davvero anche di cucina, monsieur?-

-Soprattutto, di cucina.- le rispose lui, con espressione modesta ma con anche vibrante fierezza d'inflessione -Lo trovo un passatempo incredibilmente rilassante, e quasi una necessità per poter soddisfare appieno le esigenze del mio palato.-

Dunque il professor Fell tacque, in evidente ed ovvia attesa di una risposta che lei ancora aveva da elaborare. O meglio, sapeva perfettamente che doveva esser negativa, ma non sapeva come declinarla senza però anche offendere i sentimenti del suo ospite. Tuttavia non poteva assolutamente trattenersi assieme a lui per cena: per quanto fossero permissivi i costumi inglesi, o comunque quelli di una persona di larghe vedute qual'era il professor Fell, sarebbe stato quanto mai sconveniente per i dettami dell'etichetta parigina che una donna ancora nubile trascorresse la serata con un uomo non sposato, soli nella sua residenza. Non che avesse nulla da temere da una persona così beneducata e da cui, fino ad allora, non aveva ricevuto alcuna avanches esplicita o frase inopportuna, nonostante le occasioni non fossero mancate... Tuttavia, Bedelia proprio non riusciva a scacciare l'istintivo sospetto che quell'invito non fosse stato dettato da una mera, disinteressata cortesia. Ancora una volta, Roman Fell stava cercando di piegare con noncuranza il loro rapporto verso un taglio di cui ancora non scorgeva i contorni, ma che di certo esulavano da quelli meramente professionali in cui lei voleva mantenerlo.

In definitiva, le serviva una scusa. Un pretesto abbastanza valido da permetterle di far ritorno alla propria quiete domestica per consumare un pasto certo ben più frugale, ma altrettanto indubbiamente a lei meno scomodo, dal momento che sarebbe stata nella familiare ed inoffensiva compagnia di suo padre. E, come sulla sua mente si affacciò l'immagine di monsieur Du Maurier, Bedelia trovò con altrettanta prontezza la giustificazione di cui era tanto alla ricerca. Complice un fisico reso cagionevole dall'età ormai inoltrata, da quando erano arrivati i primi freddi l'aveva visto sempre più spesso rincasare dalle sue giornate en plein air tra colpi di tosse e ripetuti starnuti.

Le bastò pertanto descrivere quei suoi semplici raffreddori come un brutto principio di broncopolmonite, affinché monsieur Fell non osasse levare obiezioni sull'assoluta necessità che lei tornasse alla propria abitazione, per prestare assistenza al caro genitore ammalato. Anzi, fu lui il primo a non volerla trattenere oltre. Si diedero l'ormai inutile conferma del loro appuntamento quotidiano, dunque Bedelia fu libera di ripercorrere la strada verso casa.

Ancora una volta, per tutto il tragitto venne tormentata da una fastidiosa sensazione alla base della nuca.

 

*

 

La medesima scena andò a ripetersi ancora, per tutti i giorni a venire. Ogni sera, allo scoccar delle nove, il professor Fell l'invitava cortese alla sua tavola e lei, altrettanto cortesemente, declinava l'offerta in ragione di una sempre più grave polmonite che, oramai, era arrivata a costringere a letto il povero monsieur Du Maurier.

In tutta onestà, Bedelia non riusciva a comprendere il perché di tanta tenacia. Non il desiderio di rifuggire la solitudine, visto che non solo con una posizione sociale così invidiabile avrebbe potuto ricevere un ospite diverso ogni sera, se non uscire nottetempo a coltivare abitudini ben più in linea col suo stile bohemienne, ma soprattutto si era intrattenuta in sua compagnia abbastanza a lungo per comprendere quanto egli fosse selettivo nelle sue frequentazioni, e concedesse il proprio tempo a quelle sole persone che considerasse davvero meritevoli della sua amicizia. Per altro verso, continuava a sfuggirle quale fosse la natura dell'attrattiva che pareva esercitare su di lui, e l'inducesse a cogliere ogni occasione più o meno valida per mutare i connotati del loro rapporto. Da professionale a personale, da sporadico a duraturo.

