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Autore: Cavalier Cionco    26/07/2015    1 recensioni
"Il vuoto
assiso come antico re
in queste mie
quanto mie
stanze
ancora non cede [...]"
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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le mie quanto mie stanze Le mie, quanto mie, stanze

Il vuoto
assiso come antico re
in queste mie
quanto mie
stanze
ancora non cede
tempo o spazio
a parole in rima
sorrisi in rima
felicità comuni

Ma tu,
tu
bussa ancora
al vetro
di quella finestra
così trasparente
così chiusa
e l'usuraio
vi vedrà profitto
ed aprirà
con bieco ghigno
il battente
e l'attore pubblico
e racconterà
con smorfie
da grande
dei tempi perduti

Ma tu
tu
bussa ancora
ed aspetta il buio
quando
si affaccia il sacerdote
stanco
di vita
e di templi
se non d'anime
anime
e lega ancora
con nenie
di giorni lontani
gemme fasulle
e fumi d'incenso
i suoi occhi
ai tuoi

Ed ancora
arriverà il buffone
senza più corti
e volti angosciati
cui esibire
il trucco più bello
la facezia più arguta
mai pago
di occhi
fissi
e stupiti

Ma tu
tu
forse più
d'ogni altra
hai saputo attendere l'uomo
l'uomo
fugge la folla
lui
mai eguale
neppure il tempo
d'un complice sguardo

E sa
dell'amore
dietro la porta
che sempre
teme d'aprire
nel tempo sbagliato
se pensi
che fui cieco
a capire
ciò che celava
un troppo facile sorriso
allora mi crei
l'ultimo alibi
ed è dolce
la tua accusa

Ora
anche l'uomo
muore
nella luce
hai atteso
ed ora la clessidra
è vuota
sei entrata
nel dedalo
delle mie
quanto mie
stanze
ora
abbiamo
nel bene e nel male
ognuno la nostra preda
il nostro amore.
  
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