Peccato soltanto che lei nutrisse ancora alcune riserve, a relazionarsi col professor Fell con quell'intensità di coinvolgimento, e con quella inclinazione per il futuro. Per questo, quando lo vide varcare la soglia dell'atelier nell'atto di reggere un piccolo vassoio dai riflessi platinati, per poi tenderle una tazza fumante di cioccolata calda, Bedelia non poté trattenersi dal corrucciare le sopracciglia in segno di disapprovazione.

-L'ora del tè è già passata da parecchio.- commentò causticamente a bruciapelo.

-Visto che lei continua a rifiutare i miei inviti a cena, ho pensato di servirla in altro modo.- si giustificò lui, prendendo posto dinanzi a lei con la propria tazzina.

La giovane pittrice represse uno sbuffo di esasperazione, e si rassegnò a prendere tra le mani quella cortesia che non poteva più essere rifiutata. In fondo, quello della cioccolata era un lusso che non si permetteva più da anni. Inoltre, la calda sensazione della ceramica sulla pelle, che le solleticava i palmi in corrispondenza delle decorazioni dipinte a mano, in leggero rilievo, le parve sin dal principio altrettanto piacevole. Sorprendentemente, a dispetto dei gusti tutt'altro che modesti del suo proprietario quelle erano piuttosto semplici, quasi anonime. Ciò che più caratterizzava la tazza era semmai la sua stessa fattura, ed in particolare il bordo frastagliato, cui le sue labbra faticarono ad adattarsi, con la stessa cautela con cui si sarebbero poggiate su del materiale scheggiato. E l'odore umido della pittura di cui era impregnato tutto l'atelier andò a mescolarsi con quello vellutato sprigionato dal cacao, così voluttuoso che le permise di assaporarne il gusto ancor prima di averlo effettivamente assaggiato. Denso, esattamente alla temperatura ideale per poterlo bere con piacere senza timore di scottarsi, e per valorizzarne i tratti aromatici. Li giudicò piacevolmente amari, smussati da un inusuale connubio leggermente piccante, che rimase a solleticarle con persistenza la lingua.

-Peperoncino.- le spiegò il professor Fell, cogliendo prontamente dalla sua espressione lo stupore provato ad un sapore tanto esotico -Direttamente importato dal Messico, così come i semi di cacao criollo che vanno ad accompagnare.-

Bedelia accennò un sorriso, non potendosi attendere di meno da una persona così raffinatamente ossessiva.

-Quasi uno spreco, che abbiate attinto alle vostre scorte per me soltanto.- commentò sommessa -Avreste dovuto riservarlo ad altre occasioni, per impressionare palati ben più nobili dei miei...-

-Preferisco condividerlo con qualcuno con cui amo trascorrere il mio tempo, piuttosto.- replicò lui, il tono pacatamente vellutato.

Lei fece passare distratta l'indice lungo il bordo della sua tazza, meditabonda.

-Sto iniziando a chiedermi se non paghi proprio per quello, in effetti.-

Detto questo, incrociò i suoi occhi con quelli più distanti, ma altrettanto fissi del suo interlocutore. Che neppure sbatterono le palpebre, e perseverarono a fissarla apparentemente imperturbati. Eccetto, forse, per un luccichio di malizia, da lei scorto in quello che, più razionalmente, era soltanto il riflesso delle candele.

-Sta insinuando che sono più affascinato dalla donna, che dalla pittrice?-

Bedelia si limitò ad abbassare lo sguardo sulla sua tazza, e a nascondersi dietro gli ultimi sorsi di cioccolata. Una volta svuotata, l'appoggiò sul tavolino per riprendere in mano i suoi pennelli.

Era necessario si mantenessero i confini, dopotutto.

 

*

 

Al tramonto seguente, poco dopo aver varcato in tutta fretta l'uscio della propria abitazione ed essersi accinta a richiuderne i battenti, Bedelia si sentì appellare da una voce profonda, non troppo distante, a lei piuttosto familiare.

Si voltò all'istante, tanto da riconoscerne il proprietario con la vista, prima ancora che con l'udito. Usualmente a quell'ora l'intravedeva oltre le vetrine della sua bottega, ad apprestarsi alla chiusura. Il fatto che l'avesse appena incontrato sulla strada, libero dal camice da lavoro e diretto verso casa, le diede un'ulteriore, sgradita conferma del proprio ritardo.

-Buonasera, Gaston.- lo salutò, cercando di non lasciar trasparire la sua premura.

Il giovane in questione si dondolò appena sulle gambe, in una inconscia manifestazione di timidezza che mal si adattava al suo fisico maturo e robusto.

-Fino a poc'anzi ero convinto che stasera non vi avrei visto, e che aveste finalmente ultimato quel dipinto che ultimamente vi sta tenendo tanto impegnata...-

-E invece sospetto dovrò frequentare la residenza del professor Fell ancora per parecchio, prima che avvenga.- replicò Bedelia, con uno sfuggevole sorriso ironico.

Gaston, tuttavia, non parve condividere il suo divertimento.

-Sa, in questi giorni ho provato a chiedere agli altri miei clienti del suo committente...-

Lasciò la frase in sospeso, quasi cristallizzata nell'aria che separava i loro sguardi. Provocando a Bedelia un leggero fremito d'apprensione.

-Dunque?- l'incalzò.

Lui trasse un breve respiro.

-Dunque, pare proprio che nessuno di loro lo conosca.- la sorprese -O, meglio, che nessuno l'abbia mai visto di persona. Né presso la sua residenza, né all'Accademia di Francia...-

-E' una persona molto riservata.- lo giustificò, improvvisamente sentitasi in dovere di prendere le sue difese.

-Sì, ma non si tratta solo di quello...- continuò Gaston, incupendo ancor di più il proprio cipiglio -Girano strane voci, su di lui. Perché il precedente proprietario della sua villa è morto, suicidandoci, poco prima che l'acquistasse... e perché se ha ottenuto l'incarico all'Accademia, è stato grazie alla recente sparizione del suo direttore...-

-Sciocchezze.- lo interruppe lei, quasi per paura che potesse aggiungere altro, più che per effettiva noncuranza -Non presto orecchio a simili dicerie.-

-Nemmeno io. Cionondimeno, Bedelia, faccia attenzione.- si raccomandò Gaston, apprensivo.

La giovane annuì appena, quindi si affrettò ad accomiatarsi da lui. Quella conversazione l'aveva messa incredibilmente a disagio. Perché se, da un lato, le era istintivo prendere sul personale accuse mosse nei confronti di qualcuno a lei così vicino, dall'altro l'avevano resa anche consapevole di quanto comunque ne fosse distante. E ben più di quanto avesse mai immaginato.

Pertanto, si diresse colma d'apprensione e sollecitudine al suo appuntamento serale.

Desiderava completare quel ritratto, e l'avrebbe fatto quanto prima.

 


N/A - H^o^la!
Capitolo dal citazionismo alquanto spinto, in cui se siete stati colti più volte da sensazioni di déjà vu non preoccupatevi, è perché ho effettivamente attinto a piene mani da alcuni dialoghi della serie... Al tempo stesso spero di non esser risultata troppo ovvia nei dovuti richiami alla trama della favola, che come già detto è il mio fil rouge ispirativo.
Ci si rivede col prossimo capitolo e spero con l'oramai tradizionale cadenza di aggiornamento... Grazie per la lettura, e ancor di più se vorrete lasciarmi un piccolo commentino!

XOXO

Evee

   
 
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